Dicesi del lato di un organo posizionato inferiormente all'asse portante.Nella foglia è la pagina inferiore. Contrario: adassiale.
Organo del tutto o in parte abortito, ovvero con sviluppo incompleto o del tutto assente.
Mancata o incompleta formazione di un organo: aborto degli stami, aborto delle antere, aborto di una loggia dell’ovario.
Pianta con fusto talmente raccorciato da sembrarne sprovvista.
Detto di un organo che in certe piante può non esser presente, per esempio, le stipole sono parti accessorie della foglia, così come le radici che si originano lungo il fusto (vedi anche Avventizio). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di ogni parte del fiore che continua a crescere anche dopo la fecondazione: calice accrescente.
Frutto secco indeiscente, monospermico, con parete coriacea, non aderente al seme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di fiore che ha tutti gli elementi disposti non in cicli, bensì in spirali; per esempio, il fiore dell’anemone. La disposizione è considerata più primitiva rispetto a quella ciclica e la condizione di transizione è rappresentata dai fiori emiciclici: esempio, la ninfea. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Terreno che contiene sostanze capaci di liberare idrogenioni, cioè atomi di idrogeno con carica positiva per perdita dell’elettrone. Generalmente, per le piante, l’assimilazione di nutrienti da terreni acidi è alquanto difficoltosa.
Di pianta che predilige i terreni acidi.
Nelle Composite la porzione del fusto fra il capolino apicale dell’infiorescenza e la ramificazione immediatamente sottostante.
Di fiori privo di perianzio.
Privo di clorofilla.
Secondo il sistema di classificazione di de Jussieu, gruppo di piante senza cotiledoni, contrapposte alle Mono- e Dicotiledoni. Nelle Acotiledoni oltre alle piante inferiori (funghi, alghe, ecc.) furono incluse anche le Pteridofite. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
1. Tessuto acquifero, quel tessuto ricco d’acqua le cui cellule hanno pareti sottili e contengono molta mucillagine, che trattiene fortemente l’acqua e quindi impedisce il disseccamento del tessuto (in seguito alla traspirazione). Tessuti acquiferi abbondano nei cauli o nelle foglie delle piante carnose. Nelle piante acquatiche abbondano i parenchimi acquiferi, tra le cui cellule restano spazi o canali vuoti che formano lacune, delimitate da parenchima e piene d’acqua. 2. Vie acquifere, nelle piante vascolari, il complesso dei vasi attraverso i quali l’acqua, nella quale sono sciolti i sali minerali, assorbita di solito dal terreno, viene convogliata fino alle ultime ramificazioni dei fasci nelle foglie e organi omologhi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di organismo o di singoli organi, animali o vegetali, a simmetria raggiata (per esempio i ricci di mare, i fiori dei gigli); contrapposto a zigomorfo (vedi). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
A forma di aculeo.
Emergenza (cioè complesso di cellule derivate oltre che dall’epidermide anche dal tessuto sottostante) di fusti o di fillomi, di solito priva di fasci vascolari, che acquista consistenza legnosa e finisce in punta acuta, diritta o ricurva (per esempio, nelle rose): da non confondere, per l’origine, con le spine, ancorché talora siano chiamate comunemente con tal nome. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo che termina con una punta sottile e allungata: foglia acuminata, apice di un frutto acuminato.
Come Acuto, allorché ci si riferisce a organi minuti.
Organo i cui margini formano un angolo < 90°. Foglia acuta, insenatura acuta.
Dicesi del lato di un organo posizionato superiormente all'asse portante.Nella foglia è la pagina superiore. Contrario: abassiale.
Organi o formazioni fittamente ravvicinati fra loro: fiori addensati, verticilli addensati. Vedi anche Fastigiato.
1. Concrescenza dei filamenti staminali in uno, due o più fasci, per cui si distinguono stami monadelfi (esempio, malva), diadelfi (esempio, pisello) e poliadelfi (esempio, arancio). 2. Complesso degli stami concresciuti: fiori con due adelfie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Riferito a organi più o meno fusi insieme, pur appartenendo a verticilli differenti o a organi di valore morfologico diverso, come avviene in talune famiglie (esempio, Solanacee) con filamenti degli stami adnati ai petali, o nei tigli, in cui la brattea è adnata al peduncolo dell’infiorescenza. Anche sinonimo di aderente, concresciuto: stipole adnate sono quelle saldate per lungo tratto con il picciolo, come nelle rose. Antera adnata o adesa è quella saldata in parte, lateralmente, al filamento. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sinonimo di Epifita (vedi).
Di fusto che appare privo di foglie; in tal caso le funzioni di questi sono esplicate dal fusto (esempio piante cactiformi). Talvolta le foglie, molto piccole, cadono precocemente, di modo che i rami appaiono afilli quasi tutto l’anno: eempio numerose ginestre, euforbie cactiformi, ecc. Sono afilli anche i fusti di numerose specie parassite, quali la cuscuta, che non necessitano di compiere la fotosintesi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta le cui foglie basali sono scomparse alla fioritura.
Riproduzione asessuata.
Vedi Agamia.
Insieme di specie, distinguibili solo dagli specialisti, che si è soliti riunire sotto un unico binomio, in cui tale caratteristica viene specificata dopo l’autore, fra parentesi: Taraxacum officinale Weber (aggregato).
Sottile e pungente come un ago: foglia aghiforme.
1. Espansione spesso membranacea che circonda alcuni organi, che vengono perciò detti alati. 2. Ciascuno dei due petali laterali nelle Papilionidee. 3. Ciascuno dei due sepali maggiori nel genere Fumaria.
Organo circondato da un’espansione spesso membranacea: achenio alato, fusto alato.
Pianta perenne legnosa, con fusto diritto, colonnare, che solo a qualche metro d’altezza porta rami o un ciuffo di grandi foglie Il fusto dell’albero si dice tronco; l’insieme dei rami e delle foglie si dice chioma. Le dimensioni degli alberi variano da una specie all’altra: i più grandi sono le sequoie, che possono sorpassare i 100 m d’altezza e i 10÷12 m di diametro del tronco, e certi eucalipti. I baobab dell’Africa tropicale hanno il tronco molto grosso (fino a 10÷12 m di diametro), ma non arrivano che a una ventina di metri d’altezza. Anche negli alberi della stessa specie le dimensioni variano a seconda delle condizioni di vita (terreno, clima, ecc.). Si possono ottenere artificialmente, con la coltivazione in piccoli vasi, col taglio delle radici, ecc., alberi nani alti pochi decimetri. Il numero, la forma, la disposizione dei rami imprimono ai diversi alberi una fisionomia particolare, che si dice habitus o portamento. Del pari variabile è l’età degli alberi, secondo le diverse specie e le condizioni ambientali. In confronto agli arbusti e alle erbe, la grande statura e quindi la notevole distanza (anche decine di m) tra l’apparato assorbente (radici) e quello disperdente (foglie) e la maggiore esposizione di queste alle correnti aeree, rendono la «forma arborea» più esigente dal punto di vista climatico. Essa manca perciò nelle regioni subartiche e subdesertiche e trova un limite superiore sui monti. Con le anzidette ragioni si spiega anche la perdita delle foglie da parte delle piante latifoglie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Circondato da un margine bianco: foglia albomarginata.
Si chiama albume (o endosperma) il tessuto parenchimatico, ricco di sostanze di riserva (amido, aleurone, grassi, ecc.), che accompagna l’embrione nel seme delle piante o solo durante lo sviluppo dell’embrione o fin dopo la germinazione di questo. Nelle Gimnosperme e nelle Angiosperme ha origine molto diversa: nelle prime è il gametofito femminile, aploide, sviluppatosi prina della fecondazione, ed è detto anche endosperma primario, nelle seconde si chiama anche endosperma secondario ed è un tessuto parenchimatico triploide che si sviluppa dopo la fecondazione, in seguito alla fusione del secondo nucleo spermatico, formatosi nel tubetto pollinico con il nucleo secondario del sacco embrionale: in alcune piante l’albume si costituisce per divisione di questo nucleo fecondato e contemporanea divisione cellulare, cioè con formazione delle pareti cellulari (albume cellulare), mentre in altre piante per divisione successiva del detto nucleo si producono dapprima numerosi nuclei e solo più tardi compaiono le pareti cellulari (albume nucleare). Alcune Angiosperme sono fornite anche di un secondo albume, più esterno, che deriva dall’accrescimento della nocella, detto albume esterno o nocellare o perisperma. L’albume è molto evidente nelle Graminacee, ricino, Palme, ecc. Può essere farinoso o amilaceo, cioè ricco di amido, come nelle Graminacee, oleoso, cioè con abbondante olio, come nel ricino, corneo, come in molte palme e nel caffè, nei quali la durezza è dovuta alle grosse pareti cellulari costituite da emicellulosa, carnoso, come nelle Gigliacee, quando è compatto ma con pareti cellulari di cellulosa, gelatinoso, se capace di rigonfiarsi in presenza d’acqua, come in alcune Leguminose. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte più esterna e quindi più giovane del legno degli alberi e arbusti; essa è chiara, più leggera e più umida della parte interna, che è detta durame. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Basico.
Tipo di poliploidia (detto anche anfidiploidia), particolarmente frequente nelle piante, derivante dall’unione di serie aploidi di cromosomi derivanti da specie diverse. L’Allopoliploidìa viene ritenuta uno dei più importanti meccanismi evolutivi nelle Angiosperme, ed ha dato origine a numerose varietà coltivate (per esempio il grano). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Alofilia.
Adattamento morfo-fisiologico di alcune piante a vivere in terreni molto ricchi di sali, grazie alla capacità di segregare grandi quantità di ioni in grandi vacuoli cellulari, in modo da facilitare l’assorbimento idrico da una soluzione circolante di basso potenziale osmotico. Il sale assorbito in eccesso viene escreto da cellule e tessuti grazie a pompe ioniche. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta vascolare che vive in terreno molto ricco di sali, specialmente di cloruro di sodio. Le a. si trovano di solito lungo le spiagge dei mari; presentano varî adattamenti xeromorfici (tessuti acquiferi, ecc.). Appartengono a gruppi sistematici diversi, tuttavia alcune famiglie, quali le Chenopodiaceae hanno molti rappresentanti nella vegetazione alofitica. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Riferito a quella disposizione delle foglie per cui ad ogni nodo del fusto è presente una sola foglia, in una successione più o meno regolare destra-sinistra.
Organo scolpito con molti piccoli incavi: ricettacolo alveolato, seme alveolato.
Piccolo incavo in tessuti parenchimatici o sclerenchimatici, che talvolta alloggia altri organi (per esempio, nelle Asteracee, la base delle cipsele). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Infiorescenza che ricorda per forma un Amento.
Infiorescenza unisessuale spiciforme, costituita da un asse allungato, spesso pendulo, recante fiori sessili privi di perianzio, con impollinazione anemofila. Tale infiorescenza è caratteristica di piante arboree quali pioppi, salici, querce, noccioli, betulle, noci. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di organi (peduncoli, stipole, foglie) la cui base è munita di espansioni auriculari che abbracciano il fusto al quale sono fissati. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Incontro o fusione di elementi conduttori o di fasci vascolari (nelle foglie, nel fusto), o di ramificazioni dei vasi laticiferi o di ife fungine. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
L’insieme degli organi riproduttori maschili (stami e staminodi) delle angiosperme, che nei fiori ermafroditi formano uno o più cicli tra perianzio e gineceo. Gli stami possono essere liberi o saldati tra loro in uno, due... più gruppi. Si parla in tal caso di androceo monadelfo, diadelfo... poliadelfo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Dicesi di corolla bilabiata con fauci divergenti, in modo da rendere esposta la fauce corollina (es.: Salvia pratensis).
Vedi Anemocoria.
Dispersione dei disseminuli delle piante operata dal vento; detta anche disseminazione anemocora, propria delle piante anemocore, come i salici, molti funghi, i muschi, ecc. Nelle angiosperme, l’anemocoria viene facilitata dalla presenza di appendici (ali, pappi, ecc.) che consentono al seme di fluttuare lungamente nell’aria. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sinonimo di Anemogama. Vedi Anemogamia.
Impollinazione delle piante operata dal vento; detta anche impollinazione anemofila, propria delle piante anemogame. L’anemogamìa, comune tra le gimnosperme e in alcuni gruppi di angiosperme (amentifere, poacee, ecc.), si accompagna di solito ad una copiosa produzione di polline e spesso ad una fioritura precoce, che anticipa la comparsa delle foglie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Foglia apparentemente o effettivamente priva di nervi.
Suffisso che significa "da una parte all’altra" usato per precisare lo statuto corologico di talune piante: anfiadriatica, anfiatlantica.
Vedi Allopoliploidia.
Sottodivisione delle Spermatofite, comprendente le piante che hanno gli ovuli racchiusi nell’ovario (in contrapposizione alle Gimnosperme, che hanno gli ovuli allo scoperto). Le Angiosperme rappresentano lo stadio più elevato nell’evoluzione delle piante e, al contrario delle Gimnosperme, tutte legnose e con fiori a impollinazione anemofila, moltissime Angiosperme sono piante erbacee, annue o perenni, spesso perpetuantisi per mezzo di parti sotterranee (rizomi, tuberi, bulbi) che mancano nelle Gimnosperme; nel legno hanno vasi e fibre; i fiori sono generalmente ermafroditi e il trasporto del polline è per lo più operato da animali (insetti, ecc.). Il fiore tipico delle Angiosperme è pentaciclico, cioè ha gli elementi fiorali disposti in cinque verticilli, due dei quali formano il perianzio, due l’androceo e uno il gineceo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Provvisto di Annulus.
Struttura anulare delle Angiosperme, su cui si saldano le parti prossimali degli organi ciclici (petali, stami, ecc.). Oppure, struttura a cercine formata da cellule ispessite, che si sviluppano al margine degli sporangi di numerose pteridofite, fungendo da cerniera per l’apertura degli sporangi e la dispersione delle spore. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Riferito a piante con ciclo vitale breve, non superiore a un anno: erba annua. Vedi anche Terofita.
Nelle Poaceae, frutto maturo costituito dalla cariosside ricoperta dalla palea e avvolta dal lemma.
Infiorescenza tirsoide nella quale l’asse primario viene superato dai rami laterali e questi a loro volta sono ramificati come l’asse primario (per esempio molte Giuncacee). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione fertile terminale dello stame, ordinariamente costituita da due logge o teche, collegate da uno speciale tessuto (connettivo), a loro volta suddivise in due sacche polliniche o sacchi pollinici i quali sono dei microsporoteci. Questi sono protetti da due strati avvolgenti (esotecio, che è l’epidermide, ed endotecio), sotto ai quali sta il tessuto sporigeno o archesporio, le cui cellule (cellule madri del polline), dopo meiosi, danno le tetradi polliniche e successivamente i granuli di polline (microspore). Tra l’endotecio e il tessuto sporigeno si ha uno strato di cellule formanti il tappeto e aventi funzione nutritiva per il polline maturante. La forma dell’antera è molto varia; rispetto all’inserzione dell’antera sul filamento staminale si hanno antere basifisse, apicifisse, dorsifisse (medifisse) e adnate. Lo sviluppo del connettivo influisce sulla direzione verso la quale le logge sono rivolte, onde la deiscenza, o apertura, delle logge può essere introrsa, estrorsa, laterale. Nelle singole logge la deiscenza può essere longitudinale, trasversale, apicale, opercolare, ecc. L’apertura dell’antera è determinata dalla particolare struttura dell’endotecio: le sue cellule hanno le pareti (eccetto quella volta verso l’esterno) percorse da strisce più ispessite e lignificate. In seguito a perdita d’acqua, questo strato s’arriccia infuori, provocando la rottura della parete dei due sacchi di una teca, in corrispondenza a un tratto che non presenta i detti ispessimenti; così i due sacchi vengono a formare un’unica cavità; successivamente si rompe la parete che ancora rimane tra i due sacchi e ogni teca si apre completamente verso l’esterno. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sinonimo di fioritura, cioè lo stato della pianta con i fiori aperti, o anche il relativo stato del fiore. Periodo d’antesi, il tempo durante il quale una specie è in fiore in una data località: esso varia in lunghezza a seconda della specie o varietî; così è breve negli olmi, querce, ecc.; è molto lungo, di mesi, nelle petunie coltivate, perché in queste i singoli fiori si sviluppano e si aprono successivamente. La fioritura avviene in un’epoca dell’anno caratteristica per ogni pianta ed è in relazione col fotoperiodo; nel senso che ogni specie, per svolgere la fase riproduttiva, richiede determinate condizioni di alternanza di ore di luce e di oscurità, per cui si distinguono piante brevidiurne, longidiurne e neutrodiurne. L’antesi, nel significato ristretto dello schiudersi dei fiori, è influenzata da vari altri fattori esterni, specialmente dalla temperatura e dall’umidità, e può fluttuare anche sensibilmente da un anno all’altro, o non verificarsi nelle specie tendenti alla cleistogamia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
antiligula Appendice di varia natura, opposta alla ligula . Essa può essere presente in corrispondenza della sutura delle guaine fogliari di Poacee e Ciperacee, o far parte delle ornamentazioni periferiche del frustolo delle diatomee. La presenza e la morfologia dell’antiligula è un importante carattere diagnostico nel riconoscimento delle specie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Falso frutto derivato nelle Nictaginacee dalla parte inferiore del perigonio, che indurisce e nasconde il vero frutto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Calatide.
La parola è spesso riportata nelle definizioni; forse è il caso dim definire anch'essa.
Aggettivo riferito a fiori o piante privi di petali, attualmente privo di valore tassonomico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sigla dell’Angiosperm Phylogeny Group, gruppo di lavoro che riunisce botanici sistematici che, mediante l’impiego di metodi d’indagine molecolari, si propone di far luce sulla sistematica e filogenesi delle famiglie delle angiosperme. La prima classificazione filogenetica fu proposta nel 1998, seguita da una versione riveduta nel 2003, nota come APG II. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Situato alla sommità di una pianta o di un organo: capolino apicale, arista apicale.
Porzione superiore o finale di una pianta o di un organo, contrapposto a Base: apice dell’infiorescenza, apice del frutto.
Munito di apice, terminante in punta. Si dice di organo vegetale provvisto all’apice, arrotondato, di una breve punta; esempio alcuni frutti nei quali persiste la base dello stilo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Riferito a cellule con corredo cromosomico dimezzato, e cioè cellule sessuali femminili e maschili (gameti) che, fondendosi, danno origine a un nuovo individuo o cellule di un gametofito.
Di androceo con un numero di stami pari al numero dei petali.
Frutto pluricarpellare che deriva da un gineceo apocarpico. Anche, frutto formato da più frutti non saldati fra loro derivati da un solo fiore (ranuncolo, magnolia).
Perdita della gamia, dovuta all’aposporia: un gametofito diploide genera direttamente uno sporofito. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tipo di riproduzione in cui lo sviluppo dell’embrione avviene senza l'unione di gameti.
Ogni organo laterale (ramo, foglia) di una pianta o il suo prolungamento.
Organo il cui asse è strettamente ravvicinato a quello di rachide o di un altro organo: vessillo appressato alla carena, silique appressate.
Portamento tipico degli alberi.
Pianta perenne, legnosa, di mediocre altezza, da 1 a 5 m, in cui anche i rami basali persistono, in modo che le ramificazioni principali partano vicino al suolo, da un ceppo comune; per esempio: biancospino. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Come Arbusto, ma di dimensioni ridotte, fino a 0,5 m di altezza.
Piccola zona circoscritta dentro o attorno a un organo vegetale (corolla, seme, ecc.) o fra le nervature di una foglia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fornito di areola o di areole. Punteggiature areolate, tratti di minore ispessimento delle pareti cellulari, che visti di fronte appaiono di solito come un cerchietto circondato da un’areola più chiara, visti di profilo appaiono come canaletti a forma di due imbuti con le basi maggiori adiacenti; servono a facilitare gli scambî materiali tra cellula e cellula. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di piante o loro organi che presentano la lucentezza metallica dell’argento, causata dalla rifrazione della luce da parte di particolari strutture, spesso peli appressati e ordinatamente pettinati. Vedi anche Sericeo.
Involucro totale o parziale del seme di alcune piante (tasso, noce moscata) originato da una iperplasia del funicolo ovulare. A maturazione del seme, esso assume solitamente una colorazione vivace, che ne favorisce la disseminazione endozoocora. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Escrescenza che si osserva su alcuni semi (evonimo, ecc.), dovuta a un ingrossamento del tegumento in corrispondenza all’orlo micropilare; può estendersi su tutta la superficie del seme; se piccola si dice caruncola (come nel ricino e in altre Euforbiacee). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Punta piuttosto lunga, filiforme, più o meno rigida, di solito diritta, con la quale terminano le glume o le glumette di molte Graminacee, detta anche resta: è data essenzialmente dal prolungamento della nervatura mediana. Può essere ruvida, ispida, piumosa; è lunga da meno di 1 mm a più di 2 dm (in Stipa pennata).
Come Aristato, allorché ci si riferisce a organi minuti.
Di piante che contengono olii essenziali che le fanno impiegare nel condimento dei cibi o nella produzione di liquori o profumi. Riferito anche all’odore che tale piante emanano, specie se strofinate.
Riferito a piante o loro organi che, su una diversa colorazione di fondo, presentano una sfumatura di rosso: foglie (verdi) arrossate, petali (gialli, arancio) arrossati.
Composto di articoli: fusto articolato, baccello articolato.
Ciascuno degli elementi di cui è composto un organo vistosamente segmentato, per esempio un lomento. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Angolo formato da foglie, peduncoli, rami con la porzione di fusto superiore al punto di inserzione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di foglia o brattea che porta alla sua ascella elementi (rami, fiori, bulbilli) perciò detti ascellari.
Di elementi (rami, fiori, bulbilli), posti all’ascella di foglie o brattee.
Portamento di piante o ramificazioni che, con rapido aumento di inclinazione, si sollevano dal suolo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Privo di elementi di simmetria, o con elementi di simmetria distorti.
Un tessuto in cui le sostanze nutritive inorganiche vengono organicate; per esempio, il tessuto a palizzata di molte foglie, altresì detto tessuto assimilatore, provvisto di clorofilla, nelle cui cellule avviene l’assimilazione o, più correttamente, l’organicazione del carbonio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Conformato come la punta di una freccia, ovvero con due lobi rivolti all’indietro e più o meno divergenti rispetto all’asse che termina con l’estremità principale: foglia astata, per esempio nel genere Arum. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di piante che, se masticate, riducono la secrezione salivare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nelle Arecaceae con foglie palmate, tessuto calloso di forma unguicolata o triangolare che costituisce un breve prolungamento del picciuolo oltre l'inserzione della lamina fogliare, posto solitamente sulla superficie adassiale della stessa.
In corologia, specie diffusa lungo le coste occidentali europee, dalle isole britanniche all’Algarve. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Actinomorfo.
Vedi Orecchietta.
Vedi Auricolato.
Impollinazione (vedi) che avviene mediante polline proveniente da fiori diversi del medesimo individuo. Quando il polline si deposita sullo stigma di un medesimo fiore, si parla di autogamia, che diviene obbligata nei fiori cleistogami
In tassonomia, colui che per primo descrive un taxon seguendo il sistema nomenclaturale linneano. Il nome dell’autore compare, per esteso o abbreviato, a fianco del nome da lui coniato, e fa riferimento a un protologo (o prima descrizione) validamente pubblicato. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tipo di infiorescenza delle Graminacee caratterizzata da glume avvolgenti la spighetta e da lemmi con resta dorsale ritorta e ginocchiata.
Pianta avventizia: in un paese è quella che, introdotta comunque da un’altra regione, si diffonde con mezzi propri, ma in un’area ristretta, dalla quale presto scompare (per esempio, varie erbe vicino agli scali ferroviari e marittimi). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto completamente carnoso, senza endocarpo legnoso e contenente numerosi semi (esempio pomodoro, uva); contrapposto a drupa. Nel linguaggio comune, sono impropriamente chiamate bacche anche le coccole dei ginepri (che non sono frutti, trattandosi di piante Gimnosperme, prive di ovario) e i frutti (drupe) dell’alloro. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto secco ad una sola loggia (unicarpellare), tipico delle Fabacee, che a maturità si apre in due valve in corrispondenza della sutura e della nervatura mediana, liberando i semi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
tipo particolare di bacca, contenente nelle logge numerosi semi circondati da un arillo succoso. È il frutto tipico del melograno. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un organo su cui sono impiantati lunghi peli non intrecciati: lemma barbato.
Situato alla base di una pianta o di un organo: rosetta basale, contorno basale.
Porzione inferiore di una pianta o di un organo, contrapposto a apice: base dell’infiorescnza, base della foglia.
Terreno ricco di sali e povero di acidi.
Di antera il cui connettivo è inserito sul filamento presso la base dell’antera (per esempio, nel verbasco). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In tassonomia, il binomio su cui si basa una nuova combinazione nomenclaturale o l'attribuzione di un rango tassonomico diverso. Un esempio del primo caso è il binomio linneano "Pinus abies L.", basionimo della combinazione, attualmente in uso, "Picea abies (L.) H. Karst.". Un esempio del secondo caso è il binomio "Hieracium madoniense Raimondo et Di Grist.", basionimo della combinazione "Hieracium schmidtii Tausch subsp. madoniense (Raimondo et Di Grist.) Greuter".
Di pianta che predilige i terreni basici.
Prolungamento più o meno consistente e appuntito, a foggia di becco d’uccello, che si trova su certi organi, per esempio, gli acheni di alcuni Ranuncoli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Suffisso che significa due volte: bialato, biacuminato, bicigliato, bidentato, bipennato.
Frutto formatosi da un ovario costituito con due carpelli.
Pianta con un ciclo vitale della durata di due anni.
Organo vistosamente diviso in due parti ciascuna più lunga della propria larghezza: petali bifidi, stilo bifido.
1. Di piante che hanno due sole foglie. 2. Di foglie composte da due elementi.
Detto di un calice o di una corolla formati da una porzione tubolare e da un lembo diviso in due formazioni, dette labbri.
Connettivo dell’antera allungato trasversalmente e inserito sul filamento come un giogo di bilancia (per es. il genere Salvia ha gli stami a bilanciere). Nell’impollinazione l’insetto, per es. un bombo, per suggere il nettare che sta in fondo alla corolla, spinge in dentro con la proboscide il braccio inferiore (più breve) del connettivo e quindi fa abbassare l’antera posta all’estremità del braccio più lungo, imbrattandosi il dorso di polline. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Bilobo.
Organo diviso in due parti ciascuna circa lunga quanto la propria larghezza: petali bilobi, stilo bilobo.
Diviso in due logge.
Nucleo del sistema di nomenclatura botanica e zoologica introdotto da C. Linneo e oggi universalmente adottato nelle scienze biologiche. Secondo questo sistema l’identificazione di un organismo si fa mediante due nomi, uno generico e uno specifico. Quest’ultimo è seguito da una sigla che indica l’autore che ha per primo determinato e descritto la specie. Esempio: Rosa canina L., Canis familiaris L. (dove L. significa Linneo). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organi disposti in due serie distinte: per esempio, le brattee involucrali di numerose Asteracee (esempio. Senecio, Crepis). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo composto da due parti simmetriche e speculari, che aderiscono lungo linee di sutura: per esempio, l’indusio bivalve di alcune felci (Hymenophyllum). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nome comune per designare le gemme fiorali delle Angiosperme, ovvero il fiore prima dell’antesi, quando il perianzio deve ancora schiudersi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Boccio.
Vedi Boccio.
Foglie bollose, che alla pagina superiore presentano rilievi, simili a piccole bolle, ai quali alla pagina inferiore corrispondono altrettanti incavi a causa d’ineguale accrescimento sulle due facce; sono normali per varie specie (primula, parecchie Labiate, ecc.), in altre sono anomalie, talora ereditarie (varietà di basilico, ecc.) o sintomo di malattia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In corologia, riferito a specie con areale esteso all’intero emisfero settentrionale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ramo della biologia che prende in considerazione gli organismi vegetali sotto tutti i punti di vista e ne studia, distinguendosi in varie parti, struttura, funzioni, forme e comunità. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nome volgarmente utilizzato per designare la gemma o il boccio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Rametto raccorciato, recante un ciuffo apicale di foglie addensate, comune in molte piante arboree (esempio Larix, Cedrus, Quercus, Prunus). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Foglia modificata, di forma e/o colore differente dalle foglie normali, avente funzione vessillare, protettiva, nettarifera, disseminatrice, ecc. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Foglia simile alle foglie normali per forma e dimensione, situata in posizioni solitamente deputate alle brattee.
Provvisto di brattee.
Brattea di dimensioni particolarmente ridotte. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Rametto a crescita limitata, lungo 3-30 cm, terminante tipicamente con una gemma fiorale, talvolta con una spina. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Bulbosa.
Organo provvisto di piccoli bulbi: infiorescenza bulbillifera, bulbo bulbillifero, foglia bulbillifera.
Gemma a forma di bulbo, che non si sviluppa attaccata alla pianta, ma, cadendo sul terreno, emette radici generando un nuovo individuo. I bulbilli possono essere sotterranei e formarsi in vario numero all’ascella delle squame di un bulbo (Muscari), aerei e isolati all’ascella di foglie normali (Dentaria bulbifera), oppure al posto dei fiori (alcune specie di Allium). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Germoglio assai raccorciato con l’aspetto d’una grossa gemma, di forma spesso ovata, tipicamente sotterraneo; i bulbi sono frequenti nelle Monocotiledoni (giacinto, tulipano, ecc.). Il fusto del bulbo ha forma di cono molto slargato alla base e si chiama disco, mentre le foglie (squame del bulbo o catafilli) che su questo s’inseriscono sono più o meno carnose per le riserve che contengono. Dalla base del disco spuntano numerose radici avventizie, mentre gli scapi fiorali si formano dalla parte opposta, in diretta prosecuzione con l’apice del disco. Quando le foglie, sotterranee, sono ampie, a forma di tunica e inguainate una nell’altra, il bulbo si dice tunicato (per esempio nella cipolla); squamoso invece quando sono meno larghe e disposte a embrice (per esempio nei Lilium). Talora, per esempio nella cipolla marina, solo la parte basale della foglia è carnosa e sotterranea. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Bulbo accompagnato da bulbi minori, detti bulbilli.
Pianta perenne con fusto ipogeo estremamente raccorciato, interamente avvolto da segmenti fogliari ingrossati, da cui si dipartono organi epigei annuali.
Germoglio sotterraneo (anche bulbo solido) assai raccorciato e simile al bulbo, dal quale differisce perché, mentre in questo le riserve sono nelle squame fogliari, nel bulbotubero è la parte caulinare che s’ingrossa a guisa di tubero e le foglie che l’avvolgono rimangono sottili (per es. zafferano, muscari). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta perenne con una singola porzione radicale più o meno globosa, ipogea o appena affiorante, da cui si dipartono organi ipogei annuali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta legnosa che perde le foglie ogni anno, contrariamente alle sempreverdi.
Organo che cade svolta la propria funzione: calice caduco, tomento caduco.
Fusto semplice, costituito da un solo internodo allungato, a midollo spugnoso.
Infiorescenza a capolino delle Asteracee (detta anche antodio): è formata da molti fiori sessili, e circondata da brattee, che costituiscono nel complesso l’involucro della calatide. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Involucro esterno del fiore diclamide, costituito da due o più sepali, liberi l’uno dall’altro o concresciuti, erbacei o colorati, caduchi o persistenti, ecc. Il calice protegge gli organi più interni del fiore prima della sua apertura. In certe piante (Apiacee, Rubiacee) è appena accennato o abortito; in molte Asteracee e Valerianacee è trasformato in pappo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Involucro del fiore posto all’esterno del calice e costituito da due o più brattee, libere o saldate insieme, di varia grandezza: per es., in molte Malvacee. Calicetto è detto anche il complesso delle 5 appendici sepaloidi del calice della fragola e piante affini: queste appendici sono date dalla concrescenza a due a due delle stipole dei sepali. Calicetto è chiamato inoltre il calice fiorale che, negli agrumi, permane alla base del frutto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo pertinente al calice: nervi calicini.
1. Escrescenza di tessuto connettivo che colma una ferita. 2. Formazione rilevata di consistenza cartilaginea: callo dell’epichilo.
Vedi Callo.
Pianta perenne, le cui innovazioni annuali si dipartono da rami legnosi posti ad altezza mediamente minore di 50 cm.
Calice o corolla a forma di campana, cioè con una parte tubulosa e un lembo svasato.
In questa sede, il termine è utilizzato per indicare un insieme di opzioni utili per filtrare, mediante l'interrogazione intuitiva di un database relazionale, un insieme di specie che possiedono determinate caratteristiche. Ad esempio "Colore", riferito al fiore
Cavità, per lo più cilindrica o fusiforme, che si forma nello spessore di un tessuto. Le cellule parietali possono elaborare particolari sostanze che poi si riversano nel canale: si parla in questo caso di canale secretore (esempio i canali resiniferi nelle Conifere, i canali laticiferi nelle Euphorbiacee). Se il canale contiene aria, servendo così all’aerazione dei tessuti vicini, è detto canale aerifero (diverse piante acquatiche). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo percorso da uno o più solchi: fusto canalicolato, foglia canalicolata.
Vedi Canalicolato.
Lungo, sottile e flessibile come un capello: peduncolo capillare, foglia capillare.
Di organo sottile che termina in un rigonfiamento a guisa di capocchia di spillo; per esempio, peli capitati, peli ghiandolari le cui cellule secernenti (talora ridotte a una sola) formano appunto la capocchia, come nelle Labiate; stimma capitato, quello in forma di sferetta posta all’apice dello stilo molto sottile (esempio, alcune specie di lino). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di infiorescenza densa e compatta.
Vedi Capolino.
Infiorescenza costituita da molti fiori sessili e fortemente appressati, inseriti su un asse breve e vistosamente ingrossato (ricettacolo), con l’aspetto di un disco piano o leggermente convesso. Il capolino è spesso coperto alla base da brattee accostate fra di loro, variamente conformate, dette anche squame del capolino, come nell’infiorescenza delle Asteracee (detta anche calatide). Se l’asse dell’infiorescenza, sempre assai breve, non è vistosamente ingrossato e i fiori che vi si impiantano sono subsessili (come in molti trifogli), si ha uno pseudocapolino. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Introflessione formata da un petalo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto indurito, costituito da mericarpi terminanti con cornetti spinosi, come quelli di Tribulus terrestris. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto secco, deiscente, uni- o pluriloculare, che deriva da 2 o più carpelli e contiene di norma più semi. Ha deiscenza varia: loculicida (giglio), setticida (campanula), settifraga (stramonio), poricida (papavero), valvicida (garofano), opercolare (giusquiamo). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
1. Nome dato al complesso dei due petali inferiori, parzialmente saldati tra loro, in cui alloggiano gli stami nei fiori delle Fabacee. 2. Formazione lineare rastremata di molti organo. Vedi anche Costa. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Provvisto di carena.: fusto carenato, foglia carenata.
Frutto secco indeiscente, uniseminato, col tegumento del seme aderente strettamente al pericarpo in modo da simulare un seme, e come tale è indicato volgarmente (seme di mais, di orzo, ecc.): nell’ovario però l’ovulo, futuro seme, è distinto dalla parete dell’ovario. La cariosside si trova in quasi tutte le Poacee e in qualche altra famiglia di piante (esempio Tifacee). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piante in grado di catturare insetti o altri piccoli animali e di ricavarne sostanze organiche azotate. Sono provviste di apparati speciali, come le foglie con tentacoli vischiosi delle Droseracee, che secernono enzimi proteolitici che scindono le proteine in composti più semplici, i quali vengono assorbiti e servono a integrare il fabbisogno di azoto, fosforo, ecc., della pianta, che di norma vive in ambienti poveri di composti azotati inorganici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tessuto consistente ma non lignificato. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Foglia metamorfosata che produce gli ovuli (detta anche foglia carpellare o foglia fruttifera). Nelle Gimnosperme i carpelli sono aperti, e recano esposti gli ovuli nudi, invece nelle Angiosperme il carpello ripiega l’un verso l’altro i due margini laterali, i quali concrescono formando un apparato chiuso, contenente gli ovuli, detto pistillo. Alla formazione del pistillo possono concorrere in modo vario anche 2 o più carpelli.
Prolungamento del ricettacolo fiorale in forma di peduncolo sorreggente il frutto; il termine sarebbe da riservarsi al peduncolo che si sviluppa dopo la fecondazione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tessuto sclerenchimatico di consistenza callosa ed elastica, con funzione di sostegno. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fecondazione incrociata, resa possibile dall’aprirsi di fiori monoclini; per lo più i fiori casmogami sono eterogami. Contrapposto a cleistogamia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di fiore ermafrodita che presenta Casmogamia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Capsula.
Foglia metamorfosata (detta anche squama o scaglia), sessile, povera o priva di clorofilla, di consistenza carnosa o pergamenacea. I catafilli hanno funzione protettiva o, spesso, di riserva (squame dei bulbi).
Appendice filamentosa, un po’ elastica, dei pollini (vedi) di alcune Orchidacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fusto delle piante non lignificate, che porta le foglie e stabilisce il collegamento tra queste e l’apparato radicale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta fornita di caule.
Formazione dei fiori direttamente sul fusto e sui rami delle piante legnose.
Proprio del caule: foglie cauline.
Polisaccaride a base di glucosio, costituente principale di molti tessuti vegetali.
Perianzio provvisto di un centro di simmetria da cui passano più piani di simmetria.
Parte inferiore, piede, delle piante legnose, da cui si alza il tronco e da dove si diramano le radici e spesso nascono molti polloni. Esso possiede rigonfiamenti di forma mammellonare, ovoidale (ovoli nell’ulivo), che possono essere adoperati per la moltiplicazione dell’albero. Sinononimo ciocco. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Secrezione di numerose piante, di composizione chimica simile a quella delle cere animali e usate in sostituzione della cera d’api. Le cere vegetali hanno solitamente la forma di microscopici granuli o bastoncini, che ricoprono la cuticola. Hanno funzione protettiva, limitano l’evapotraspirazione e riflettono parte della radiazione solare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Formazione anulare o a forma di labbra, che si sviluppa su di un fusto o ramo e che spesso produce radici avventizie. Il cercine si sviluppa in seguito a legatura, ferita, taglio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Cercine.
Coperto di cera: foglie cerose.
Pianta con più fusti ortotropi, cioè con portamento eretto, dipartentisi dal medesimo apparato radicale.
Pianta fruticosa o suffruticosa policormica, che emette, cioè, numerosi germogli da un unico ceppo. Una pianta può crescere a cespuglio o perchè tale è il suo portamento, o in conseguenza di condizioni ecologiche particolarmente ostili, o perché allevata in tal modo con adatta potatura. Vi sono numerose piante cespugliose, sia a foglie caduche, sia sempreverdi, e se ne annoverano anche tra le Conifere e le Felci. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il complesso dei rami e delle foglie di un albero o di un arbusto, che può assumere varia foggia in funzione delle condizioni ecologiche, delle caratteristiche genetiche di ciascuna specie, o in seguito a interventi di potatura. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Ciazio.
Infiorescenza (detta anche ciato) del genere Euphorbia, costituita da un fiore terminale e centrale, femminile, rappresentato soltanto dal pistillo che è lungamente peduncolato e circondato da parecchi gruppi di fiori maschili ridotti ciascuno ad un solo stame. Questo complesso è avvolto da brattee connate in un corpo orcioliforme che al margine reca 1÷5 espansioni mellifere, corrispondenti a coppie di stipole connate. Il ciazio assomiglia a un fiore e come tale era ritenuto dagli antichi botanici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Segno che permane in seguito a una ferita o alla normale caduta di un organo: cicatrice fogliare.
Relativo alla cicatrice: tessuto cicatriziale, rilievo cicatriziale.
Si dicono ciclici, o verticillati, gli organi in cicli, cioè inseriti sull’asse a due o più per ogni nodo. Fiore ciclico, quello che ha tutti i pezzi in cicli (es. le Gigliacee), contrapposto a fiore aciclico ed emiciclico, in cui i pezzi sono disposti tutti o in parte lungo una spirale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il complesso di foglie, brattee, pezzi fiorali inseriti allo stesso nodo dell’asse, a due, come le foglie del ligustro, a tre, come le foglie dell’oleandro e i pezzi fiorali di molte Monocotiledoni, a quattro, come il fiore del cachi, ecc. (anche verticillo). Si distinguono perciò cicli dimeri, trimeri, tetrameri, ecc. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo il cui margine è ornato da cigli.
Serie di peli disposti al margine di certi organi (foglie, petali) come le ciglia delle palpebre. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Cigliato.
Di forma allungata e sezione circolare: fusto cilindrico, foglie cilindriche.
Tipo di infiorescenza nella quale l’apice dell’asse primario cessa ad un certo punto il suo accrescimento, ossia si esaurisce o con la produzione di un fiore. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
A forma di barchetta: seme cimbiforme.
Vedi Circinno.
Nome del ricettacolo fruttifero (falso frutto) di alcune rose spontanee (Rosa canina, rubiginosa, ecc.); i cinorrodi sono ovali o rotondeggianti, grossi come un’oliva, di color rosso. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Cinorrodo.
Vedi Ceppo.
Frutto secco indeiscente tipico delle Asteracee, originantesi da un ovario bicarpellare monospermo unifloro, che avvolge l’achenio propriamente detto, spesso saldandosi ad esso. La cipsela è spesso munita all’apice di un pappo o di una coroncina di peli o setole, derivante dalla trasformazione di un calice rudimentale. In questo si differenzia dall’otricello, ove gli elementi che avvolgono l’achenio sono brattee, e dall’urnula, ove l’elemento che avvolge l’achenio è un accrescimento del ricettacolo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tipo d’infiorescenza a monocasio (anche detto cincinno o cima unipara scorpioide), nella quale gli assi successivi del simpodio non stanno tutti dallo stesso lato e sono obliqui rispetto all’asse generatore, quindi disposti a zig-zag. Esempio, le infiorescenze delle Borraginacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Suffisso che significa attorno: circumboreale.
Organo di attacco o di sostegno delle piante Angiosperme rampicanti non volubili (anche viticcio). I cirri derivano da metamorfosi del caule (vite), delle foglie (Fabacee), delle stipole (Smilax aspera) o di radici (vaniglia). Sono semplici (passiflora) o ramosi (vite del Canada), lunghi e volubili o semplicemente uncinati (alcune Bignoniacee). Cirro-ventosa è un cirro che aderisce al sostegno mediante espansioni terminali (vite del Canada). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Specie.
Metamorfosi del fusto di alcune piante, che si appiattisce e si espande assumendo aspetto e funzioni di una lamina fogliare. Si riscontra, per esempio, nel pungitopo (Ruscus aculeatus) o nel fico d’india (Opuntia ficus-indica). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Cladodio.
Vedi Cladodio.
Involucro che avvolge gli apparati riproduttivi o altri organi. Fiore clamidato: fiore con stami e pistilli circondati da un perianzio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo a sezione circolare il cui massimo diametro è raggiunto presso l’apice, a forma di piccola clava: capsula clavata, foglia clavata.
Presenza di fiori monoclini che non si aprono mai e nei quali perciò si ha autogamia: i fiori tardivi (estivi) della viola mammola sono cleistogami. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Dicesi di corolla bilabiata con fauci pressoché parallele, in modo da nascondere o serrare del tutto la fauce corollina (es.: Anthirrhinum majus).
Parte del gimnostemio delle orchidee, a forma di piccola concavità, in cui trova alloggio l'anteraprima del suo distacco.
Miscuglio di sostanze verdi costituenti una classe di pigmenti responsabili della fotoreattività delle piante. Le clorofille presiedono ai processi fotosintetici, consistenti nel fissaggio della anidride carbonica atmosferica mediante l’impiego dell’energia solare, reazione questa altrimenti sfavorita dal punto di vista termodinamico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuno delle parti di un frutto secco staccantesi dagli altri a maturità.
Corpo fruttifero dei ginepri, risultante da tre o più carpelli, i quali dopo la fecondazione degli ovuli diventano carnosi e si fondono insieme in un corpo rotondo o ellissoidale, contenente uno o più semi. La c., benché non si tratti di un frutto (che manca nelle Gimnosperme in quanto prive di ovario), è detta anche bacca di ginepro. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tratto basale del fusto, dove questo trapassa nella radice (anche nodo vitale). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fusto si mile a una colonna di alcune piante legnose.
Detto di infiorescenza o infruttescenza con elementi strettamente addensati.
Detto di organo derivante dalla riunione di più organi o elementi simili: foglia composta, formata da più foglioline, (come nella robinia e nell’ippocastano), infiorescenza composta, quando il suo asse è ramificato e reca infiorescenze secondarie, fiore composto, antica denominazione dell’infiorescenza a capolino delle Asteracee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di ugual colore: calice concolore con la corolla, fiori del disco concolori con quelli del raggio.
Crescita coesa di più organi o di più elementi dello stesso organo, che risultano quindi saldati tra loro. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Caratteristica dei semi alati, ovvero muniti di un’espansione di consistenza cartilaginea. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piegato in doppio per la lunghezza: foglie conduplicate.
Organi lineari che si fondono tra loro: nervature confluenti.
Classe delle Gimnosperme, comprendente piante tutte legnose, che abbondano nelle regioni temperate e fredde dell’Emisfero boreale; scarseggiano nell’Africa e nell’Emisfero australe. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si dice di organi uguali, quando sono saldati insieme per un certo tratto, o soltanto alla base: foglie connate, foglie opposte, fuse insieme nella regione basale (per esempio, nel cardo dei lanaioli e in alcuni caprifogli). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Caratteristica di organi con le estremità fortemente appressate, come nel caso delle antere di molte Solanacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fiore carpellifero delle Conifere, che nei pini e in altri generi ha forma conica, quando contiene i semi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Arrotolato su se stesso a spirale.
A forma di corallo: rizoma coralloide.
Organo con un seno alla base, simile all’incavo di un cuore stilizzato, ma non necessariamente cordiforme: foglia cordata.
Che ha la forma di un cuore stilizzato: foglia cordiforme.
Infiorescenza la cui forma si avvicina a quella di un corimbo.
Infiorescenza racemosa con asse raccorciato e fiori distanziati, portati da peduncoli tanto più lunghi quanto più in basso sono inseriti, in modo che l’infiorescenza presenta una superficie sensibilmente piana: esempio ciliegio, sambuco. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Corimbiforme.
Infiorescenza formata da un corimbo composto, nel quale cioè in luogo dei peduncoli fiorali sono inseriti altri corimbi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il verticillo più esterno del perianzio, costituito dai sepali.
Complesso di petali di un fiore, situato all’interno del calice, a circondare agli organi riproduttori del fiore. La corolla si distingue dal calice perché i suoi costituenti hanno colore diverso dal verde, sono più delicati e più grandi; dopo la fecondazione si secca o cade. La funzione della corolla è vessillare, cioè serve a richiamare gli animali pronubi dell’impollinazione. La corolla può essere diali- o gamopetala, a seconda che i petali sono liberi l’uno dall’altro oppure concresciuti; attinomorfa o zigomorfa, a seconda della simmetria raggiata o bilaterale, o anche asimmetrica irregolare. Il numero dei petali va da uno a molti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Proprio della corolla: lacinia corollina.
Branca della biogeografia che studia la distribuzione delle specie di organismi viventi sulla superficie terrestre e ne definisce l’areale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Relativo alla Corologia.
Punto ove la chioma dell’albero raggiunge la massima espansione. Si dà il nome di corona anche al complesso di appendici (emergenze) petaloidi, disposte in cerchio alla fauce della corolla (licnide) o del perigonio (narcisi). Corona è anche il calice, o la sua base, che persiste nel frutto del melograno e delle Rosacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Formazione cartilaginea circolare che costituisce una delle tipologie del pappo.
Parte periferica del fusto e della radice delle piante. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In corologia, detto di specie diffusa in gran parte del globo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Formazione lineare rilevata, presente in molti organi, ad esempio, sulla superficie dei frutti delle Apiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Munito di coste: achenio costato.
Vedi Costa.
Foglia embrionale presente, o almeno abbozzata, nel seme delle piante. I cotiledoni sono singoli nelle Monocotiledoni, in coppia nelle Dicotiledoni, da due-tre a diciotto nelle Gimnosperme; variano molto nelle diverse specie per la conformazione e la struttura e ciò in rapporto alla loro funzione: ora sono fogliacei e hanno le funzioni delle foglie normali, ora sono tuberizzati e fungono da organi di riserva, ora hanno la funzione di assorbire i materiali nutritizi dall’albume e di convogliarli nella piantina germinante (come nelle Poacee); in certi casi hanno funzione protettiva per il resto dell’embrione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il verticillo più esterno del perianzio, costituito dai sepali.
Dentellatura poco profonda e con apici più o meno rotondeggianti, spesso presente lungo il margine di foglie, sepali o brattee, per esempio nelle specie di Zelkova e in molte malve e pelargoni coltivati. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Crenulatura
Minuta crenatura.
Escrescenza allungata e rilevata, più o meno tagliente, sulla superficie di un organo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Munito di cresta: achenio crestato.
Forma biologica propria delle piante che perdono gli organi aerei nella stagione avversa e le cui gemme (dalle quali si svilupperanno nuovi getti) si trovano più o meno profondamente infossate nel terreno (esempio, molte piante bulbose, tuberose e rizomatose). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
L’ultima classe del sistema sessuale di Linneo (che la chiamò Cryptogamia), nella quale erano inclusi tutti i vegetali con organi riproduttivi non palesi, ovvero supposti (Alghe, Funghi, Licheni, Briofite, Pteridofite; ma anche il fico, che porta i fiori all’interno del ricettacolo quasi chiuso). In tale senso, i botanici adottarono la distinzione del regno vegetale in due gruppi, Criptogame e Fanerogame, termini non formali della sistematica moderna, che distribuisce le Criptogame in varie divisioni (Schizofite, Clorofite, ecc.). Attualmente il termine Criptogame serve a scopo pratico, quando si vuole indicare tutte le piante non Fanerogame. Talvolta è data per le Criptogame l’erronea definizione di «piante che si riproducono per mezzo di spore, anziché per semi». (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Criptogame.
Bastoncelli costituiti da DNA e proteine, che si osservano nel nucleo delle cellule durante la metafase mitotica, quando sono molto spiralizzati. Il numero e la forma dei cromosomi sono costanti per ogni specie di animali e di piante.
Relativo ai cromosomi.
Il caule delle Graminacee e di altre Monocotiledoni, erbaceo o legnoso, di solito cavo negli internodi (tranne che nel mais e nella canna da zucchero), per la scomparsa del midollo, al cui posto si trova un canale interrotto da diaframmi in corrispondenza dei nodi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Varietà.
Organo la cui base si attenua con breve rastremazione: foglia cuneata.
Vedi Cordiforme.
Formazione che avvolge il frutto o un complesso di frutti nelle piante della famiglia Fagacee, completamente (faggio, castagno), o incompletamente (querce); deriva da una proliferazione dell’asse che porta i fiori ed esternamente è munita di squame o spine, variamente interpretate dai morfologi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
La cui forma si avvicina a quella di una cupola.
Vedi Cupola.
Munito di cuspide: capsula cuspidata.
Estremità allungata e appuntita di un organo (foglia, boccio, ecc.), (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Portamento delle piante e dei loro organi diretti verso il Basso: fusto decombente, rami decombenti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo concresciuto con la parte basale con un tratto dell’asse su cui è impiantato: foglie decorrenti sul fusto.
Vedi Decombente.
Disposizione incrociata di organi opposti, in modo che ciascun paio formi con quello contiguo un angolo retto esempio foglie decussate)
Riferito a un organo che a maturità si piega in direzione contraria a quella primitiva: sepali deflessi sul peduncolo.
L’aprirsi spontaneo di apparati vegetali chiusi (sporangi, antere, frutti) per lasciar uscire il loro contenuto. Per le sue modalità, la deiscenza dei frutti si distingue in loculicida, valvicida, setticida, poricida, opercolare, denticida. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Foglia di forma triangolare.
Scolpitura costituita da una o più serie di elementi triangolari o troncati (solitamente terminali alle venature) al margine di alcuni organi vegetali (foglie, stipole, sepali, petali, ecc). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna sporgenza triangolare di una dentatura. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Minuta dentatura.
Piccolo dente.
Di frutti o di altri apparati deiscenti che si aprono solo all’apice, dividendosi in tanti denti. Es., le capsule di molte Cariofillacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Dentellatura.
Vedi Denticolatura.
Sfaldatura superficiale del tegumento di un organo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto bicarpellare, secco, costituito da due achenî ravvicinati, riuniti superiormente al carpoforo: si ha, per esempio, nelle Ombrellifere. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di polline liberato in granuli accoppiati tra loro.
Di stami che hanno i filamenti concresciuti in due fasci o tutti i filamenti saldati tra loro eccetto uno (per esempio fumaria, pisello). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nella sistematica botanica e zoologica si indica con questo nome (o con quello di frase diagnostica) la definizione di una categoria sistematica o taxon (classe, genere, specie, ecc.). Dalla diagnosi devono risultare i caratteri differenziali rispetto alle altre categorie. Il sistema fu introdotto dal Linneo ed ancora oggi, nelle diagnosi, si utilizza la lingua latina. Tipicamente, le diagnosi sono tanto più brevi quanto più ampio è il gruppo, perché, per esempio, i caratteri comuni a tutte le specie comprese in un ordine sono in minor numero che i caratteri comuni alle specie di un genere. Comunemante si chiama diagnosi anche l'insieme delle operazioni (esame di chiavi analitiche, di iconografie, di tavole di erbario) che hanno come scopo la determinazionedel nome scientifico di una pianta. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Prefisso impiegato in parole composte (esempio dialitépalo, dialisépalo, dialipetalo) per indicare parti fiorali non concresciute. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Con petali non concresciuti: corolla dialipetala, pianta dialipetala.
Con sepali non concresciuti: calice dialisepalo, pianta dialisepala.
Con tepali non concresciuti: perianzio dialitepalo, pianta dialitepala.
Infiorescenza (detta anche cima bipara) che sotto il fiore terminale dell’asse principale reca due rami opposti, che al loro volta possono ramificarsi ripetutamente allo stesso modo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fiore diclamidato, che ha i suoi antofilli ordinati a spirale, di cui gli esterni sono diversi dagli interni (per es. fico d’ India), oppure fiore che ha gli antofilli in 2 o più verticilli; i filli possono essere uguali fra di loro: tepali (fiore omeoclamide, per esempio Gigliacee), oppure disuguali: sepali e petali (fiore eteroclamide, per esempio stramonio). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Diclamidato.
Piante che hanno due cotiledoni nell’embrione.
1. Ramificazione costituita da ripetute biforcazioni del fusto e dei rami. 2. Nelle classificazioni, la divisione di un gruppo in due sottogruppi che presentano caratteri mutuamente escludentisi.
Proprio delle dicotomie.
Organo ramificato a dicotomia.
Di frutto o di organo che sia costituito di due metà rotondeggianti o di contorno circolare, congiunte per breve tratto. Esempio il frutto di certe Ombrellifere (Bifora), Crocifere (Biscutella), ecc. Sinonimo bigloboso. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Stami dinami, quelli presenti in un fiore, in numero di quattro, due più lunghi e due più brevi, come nella bocca di leone e in molte Lamiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un ovario costituito da due foglie carpellari non saldate tra loro. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di organi allungati e più o meno divergenti, dipartentisi da una base comune, come le dita di una mano. Si dice anche delle foglie palmatocomposte e della nervatura palmata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Proprietà di alcune specie vegetali, che presentano i due sessi su individui distinti, gli uni maschili, gli altri femminili (come la canapa, molte palme, svariate Gimnosperme, ecc.). Si contrappone a ermafroditismo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Dioicismo.
Di individuo nel quale prevale la generazione diploide, specialmente tra i vegetali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di androceo con un numero di stami pari al doppio del numero dei petali.
Disco della calatide: nelle Asteraceee, la porzione dell’infiorescenza che reca i fiori tubulosi e ha margine circolare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di colore differente: fiori del disco e del raggio discolori.
Frutto con due semi: baccello dispermo.
Processo di dispersione dei frutti, dei semi o delle spore ad opera del vento, dell’acqua, degli animali o in altri modi ancora.
Detto della disposizione di organi rispetto al loro asse generatore, quando sono alternatamente uno a destra e uno a sinistra, quindi in due file, come le foglie di molte piante, o le spighette di molte graminacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto dell’antera il cui connettivo è inserito sul filamento dalla parte dorsale, cioè esterna, di essa (per esempio, nei gigli). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Dorso, o faccia dorsale di un organo (contrapposto a ventre o faccia ventrale), è la faccia abassiale, cioè quella opposta a quella volta verso l’asse di sostegno; così in un fiore il d. dei sepali, petali, antere è la faccia esterna. Se l’organo è orizzontale, come molte foglie, il d. corrisponde alla faccia inferiore. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto carnoso indeiscente fornito di epicarpo membranoso, di mesocarpo carnoso e di un endocarpo che si lignifica (nòcciolo), contenente di solito 1 o 2 semi a guscio sottile. Per esempio, oliva, pesca. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piccola drupa.
Parte più interna, e quindi più vecchia, del legno degli alberi e arbusti; priva di cellule vive, esercita essenzialmente funzioni di sostegno. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Durame.
La scienza delle relazioni fra un organismo e l’ambiente che lo circonda.
Ciascuna variazione, non fissata geneticamente, nell’aspetto o nel portamento assunto da una specie vegetale in risposta a diverse condizioni ambientali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Eleosoma.
Corpo pluricellulare, ricco di sostanze nutritive, particolarmente grassi, che si trova unito a certi semi (viola, ecc.) e frutti, ed è ricercato dalle formiche. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
A forma di ellissoide, solido ottenuto dalla rotazione di un ellisse attorno a un suo asse: capsula ellissoidale.
Si dice di un organo (per esempio, una foglia) quando il suo contorno è quasi esattamente ellittico in senso geometrico, avente cioè i due estremi arrotondati, oppure, meno propriamente, quando il contorno è dato da due archi di cerchio minori di mezzo cerchio e quindi con i due estremi piuttosto acuti, in ogni caso con la lunghezza superante la larghezza da poco più di una fino a tre volte (se più, si ha il contorno lanceolato). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Complesso delle lacinie superiori del perianzio, saldate o conniventi, formanti una calotta. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta perenne semiterrestre, i cui apparati radicali affondano in suoli semisommersi o fangosi, mentre quelli riproduttivi e fotosintetici si trovano al di sopra del livello dell’acqua.
Detto di organi parzialmente ricoprentisi, come gli embrici di un tetto: foglie embricate, squame involucrali embricate.
Vedi Embricato.
Nelle Fanerogame è la piantina abbozzata, derivata per divisione dello zigote e delle cellule successivamente formatesi e racchiusa nel seme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta erbacea perenne o bienne, che nel periodo avverso sopravvive grazie al permanere di gemme al livello del suolo, spesso riparate da resti essiccati.
Vedi Endemismo.
In biologia, la presenza esclusiva e caratteristica di specie animali o vegetali in un territorio circoscritto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Albume.
A forma di spada: foglia ensiforme.
Impollinazione ad opera di insetti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Acidofilo.
Involucro di brattee addossato al calice dei fiori di alcune piante, quali la malva. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione distale del labello di alcune Orchidacee, separato dalla porzione prossimale da una strozzatura o da un’articolazione trasversale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Regione anatomica situata all’esterno del corpo delle piante cormofite, è permanente nelle foglie, transitoria, nella maggior parte dei casi, nella radice e nel fusto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta autotrofa che cresce sopra un'altra pianta, dalla quale non ricava il nutrimento, come fanno le parassite, ma di cui si serve solo come supporto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di piante o di organi vegetali che stiano fuori del terreno. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto del fiore quando ha l’ovario concresciuto con il ricettacolo di modo che il perianzio e l’androceo sembrano inseriti sopra l’ovario, che allora è detto infero. Sono epigini, per esempio, i fiori delle Iridacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Gruppo di cellule piccole, incolori, ricche di citoplasma, poste nell’estremità libera di un fascio vascolare o di un gruppo convergente di fasci e sottostante all’epidermide in corrispondenza a un idatodo (stoma acquifero). Gli spazî intercellulari sono di solito pieni d’acqua. Attraverso questo tessuto filtra l’acqua, che è espulsa dall’idatodo allo stato liquido. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sostantivo o aggettivo che si aggiunge al nome scientifico di un genere di piante per indicare le sezioni di un genere, o la specie di un genere (e. specifico), o le suddivisioni di una specie (epiteto varietale, ecc.), per esempio, in Lilium candidum l’esempio specifico è candidum. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un perianzio o di una corolla a simmetria eptagonale.
Pianta non legnosa.
Detto di piante o loro parti che hanno aspetto e consistenza di un’erba.
Libro che descrive le piante medicinali e le loro virtù, accompagnandone la descrizione con illustrazioni. Solo alla fine del secolo XV s’inizia l’uso delle piante secche invece del disegno, come si vede in alcuni erbari manoscritti, d’uso privato, dove in qualche caso al posto delle figure sono incollati gli esemplari disseccati delle erbe medicinali. Per estensione, viene chiamata erbario una collezione di piante disseccate e classificate, fatta con metodi e scopi scientifici, indispensabile per i confronti necessari negli studî di sistematica e di floristica. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Proprietà caratteristica della maggior parte delle piante vascolari, che presentano sullo stesso individuo apparati riproduttivi e gameti di entrambi i sessi. La condizione opposta si chiama dioicismo. Le piante ermafrodite possono recare organi maschili e femminili riuniti nello stesso fiore oppure su fiori separati. In questo secondo caso, si possono definire più propriamente piante monoiche, anche se non sempre la distinzione tra monoiche ed ermafrodite è netta.
Carattere dei fiori costituiti da verticilli di sei elementi perianziali, che sono in realtà il risultato di due verticilli trimeri molto ravvicinati. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un perianzio o di una corolla a simmetria esagonale.
In botanica, lo strato più esterno della membrana del granulo pollinico. (http://www.treccani.it/)
Il frutto degli agrumi: è una bacca pluricarpellare, con pericarpio distinto in tre strati; uno superficiale (esocarpo), colorato e ricco di ghiandole contenenti oli essenziali; uno intermedio (mesocarpo) di colore chiaro e consistenza spugnosa; uno interno (endocarpo) costituito dalle logge ovariche (spicchi), rivestite da una membrana e formate da cellule vescicolose ripiene di succo, che circondano i semi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Differenza di forma che si osserva tra le foglie di alcune piante, in rapporto molte volte a fattori sia fisiologici interni sia ecologici. Esempio caratteristico è dato da Ranunculus aquatilis, e da altre piante acquatiche, le cui foglie sommerse sono finemente laciniate, mentre le foglie emerse hanno lembo intero o poco diviso. L’eterofillia si ha a livelli differenti del fusto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Produzione di due sorte di spore che mostrano una netta polarizzazione sessuale, nel senso che alcune danno origine solo ad aplofiti maschili, provvisti quindi di spermi, altre invece ad aplofiti femminili, provvisti cioè di oosfere. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di tomento costituito da peli di diverse tipologie e dimensioni.
In biologia, prefisso di attributi utilizzati per indicare la notevole plasticità ecologica degli organismi a cui sono attribuiti. Esempi: eurialino (detto di organismo in grado di tollerare ampie variazioni di salinità), euricoro (di organismo in grado di vivere in ambienti diversi, solitamente diffuso su ampie estensioni geografiche), così si parla di eurimediterraneo per le specie con areale centrato sul bacino mediterraneo, ma che sono presenti anche in territori limitrofi, in ambiti climatici submediterranei, temperati o temparato-atlantici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di granulo pollinico con strato esterno (esina) continuo, privo di pori.
Aggettivo utilizzato spesso in botanica per indicare gli stami che sporgono dalla corolla.
Vedi Fil.
A forma della lama di una falce: foglia falcata.
Vedi Falcato.
Vedi Arillodio.
Ogni gruppo delle classificazioni zoologiche e botaniche di rango superiore al genere e inferiore all’ordine. Una famiglia comprende di solito più generi affini (es. Malvaceae, gen. Malva, Altaea, Abutilon, Hibiscus, Gossypium, ecc.). Il nome della famiglia si forma, in botanica, aggiungendo la desinenza -aceae al nome del genere principale; per alcune famiglie vengono talvolta impiegati nomi tradizionali, non formati secondo detta regola: per esempio, Composite (più correttamente Asteraceae), Ombrellifere (più correttamente Apiaceae), ecc. In certi casi la famiglia è suddivisa in sottofamiglie o in categorie minori, dette tribù. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta perenne, le cui innovazioni annuali si dipartono da rami legnosi o da culmi, ad altezza mediamente superiore a 50 cm.
Pianta che ha organi riproduttivi ben visibili. Le Fanerogame sono caratterizzate dalla presenza del seme; perciò sono dette anche Spermatofite. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Gruppo di fiori peduncolati, risultante da una cima contratta, o anche anche, nelle piante arboree, ciuffo di foglie emesse da un singolo brachiblasto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organi raggruppati come in un fascio (per esempio, i fiori dell’albero di Giuda). Radici fascicolate sono date dall’apparato radicale di una pianta la cui radice primaria non è a fittone, perché i suoi rami principali la raggiungono o la sorpassano in lunghezza e robustezza, avendosi quindi parecchie radici pressappoco eguali e più o meno ravvicinate; si dice anche delle radici caulogene che sorgono a ciuffo dalla base del fusto nelle piante la cui radice primaria ha vita fugace, come nelle piante bulbose. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organi, solitamente ramificazioni, addensantisi in forma di fascine. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
L’apertura della parte tubolosa di un calice, corolla o perigonio, situata al confine tra il tubo e il lembo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, la fecondazione si verifica in modo fondamentalmente analogo a quanto avviene negli animali: consiste nella fusione di due cellule sessuali differenti, una maschile (spermio, elemento fecondatore) e una femminile (oosfera o cellula-uovo, la quale viene fecondata). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Tomento.
Parte dell’ecologia che studia i rapporti tra i fattori climatici (temperatura, umidità, fotoperiodo) e la manifestazione stagionale di alcuni fenomeni della vita vegetale, quali la germogliazione delle gemme, la fioritura, la maturazione dei frutti, la caduta delle foglie e simili. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Fessurazione.
In botanica, fessure e spaccature presenti negli organi di alcune piante. Possono essere determinate da eventi traumatici, che provocano la rottura di fibre sclerenchimatiche (lacerazioni e schianti) o, al contrario, essere legate alla struttura di tessuti la cui lacerazione è prevista in una determinata fase dello sviluppo di una pianta o di un suo organo. Rientrano in queste categorie le fessurazioni superficiali dei granuli pollinici o le fessurazioni che compaiono alla deiscenza di alcuni frutti, e legate alla dispersione dei semi. Le fessurazioni possono assumere importanza anche come caratteri sistematici, utili per il riconoscimento di una data specie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Falso frutto caratteristico del genere Ficusi, derivante dalla maturazione di una infiorescenza in cui i fiori rivestono le pareti interne di un grande ricettacolo carnoso, globoso o piriforme, munito di un’apertura apicale, guarnita di brattee squamiformi; per lo più i fiori staminiferi si trovano nella parte superiore del ricettacolo: questa speciale infiorescenza è detta siconio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In questa flora così sono chiamati i thumbnails attraverso i quali si accede alla consultazione delle schede descrittive delle singole specie.
In questa flora così sono chiamati i thumbnails ingranditi delle Figurine (vedi) attivabili per meglio osservarle.
Abbreviazione di filius, solitamente impiegata per specificare rapporti di parentela tra gli autori nei binomi linneani. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte sterile, di norma assottigliata, dello stame, che sorregge la parte fertile o antera, ove si sviluppano i granuli pollinici. Varia molto per lunghezza (talora è tanto breve che l’antera appare sessile); può essere filiforme o dilatato alla base o appiattito; talora è ramificato e può anche avere appendici stipoliformi, o essere rivestito di peli staminali (Commelinacee). Il filamento s’inserisce in un punto del connettivo dell’antera. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta le cui foglie basali sono presenti alla fioritura e per lo più in rosetta.
Picciolo fogliare che, per insufficiente o mancato sviluppo del lembo, si appiattisce e si espande assumendo aspetto e funzioni di una lamina fogliare. Le Acacie fillodinee dell’Australia, Lathyrus nissolia, ecc., presentano questo tipo di metamorfosi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Disposizione delle foglie e delle brattee sul caule: essa è molto variabile da pianta a pianta, ma quasi sempre costante per ogni specie. Le zone del caule sulle quali sono inserite le foglie sono i nodi. In alcune piante ogni nodo porta una sola foglia, e si parla allora di fillotassi isolata, e le foglie stesse sono dette isolate, sparse o alterne. In altre piante si osservano, su ogni nodo, due o più foglie; queste costituiscono allora un verticillo fogliare e la tassia vien detta verticillata, mentre le foglie stesse sono dette verticillate. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Laciniatura sottile, a guisa di frangia, al margine di foglie o di altri organi vegetali (petali, sepali, ecc). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Fiore.
Parte della pianta che contiene gli apparati riproduttivi. Secondo la teoria più diffusa, e in senso lato, il f. è un germoglio trasformato (asse con le relative foglie) che porta gli sporofilli, foglie speciali adibite cioè alla funzione riproduttiva, in quanto produttrici di spore. Così si può definire un fiore come l’insieme degli sporofilli, differenti anche per forma e per grandezza dalle foglie normali, con cui terminano i rami di certe Pteridofite (equiseti, licopodi, selaginelle). Tuttavia il fiore differisce dai germogli vegetativi per l’accrescimento definito, per gli internodi molto brevi e per la mancanza di gemme. Tutte le Fanerogame hanno fiore; in esse, a differenza della maggior parte delle Pteridofite, gli sporofilli sono sempre di due specie: microsporofilli, detti stami o foglie staminali, che danno origine alle microspore, dette granelli pollinici, e macrosporofilli o carpelli o foglie carpellari, sui quali si originano, dentro all’ovulo, le macrospore. Gli stami danno origine alle microspore nelle quali si organizza il gametofito maschile con gli spermi (elementi fecondatori maschili), gli ovuli producono una o più macrospore e queste il gametofito femminile con l’oosfera, che è l’apparato sessuale femminile. Nelle Gimnosperme i fiori sono molto semplici, perché constano di un asse più o meno allungato che reca o solo stami o solo carpelli, per lo più senza perianzio, che è un complesso di foglie sterili, più o meno metamorfosate, dette antofilli, collocate sempre all’esterno degli sporofilli. Il perianzio si trova nella maggior parte delle Fanerogame Angiosperme: esso serve di protezione agli sporofilli e in molte specie al richiamo dei pronubi; nel linguaggio comune il concetto di fiore richiama alla mente più gli antofilli che gli sporofilli, meno appariscenti. Il fiore delle Angiosperme, oltre alla presenza del perianzio, mostra altre differenze rispetto a quello delle Gimnosperme; infatti il carpello o più carpelli insieme ripiegano i loro margini in dentro e li saldano formando un apparato chiuso, detto pistillo, nel quale, e precisamente nella parte più rigonfia di esso, detta ovario, sono racchiusi gli ovuli. In un fiore bisessuale si distinguono diversi organi: il ricettacolo fiorale o talamo, formato dall’estremità distale del peduncolo fiorale; il perianzio; l’androceo, che è il complesso degli stami (che può ridursi anche a uno solo); il gineceo, formato di uno o più pistilli. Il ricettacolo è per lo più conico o almeno convesso; non di rado esso diviene concavo o depresso. Dalla sua forma e dal suo sviluppo dipende la posizione che i verticilli fiorali assumono rispetto al gineceo; così, quando il ricettacolo è convesso, il gineceo (e quindi l’ovario), posto nella parte superiore, si trova più in alto dell’inserzione dei verticilli che lo circondano e viene detto supero; le altre parti del fiore sono ipogine. Nel caso inverso il gineceo riposa nel fondo della depressione ed è quindi infero, e i verticilli esterni sono epigini. Se poi le parti periferiche del fiore circondano l’ovario mantenendosi sensibilmente su di un medesimo piano, il gineceo è medio e i verticilli esterni perigini. A seconda dello sviluppo degli antofilli si distinguono i seguenti tipi di fiori: fiori aclamidati, privi di perianzio (per esempio, salice); fiori aploclamidati, che hanno antofilli tutti eguali disposti in un verticillo o a spirale (gli antofilli, in questo caso detti tepali, sono bratteoidi o petaloidi); fiori diploclamidati, con due complessi di antofilli, che possono essere eguali fra di loro (tepali) e allora i fiori sono detti omeoclamidati, oppure disuguali (fiori eteroclamidati), perché il verticillo esterno, detto calice, consta di sepali che hanno spesso caratteri fogliacei, mentre il verticillo interno, che forma la corolla, consta di petali, che sono per lo più colorati e spesso molto appariscenti, svolgendo la funzione di attrarre gli insetti impollinatori. Quando il perianzio consta di soli tepali è detto perigonio. Tutte le parti fiorali possono essere libere una dall’altra (calice dialisepalo, corolla dialipetala, ecc.) oppure, quelle omologhe, essere concresciute (calice gamosepalo, ecc.). Di regola i pezzi fiorali sono riuniti in verticilli: verticilli perianziali, staminali, carpellari, ecc., e si hanno allora i fiori ciclici. Meno spesso solo gli antofilli o parte degli antofilli sono verticillati (fiori emiciclici, per esempio: Ranuncolacee); solo di rado tutti i pezzi sono inseriti in linee spirali (f. aciclici, per esempio: Calicantacee). Il numero dei verticilli dei fiori ciclici è vario (da 1 a 16); più comunemente essi sono 5÷4 nelle Dicotiledoni, 3 nelle Monocotiledoni. Anche il numero dei pezzi formanti un verticillo è vario (1÷30) ed è un carattere molto importante per la distinzione delle famiglie. Rispetto ai rapporti di simmetria, si hanno fiori attinomorfi, o a simmetria raggiata, se presentano almeno due piani di simmetria: fiori zigomorfi, con un solo piano di simmetria; fiori bizigomorfi, se hanno due piani di simmetria di valore differente; fiori asimmetrici, se non presentano nessun piano di simmetria. Nella sistematica i fiori sono più importanti delle foglie perché, a differenza di queste, presentano caratteri più costanti e perciò la distinzione dei diversi gruppi sistematici come generi, famiglie, ordini delle Angiosperme, si basa essenzialmente sui caratteri del fiore. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di pericarpo che, accrescendosi, forma un involucro rigonfio (es. Physalis alkekengi, Colutea arborescens).
Vedi Fistuloso.
Detto di organo vegetale cavo all'interno.
Asse primario della radice quando i suoi rami sono meno robusti e meno lunghi di esso, in modo che nel complesso si forma un apparato radicale a cono più o meno allungato, come una carota. Naturalmente nella radice giovane il fittone è privo di rami. Radice a fittone, quella che ha un fittone evidente, in contrapposizione alla radice fascicolata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
A forma di ventaglio; detto di ramificazioni, infiorescenze, ecc.
Complesso delle specie vegetali, spontanee o inselvatichite, che vivono in un dato territorio: flora italiana, alpina, mediterranea, marina, ecc. La flora di un paese non va confusa con la sua vegetazione. La complessità del mondo vegetale ed i limiti umani fanno sì che i ricercatori circoscrivano i loro studi a gruppi limitati di piante; per questo motivo si è soliti parlare, ad esempio, di flora lichenica (composta da tutte le specie di licheni che crescono in un dato territorio), di flora briofitica (relativa ai muschi), di flora vascolare (relativa a felci e fanerogame), ecc. La flora vascolare di solito è quella che caratterizza maggiormente il paesaggio, perché è la più visibile, tuttavia non sempre è così: in ambienti estremi, spesso sono i licheni a catturare l’attenzione dell’osservatore.Generalmente una flora viene redatta come elenco sistematico, ordinato per generi, famiglie, ordini e classi. Anche il testo che riporta tale elenco (eventualmente corredato da una descrizione delle varie specie, della loro localizzazione e delle loro esigenze ecologiche) prende il nome di flora. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Un singolo fiore a corolla tubolosa dei capolini delle Composite; i flosculi costituiscono la parte centrale del capolino chiamata disco. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta con organi fotosintetici immersi nell’acqua.
Abbreviazione di Forma
Organo fondamentale delle piante, di solito in forma di lamina e di colore verde, che ha soprattutto la funzione di organizzare il carbonio e di eliminare, attraverso la traspirazione, l’acqua in eccesso La foglia è uno dei tre costituenti fondamentali del corpo delle piante cormofite: è considerata come una appendice o espansione laterale del caule, dal quale si distingue per l’origine, la struttura anatomica e l’accrescimento limitato. Le foglie si sviluppano dall’apice vegetativo del caule, presentandosi dapprima sotto forma di piccole sporgenze: abbozzi fogliari o bozze fogliari. Le funzioni e la forma delle foglie sono assai diverse: tipologie principali sono i cotiledoni, le foglie primordiali, le foglie normali, le squame o catafilli, le brattee, le foglie fiorali o antofilli e le foglie sporifere o sporofilli.In una foglia normale si distinguono la base, il picciolo e la lamina; la base è la porzione con la quale la foglia s’inserisce sul caule ed è la meno appariscente, tuttavia può avere vario aspetto (guaina, ocrea, cuscinetto); in molti casi essa reca due appendici laterali, anch’esse molto varie, le stipole. Il picciolo è spesso cilindrico o semicilindrico con il lato piano volto verso l’alto; ha la funzione di reggere la lamina in modo che questa abbia la posizione più adeguata alle sue funzioni; se il picciolo manca, la foglia è detta sessile. La lamina o lembo presenta aspetti diversissimi; rispetto al contorno generale si distinguono foglie rotonde, ellittiche, ovate, lineari, ecc.; così l’apice può essere acuto, ottuso, mucronato, smarginato, ecc., e del pari la base della lamina è varia: cuneata, cordata, astata, saettata. Anche il margine della lamina può essere intero, variamente intaccato (dentato, seghettato, ecc.) o profondamente laciniato. Inoltre si possono avere foglie composte, che risultano formate da più lamine (foglioline) in seguito a una sorta di ramificazione del lembo; i tipi principali delle foglie composte sono quello palmato e quello pennato. Il lembo è percorso dalle nervature e, in base alla distribuzione di queste, si hanno le foglie uninervie e plurinervie, e tra queste ultime le parallelinervie e le retinervie, ecc. Per quanto riguarda la distribuzione delle f. sul caule, vedi Fillotassi. La presenza di peli impartisce alle foglie aspetti vari: foglie glabre, se prive di peli, pubescenti, tomentose, ecc. Varia è parimenti la grandezza delle foglie normali: lunghe 1 o 2 mm nei cipressi, enormi in certe Palme (fino a 6 m). Il colore verde delle foglie è dovuto ai cloroplasti, ma vi sono anche foglie variegate, screziate, tessellate, talora con diversi colori, o incolori per albinismo o virosi. Per la durata si distinguono foglie decidue (che durano una stagione vegetativa) e foglie persistenti (che durano per molti anni). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, frutto secco monocarpico, pluriseminato, deiscente, avente anche a maturità l’aspetto della foglia carpellare ripiegata; si apre di norma lungo la linea di sutura (peonia, aconito). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Epiteto tassonomico subspecifico che si riferisce a organismi presentanti caratteristiche occasionali dovute all'ambiente.
L’insieme di piante che, anche se sistematicamente lontane, hanno in comune caratteri ecologici e di adattamento. Tra i vari sistemi di classificazione delle f. biologiche, il più noto è quello basato sull’adattamento delle piante alle condizioni ambientali nel periodo sfavorevole alla vita; questo sistema raggruppa le forme biologiche in 6 classi: fanerofite, camefite, emicriptofite, geofite, igrofite e terofite, le quali si distinguono per la posizione e la protezione che hanno gli organi, e in primo luogo le gemme, che superano vivi il periodo più sfavorevole. Così le fanerofite, come gli alberi, hanno le gemme a una certa altezza dal suolo, mentre le geofite (piante bulbose, ecc.) le conservano nel terreno a varia profondità. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Arbusto.
Pianta legnosa, i cui rami erbacei, se perduranti, si lignificano nell’anno successivo alla loro formazione.
Con accezioni specifiche, in botanica: calice fruttifero, il calice che persiste fino alla maturità del frutto e spesso accrescendosi l’avvolge in parte (per esempio, nell’alchechengi, nel giusquiamo); squama fruttifere, in certe Conifere, la parte interna, interpretata quale carpello delle squame che costituiscono il cono. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Formazione dei frutti, durante la quale il calice di norma cade, ma in certe specie persiste allo stato secco o anche, restando fresco e accrescendosi, accompagna il frutto sino alla fine (per esempio, nell’alchechengi); così la corolla di norma si stacca, oppure, di rado, si secca e persiste; gli stami quasi sempre cadono; lo stilo si secca e si disarticola, ma in molte specie rimane come una protuberanza all’apice del frutto oppure si accresce con l’ovario (papavero), o talora diventa organo di disseminazione (stilo piumoso di Clematis, apparato interratore in Erodium); il ricettacolo presenta varie modificazioni, di cui le più vistose si hanno in certi fiori a ovario infero, cioè immerso nel ricettacolo: questo si accresce e acquista l’apparenza di un frutto carnoso (mela). Però nella fruttificazione la parte che mostra le modificazioni più vistose è l’ovario che si trasforma in frutto; talora si modificano anche le parti vicine come brattee (ananas), asse dell’infiorescenza (fico), ecc. La fruttificazione non è sempre in rapporto proporzionale con la fioritura: molti fiori si staccano prima, o perché non fecondati (mancata impollinazione o polline sterile), o per difetti del sacco embrionale o per altre cause esterne e interne ancora non bene chiarite, oppure cadono i frutti ancora piccoli per azione di funghi parassiti o per avversità ambientali o per disturbi fisiologici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il complesso delle parti del fiore che rimangono dopo avvenuta la fecondazione e contribuiscono a propagare la pianta per mezzo dei semi, o, in senso più ristretto, il solo ovario più o meno trasformato in seguito alla fecondazione. Il frutto racchiude i semi, ed è presente soltanto nelle piante Fanerogame, perciò dette anche Spermatofite. Il concetto botanico di frutto è vario: in senso stretto frutto è l’ovario più o meno modificato e accresciuto, che contiene i semi maturi (derivati dagli ovuli); in tale senso il frutto esiste solo nelle Angiosperme, perché solo queste hanno un ovario, che manca invece nelle Gimnosperme, le quali hanno carpelli aperti. Le Fanerogame Angiosperme, come presentano tipi svariatissimi di fiori, così mostrano grande varietà nell’aspetto e costituzione del frutto; infatti i frutti variano da pianta a pianta per: 1. numero dei carpelli che formano un frutto (da uno a molti, in quest’ultimo caso liberi uno dall’altro o concresciuti; in parecchi casi, nei frutti derivati da ovario pluricarpellare, alcuni carpelli si riducono tanto da non essere riconoscibili nel frutto ben sviluppato); 2. grandezza (da 1 mm a 1 m come si ha in certe Cucurbitacee); 3. colori diversi; 4. forma e produzioni superficiali (peli, emergenze, costole, spine, ecc.); 5. consistenza; 6. deiscenza; 7. placentazione; 8. numero dei semi (da 1 fino a 3.700.000 come nell’orchidea Cycnoches); e per altri particolari. Il frutto, in senso stretto, consta del pericarpo o parete del frutto, delle placente su cui sono inseriti i semi, eventualmente di setti che dividono la cavità del frutto in due o più logge. Il pericarpo consta di 3 strati: uno, più esterno, l’epicarpo, uno più interno, l’endocarpo, e uno intermedio, il mesocarpo, che assumono, a seconda della specie, sviluppo, consistenza, composizione e rapporti vari, in base ai quali si può stabilire la distinzione pratica dei frutti in secchi e carnosi. Nei frutti secchi le cellule del pericarpo perdono, durante il processo di maturazione, il loro contenuto d’acqua. Nel maggior numero dei casi, soprattutto nei frutti contenenti più semi, alla maturazione dei frutti segue la loro apertura automatica (deiscenza), destinata a mettere in libertà i semi. Nei frutti carnosi le cellule del mesocarpo presentano un accumulo di sostanze nutritizie e contemporaneamente un complesso di reazioni chimiche per le quali l’amido, i tannini, gli acidi organici della fase immatura, danno luogo agli zuccheri, alcoli, eteri, oli essenziali, che costituiscono il pregio del frutto. Contemporaneamente si formano più o meno abbondanti cromoplasti e antocianine, tanto che i f. possono assumere colorazioni vivaci e varie, concorrendo, anche in questo modo, al richiamo di animali disseminatori. L’epicarpo presenta verso l’esterno un aspetto lucido per ispessimento della cuticola, o glauco per la presenza di cera, opaco o vellutato per rivestimenti di peli fitti e minuti. L’endocarpo forma sovente un’unica massa col mesocarpo ed è talora rappresentato da uno strato di cellule epidermiche più o meno sottili oppure da un complesso fortemente lignificato (endocarpo legnoso) costituente il cosiddetto nocciolo del frutto, come si ha nelle drupe (oliva, ciliegia, ecc.). Finalmente si può rammentare che in certe bacche cave (peperone), le placente ovariche permangono, fortemente ingrossate. Anche alcuni frutti carnosi, sebbene assai più raramente dei frutti secchi, sono deiscenti.Esistono diverse classificazioni dei frutti, anche perché alcuni studiosi prendono in maggiore considerazione la morfologia, altri l’ecologia, trattandosi di un apparato a funzione ecologica, qual è la protezione dei semi e la loro dispersione. Un sistema naturale di classificazione dei frutti sarebbe quello filogenetico, che dovrebbe quindi rappresentare lo sviluppo nei tempi geologici dei vari tipi di frutto da un tipo ancestrale, e quindi dovrebbe spiegare la filogenesi dei tipi diversi di frutti che si trovano, per esempio, nella famiglia delle Ranuncolacee (follicoli secchi degli ellebori, follicoli carnosi delle peonie, la capsula delle nigelle, la bacca dell’actea, le noci delle anemoni). Ma un sistema filogenetico dei frutti è ben lontano da una formulazione soddisfacente per varie ragioni, prima delle quali il fatto che non è ancora stabilita la filogenesi dei diversi ordini e delle famiglie delle Angiosperme: infatti, alcuni assumono quale tipo ancestrale il follicolo, altri una noce bicarpellare. La classificazione tradizionale distingue i frutti in: frutti veri (derivanti soltanto da ovari), frutti composti o infruttescenze e frutti falsi. Questi ultimi costituiscono una categoria molto eterogenea, che comprende tutti gli apparati contenenti semi e che derivano non solo dall’ovario, ma da parti accessorie del fiore, come il ricettacolo (in tutti i frutti da ovario infero e nei frutti delle rose e della fragola), da antofilli o da brattee; rientrano qui anche varie infruttescenze, come quelle del fico e del gelso. La classificazione più recente dei frutti distingue i frutti in aggregati (derivanti da più carpelli distinti di un fiore), semplici (derivanti da un solo carpello supero) e sincarpici (derivanti da 2 o più carpelli concresciuti di un solo fiore). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ricoperto di squamette pulverulente, solitamente cerose.
A forma di fuso, lo strumento utilizzato per filare a mano, di solito in legno tornito, appuntito alle estremità e panciuto al centro.
Organo assiale epigeo delle piante legnose, che collega l’apparato radicale agli apparati fotosintetici e riproduttivi. Il fusto può variare in altezza da pochi cm in alcuni arbusti nani, a più di 100 m in alcuni alberi (sequoia, eucalipto), e fino a 300 in alcune palme sarmentose delle foreste tropicali. Se all’estremità superiore del fusto non vi sono ramificazioni, questo viene detto stipite. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Strobilo seminifero delle Cupressacee e Tassodiacee, specialmente quand’è legnoso, come nei cipressi; se carnoso, come nei ginepri, si dice piuttosto coccola. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta con organi fotosintetici affioranti sul pelo dell’acqua.
Ciascuna delle cellule sessuali femminili e maschili che, fondendosi, danno origine a un nuovo individuo.
Organismo originato da una spora, tipico delle piante con alternanza di ganerazioni, e che produrrà i gameti.
Corolla costituita da petali concresciuti.
Calice fiorale costituito da sepali concresciuti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
L’abbozzo del germoglio, cioè l’asse caulinare e delle foglie da questo originati. L’embrione vegetale ha al suo apice una gemma, dalla quale si svilupperà il fusto della pianta; questo e i suoi rami sono terminati del pari da una gemma. Nelle gemme si nota l’apice vegetativo del caule e al di sotto gli abbozzi delle foglie (bozze fogliari) tanto più sviluppati quanto più lontani dall’apice; si notano i primordi di altre gemme (gemme ascellari), dalle quali si svilupperanno i rami. I tessuti delicati che costituiscono la gemme sono protetti dalle foglie sviluppatesi per prime, le quali avvolgono il tutto, costituendo un corpo di solito conico, o conico-cilindrico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In Biologia, il termine “Genere” fa parte di un sistema gerarchico di classificazione, che raggruppa i viventi in base ad affinità reciproche, dette anche relazioni filogenetiche.
Il raggruppamento più importante è la specie. Più specie costituiscono un genere, e più generi compongono una famiglia.
Il raggruppamento più importante è la specie. Più specie costituiscono un genere, e più generi compongono una famiglia.
Con l'aspetto della ginestra: cespuglioso e con scarse foglie.
Pianta erbacea perenne, che nel periodo avverso sopravvive grazie al permanere dei soli organi sotterranei (bulbi, tuberi, rizomi).
Propriamente il ritorno alla vita attiva di organismi o di organi prima quiescenti; si dice specialmente dei semi e delle spore. Il passaggio dalla vita attiva alla quiescenza è caratterizzato da una progressiva disidratazione; ne segue che, perché la generazione sia possibile, occorrono condizioni ambientali che consentano la reidratazione dell’organo preposto a germinare. Il primo sintomo di questa ripresa di funzionalità è il rapidissimo incremento della funzione respiratoria; quasi contemporaneamente, eventuali sostanze di riserva accumulate vengono idrolizzate e i prodotti che ne derivano sono utilizzati nelle diverse funzioni vitali. Il processo di germinazione può considerarsi concluso quando la plantula che ne deriva ha prodotto una superficie fotosintetica in grado di provvedere al fabbisogno di carboidrati. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione epigea di una pianta vascolare, costituita da fusto e foglie nelle prime fasi dello sviluppo, a partire da un seme o da una gemma. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Germoglio.
Frutto della quercia, consistente in un achenio monospermo di forma ogivale, parzialmente ricoperto da una cupula formatasi per escrescenza del peduncolo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Cellula o gruppo di cellule che elaborano sostanze varie (resine, mucillagini, olî eterei, zuccheri, ecc.) che spesso escono dalle cellule e si volatilizzano o si depositano sulla superficie del corpo o negli spazî intercellulari. Le gh. si trovano nell’epidermide (gh. esterne) o nei parenchimi e in altri tessuti (gh. interne). Le cellule ghiandolari sono vive, hanno abbondante citoplasma e grosso nucleo. Talora sono raggruppate a formare uno strato, l’epitelio ghiandolare (per es., quello che tappezza i canali resiniferi delle Pinacee). Spesso le gh. esterne stanno all’apice di peli (peli ghiandolari), che sono pluricellulari con cellula apicale fatta a capocchia (talora per divisione la capocchia è pluricellulare). A seconda dei prodotti di escrezione le gh. si distinguono in mucipare, oleifere, resinifere, digestive (nelle piante carnivore), nettarifere. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ghiandole che, in numero di quattro, orlano il ciazio, così dette perché sovente munite alle estremità di appendici che conferiscono loro la forma di mezzaluna
Gruppo di piante tradizionalmente considerato una classe che include Cicadofite, Conifere, Ginkgofite e Gnetofite. La maggior parte degli autori giudica le G. un insieme polifiletico distaccatosi secondo più linee da un gruppo di piante progenitrici (Progimnosperme), ma non esiste un accordo su quante siano queste linee e su come valutare la posizione gerarchica dei vari taxa. Pertanto, le G. vengono classificate in modi molto diversi e in alcune moderne classificazioni vengono addirittura eliminate come taxon. L’analisi cladistica condotta negli ultimi decenni del 20° secolo conferma che le G. non sono un gruppo monofiletico, e che non possono essere considerate un insieme naturale. Anche se le G., cui appartengono 15 famiglie, 754 generi e 820 specie, non compaiono come unico taxon nelle più recenti classificazioni, resta comunque importante distinguerle dalle Angiosperme. I principali elementi che permettono la distinzione delle G. dalle Angiosperme, e che hanno determinato il diverso successo evolutivo dei due gruppi, riguardano soprattutto i vasi conduttori e vari aspetti della riproduzione. Le piante non Angiosperme, come preferiscono chiamarle molti autori, hanno soltanto tracheidi nello xilema, a eccezione delle Gnetofite; presentano una riproduzione che procede molto lentamente, con una fecondazione che può verificarsi dopo un anno dall’impollinazione e con un tempo di maturazione dei semi fino a tre anni; l’impollinazione delle G. è solitamente operata dal vento (tranne nelle Cicadofite e in alcune Gnetofite, in cui si ha l’impollinazione zoofila); i carpelli delle G. non permettono la germinazione stigmatica del polline e non presentano i vari adattamenti, tipici delle Angiosperme, per la protezione dell’ovulo e del seme. I granuli pollinici delle G. sviluppano un protallo con 1÷2 cellule vegetative e 1 cellula riproduttiva, la quale dà origine a 2 nuclei spermici o, nelle Cicadofite e Ginkgofite, a spermî mobili, pluricigliati. Il protallo femminile, pluricellulare, riempie il sacco embrionale prima della fecondazione e ha di norma 2÷8 archegonî; esso serve da tessuto nutritizio per l’embrione ed è detto endosperma primario per distinguerlo dall’endosperma delle Angiosperme, il quale ha origine del tutto diversa. Gli archegonî hanno una o più cellule del collo, una cellula del canale del ventre (talora mancante) e una oosfera. L’apparizione delle G. data già dal Devoniano superiore; nel Carbonifero inferiore esse raggiunsero la massima differenziazione. Benché ora ridotte di numero, hanno notevole importanza (in primo luogo le Conifere: 400 specie) nella formazione di boschi e per i prodotti utili all’uomo: legname, cellulosa e resine. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo derivante dalla unione degli stami con il pistillo, caratteristico del fiore delle Asclepiadacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo che risulta dalla fusione dello stilo con i filamenti staminali, caratteristico della famiglia delle Orchidacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il complesso dei carpelli di un fiore. Può essere apocarpico e sincarpico, a seconda che i singoli carpelli restino distinti l’uno dall’altro e quindi costituiscano altrettanti pistilli (es. fragola, ranuncoli) oppure concrescano in un pistillo unico (es. gigli, papavero). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di stilo che apparentemente sorge dalla parte basale dell’ovario, come nelle Labiate. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piegatura a ginocchio, caratteristica degli internodi inferiori del culmo e delle reste di numerose Poacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Prolungamento del ricettacolo fiorale, in forma di colonna sorreggente il pistillo (per esempio, cappero, alcune silene). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di fusti simili a quelli dei giunchi, solitamente compressibili.
Quasi glabro, con peli scarsi.
Privo di peli.
Quasi glauco.
Negli organi vegetali, il colore verde-grigio dovuto alla presenza di uno strato di cera che ricopre l’epidermide e maschera in parte il colore verde sottostante; si osserva per esempio nelle foglie dei giaggioli e di molte piante grasse. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Cosparso di setole o rigidi peli spinescenti, come il frutto del fico d'india o le microspore delle selaginelle
Gruppo di fiori che nell’insieme formano una palla: è quasi sempre un’infiorescenza a cima con gli assi e i peduncoli molto ridotti: si riscontra, per esempio, nella parietaria. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Brattea verdastra o scariosa, posta alla base delle infiorescenze delle Poacee. Nella maggior parte dei casi, le glume sono a coppie: una inferiore (solitamente maggiore) ed una superiore, ed abbracciano parzialmente la spighetta. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Gluma.
Ciascuna piccola brattea che avvolge, da sola o in coppia, ogni singolo fiore delle poacee, costituendo la spighetta (v.). Spesso, alla maturazione del frutto, le glumette restano aderenti alla cariosside. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo rivestito da una sostanza appiccicosa di natura proteica. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta con foglie parallelinervie (nastriformi, conduplicate o cilindriche) e infiorescenza (spighetta, spiga, antela), recata da un culmo avvolto da guaine fogliari almeno alla base.
Vedi Graminiforme.
Formazione che riveste a guisa di guaina o delimita alcuni organi. Guaina è detta la parte basale di certe foglie, molto dilatata, la quale, a guisa di astuccio, circonda più o meno il fusto; è molto sviluppata nelle Poacee, in certe Apiacee, ecc.; nelle Ciperacee la guaina è chiusa, cioè forma un cilindro. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Portamento che contraddistingue una specie vegetale, essenzialmente determinato da aspetto, numero, durata e forma degli apparati epigei. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di colore bianco traslucido e solitamente di consistenza cartilaginea.
Gemma svernante di piante acquatiche che in autunno si stacca dalla pianta e serve alla propagazione. L’ibernacolo ha foglie ridotte e contiene materiali di riserva; per esempio, amido. Le Utricularie e qualche Potamogeton hanno ibernacoli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Apparato escretore presente in molte foglie, dal quale escono goccioline di acqua. Se ne conoscono due tipi: 1) idatodi epidermici, senza rapporti diretti col sistema vascolare (i. unicellulari di Gonocaryum pyriforme; peli pluricellulari, o idatodi tricomatosi, di fagiolo, presenti sulla pagina inferiore della foglia); 2) idatodi direttamente collegati col sistema vascolare, detti stomi acquiferi o pori acquiferi, che differiscono dagli stomi normali perché immobili e sempre aperti e perché la camera sottostomatica è piena d’acqua. Sotto gli stomi acquiferi si trova un tessuto particolare (epitema). Gli idatodi sono situati o all’apice della lamina fogliare (nelle Graminacee) o all’apice dei denti marginali della lamina (fragola). In talune sassifraghe l’evaporazione delle goccioline d’acqua degli uscenti dagli idatodi dà origine a incrostazioni calcaree. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta acquatica i cui apparati radicali affondano in suoli sommersi, mentre quelli riproduttivi e fotosintetici sono sommersi, flottanti o appena emergenti.
Con riferimento allo strofiolo dei semi (Moehringia): costituito da peli subcilindrici fortemente appressati.
Superficie, di solito molto ridotta, per la quale l’ovulo aderisce al funicolo, a sua volta inserito sulla parete ovarica; nel seme si conserva, spesso accrescendosi, e appare come una piccola cicatrice di colore diverso dal restante episperma; evidente nell’ippocastano e nella fava. È detto anche ombelico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si dice di corolla gamopetala che ha l’aspetto di un imbuto (per esempio, nel vilucchio). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di foglia pennato-composta terminante con una fogliolina isolata.
Il trasporto dei granelli di polline dalle antere sull’ovulo (nelle Gimnosperme) e sullo stimma (nelle Angiosperme). L’impollinazione è condizione necessaria per la fecondazione e per il successivo sviluppo del seme.
Poiché i granelli di polline mancano di movimento autonomo, l’impollinazione è operata da agenti esterni: vento, animali, acqua, gravità terrestre, e pertanto le piante, a seconda del diverso agente impollinatore, si distinguono in anemofile, zoofile, idrofile, barofile, con vari adattamenti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Poiché i granelli di polline mancano di movimento autonomo, l’impollinazione è operata da agenti esterni: vento, animali, acqua, gravità terrestre, e pertanto le piante, a seconda del diverso agente impollinatore, si distinguono in anemofile, zoofile, idrofile, barofile, con vari adattamenti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Caratteristica di frutti o altri apparati che a maturazione non si aprono. L’Indeiscenza dei frutti è una caratteristica spesso ricercata nelle piante coltivate. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In ecologia vegetale, gli indici sono scale ordinali impiegate per quantificare, mediante una stima, un fattore ecologico in grado di determinare la sopravvivenza di una data specie. Particolarmente noti e usati sono gli indici di Ellenberg, detti anche valori di bioindicazione, che correlano una data specie alle sue preferenze ecologiche ed edafiche. Altri indici sono quelli proposti dalla IUCN per quantificare la vulnerabilità e di una data specie in funzione delle minacce incombenti e dell’entità numerica delle popolazioni esistenti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Membrana derivante dall’epidermide fogliare, talora caduca, che in molte felci ricopre e protegge gli sporangi nei primi stadi di sviluppo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Indumento di peli denso e compatto come un feltro.
Si dice infero l’ovario nei fiori epigini, nei quali esso è concresciuto con le pareti interne della coppa ricettacolare, sicché appare situato al disotto delle altre parti del fiore; è sinon. di aderente o adnato. Se, pur essendo inserito al fondo della coppa e quindi a un livello inferiore a quello degli altri pezzi fiorali, resta libero, cioè non aderente alle pareti della coppa, l’ovario è detto semiinfero. Impropriamente si dice infero il frutto derivante da un ovario infero. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione del fusto recante i fiori.
Vedi Infiorescenza.
Di rango tassonomico compreso tra il genere e la specie (subgen.).
Si dice degli epiteti tassonomici (sottospecie, varietà, forma, ecc.), gerarchicamente iferiori alla specie.
Complesso di frutti derivati dai fiori di un’infiorescenza, per esempio gelso, fico; si dice particolarmente se il complesso simula un frutto semplice, come nei casi citati; è diversa dal frutto multiplo, perché in questo i singoli frutti derivano da altrettanti pistilli di un unico fiore, come nei rovi (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di corolla gamopetala che ha l’aspetto di un imbuto con tubo particolarmente allungato (per esempio, nello stramonio). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Giovane ramo, germoglio, particolarmente quelli basali delle Poacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Particolare tipo di ansa delimitata da due estroflessioni o lobi della lamina fogliare, che si prolungano all’indietro rispetto al punto di inserzione col picciolo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Attacco di un organo appendicolare (per esempio foglie o fiori) sull’asse che lo porta. Le caratteristiche dell’injserzione possono essere un importante carattere diagnostico nel riconoscimento di diverse specie, per esempio l’inserzione fogliare nelle palme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di ibrido tra due o più generi. L’ibrido può essere bigenerico, come in diverse Graminacee (Triticum, Aegilops), trigenerico, come in certe Orchidacee coltivate (Brassolaeliocattleya), ecc (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione di fusto compresa tra due nodi successivi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Inernodio.
Detto di ibrido tra due o più specie.
Che sta dentro alla guaina fogliare, come le innovazioni di molte Poacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di specie la cui presenza in una determinata regione è dovuta all’azione umana, deliberata od accidentale.
Involucro fiorale è il complesso dei fillomi sterili, come le brattee, in prossimità del fiore; involucro di un’infiorescenza (capolino, ombrella, ecc.) è il complesso delle brattee più o meno ravvicinate fra di loro. Talora, quando il fiore è unico, l’involucro è formato da poche brattee poste al di sotto e più o meno distanti dal fiore, come nelle anemoni. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Involucro fatto a coppa che circonda in alcune specie l’ovario supero, come nel genere Rosa e in altre Rosacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione prossimale del labello di alcune Orchidacee, separato dalla porzione distale (epichilo) da una strozzatura o da un’articolazione trasversale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
detto di corolla gamopetala con lembo quasi spianato e tubo lungo e sottile. Esempio: pervinca, gelsomino. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Che sta sotto il livello del suolo.
Fiore ipogino è quello che ha il ricettacolo convesso e tutti i pezzi fiorali al di sotto dell’inserzione dell’ovario. Ghiandole ipogine sono organi nettariferi, originati di solito da espansioni del ricettacolo, che si trovano al di sotto dell’ovario. Esempio, nei fiori di Sedum.
Detto di piante o organi abbondantemente coperti di peli.
In tassonomia, un doppione dell’olotipo.
Una delle due parti in cui è diviso il lembo dei calici o delle corolle zigomorfe; si distingue un labbro superiore, rivolto verso l’alto, e un labbro inferiore, opposto al primo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
elemento del verticillo perigoniale interno delle Orchidacee, solitamente di forma, colore e dimensioni assai diverse dagli altri tepali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, detto di calici o corolle zigomorfe, i cui elementi si dividono in due lobi ben distinguibili, detti labbri. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, rottura totale o parziale di un organo determinata da una crescita anisotropa o dall’essicamento. La lacerazione è spesso causa della deiscenza dei frutti maturi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
incisione profonda e stretta di certi organi, come le foglie sommerse dei ranuncoli acquatici, o i petali delle resede. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Corpo di organi appiattiti; lamina fogliare.
Che ha l’aspetto sottile ed espanso di una lamina fogliare, come le colonie o i talli di alghe, licheni, ecc., quando sono sottili ed espansi in superficie. Placentazione laminare, distribuzione degli ovuli sulla superficie interna di un carpello e non al margine di questo; per esempio, nelle viole. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Del contorno di un organo circa tre volte più lungo che largo, con la massima larghezza nella metà basale, a forma di punta di lancia.
Detto di un organo quando il suo indumento è composto di peli lunghi e ondulati.
Il contrario di Compatta (vedi)
Detto di cellula o di fusione di più cellule contenenti latice. Le cellule laticifere isolate sono piuttosto rare (nelle Ninfeacee, Fumariacee), mentre in molte piante si trovano complessi cellulari, detti anche laticiferi, che percorrono, ramificandosi e spesso anastomizzandosi, i vari organi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta arborea con foglie a lamina espansa. Sono latifoglie, ad esempio, le querce, il faggio, gli ontani, i frassini. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Che si estende in larghezza, ovvero in direzione perpendicolare a quella assiale.
In tassonomia, un esemplare scelto a partire dal materiale originale per servire come tipo nomenclaturale quando non è stato assegnato un olotipo con la pubblicazione o per la perdita dello stesso. Il lectotipo si deve scegliere fra gli isotipi; se non esistono isotipi si deve scegliere fra i sintipi; se nemmeno vi sono sintipi si dovrà scegliere un neotipo (vedi).
Tessuto tipico delle piante vascolari, costituito da lunghe cellule disposte in fasci longitudinali (elementi vasali), a cui si accompagnano elementi accessori, quali cellule parenchimatiche e fibre di sostegno. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tipo di frutto proprio delle Fabacee, unicarpellato, secco, detto anche baccello se deiscente o lomento se indeiscente. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Lamina.
Sinonimo di glumetta inferiore delle spighette delle Poacee. Vedi Gluma. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Apparato pluricellulare, spesso d’aspetto lenticolare, che si osserva alla superficie di fusti, rami, radici e talora di piccioli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di forma simile alla lesina di un calzolaio.
In senso lato, sono liane tutte le piante che, radicate nel terreno, per mettere le foglie nella posizione più adatta rispetto alla luce si appoggiano ad altre piante con i loro fusti o rami, che hanno internodi molto lunghi e sono troppo deboli per mantenersi eretti.
Si hanno liane erbacee e liane legnose; le prime sono annue (fagiolo, luppolo) o perenni geofite (vilucchio); le seconde (liane in senso stretto) sono le piante legnose che o si appoggiano semplicemente sugli alberi con lunghissimi rami, aiutate anche dalla presenza di aculei riflessi (rose), o si attorcigliano attorno ai sostegni a guisa di corde, o si abbarbicano con radici avventizie, o si aggrappano con organi di attacco (uncini, cirri). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si hanno liane erbacee e liane legnose; le prime sono annue (fagiolo, luppolo) o perenni geofite (vilucchio); le seconde (liane in senso stretto) sono le piante legnose che o si appoggiano semplicemente sugli alberi con lunghissimi rami, aiutate anche dalla presenza di aculei riflessi (rose), o si attorcigliano attorno ai sostegni a guisa di corde, o si abbarbicano con radici avventizie, o si aggrappano con organi di attacco (uncini, cirri). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
1. appendice scariosa o membranosa con la quale nelle foglie delle Poacee la guaina che avvolge il culmo si continua per un breve tratto oltre al punto d’inserzione della lamina. Di ligula sono fornite anche le foglie delle selaginelle e delle Isoetes. 2. Tipo di fiore delle Asteracee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Fiore ligulato (o ligula o fiore a linguetta): tipo di fiore che si riscontra nelle Asteracee, unitamente o meno ai fiori tubulosi sullo stesso capolino; è caratterizzato da corolla aperta da un lato longitudinalmente fin quasi alla base e spianata, simile a una linguetta. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di una foglia o di un frutto stretto e allungato, con i bordi paralleli per un lungo tratto.
Percorso da una linea, a volte discolore (fg. lineate nei crochi e nei ginepri).
Linfa ascendente (o linfa grezza), la soluzione acquosa di sali che dalla radice sale fino alle foglie e agli apici dei rami percorrendo i vasi legnosi; linfa discendente (o linfa elaborata), la soluzione densa di sostanze organiche elaborate dalla pianta e che dalle foglie, in prevalenza, si distribuisce alle altre parti della pianta e circola nei tubi cribrosi e nei vasi laticiferi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di foglia pennatosetta o pennatopartita che presenta un grande segmento terminale e i segmenti laterali gradatamente minori dall’apice verso la base della foglia; per esempio, nel ravanello (Raphanus sativus). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Lobatura.
Divisione di una foglia o di altro organo a lobi, cioè a meno della metà della distanza tra il margine e la nervatura mediana, se l'organo è pennato, o tra il margine e la base, se esso è palmato o peltato. Forma e dimensioni della lobatura hanno importanza nell’identificazione di numerose specie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Lobatura.
Vedi Lobatura.
Detto della deiscenza dei frutti secchi pluriloculari, che si aprono in corrispondenza della linea mediana dei singoli carpelli. Si dicono anche loculicide le capsule che presentano tale deiscenza; esempio, nelle Gigliacee. Contrapposto a setticida. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna delle cavità che un ovario o un frutto presenta nel suo interno e nelle quali sono alloggiati gli ovuli o, rispettivamente, i semi; i loculi sono determinati dai setti, che di norma derivano dall’introflettersi dei carpelli verso il centro dell’ovario; se il carpello è unico, la cavità è del pari unica (ovario uniloculare); se i loculi sono 2, 3 o più l’ovario è detto bi-, tri-, pluriloculare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Luogo ove cresce la popolazione-tipo di una specie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piccola squama che si trova nel fiore delle Poacee, interpretata quale un tepalo ridotto. Le lodicole sono di norma due, talora tre, e si alternano con gli stami. Al tempo della fioritura, rigonfiandosi per assorbimento di acqua, provocano lo scostarsi delle glumette e l’apertura del fiore. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Lodicola.
Loggia di un ovario o di un frutto è sinonimo di loculo; loggia dell’antera è parte della teca, formata da 2 loculi, o sacchi pollinici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto secco indeiscente, che a maturità si disarticola trasversalmente in vari frammenti, ognuno contenente un seme. Il lomento può essere costituito da un legume (Hippocrepis) o da una siliqua (Cakile). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Che si estende in lunghezza, ovvero in direzione parallela a quella assiale.
In fitogeografia è il complesso delle isole atlantiche: Is. del Capo Verde, Azorre, Madera e Canarie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il bordo della lamina. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il sesso maschile è rappresentato tipicamente dagli spermi, perciò si parla di apparato maschile a proposito delle antere, nonché dello stame e dei sacchi pollinici; parimenti si dice fiore maschile o anche pianta maschile quella che porta solo stami. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Antera.
In questa sede, il termine è utilizzato per indicare un insieme di campi di opzioni. Ad esempio, il menù dedicato al gruppo 04 comprende i seguenti campi: "Infiorescenza", "Fiore", "Colore", "Calice", "Frutto", "Foglie1", "Foglie2", "Varie".
Parte di un frutto schizocarpico, contenente un seme; i singoli mericarpi si comportano come frutti per la disseminazione; per esempio, i due mericarpi, simili ad acheni, delle Apiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tessuto vegetale le cui cellule hanno la capacità di dividersi per mitosi per originare nuove cellule. La loro funzione è paragonabile a quella delle cellule staminali negli animali.
Detto di granulo pollinico con strato esterno (esina) con ornamentazioni acute, come un riccio di mare.
Apertura apicale dei tegumenti che rivestono l'ovulo delle spermatofite, attraverso la quale avviene la fecondazione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di polline liberato in granuli non aggregati.
Organo con ingrossamenti collegati da porzioni più sottili, come i grani di una collana: rizoma moniliforme.
Detto degli stami con filamenti concresciuti in un fascio più o meno lungo (per esempio, nella ginestra). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Infiorescenza con cima unipara, cioè costituita da un solo ramo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto del fusto o dei rami che recano all’apice un'unica infiorescenza globosa (trifoglio, girasole, aglio...).
Si dice del fiore che ha un solo verticillo di antofilli: esempio Fagacee. Contrapposto a diclamidato. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di pianta dotata di un solo caule.
Piante che hanno un solo cotiledone nell’embrione.
Sinonimo di ermafroditismo, anche se in botanica l’aggettivo monoico viene spesso impiegato per distinguere le piante che recano organi maschili e femminili su fiori separati dello stesso individuo, come avviene, ad esempio, nelle Fagaceae, Juglandaceae, Betulaceae e Corylaceae.
Dicesi di corolla con una sola lacinia o con una lacinia assai più sviluppata delle altre.
Complesso di assi vegetativi o fioriferi ramificato a grappolo, e quindi con l’asse primario unico. Contrapposto a simpodio.
La penetrazione di un solo spermatozoo nell’uovo al momento della fecondazione: è la condizione fisiologica che si verifica nella maggior parte degli organismi (contrapposto a polispermia). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sostanza presente in molte piante, affine alla gomma, ma di natura più complessa; la funzione della mucillagine è quella di assorbire e trattenere l’acqua, rigonfiandosi enormemente. Per estensione, qualsiasi sostanza che abbia consistenza vischiosa. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Formazione apicale con aspetto di breve punta, costituita dal prolungamento della nervatura mediana di vari organi laminari dei vegetali (esempio: foglie, petali, sepali, brattee). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto composto da più acheni, come nei ranuncoli, nei gerani, ecc.
Frutto composto da più drupe, come nei rovi.
Organo ripetutamente suddiviso, fino a risultare composto da segmenti più o meno lineari.
Con numerosi fiori.
Frutto composto da più follicoli (vedi).
Vedi Lobatura.
Detto di un organo vegetale laminare, la cui nervatura mediana non termina con una resta, mucrone e simili punte strette. I frumenti e gli orzi mutici sono quelle varietà che hanno glumette mutiche, e sono contrapposti alle varietà aristate. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nella classificazione delle forme biologiche proposta da Raunkaer, sono così chiamate le piante legnose con gemme svernanti poste ad un’altezza media compresa tra 25 cm e 2 m al di sopra del suolo: per esempio il bosso. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sinonimo di Spontaneizzato
Suffisso che significa nuovo: neotropicale.
In tassonomia, un esemplare scelto come tipo nomenclaturale quando manchi tutto il materiale sopra il quale viene a basarsi il nome del taxon.
L’insieme dei nervi, cioè dei fasci vascolari di una foglia o anche un singolo nervo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Disposizione dei fasci vascolari (nervi) di una foglia. Si distinguono foglie uninervie e plurinervie a seconda del numero dei nervi; le plurinervie sono parallelinervie, se i nervi primari, che decorrono dall’inserzione fino all’apice della foglia, sono all’incirca paralleli, com’è spesso nelle piante Monocotiledoni, oppure retinervie (o angolinervie), se dai nervi primari si distaccano nervi secondari, meno robusti, che a loro volta possono essere ramificati. A seconda della disposizione dei nervi secondari, si riconoscono foglie palminervie se i nervi secondari, disposti a raggiera, confluiscono in un unico punto, solitamente posto all’estremità del picciolo, e foglie penninervie se i nervi secondari si dipartono obliquamente da un nervo mediano come le barbe di una penna. La nervazione è aperta o chiusa a seconda che i nervi secondarî e quelli di ordine inferiore finiscano liberamente nello spessore della lamina (per esempio, Ginkgo) oppure anastomizzino fra di loro. La nervazione delle Felci, specialmente fossili, è più complicata e costituisce un importante carattere filogenetico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuno dei fasci vascolari, accompagnati per lo più da cordoni di fibre e di collenchima, spesso sporgenti a guisa di costoline o rilievi sulla pagina inferiore della lamina fogliare, dove decorrono in modo diverso, determinando così i vari tipi di nervazione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ghiandola nettarifera, organo di molte piante Angiosperme che secerne il nettare a mezzo di un epitelio speciale o da fori simili a stomi acquiferi. I nettari si distinguono in nettari nuziali (o fiorali) che si trovano nel fiore e hanno funzione adescativa per i pronubi, ed extranuziali (o extrafiorali) che sono collocati fuori del fiore (sui fusti o foglie) e servono ad attirare formiche che difendono la pianta dai fitofagi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di piante che si sviluppano bene in ambienti con tasso neutro di acidità e male sopportano scarti sensibili dalla neutralità. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Lo strato più interno, legnoso, dei frutti a drupa, come nelle ciliegie e nelle pesche. Il nocciolo corrisponde all’endocarpo e si presenta con consistenza legnosa. Contiene uno o può semi ed è caratteristico dei frutti di molte piante arboree. Può assumere dimensioni e forma variabili, ma si compone quasi sempre di due valve aderenti l’una all’altra, che racchiudono un seme variamente foggiato, più spesso a mandorla. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Nocciolo.
Frutto secco, indeiscente, che deriva da un ovario pluricarpellare, nel quale si sviluppa un solo ovulo per aborto di tutti gli altri, come nel caso della nocciòla. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, punto di inserzione delle foglie sul fusto. Anatomicamente, la struttura del fusto in corrispondenza del nodo è diversa da quella degli internodi, anche perché vi permangono a lungo gruppi di cellule che consentono l’accrescimento intercalare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In tassonomia, accompagnato da opportuna determinazione, serve a individuare alcuni casi previsti dal codice di nomenclatura. Per es: N. nudum: nome che, se pubblicato prima del 1931, non è conforme all’Art. 12 (ovvero l’istituzione della nuova specie o genere non è accompagnata da una diagnosi descrittiva), o se pubblicato dopo il 1930 non è conforme all’Art. 13 (ovvero non viene data descrizione delle differenze, etc. ). N. novum: nome istituito per rimpiazzare un nome già stabilito da rigettare perché ambiguo o invalido. Un taxon designato con un nome nuovo ha per tipo lo stesso del taxon nominale designato col nome sostituito. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nome validamente pubblicato che, essendo stato regolarmente utilizzato da diversi autori per identificare specie diverse (o complessi di specie), nell'uso comune non è più adatto per designare univocamente una data specie.
Nome diffusamente e comunemente utilizzato da lungo tempo in maniera inequivocabile per designare una unità tassonomica e, in quanto tale, viene mantenuto pur non rispettando una o più regole del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica.
Nome validamente pubblicato ma contravvenente uno o più articoli del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica.
Nome non validamente pubblicato secondo le prescrizioni del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica.
Nome pubblicato senza fare esplicita menzione del tipo nomenclaturale.
Nome validamente pubblicato che, in seguito all'accoglimento di un nomen conservandum ai sensi dell'articolo 14 dell'ICBN (International Code of Botanical Nomenclature), deve essere rigettato assieme ad eventuali altre combinazioni nomenclaturali da esso derivanti.
Nome validamente pubblicato ma riferentesi a taxa precedentemente nominati validamente da altri autori.
Vedi Nucula.
Noce di piccole dimensioni, per esempio, nei frutti delle rose e del biancospino. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Netto di apparati delle piante quando sono sprovvisti di organi avvolgenti (per esempio, il fiore senza semafilli, la gemma senza perule, l’ovulo delle gimnosperme perché non è racchiuso in un ovario, il soro delle felci quando non è coperto dall’indusio, ecc.). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Usato, per brevità, al posto di assente. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un organo vegetale che è inclinato da un lato, come il peduncolo di certi fiori (es.: papavero) prima dell’antesi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo a forma di clava con l’estremità allargata in posizione distale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo avente forma di un cono rovesciato, con l’estremità allargata in posizione distale (per esempio, il frutto di certi peri). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo vegetale il cui apice, più ampio della base, è diviso in due lobi arrotondati, a guisa di cuore (per esempio, le foglioline di alcuni trifogli). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo vegetale con profilo a forma di lancia rovesciata, simile al profilo spatulato, ma meno arrotondato.
Si dice di organo laminare, per esempio foglie, a contorno ellittico, però con i margini laterali paralleli o quasi, ossia in forma di ellisse molto allungata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un organo (foglie, brattee) con profilo simile a quello d’un uovo con la parte più larga in posizione distale (per esempio, i petali dei papaveri). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un organo (foglie, brattee) con forma simile a quello d’un uovo con la parte più larga in posizione distale.
Guaina che avvolge l’internodio del fusto o del ramo per un tratto più o meno lungo al di sopra dell’inserzione della foglia; deriva dalle due stipole fuse insieme; può essere erbacea o membranosa. L’ocrea è presente in quasi tutte le Poligonacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
La porzione distale, affusolata a guisa di proiettile, di alcuni organi vegetali. Esempio: l’estremità della ghianda delle querce. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nella classificazione di Baum dei fiori di Tamarix (1978), riferito a disco nettarifero con lobi interstaminali, di varia foggia e spesso asimmetrici, ma sempre più larghi che lunghi (es. Tamarix famosissima). Nei fiori ololofici, gli stami tendono ad essere inseriti al di sotto del disco nettarifero (inserzione ipodiscale) e derivano da un ciclo episepalo.
In tassonomia, esemplare scelto dal descrittore per essere typus nominis di un taxon. Sull’olotipo si basa la descrizione originaria, o diagnosi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un asse omogeneamente peloso.
Infiorescenza racemosa o cimosa con fiori peduncolati, riuniti alla sommità dell’asse e inseriti circa al medesimo livello; il complesso è di norma accompagnato al disotto dei peduncoli da un involucro formato da brattee: per esempio, nelle Apiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna delle ombrelle semplici che formano un'infiorescenza a ombrella composta. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Contrapposto a eterofìllia, caratteristica delle piante che non presentano differenze significative tra le foglie prodotte da uno stesso individuo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di tomento costituito da peli tutti uguali e conformi.
In biologia, di cavità o apertura provvista di opercolo: celle opercolate (dei favi delle api); antere opercolate. (http://www.treccani.it/vocabolario)
Struttura, di consistenza per lo più rigida, che ha la funzione di ricoprire e riparare a guisa di coperchio, talvolta mobile, aperture e cavità di organismi animali e vegetali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di fiore o d’infiorescenza apparentemente opposti a una foglia (per esempio, il grappolo della vite). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto degli stami quando sono opposti ai petali. Analogam. si dicono oppositisèpali, opposititèpali gli stami quando sono opposti rispettivamente ai sepali o ai tepali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si dicono foglie o. le foglie inserite lungo il caule una di fronte all’altra. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In questa sede, il termine è utilizzato per indicare ciascuna delle voci utili per filtrare, mediante l'interrogazione intuitiva di un database relazionale, un insieme di specie che possiedono determinate caratteristiche. Ciascuna opzione è definita ed illustrata da una tavolaesplicativa, che compare cliccando sull'opzione.
In questa flora ciascuna delle possibilità selezionabili sui menù della Ricerca che contribuiscono a costruire un filtro.
Espansione di un organo vegetale in forma di lobo più o meno ampio; per esempio, la base delle foglie di Nicotiana tabacum ha due orecchiette, è cioè auricolata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Scolpitura caratteristica del profilo di alcuni organi vegetali (foglie, ali del fusto, ecc.), che può avere importanza diagnostica. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta adattatasi a vivere in alta montagna, al di sopra del limite degli alberi. Le orofite possiedono numerosi caratteri morfologici, anatomici e fisiologici che consentono loro di accrescersi e svilupparsi in condizioni di notevole escursione termica giornaliera, forte insolazione diurna e periodo vegetativo assai breve. Solitamente si tratta di arbusti nani ed erbe perenni, caratterizzate da lento accrescimento, foglie persistenti, con cuticola molto spessa e fiori intensamente pigmentati. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Capsuta i cui denti alla deiscenza sono revoluti secondo un asse parallelo alla propria lunghezza, quindi ai bordi.
A portamento eretto, perpendicolare al terreno.
Ochenio circondato da elementi bratteiformi, con aspetto di piccola capsula aperta all’apice, tipico delle carici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo il cui apice è smussato.
Vedi Ovato.
Parte inferiore del pistillo (nelle piante Angiosperme), contenente gli ovuli; dopo la fecondazione, questi si evolvono in semi, mentre l’ovario diventa frutto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di un organo (foglie, brattee) con profilo simile a quello d’un uovo con la parte più larga in posizione prossimale.
Detto di un organo (foglie, brattee) con forma simile a quello d’un uovo con la parte più larga in posizione prossimale.
Corpicciolo per lo più rotondeggiante che è il primo abbozzo del seme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Abbreviazione di Pro maxima parte
Abbreviazione di Pro minima parte
Abbreviazione di Pro parte
Ciascuna delle sue superfici di un organo appiattito, per esempio la foglia, in cui si usa distinguere una pagina superiore, solitamente priva di stomi, ed una pagina inferiore, che ne è munita. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Bratteola, di solito in forma di piccola squama di consistenza membranosa, che sta alla base di ciascun fiore nel capolino di alcune Asteracee. È detta anche palea. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sporgenza del labbro inferiore della corolla di certi fiori zigomorfi (esempio: bocca di leone) che, strettamente avvicinata al labbro superiore, chiude la fauce del tubo corollino e impedisce quindi l’entrata a insetti succhiatori di nettare che non siano tanto pesanti da causare l’abbassamento del palato medesimo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo scarioso di diverso valore morfologico: nelle Asteracee è sinonimo di paglietta; nelle Poacee è sinonimo di glumetta superiore; nelle Felci le p. sono peli pluricellulari, spesso in forma di scagliette brunastre con aspetto squamoso, più o meno copiosi sulle foglie e sui fusti di varie specie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Gruppo di piante, per lo più erbacee, comprendenti le Monocotiledoni e gli ordini non-Monocotiledoni Amborellali, Aristolochiali, Austrobaileyali, Ceratofillali, Clorantali e Ninfeali. Studi filogenetici, condotti negli anni Novanta, hanno evidenziato che le Paleoerbe presentano molti caratteri arcaici presenti probabilmente nelle primitive Angiosperme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di foglia, o di altro organo simile, quando ha nervi disposti come le dita divaricate di una mano, irraggiantisi dal punto d’inserzione del picciolo; le foglie palmate sono spesso incise o lobate: a seconda della profondità delle divisioni, si hanno foglie palmatifide o palmatolobate (incise fino a metà della distanza tra il margine il punto d’inserzione del picciolo), palmatopartite (incise fino a tre quarti) e palmatosette (incise fino al punto di inserzione del picciolo). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Disposto a pannocchia o che ha aspetto di una pannocchia: infiorescenza panicolata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Pannocchia.
Infiorescenza composta indefinita, detta anche panicolo, costituita da un asse da cui si dipartono tante infiorescenze a grappolo, solitamente decrescenti in lunghezza dal basso all’alto, per cui la pannocchia assume aspetto piramidale o conico. Se i rami secondari sono molto regolari e di lunghezza costante, si ha una pannocchia di forma cilindrica, detta pannocchia spiciforme. Impropriamente, nel linguaggio popolare viene detta pannocchia anche l’infiorescenza femminile del mais, che in realtà è una spiga. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
A forma di farfalla; detto della corolla delle Papilionidee, sottofamiglia delle Fabacee. Vedi anche Vessillo, Ala e Carena.
Estroflessione breve e subconica delle cellule dell’epidermide, frequente nei petali di certi fiori, cui dona un aspetto vellutato, per esempio la viola del pensiero. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di granulo pollinico con strato esterno (esina) con ornamentazioni ottuse, clavate.
Complesso di appendici pluricellulari posto all’apice del frutto delle Asteracee, Valerianacee, ecc., derivante dalla trasformazione del calice. Presenta aspetto diverso: squame, setole, peli semplici o ramificati (piumosi); in molte specie il pappo serve a facilitare la dispersione del frutto a grande distanza per mezzo del vento. Impropriamente si dice pappo anche il ciuffo di peli che talora corona i semi, per esempio dell’oleandro. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Complesso di appendici o introflessioni dei petali o delle lacinie corolline, disposte in modo a simulare una corolla al centro della corolla propriamente detta. Si osserva, per esempio, nell’oleandro e nei narcisi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di foglia con nervi tutti paralleli fra loro.
Nella classificazione di Baum dei fiori di Tamarix (1978), riferito a disco nettarifero con lobi decisamente più larghi che lunghi, profondamente bipartiti, nella cui insenatura si inserisce il filamento staminale, la cui base è spesso concresciuta agli emi-lobi ad esso adiacenti (es. Tamarix dalmatica). Nei fiori paralofici, gli stami tendono ad essere inseriti al di sopra del disco nettarifero (inserzione epidiscale) e derivano da un ciclo epipetalo.
Pianta che si nutre a spese di altre piante, spesso priva di clorofilla.
In tassonomia, un esemplare non formalmente designato come tipo nomenclaturale dall'autore di un taxon ma tuttavia semplicemente citato nella descrizione originale del taxon, solo quando nella suddetta descrizione l'autore aveva designato un singolo esemplare come tipo (olotipo) o più esemplari come tipi (sintipi). Nel caso però in cui l'autore non aveva designato un singolo tipo e neppure designato due o più esemplari citati come tipi, allora tutti gli esemplari della pubblicazione sono da considerarsi sintipi e in questo caso non può esistere un paratipo.
L’insieme dei tessuti costituenti il sistema fondamentale, cioè tutte le strutture eccettuate quelle di rivestimento, sostegno e di conduzione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di foglia pennato-composta terminante con una coppia di foglioline.
Con portamento aperto, divergente.
Con pochi fiori.
Nelle infiorescenze e infruttescenze, i peduncoli di ciascun singolo fiore o frutto. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Qualsiasi parte assile a sostegno di un organo: tipicamente, lo stelo più o meno sottile, di natura caulinare, che congiunge fiori, infiorescenze, frutti o infruttescenze alla pianta madre. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di una porzione di tessuto più facilmente attraversata dalla luce della zona circostante.
In botanica, pelo o tricoma è una cellula o insieme di cellule dell’epidermide, spesso simile per l’aspetto ai pelo degli animali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
he ha forma di scudo. Si dice della foglia il cui picciolo è inserito più o meno nel mezzo del lembo, che è a forma di scudo; per esempio, nel tropeolo. Le foglie peltate divise si distinguono, a seconda della profondità delle divisioni, in foglie peltatolobate, peltatifide, peltatopartite e peltatosette. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pendente rispetto a un asse.
Detto di foglie attraversate longitudinalmente da una nervatura mediana, da cui si dipartono nervature laterali secondarie, su ambo i lati. A seconda della profondità delle divisioni, si hanno foglie pennatolobate, pennatifide, pennatopartite e pennatosette. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Carattere dei fiori costituiti da verticilli di cinque elementi perianziali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tipo di bacca caratteristico delle Cucurbitacee (zucca, cocomero, ecc.): si tratta di un falso frutto derivante da un ovario infero pluricarpellare e si presenta con epicarpo e mesocarpo fusi e carnosi e da un endocarpo unito alle placente, contenenti i semi, solitamente deliquescente a maturità. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di pianta con ciclo vitale che si protrae per più di due anni. Le piante perenni possono fiorire e fruttificare una sola volta (piante monocarpiche, come le agavi) o, come accade normalmente, per più anni di seguito. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si dice di foglia sessile attraversata dall’asse caulinare che la porta, dimodoché il lembo fogliare abbraccia interamente il caule; ne sono esempio tipico le foglie di Bupleurum perfoliatum. Anche perfoliato. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
L’involucro del fiore, dato dal complesso degli elementi fiorali sterili, cioè che non producono le spore, dette anche foglie perianziali o antofilli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
a parete del frutto; deriva dalla parete dell’ovario dopo la fecondazione degli ovuli. Nel pericarpo si distinguono tre strati: epicarpo, comunemente definito come la buccia del frutto, mesocarpo di norma di consistenza carnosa, ed endocarpo, che spesso assume consistenza legnosa (nòcciolo), a protezione del seme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto del fiore che presenta il ricettacolo scavato a coppa; sul margine superiore sono inseriti il perianzio e gli stami mentre l’ovario si trova in fondo alla coppa stessa, senza però aderire alle pareti interne. In tal caso l’ovario è detto medio. Esempio, nelle Rosacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Perianzio omeoclamide, cioè non differenziato in calice e corolla. Più esattamente, perigonio è il perianzio omeoclamide che consta di un solo verticillo di antofilli equivalenti fra di loro (Urticacee), mentre pseudoperigonio, che è il tipo più comune, è quello i cui gli antofilli, in 2 o più cicli, nella filogenesi sarebbero diventati eguali per eguaglianza di funzione (Gigliacee). I pezzi del perigonio sono detti tepali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Albume.
Detto della corolla simpetala bilabiata quando ha la fauce chiusa da una sporgenza del labbro inferiore, detta palato. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Foglia ridotta e modificata (catafillo) che si trova alla base dei germogli allo stato di gemma. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna delle foglie metamorfosate costituenti la corolla dei fiori. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si dice di sepali, perianzi o altre parti del fiore (filamenti staminali, stili), quando sono simili a un petalo per consistenza, colore, ecc. Anche petaloide. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
L’asse che sorregge la lamina fogliare e i pezzi fiorali. Esso serve di collegamento al caule; tuttavia può anche mancare, avendosi allora il tipo delle foglie sessili. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tessuto meccanico allungato lungo il fusto, con funzione di sostegno. È costituito da cellule morte, con parete fortemente ispessita, cellulosica o più spesso lignificata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Riferito a un organo ricoperto di peli. In particolare, zona pilifera della radice, la porzione subapicale della radice provvista di peli radicali, che servono per l’assorbimento di acqua e sali minerali: inizia a breve distanza dall’apice e si estende per un tratto di solito limitato a pochi mm, oltre il quale cessa in seguito alla caduta dei peli radicali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Divisione di primo ordine nelle fronde pennatosette delle felci.
Eventuale divisione di ordine superiore al primo nelle fronde pennatosette delle felci.
Apparato riproduttivo femminile posto al centro del fiore delle Angiosperme, costituito da uno o più carpelli; se questi sono liberi, ogni carpello costituisce un pistillo; se i carpelli sono più o meno concresciuti, il pistillo è detto sincarpico. Nel pistillo si distinguono tre regioni: una basale, più ampia, detta ovario, che corrisponde alla lamina del o dei carpelli e che contiene gli ovuli; una in forma di filamento, che è lo stilo, prolungamento dell’ovario, di norma attraversato dal canale stilare, attraverso il quale passa il tubetto pollinico, e una terza, posta all’apice dello stilo e detta stigma, espansione atta a ricevere e far germinare i granelli pollinici; se lo stilo manca, lo stigma è detto sessile. Il pistillo, e particolarmente l’ovario, si trasforma in frutto dopo la fecondazione degli ovuli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Si dice di un organo vegetale che porta peli sottili e leggeri, in modo da assomigliare a una piuma: stilo piumato (nella vitalba). Pelo piumato, pelo pluricellulare le cui cellule esterne si prolungano in fuori a destra e a sinistra dell’asse principale (per esempio, i peli del pappo di certe Asteracee). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
a regione delle foglie carpellari sulla quale sono inseriti i funicoli portanti gli ovuli. Consta di tessuto parenchimatico attraversato da tessuti conduttori, i quali da un lato si prolungano nel canale stilare, dall’altro penetrano nel funicolo innervandolo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
La disposizione delle placente nell’ovario delle Angiosperme: se l’ovulo è unico, esso si erge dalla base oppure pende dalla volta dell’ovario, o si impianta sopra un suo lato; se, come più spesso accade, gli ovuli sono numerosi, le placente si sviluppano o ai margini o più di rado sulla lamina dei carpelli, talora localizzandosi in corrispondenza della nervatura mediana. Nel primo caso si parla di placentazione marginale, nel secondo di placentazione laminare o diffusa. Si può anche avere una placentazione assile, se l’asse fiorale si prolunga attraverso l’ovario con una colonnetta rivestita dalla base delle foglie carpellari e sulla quale stanno le placente. Ciò vale per gli ovari monomeri e per gli ovari polimeri uniloculari; se invece l’ovario polimero è pluriloculare, la placentazione laminare diventa anche parietale, per essere gli ovuli disposti sulle pareti delle singole logge; la placentazione si dice centrale, quando gli ovuli sono inseriti sul tessuto centrale formato dalla confluenza dei margini dei carpelli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sviluppo orizzontale di un organo vegetale in accrescimento dovuto a uno stimolo luminoso (plagioeliotropismo) o alla gravità terrestre (plagiogeotropismo) e per il quale l’asse dell’organo forma alla fine un angolo vario, fino a 90°, con la direzione dello stimolo. Presentano plagiotropismo i rami di alcuni alberi (per esempio, abeti) e molti rizomi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta acquatica liberamente galleggiante o flottante.
Detto di ovario derivante dalla fusione di più carpelli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di infiorescenza dotata di numerosi capituli.
Frutto secco indeiscente costituito da più acheni separantisi a maturità. Vedi anche Schizocarpo.
Detto di polline liberato in granuli variamente aggregati tra loro.
Detto degli stami di un fiore i cui filamenti sono saldati in più gruppi.
Di fiore che ha un numero elevato e indefinito di stami. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Portamento delle piante con più fusti che si dipartono da un medesimo ceppo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Presenza di fiori ermafroditi e unisessuali negli individui di una stessa specie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ovario dotato di stili plurimi.
Detto di granulo pollinico con strato esterno (esina) cosparso di pori sull'intera superficie.
Caratteristica dei frutti contenenti molti semi. Esempio, il ficodindia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Complesso dei granuli pollinici, cioè complesso delle microspore delle piante Fanerogame. A maturità i granuli pollinici possono essere liberi l’uno dall’altro (polline polverulento), oppure riuniti a due a due (di rado) o in tetradi come sono stati formati dalle cellule madri (polline coerente), o anche conglutinati in masse compatte (masse polliniche, pollinii) di 16-32-64 granuli, come nelle Mimosacee, o anche di molte centinaia, come nelle Asclepiadacee e Orchidacee. La forma dei granuli pollinici è la più varia (sferica, poliedrica, allungata, vermiforme), come variabili sono le dimensioni (da 2,5 µm in Myosotis, a 250 µm in Mirabilis). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Polline.
Asse ortotropo o germoglio originatosi da meristema secondario, posto alla base del fusto o direttamente sulla radice, di una pianta legnosa. Nel secondo caso, si parla di polloni radicali.
Falso frutto costituito da vari carpelli cartilaginei, formanti 5 logge seminali e circondati da una parete carnosa, derivante dalla saldatura e dallo sviluppo più o meno ricco dei tessuti carpellari e ricettacolari. È tipico della sottofamiglia Pomoidee (famiglia Rosacee), che comprende peri, meli, cotogni, sorbi, nespolo, biancospino, ecc., nei quali il vero frutto è rappresentato da ciò che comunemente si definisce torsolo, mentre la polpa costituisce, considerata a sé, uno pseudofrutto, derivando dall’accrescimento del ricettacolo fiorale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di granulo pollinico con strato esterno (esina) con pori.
Detto della deiscenza dei frutti secchi pluriloculari, che si aprono per mezzo di pori dai quali escono i semi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nei granelli pollinici poro, o poro germinativo, è un punto poco ispessito della membrana attraverso il quale germina il tubetto pollinico. Poro è anche sinonimo di punteggiatura delle membrane cellulari. In generale, apertura molto piccola, come nello stoma. Poro acquifero, sinonimo di stoma acquifero, cioè idatodo. Poro corticale, sinonimo di lenticella. Vedi anche Poricida. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Specificazione di un taxon, dal latino, per la maggior parte degli Autori.
Specificazione di un taxon, dal latino, per la minima parte degli Autori.
Specificazione di un taxon, dal latino, per parte degli Autori.
Detto di pianta con fusti che si inarcano verso il suolo.
La propagazione (detta anche riproduzione asessuale, moltiplicazione vegetativa) è un modo di riproduzione indipendente dagli elementi sessuali, la quale consiste nella frammentazione del corpo e nel distacco da esso di porzioni capaci di svilupparsi in nuovi individui, simili al genitore. I caratteri dei discendenti sono identici a quelli del genitore, non verificandosi alcuna modificazione genetica, ed è sfruttata dall’uomo per perpetuare le varietà colturali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte di una pianta a cui è affidata la moltiplicazione vegetativa. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Prima descrizione pubblicata dall'autore di un taxon o categoria sistematica, nuovi per la scienza, che definisce le differenze dalle altre categorie.
Deposito di cera alla superficie di un organo vegetale che ne risulta coperto come da un velo; per esempio, su frutti carnosi, come susine, uva. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Caratteristica adattiva degli organismi viventi che colonizzano substrati sabbiosi incoerenti e fortemente permeabili. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Arillodio.
Vedi Capolino.
Sottodivisione di piante comprendenti le felci e i gruppi affini, dotate di tessuti vascolari e riproducentisi per mezzo di spore.
Pelosità breve e molle che ricopre alcuni organi vegetali, quali le foglie della dulcamara o le pèrule delle gemme del frassino. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di pianta che ha aspetto di cuscino o pulvino. Tale aspetto è determinato dal modo di accrescimento: il breve fusto origina molti rami, disposti a raggiera, fogliati solo all’estremità, con foglie piccole, fittamente stipate alla superficie che è più o meno curva. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Rrigonfiamento carnoso alla base della foglia, col quale questa si articola sul fusto. Pulvino, o cuscinetto, è detto anche l’habitus delle piante pulvinate. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ornamento o scolpitura di un organo, dovuto a una diversa pigmentazione rispetto alla zona circostante, o alla presenza di piccoli incavi o rilievi.
Di organo composto da quattro lobi.
Tipo di infiorescenza costituita da un asse primario allungato longitudinalmente, con internodi distinti e fiori, provvisti di un peduncolo, inseriti singolarmente. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo caulinare assiale, dal quale prendono origine brevi ramificazioni secondo una simmetria bilaterale. Esempio, nell’infiorescenza delle Poacee, l’asse principale della spiga; nelle foglie composte, prolungamento del picciolo sul quale sono inserite le foglioline o, al posto di queste, altre rachidi secondarie. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Rachide secondaria, come quella delle spighette delle Poacee,ciascuna delle quali è a sua volta inserita su un rachide principale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
La parte della pianta (nelle piante superiori) che penetra nel terreno e da esso trae nutrimento. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Abbozzo di radice contenuto nell’embrione delle cormofite. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ingrossamento, simile a un tubero, di parte della radice, finalizzato all’accumulo di sostante di riserva, come avviene, ad esempio, nell’asfodelo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di capolino (calatide) i cui fiori periferici sono disposti come tanti raggi: per esempio, nella margherita; anche di altri organi disposti similmente, come le squame dell’involucro di certi capolini, per esempio, nelle Carline. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nel capolino (calatide) delle Asteracee a corolle dimorfe (per esempio, margherite), il raggio è il complesso dei fiori periferici, che sono ligulati; nelle infiorescenze a ombrella composta (per esempio, Apiacee), sono detti raggi i rami primari, che portano all’apice un’ombrelletta, mentre si dicono raggi secondari i peduncoli dei singoli fiori. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Produzione di rami in un asse caulinare o radicale. La ramificazione dei corpi vegetali si può ricondurre a due tipi principali, l’apicale o dicotomica, e la laterale; nella prima l’apice dell’organo, tipicamente rappresentato da una sola cellula, si divide in due, originando due rami che a loro volta possono ripetere lo stesso processo; in tal caso l’apice stesso si continua nei rami originando due apici. Se i due rami sono eguali si ha dicotomia eguale, se uno è più sviluppato dell’altro si ha dicotomia disuguale; in quest’ultimo caso si distingue una dicotomia elicoide, se il ramo più breve si dispone alternativamente a destra e a sinistra, e una dicotomia scorpioide, se il ramo più breve si sviluppa sempre dallo stesso lato. Nella ramificazione laterale i rami si sviluppano al disotto dell’apice: quando l’asse principale cresce più dei rami e li sorpassa, si ha il grappolo o racemo; se invece l’asse principale cessa a un certo punto il suo accrescimento, si ha la cima; in tal caso i rami oltrepassano di solito l’asse principale. Si distingue una cima moltipara o pleiocasio, se al disotto dell’apice si sviluppano tre o più rami, bipara o dicasio, se si hanno due rami, unipara o monocasio, se si sviluppa un solo ramo. La cima bipara è detta anche dicotomia falsa, perché la disposizione dei rami è come nella dicotomia, ma l’apice non si esaurisce nella produzione dei rami, bensì con un fiore. La cima unipara prende gli aspetti elicoide e scorpioide, come nella ramificazione dicotomica disuguale. La ramificazione dei corpi vegetali ramificati a grappolo è detta anche monopodiale, o monopodio, perché predomina un solo asse; la ramificazione a cima è detta anche simpodiale, o simpodio, perché costituita da un complesso di assi di ordine gradatamente superiore. Il fusto si ramifica secondo i varî tipi citati, però di rado presenta dicotomia vera. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il ramo è l’asse secondario di uno dei tre costituenti del cormo (radice, fusto, foglia), di valore morfologico eguale a quello dell’asse primario. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piccolo ramo
Frutto secco indeiscente formato da più ovuli, nella nostra Flora solitamente cinque, saldati fra loro per gli stili e separantisi in altrettanti acheni a maturità. Vedi anche Schizocarpo.
Detto di foglie con contorno a forma di rene e il picciolo inserito al centro del seno.
Pianta con uno o più fusti plagiotropi, cioè con portamento appressato al suolo.
Denominazione generica di prodotto naturale (di origine sia vegetale sia animale) o sintetico, caratterizzato dal possedere più o meno spiccate proprietà plastiche. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Arista.
Dicesi di organo vegetale girato di 180° sulla direzione primitiva. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Estremità inferiore (detta anche Viscidio), discoidale e ingrossata, della caudicola che sorregge il pollinio delle Orchidacee. Esso è rivestito di una patina viscosa che aderisce al corpo del pronubo, sì da causare il distacco del pollinio dalla pianta madre (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di foglie che hanno la nervatura reticolata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto dell’apice di foglia, petalo e simili quando presenta una leggera insenatura. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo vegetale arrotolato su sé stesso. Per esempio, le foglie del rosmarino hanno margini revoluti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione apicale del peduncolo fiorale, sovente espansa e variamente sagomata per consentire l’inserzione del fiore. Il ricettacolo può essere concavo o convesso, appiattito o rigonfio e spesso, a fecondazione avvenuta, diventa carnoso e forma una parte del frutto, come avviene nel caso della fragola, del melo del fico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di un organo vegetale curvato in fuori o indietro; per esempio, i petali esterni degli iris. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di un organo (picciuolo, peduncolo) che non è molto flessibile.
Nel mondo vegetale la conservazione della specie è assicurata in molti modi che riflettono la più lunga storia naturale delle piante, e la loro maggiore flessibilità adattativa rispetto agli animali, in relazione sia alla minore differenziazione, sia al regime più vario e rigoroso di rapporti con l’ambiente. Negli organismi vegetali a più semplice organizzazione manca o è rarissima la riproduzione sessuata. Processi di moltiplicazione agamica per frammentazione e formazione di organi di moltiplicazione ricorrono naturalmente anche nelle piante superiori, ove la riproduzione agamica è fatta anche artificialmente (talee, margotte, propaggini, ecc.) e i frammenti e organi che servono alla produzione asessuata di nuovi individui (geneticamente identici alla pianta madre, della quale costituiscono cloni), possono provenire dal fusto (bulbilli, gemme quiescenti, rizomi, ecc.), dalla foglia (intera o in parte, bulbilli, ecc.), da foglie e fusto (bulbi), dalla radice (apice, gemme avventizie, bulbilli o tuberi radicali), dal fiore (le cui parti talora si modificano espressamente); infine, si possono ottenere nuove piante, agamicamente, da tessuti coltivati in vitro. Nelle piante si alternano due generazioni: una aploide, l’altra diploide. La prima a maturità produce i gameti in ricettacoli detti gametangi; la seconda inizia con lo zigote. I gametangi, talora semplicissimi (nel caso più elementare il gametangio è la parete della cellula il cui contenuto origina un unico gamete fornito di membrana propria ed eventualmente mobile per ciglia o flagelli), possono essere di varia fattura e complessità e, in qualche caso, possono contenere gameti femminili e maschili (fucali). La durata e lo sviluppo relativo delle due generazioni dipendono dal momento del ciclo biologico in cui avviene la meiosi, che può essere iniziale o zigotica; intermedia; terminale o gametica. Il ciclo con meiosi terminale o gametica è quello proprio degli animali e ricorre nelle piante soltanto nelle Diatomee e nelle Alghe brune Fucali. Se la meiosi è iniziale, e quindi precoce, verificandosi alla germinazione dello zigote, resta eliminata tutta la generazione diploide (Alghe verdi Coniugate, molti funghi, ecc.). Se la riduzione meiotica è intermedia, cioè cade in qualche momento del ciclo biologico e separa le due generazioni, queste sono entrambe rappresentate e il loro sviluppo può essere relativamente equilibrato (Alghe brune isogenerate, Muschi), oppure una delle due generazioni può nettamente prevalere, per durata e sviluppo, sull’altra. Un tratto caratteristico del regno vegetale è che, man mano che si sale nella scala evolutiva, la meiosi diventa sempre più ritardata; ciò comporta che progressivamente diviene preponderante la fase diploide del ciclo biologico. Per esempio, nelle piante superiori essa è nettamente preminente e occupa gran parte del ciclo, mentre la fase aploide è ridottissima sia per durata (da qualche giorno a poche settimane, in genere) sia per lo sviluppo, essendo accolta nelle strutture fiorali (che, a loro volta, sono effimere). La crescita vegetativa può esaurirsi in qualche mese, o in uno o due anni (piante annuali, con forme invernali e primaverili, e biennali); o continuare per un periodo indefinito, molto variabile, distinto in una fase giovanile, dopo la quale la pianta può fiorire una sola volta e morire (Agave americana, dopo 10÷70 anni; alcuni bambù, anche dopo oltre 100 anni); o fiorire e fruttificare ogni anno. In certe piante, annualmente vengono prodotti prima i fiori (Forsythia, Calicanthus, Caesalpinia, ecc.) e poi le foglie. Il fenomeno della fioritura è largamente dipendente dalla luce e dalla durata relativa del giorno e della notte (fotoperiodo) e, accanto ad altri tipi, si distinguono sotto questo riguardo anzitutto le piante brevidiurne e neutrodiurne, prevalenti alle basse latitudini, da un lato e dall’altro dell’equatore; e le piante longidiurne, proprie delle medie e alte latitudini, talora con forme invernali e primaverili e con esigenze di un periodo a bassa temperatura. In certe piante bulbose (tulipano, giacinto, zafferano, ecc.), l’accrescimento vegetativo si conclude con la formazione degli organi di riproduzione vegetativa (bulbi, cormi) e sessuata (fiori). In altri casi (piante annuali e perenni), dopo un periodo di accrescimento vegetativo l’accrescimento di organi vegetativi e riproduttivi procede contemporaneamente. Alcune piante (orzo) hanno particolari adattamenti fotoperiodici, con la presenza, nell’ambito della stessa specie, di varietà regionali brevidiurne e longidiurne, secondo l’area geografica di distribuzione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Escrescenza dei rami di alcune piante (salici) di grande importanza diagnostica, evidente solo asportando la corteccia.
Fusto perenne, prostrato e per lo più sotterraneo, proprio delle piante erbacee di climi con netta stagionalità. Ha un aspetto che ricorda quello della radice, dalla quale però si distingue perché reca foglie ed è diviso in internodî, e perché il suo apice ha la stessa costituzione dell’apice del caule (quindi privo di cuffia); inoltre la sua struttura anatomica è quella tipica del caule. Le foglie sono normali (nei rizomi più superficiali, come nell’acoro, nella felce dolce) o ridotte a squame non verdi, poco ampie e di consistenza varia, da coriacea a membranacea. Assai spesso i rizomi funzionano come organi di riserva e sono quindi tuberizzati. Essi sono orizzontali, ma non mancano quelli inclinati e persino verticali. Si allungano ogni anno con la loro estremità anteriore, mentre si distruggono, in un tempo più o meno lungo, in quella posteriore, più vecchia. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Disposizione a raggiera delle foglie, di solito alla base del fusto di piante erbacee, determinato dalla brevità degli internodi: per es., nel dente di leone. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte del gimnostemio delle orchidee, a forma di piccolo rostro, che separa l'androceo dal gineceo. In specie autogame, esso può essere atrofico o soggetto a disseccamento precoce.
Pianta con una rosetta di foglie basali, da cui si diparte un fusto fiorifero con o senza foglie.
Di corolla gamopetala actinomorfa a tubo molto corto e lembo spianato, che ricorda la forma di una ruota; per esempio, nella borragine. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
La flora ruderale comprende le piante che vivono sui vecchi muri e ruderi di edifici, in vicinanza delle abitazioni, ai margini delle strade e, in senso più esteso, tutte quelle che si adattano a vivere in ambiente urbano e suburbano, mettendo radici fra le fessure e gli interstizî della pavimentazione stradale o su cumuli di macerie e simili. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Abbreviazione di Sensu lato.
Abbreviazione di Sensu stricto.
Vedi Antera.
Vedi Sagittato.
Conformato come la punta di una freccia, con due prolungamenti all’indietro: foglia sagittata. Vedi anche Astato.
Frutto secco indeiscente monospermo (noce o achenio), con pericarpo legnoso o membranaceo, provvisto di una espansione sottile, detta ala, periferica (nell’olmo) o laterale (nel frassino). Tale ala, di varia foggia, agevola la disseminazione ad opera del vento. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vegetale eterotrofo che si nutre a spese di organismi morti o in generale di sostanze organiche in decomposizione, in contrapposizione al parassita, che si nutre di sostanze assorbite direttamente da viventi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta con uno o più fusti volubili o rampicanti mediante viticci, aculei o radici avventizie.
Pianta con un singolo fusto ortotropo, cioè con portamento eretto.
Di organo (foglia, brattea, sepalo, ecc.) di consistenza membranosa; è più o meno secco e di solito ha aspetto translucido (come, per esempio, le scaglie del bulbo della cipolla). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In questa flora l'insieme delle opzioni selezionate nei vari menù della Ricerca e che compaiono in un'apposito riquadro.
Frutto che, a maturità, si suddivide in due o più acheni.
Popolazioni o gruppi di popolazioni costituite da individui autogami, apomittici o asessuati, distinguibili fra loro per caratteri fissati dall'impossibilità di incrocio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Cellula vegetale a parete molto ispessita e lignificata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tessuto meccanico le cui cellule, per lo più morte, hanno la parete fortemente ispessita, cellulosica o più spesso lignificata; ne fanno parte le sclereidi e le fibre. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Circinno.
Caratteristica del margine di un organo quando presenta denti acuti separati da seni ugualmente acuti.
Ognuna delle parti di una foglia composta (dette anche, in tal caso, foglioline) o di altro organo omologo, divise fino alla nervatura mediana o fino alla base della lamina. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nelle piante Fanerogame, il corpo riproduttivo, derivato dall’ovulo fecondato e contenente l’abbozzo della futura pianta (embrione); i semi delle Angiosperme sono contenuti nel frutto, quelli delle Gimnosperme sono liberi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Ghiandole semilunari.
In contrapposizione a Composto.
Si dicono piante semprecerdi arbusti ed alberi con foglie persistenti, in cui il ricambio fogliare ha luogo progressivamente e lentamente, durante i prcessi di crescita e non in corrispondenza dei cambiamenti climatici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Incavo della lamina fogliare nel quale è a volte inserito il picciolo.
Specificazione di un taxon, dal latino, in senso lato.
Specificazione di un taxon, dal latino, in senso stretto.
Ciascuno dei pezzi che costituiscono il calice dei fiori e che, molto più dei petali, rivelano di norma la loro natura fogliare con il colore, che è verde, e con consistenza, pubescenza e nervazione simili a quelle delle foglie normali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di piante o loro organi che presentano la lucentezza tipica della seta, causata dalla rifrazione della luce da parte di particolari strutture, spesso peli appressati e ordinatamente pettinati. Vedi anche Argenteo.
Del margine di un organo (foglia, ecc.) quand’è finemente seghettato. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di organo (foglia, frutto, ovario) privo di picciolo o stipite.
Come arista, ma meno rigida e più sottile
Con la consistenza e la lucentezza della seta.
Pelo per lo più unicellulare, relativamente corto, appuntito all’estremità e rigido per la membrana che è ispessita e calcificata o silicizzata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di ovari e frutti perché presentano pareti trasversali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Capsula.
Nome dell’infiorescenza del genere Ficus (e dell’infruttescenza che ne deriva), costituita da un complesso di molti piccoli fiori maschili e femminili, privi di petali, che tappezzano la parte interna del ricettacolo, carnoso alla maturazione, fatto a orciolo, comunicante con l’esterno per mezzo di un’apertura (ostiolo) nascosta da numerose piccole brattee squamiformi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto secco, polispermo, che si apre in due valve. Deriva da due carpelli con placentazione marginale, concresciuti ai loro margini. Dalle placente si forma precocemente un tessuto che cresce come una lamina verso il centro della cavità, originariamente unica, e forma alla fine un falso setto. Alla deiscenza rimane in posto la linea di concrescimento dei due carpelli con le placente (replo) e il setto. La s. è caratteristica delle Brassicacee, nelle quali però essa presenta diverse varianti dal tipo (lomento, achenio, nucula). Silique senza setto, dette capsule siliquiformi, si trovano anche in altre famiglie, come in alcune Capparidacee e Papaveracee (es. Chelidonium, Glaucium). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Siliqua non più lunga del triplo della propria larghezza.
Complesso di assi vegetativi o fioriferi il cui sviluppo è la risultante dell’attività meristematica di più gemme laterali che, sostituendosi a quelle apicali, dormienti, garantiscono l’allungamento dell’asse di crescita. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto pluricarpellare che deriva da un gineceo sincarpico. Anche, frutto formato dalla saldatura di più frutti derivati da un solo fiore (cerimolia) o da più fiori di un’infiorescenza (ananas). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tipo corologico proprio delle specie originarie della regione sindica, l’estremo est della fascia di deserti di tipo sahariano del vecchio continente. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nella classificazione di Baum dei fiori di Tamarix (1978), riferito a disco nettarifero con lobi attenuati, decisamente più lunghi che larghi, all'apice dei quali si dipartono i filamenti staminali, così da apparire allargati alla base (es. Tamarix gallica). Nei fiori sinlofici, gli stami sono inseriti al margine del disco nettarifero (inserzione peridiscale) e derivano da un ciclo epipetalo.
In tassonomia, ognuno dei due (o più) nomi scientifici della stessa categoria usati per indicare il medesimo taxon. Quando ad esempio esistono due nomi per la stessa specie, si applica la cosiddetta "legge della priorità": il primo di essi che è stato pubblicato in un articolo scientifico viene mantenuto (sinonimo più antico o senior), mentre il secondo (sinonimo più recente o junior) deve essere abbandonato e non può più essere riutilizzato. Vi sono sinonimi nomenclaturali (o omotipi o obbligatori) quando si riferiscono allo stesso tipo, cioè allo stesso campione usato per la denominazione; engono indicati con il simbolo ≡ (triplo segno di uguale; es. Polygonum lapathifolium L. ≡ Persicaria lapathifolia (L.) Delarbre). Vi sonoSinonimi tassonomici (eterotipi o facoltativi) quando si riferiscono a tipi differenti, cioè a campioni diversi usati per la denominazione; vengono indicati col simbolo = (uguale; es. Symphyotrichum squamatum (Spreng.) G.L. Nesom = Aster squamatus (Spreng.) Hieron.)
Termine generico per designare unità di qualsiasi rango gerarchico: associazione, alleanza, ordine, ecc. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In tassonomia, un esemplare qualsiasi citato nella descrizione originale di un taxon (protologo) quando non fu designato un olotipo, oppure uno qualsivoglia degli esemplari designati simultaneamente dall'autore come tipi nella stessa descrizione originale.
Di organo che presenta un intaglio poco profondo e irregolare lungo il bordo: foglie smarginate. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nome generico di depressioni longitudinali, più o meno strette e profonde, che suddividono la superficie di alcuni organi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il complesso di due cellule dell’epidermide delle parti aeree delle piante (fusto, foglie e organi omologhi) che, essendo reniformi e volgendo la faccia concava l’una verso l’altra, lasciano tra di loro una fessura (dotto stomatico o apertura stomatica) attraverso la quale il sistema degli spazi intercellulari comunica liberamente con l’aria esterna. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nelle Felci, gruppo di sporangi (o sporoteci) di forma diversa e ben definita nei vari generi (piccole sporgenze rotonde, ellittiche, lineari, ecc., gialle o brune). Di solito i sori sono ricoperti e protetti, durante lo sviluppo, sia dallo stesso lembo fogliare piegato su sé stesso, come nel capelvenere, sia da squame epidermiche, sia, più spesso, da una speciale produzione epidermica a forma di membranella, detta indusio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Frutto formato dalla concrescenza di parti accessorie dei fiori, che a maturità divengono carnosi e succosi (Gelso).
In biologia animale e vegetale, categoria tassonomica costituita da una o più popolazioni differenziate dalle altre della stessa specie per un insieme di caratteri diagnostici ereditarî e formatesi per l’azione selettiva di varî fattori. Nella classificazione, la categoria è riconosciuta dai rispettivi codici internazionali di nomenclatura e indicata aggiungendo ai nomi del genere e della specie un terzo nome (per es., Cervus elaphus hippelaphus, per il cervo europeo, e Cervus helaphus corsicanus, per il cervo sardo), mentre in botanica al nome della sottospecie si premette l’abbreviazione subsp. o ssp. (per es., Prunus domestica subsp. domestica, nome del susino). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Infiorescenza a spiga con l’asse ingrossato e carnoso, solitamente sottesa da una spata, frequente nelle Aracee e nelle palme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Fecondazione.
Brattea piuttosto ampia e grande, che si trova alla base dello spadice. Può essere breve o interamente avvolgente, verde o variamente colorata, carnosa, membranosa o anche, in alcune palme, lignificata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo che ha il contorno simile a quello di una spatola, ossia con apice allargato e arrotondato che si restringe gradatamente verso la base; per esempio, le foglie o i petali di molte sassifraghe. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Una singola linea evolutiva (clado) di popolazioni derivanti da uno stesso antenato, che rimangono distinte da altre simili linee e hanno tendenze evolutive e destino storico propri. Una linea evolutiva potrà essere individuata come specie per tutto il tempo in cui permarrà una continuità delle caratteristiche diagnostiche; eventuali variazioni di queste caratteristiche segneranno i «limiti» di specie diverse nel tempo evolutivo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Fanerogame.
Vistosa introflessione di una parte del fiore, di solito conica o cilindrica, solitamente nettarifera.
Ciascuna delle parti, corrispondente a un carpello, rivestite da una pellicola e facilmente staccabili l’una dall’altra che costituiscono la parte interna, o mesocarpo, del frutto degli agrumi; ciascuna delle parti (dette più precisamente bulbilli) rivestite da una tunica secca, che formano il bulbo dell’aglio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di infiorescenze, che, pur non essendo spighe, ne simulano l'aspetto per i rami raccorciati e appressati.
Infiorescenza con asse allungato recante fiori sessili. La s. può essere semplice, quando porta singoli fiori, o composta, quando al posto di singoli fiori porta altrettante spighe di fiori, come avviene in molte Poacee, la cui infiorescenza elementare, o spighetta, è spesso a sua volta inserita lungo un asse spiciforme. Particolari tipi di spiga sono l’amento e lo spadice. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ognuna delle spighe semplici che formano le infiorescenze composte delle Poacee: è formata da un asse corto, il rachide, che porta in basso le brattee, di solito 2, dette glume sterili, e al di sopra di queste una o più brattee ascellanti, le glume fertili uniflore, che prendono il nome di lemmi o, meno propriamente, di glumette inferiori. Le glume sterili e i lemmi possono essere aristati. I fiori delle s. presentano una struttura modificata rispetto a quella tipica delle Monocotiledoni: il perianzio è formato da verticilli dimeri con elementi concresciuti in quello esterno, la palea (meno propriamente, glumetta superiore), e disgiunti in quello interno formato dalle lodicule, che, rigonfiandosi per assorbimento di acqua, determinano l’antesi dei fiori; l’androceo ha un solo verticillo di 3 stami e l’ovario è uniloculare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte indurita e acuta, e quindi pungente, derivata dalla trasformazione di un organo delle piante superiori (caule, foglia, radice). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo che finisce in punta spinosa, detto di foglie, brattee, rami e simili. L’aggettivo si applica anche agli arbusti in cui persistono resti secchi, irrigiditi e con aspetto di spine, dei rami non più in vegetazione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Munito di piccole spine o di prominenze simili a spine; si dice per lo più di spore di funghi e d’altri vegetali osservabili al microscopio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di foglie od organi omologhi quando sono alterni e disposti lungo una linea spirale sull’asse. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di pianta che, coltivata o comunque introdotta in un determinato ambiente, si dimostra in grado di diffondersi e proliferare in maniera autonoma. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piante spontanee (contrapposto a piante coltivate), le piante che crescono e si riproducono senza necessitare di alcuna pratica colturale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Cellula riproduttiva delle piante, che, germinando, dà origine agamicamente a un nuovo individuo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Apparato nel quale si producono le spore. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Periodo dell'anno in cui avviene la dispersione delle spore nelle Pteridofite.
Corpicciolo sferico od ovale, peduncolato o sessile, isolato in gruppi di due o più, morfologicamente riferibile alla foglia o a parte di questa, che in alcune Felci racchiude uno o più sori di sporangi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nelle Pteridofite e nelle Fanerogame è la foglia produttrice di spore. Nelle Pteridofite le foglie normali possono accomunare le due funzioni di sporogenesi e di nutrizione (trofosporofilli), oppure alcune foglie si specializzano nelle funzioni trofiche (trofofilli), altre in quelle riproduttive (sporofilli); vi sono anche esempî di foglie che hanno una porzione con funzione trofica e una con funzione sporifica, le due porzioni presentando una morfologia molto diversa, come in Osmunda e Botrychium. Nei casi più semplici gli s. sono mescolati ai trofofilli, in altri invece (Equisetofite, Licopodiofite) sono riuniti all’estremità del germoglio. Nelle Felci isosporee tutte le spore sono fra di loro uguali, e uguali sono quindi anche gli sporofilli; nelle eterosporee invece si distinguono micro- e macrosporofilli. La massima differenziazione, a questo riguardo, si osserva nelle Fanerogame, dove i microsporofilli sono rappresentati dagli stami, e i macrosporofilli dalle foglie carpellari o carpelli. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Nome, non più vigente, delle piante Crittogame, così dette perché si riteneva che si riproducessero per mezzo di spore, al contrario delle Fanerogame, che si riproducono per mezzo di semi; poiché le spore sono presenti anche nelle Fanerogame e d’altro canto spora e seme non sono comparabili dal punto di vista morfologico, tale denominazione è da considerare errata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Tessuto spugnoso (o lacunoso) delle foglie, tessuto parenchimatico con ampi spazi aeriferi tra cellula e cellula, adibito agli scamb gassosi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, termine generico col quale si indicano organi squamiformi come i catafilli (per esempio, le perule delle gemme), le brattee e le bratteole in varie piante, le laminette presenti alla fauce della corolla di certe Borraginacee, e i peli larghi e appiattiti che si trovano sui petali o sui filamenti staminali di alcune piante. Squama carpellare o fruttifera e squama placentare o copritrice sono dette le parti di cui è costituita la foglia carpellare delle Conifere. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Lo sporofillo, nei fiori delle Fanerogame, che dà origine alle microspore (granelli pollinici) ed è analogo ai microsporofilli delle Pteridofite eterosporee. L’insieme degli stami di ogni fiore costituisce l’androceo. La forma degli stami, il numero, la posizione e i rapporti che presentano fra di loro e con le altre parti del fiore sono molto vari nei diversi gruppi sistematici. Nelle Angiosperme lo stame è, d’ordinario, costituito da un filamento sterile, il quale porta all’apice la parte fertile, detta antera, che risulta di due logge affiancate e unite da un connettivo; ogni loggia consta di due sacchi pollinici, nei quali si originano le microspore. Alcuni riservano il nome di stame a quello delle Angiosperme, perché l’organo analogo delle Gimnosperme non è del tutto omologo al primo; in queste ultime gli stami ricordano di norma gli sporofilli di molte Pteridofite, hanno forma di squame, disposte isolate o in verticilli sull’asse fiorale, e portano altresì sulla faccia inferiore numerosi sacchi pollinici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Stame abortito, cioè privo di antera o rudimentale; di solito è rappresentato dal solo filamento. Gli staminodi si trovano in varie piante (per esempio Scrofularia) e possono svolgere funzione nettarifera o vessillare, assumendo pertanto aspetto petaloideo. Se non è possibile riconoscere loro alcuna funzione, vengono definiti apostaminodi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Che ha forma di stella, o che presenta raggi divergenti simili a quella di una stella. Pelo stellato, pelo uni- o spesso pluricellulare ramificato e con i rami raggianti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Vessillo.
Prefisso di attributi utilizzati per indicare l’elevata specializzazione ecologica, e pertanto la limitata diffusione degli organismi a cui sono attribuiti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Porzione apicale del pistillo, solitamente di forma papillare o piumosa, atta a captare e trattenere i granuli pollinici, favorendone la germinazione. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte del pistillo, rappresentata da un prolungamento assile della foglia carpellare, di solito in forma di filamento sottile, il quale sorregge lo stigma. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Stili carnosi e abbreviati.
Ingrossamento, spesso nettarifero, della base degli stili, il quale ricopre più o meno l’ovario: è importante per la classificazione di certi generi delle Apiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Stigma.
Di organo vegetale munito di sostegno a peduncolo (stipite), col quale s’inserisce su un altro organo, ad esempio ghiandole stipitate, presenti sulle foglie delle drosere. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Propriamente fusto, pedale dell’albero, ceppo. Stipite è anche un organo assiale con funzione di sostegno che, a differenza di un tronco, non possiede ramificazioni: ad es., il fusto colonnare delle Palme; in particolari accezioni, anche come sinonimo di peduncolo (per esempio, stipite ghiandolare). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piccola appendice, di vario aspetto, inserita alla base della foglia di numerose piante superiori. Le stipole possono essere fogliacee (pisello e altre Fabacee), scagliose (faggio), spinificate (robinia), a viticcio (Smilax), nettarifere (fava) o ridotte a un piccolo tubercolo; possono essere libere dal picciolo e allora spesso sembrano inserite sul caule, o saldate con esso (s. adnate, come nelle rose); talora le due stipole di una foglia si saldano in una lamina che appare opposta alla foglia o è situata in corrispondenza dell’ascella di questa; o anche sono saldate due stipole di due foglie diverse di uno stesso nodo (in molte Rubiacee) e allora sono dette stipole interpicciolari; altra modificazione della stipola è l’ocrea. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piccola espansione di aspetto fogliaceo alla base di ciascun segmento fogliare di alcune foglie composte, per esempio in alcune Fabacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ramo lungo e sottile che nasce alla base del fusto di talune piante (viola, fragola, ecc.) e striscia sul terreno; ai nodi dello stolone spuntano facilmente radici caulogene che permettono alla gemma contigua di svilupparsi; questa può staccarsi dalla pianta madre in seguito alla morte del tratto sottile dello stolone e così contribuire a propagare la pianta. Esistono anche stoloni sotterranei, come nella patata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Capsuta i cui denti alla deiscenza sono revoluti secondo un asse perpendicolare alla propria lunghezza, quindi all’apice.
Di un un organo vegetale fornito di linee prominenti o impresse (per esempio, il fusto del finocchio), o un organo percorso da linee di colore diverso dal fondo. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Sinonimo di cono o pigna, cioè del falso frutto dei pini e per estensione delle altre Gimnosperme. Per analogia, il termine è stato applicato a qualunque asse più o meno allungato che porta foglie sporifere, come negli equiseti e nei licopodi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Escrescenza che si nota lungo il rafe di certi semi; può derivare dalle cellule epidermiche (celidonia) o dal tessuto sottostante all’epidermide (stramonio) ed è utile per la dispersione mirmecocora (per mezzo delle formiche). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Abbreviazione di Subspecies.
Vedi Sottospecie.
Di organo vegetale terminante in punta come una lesina; per esempio, gli aculei di certe piante, le foglie del ginepro comune. Sinonimo di lesiniforme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo a forma di punteruolo, che si attenua progressivamente in una punta sottile (es. le appendici laterali delle glume di alcune specie di Avena).
Di organo o pianta provvisti di abbondanti tessuti contenenti sostanze mucillaginose che sono in grado di trattenere l’acqua, della quale si imbibiscono: pianta succulenta, sinonimo di pianta grassa. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta perenne legnosa, i cui getti annui, erbacei, si lignificano solo nella loro parte basale, mentre, dopo la fruttificazione, si seccano nel resto per un tratto più o meno lungo; i suffrutici sono di solito più piccoli dei frutici o arbusti. Esempio, salvia e molte altre Lamiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto dell’ovario di un fiore quando è libero dal ricettacolo, cui aderisce soltanto alla base e, impropriamente, del frutto che ne deriva; contrapposto a infero. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Linea più o meno evidente lungo la quale si saldano i margini destro e sinistro di un carpello; i follicoli, per esempio, si aprono lungo la sutura e così pure i legumi, i quali però hanno anche una deiscenza dorsale lungo il decorso dei fasci vascolari principali, spesso definito, impropriamente, sutura dorsale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Termine usato spesso come sinononimo di sistematica, attualmente però adoperato in modo più preciso per indicare da un lato le regole nomenclaturali, dall’altro le tecniche per lo studio teorico della classificazione filogenetica dei viventi, attraverso la definizione esatta di principi, procedure e norme che la regolano. Basata un tempo su criteri essenzialmente morfologici e morfometrici, si avvale attualmente anche di metodi e valutazioni di natura biomolecolare, fisiologica e sierologica, combinate ad avanzate tecniche di analisi statistica. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Termine generico impiegato per designare un raggruppamento sistematico di qualsiasi rango (specie, genere, famiglia, ecc.). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna metà dell’antera, che nella sua forma tipica consta di due sacchi pollinici, in cui si formano e maturano il granuli polline. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Antofillo di un perigonio, cioè di un perianzio nel quale i vari pezzi hanno tutti funzione vessillifera, non distinguibili pertanto in sepali e petali. Per esempio, gli elementi delle corolle dei gigli e dei tulipani. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta i cui soli organi vitali perduranti di anno in anno sono i semi.
Frutto secco bicarpellare, nel quale ogni carpello dà origine a due logge per sviluppo d’un falso setto (Boraginacee, Lamiacee); alla maturità i quattro acheni o noci che ne derivano si staccano. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di polline liberato in granuli aggregati in quartine.
Di fusto o di altro organo allungato che presenta quattro spigoli, come nelle Lamiacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Carattere dei fiori costituiti da verticilli di quattro elementi perianziali.
In tassonomia, il processo di indicazione o designazione di un tipo nomenclaturale. È un requisito necessario del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica per l'applicazione dei nomi botanici. La funzione è quella di assicurare la massima stabilità e certezza possibile della nomenclatura, compatibile con la naturalezza scambiabile e dinamica del sistema tassonomico.
In tassonomia, esemplare scelto per essere typus nominis, ovvero quello su cui si basa la descrizione originaria, o diagnosi di una specie (o di un taxon subordinato). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani"). Il tipo (olotipo, isotipo, sintipo, lectotipo, paratipo, neotipo) ha un valore unicamente nomenclaturale, e non sistematico o altro. Esso non è inoltre necessariamente il campione più rappresentativo della specie; conferisce al nome una realtà fisica, evitando che quel nome possa essere assegnato a un’altra specie.
In botanica, termine impreciso e attualmente pressoché desueto, che indica una infiorescenza semplice o composta, racemosa o cimosa, d’aspetto ovoide. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Insieme di peli fitti, più o meno lunghi e in parte intrecciati, che ricopre la superficie di foglie, rami, semi, ecc. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, di organo allungato che presenta varie strozzature; sinon. moniliforme. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Asse ramificato a cima con tre assi secondari sottostanti all’asse principale, che termina con un fiore o la cui gemma apicale abortisce.(da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di granulo pollinico che presenta tre solchi longitudinali, come accade nella maggior parte delle dicotiledoni.
Vedi Pelo.
Di organo che termina con tre punte, come i filamenti staminali di certe specie di aglio. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo munito di tre denti (capsula, ligula tridentata).
Organo suddiviso in tre segmenti più o meno lineari.
Detto di foglia composta da tre foglioline.
Ovario dotato di tre stili (es. Silene).
Di organo a sezione triangolare.
Vedi Trilobo.
Detto di organo composto da tre lobi.
In botanica, di ovario, e di frutto, che ha tre loculi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Carattere dei fiori costituiti da verticilli di tre elementi perianziali.
In botanica, di verticillo fogliare o fiorale che consta di tre filli, come per es. quello dei fiori delle liliacee e di molte altre monocotiledoni. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di specie che porta tre tipi di fiori (monoclini, staminiferi e pistilliferi) su individui distinti. Esempio il frassino. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto dell'infiorescenza delle poacee con spighette sessili, distiche o allineate in più file lungo il rachide, che è scavato nel punto di inserzione.
Foglia con funzione vegetativa, contrapposto ad antofilli, sporofilli, catafilli, ecc. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Dicesi di un organo bruscamente interrotto: ligula troncata.
Fusto legnoso delle piante arboree, che va dalla zona di transizione radicale alla prima impalcatura di ramificazioni ed è in grado di accrescersi longitudinalmente e radialmente. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Piccola prominenza rotondeggiante alla superficie di varî organi (frutti, semi, ecc.). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo vegetale ingrossato per abbondante sviluppo di parenchimi di riserva. Il tubero può avere origine caulinare, fogliare e radicale; si hanno anche tuberi misti, quando la regione che tuberifica è quella del colletto (per es., nella barbabietola). Esempi di tuberi caulinari sono la patata e il topinambur; i tuberi fogliari sono dati dalle squame più o meno carnose dei bulbi; i tuberi radicali sono quelli dell’aconito, dell’asfodelo, della dalia: tutti questi sono tuberi ipogei, ma si hanno anche tuberi epigei, per esempio, all’ascella delle foglie di varie piante. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta perenne con organi epigei annuali e porzioni di fusto, ipogee o appena affioranti, di forma più o meno globosa.
Sottile condotto formato dal granulo pollinico posato sullo stimma e che si allunga facendosi strada nei tessuti dello stilo e dell’ovario, fino a raggiungere l’oosfera. Serve a trasportare i due nuclei spermatici. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna delle squame esterne dei bulbi.
Tipo corologico prprio delle specie originarie del Turan, estesa regione dell’Asia compresa tra l’altopiano iranico, il mar Caspio e la steppa dei Kirghisi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Giovane germoglio di pianta perenne con foglie rudimentali: per esempio, nell’asparago; detto anche del germoglio di un anno con caratteri delle foglie alquanto diversi da quello dei rami successivi, come si ha nei pioppi e nei rovi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Protuberanza mammellare centrale di certi organi vegetali, che si dicono perciò umbonati, come le squame dello strobilo di molte Conifere. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Con riferimento allo strofiolo dei semi (Moehringia): costituito da peli appiattiti, fortemente appressati, più o meno embricati.
Detto di ciò che ha la forma a uncino, o porta elementi piegati a uncino: peli uncinati, come, per esempio, quelli dei frutti di Galium aparine; aculei uncinati, come quelli delle rose e dei rovi; ecc. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Organo adunco per mezzo del quale la pianta si attacca a sostegni; gli uncini hanno origine varia, così in certe Bignoniacee sono dati dall’apice di foglioline, in altre piante da rami sterili dell’infiorescenza, nelle lappole dall’apice delle brattee dell’involucro del capolino, su varî frutti e semi sono emergenze. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Parte inferiore di un organo (petali, ecc.), ristretta e più o meno allungata. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, formato da un solo carpello: per esempio, i frutti delle fabacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di specie la cui infiorescenza consiste in un unico fiore.
In botanica, infiorescenza i cui fiori sono inseriti tutti da un lato solo dell’asse o sono rivolti tutti da una stessa parte, in seguito a torsione dei peduncoli fiorali. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, che ha una sola cavità o loculo, come per es. gli ovarî monocarpellari delle leguminose e quelli pluricarpellari paracarpici delle violacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di organo con un solo nervo (fg. uninervia; valva uninervia).
In botanica, disposto in un’unica serie, come i semi nel legume di pisello. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di fiore recante i soli organi maschili o femminili.
Detto di corolla con forma tubulare rigonfia nella metà basale e progressivamente ristretta all'apice, come un orciolo.
Vedi Urceolato.
Frutto formato da uno o più acheni racchiusi in un robusto ricettacolo disseccato, simulante un achenio infero o una capsula.
Ciascumo dei solchi longitudinali che percorrono il frutto delle Apiacee; in fondo alle vallecole si trovano spesso le vitte. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Ciascuna delle divisioni più o meno profonde delle capsule e dei legumi; ogni valva corrisponde di solito a un carpello. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Abbreviazione di varietà o di varietas.
Categoria sistematica inferiore alla specie o alla sottospecie.
Latino: varietà.
Riferito alle piante dotate di tessuti vascolari, e cioè le Pteridofite e le Spermatofite.
Dei vegetali, che concerne i vegetali: regno vegetale, uno dei due raggruppamenti in cui nel passato venivano suddivisi gli esseri viventi; comprendeva i vegetali o piante nell’accezione più ampia del termine (v. pianta), cioè batterî, alghe, funghi, briofite, pteridofite e spermatofite (attualmente i batterî non sono più inclusi tra le piante, e in certe classificazioni anche i funghi sono separati dal regno delle piante per costituire un regno a sé stante). (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Proprio e caratteristico dei vegetali; in botanica, particolarmente di quegli organi, come radici, fusti e foglie, che non riguardano la riproduzione. Periodo vegetativo è il periodo nel quale vengono esplicate le varie funzioni, contrapposto al periodo di riposo. Riproduzione vegetativa, quella che avviene senza il concorso dei gameti. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In prima approssimazione, la vegetazione si definisce come il rivestimento vegetale della superficie terrestre. Mentre la flora è l’insieme delle piante (entità tassonomiche) che vivono in un territorio, la vegetazione è costituita dall’insieme delle comunità vegetali che vivono in esso, distribuite in modo da sfruttare al meglio le risorse offerte da un dato contesto ecologico. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
La faccia di un organo volta verso l’asse di sostegno (contrapposto a dorso): così in un fiore il ventre dei sepali, petali, antere è la faccia volta verso il centro del fiore; se l’organo è orizzontale, come molte foglie, il ventre corrisponde alla faccia superiore, detta anche faccia ventrale. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
1) In patologia vegetale, piccola protuberanza rotondeggiante, dovuta a iperplasia causata da funghi parassiti. 2) piccole protuberanze rotondeggiante fisiologiche presenti sulla superficie di numerosi organi: fusti, foglie, frutti, semi. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
In botanica, falso verticillo, ossia complesso di fiori che sembrano disposti a verticillo, come si ha nelle infiorescenze delle Lamiacee e di varie Scrofulariacee e Verbenacee. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Ciclo.
Apparato vessillare, il complesso dei pezzi del fiore o di brattee, spesso vivacemente colorato, adatto a richiamare gli animali pronubi dell’impollinazione. Tale funzione di adescamento è chiamata funzione vessillare. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Il petalo superiore della corolla delle Fabacee, detto anche stendardo.(da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Vedi Retinacolo.
Vedi Cirro.
Ciascuno dei canali resiniferi che, nei mericarpi delle Apiacee, percorrono il fondo delle singole vallecole. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Modalità di riproduzione propria delle spermatofite i cui embrioni germinano, senza aver trascorso un periodo di vita latente, sulla pianta madre e se ne distaccano in uno stadio avanzato dello sviluppo, come avviene, per esempio, in alcune Poacee, Agavacee; falsa viviparia, la moltiplicazione vegetativa per mezzo di gemme avventizie, bulbilli, ecc. che si possono sviluppare quando sono ancora sulla pianta madre. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Di pianta o di organo che si avvolge attorno a un altro corpo, per esempio, il fusto del fagiolo e del convolvolo, i cirri della vite. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Pianta atta a sopportare condizioni di siccità prolungata, perché capace di mantenere l’equilibrio idrico tra assunzione e dispersione dell’acqua, grazie a particolari adattamenti morfo-fisiologici; le xerofite riprendono lo sviluppo e, in genere, le varie manifestazioni vitali dopo un parziale essiccamento. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")
Detto di apparato od organo vegetale che si può dividere in due metà specularmente uguali soltanto con un piano di simmetria; per esempio, le foglie di fico, i fiori delle Orchidacee. La simmetria zigomorfa viene considerata come frutto di una ulteriore evoluzione rispetto alla simmetria raggiata, o actinomorfa, a cui contrappone. (da: La Piccola Treccani. Copyright: Istituto dell'Enciclopedia Italiana "G. Treccani")





