Berberis vulgaris L.

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Berberidaceae - Berberis vulgaris L.; Pignatti 1982: n. 844; Berberis vulgaris L.
Plant List: accettato
Berberis vulgaris L.
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’origine dell’epiteto del genere è molto contrastata: secondo alcuni autori il nome, apparentemente arabo, berberys o barberis, usato per il frutto dalla Scuola salernitana, deriverebbe dal latino medievale. Sembra anzi che questo nome, usato dal Tournefort e poi da Linneo, sia stato introdotto da un monaco certosino, Otto Brunfels, vissuto tra il 1464 e il 1544. In arabo berberis si riferirebbe alla lucentezza delle foglie; così in fenicio barbar significa lucente, brillante, mentre in greco con la parola berberi si alludeva alla lucida madreperla del guscio delle ostriche. Secondo altri autori berberis deriva dal sanscrito varvarata = “ruvidezza” con allusione alle spine di cui è ricoperto il genere. È inoltre assai dubbio se il Berberis si identifichi con il cespuglio spinoso chiamato Appendix da Plinio, le cui bacche rosse venivano chiamate “appendices”. L’epiteto specifico è l’aggettivo latino vulgaris che sta per “comune, generale, ordinario” ecc. a significare la larga diffusione della pianta.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Crespino, Spino Santo (italiano). Piemonte: Epin vinette, Pan dij giari, Pinaud, Spina acida, Spina d'la lever, Spina malesia, Spina santa, Spina vinet, Spinaut, Uga d'la Madona, Uva d'la Madona, Uva d'la volp, Uva de la levr, Uva spineta; Couraj d'la Madona, Malesia, Psurin (Mondovì); Crespin (Alessandria); Per servin (Acqui); Spina bianca, Spina vent (Pinerolo). Lombardia: Uga di legor; Corai de la Madonna, Gosse de la Madonna (Valle Camonica); Crispi, Ua de la Madonna, Uva de spì (Brescia); Oea de spi, Oeta (Bergamo); Spin acid, Zinevrin (Milano); Spin d'asen (Sondrio); Spin de cros (Valtellina); Spina Cristi (Como). Veneto: Crespin, Ua de lievre (Venezia); Graspin, Pan e vin, Salgher, Scarpin, Scarpin, Spin de graspia, Spiner, Ua spinela (Belluno); Palmadona (Val d'Adige); Spin de la passion, Uveta rossa (Vicenza); Spina retica, Spini, Ua spiniela (Verona). Friuli: Cedri, Spin di cros, Spin vuerz; Graspin, Sedri (Carnia). Emilia-Romagna: Craspein (Piacenza); Crespein (Reggio); Gherspein (Bologna). Toscana: Berbere, Berberi, Berberis, Crespino, Ossiacanto, Spina acida, Spina santa, Spino vinetto, Trespina, Trespino. Umbria: Berbero (Perugia). Marche: Scotanella. Abruzzi: Spina acida, Spina venosa, Spina vinosa, Uvetta (Chieti); Uvetta crispino (Teramo).
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita scaposa.
Tipo corologico: Europa meridionale, Nordafrica, Asia occidentale.
Fenologia: fiore: IV-VI, frutto: VIII-IX, diaspora: IX
Limiti altitudinali: da 100 a 2000 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese cresce quasi esclusivamente nella regione delle Alpi e degli Appennini; raramente si trova nella zona padana o prealpina. Presenza dubbia in Campania, assente in Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna dove è sostituita dalla ssp aetnensis.
Habitus: arbusto cespuglioso, a foglia caduca, glabro, alto da uno a tre metri, con grosse radici brune all’esterno e gialle internamente; la pianta è molto ramificata sin dalla base con rami sottili e slanciati, angolosi, rossicci. Fusto rivestito da una scorza grigiastra, legno giallo.
Foglie: le foglie, lunghe 2-6 cm, hanno lamina ellittica, con restringimento alla base in un corto picciolo, sono ottuse o arrotondate all’apice, di consistenza quasi coriacea e di colore verde chiaro che in autunno vira in una tonalità rossiccia; la superficie è glabra e lucida, il margine è munito di denti spinulosi e cigliati. Le foglie sono riunite in fascetti all’ascella di altre foglie precedentemente trasformate in spine 3-5-partite lunghe 1-2 cm. Stomi presenti soltanto sulla pagina inferiore segnata anche nervi reticolati.
Fiore: i fiori, regolari, pedicellati e bratteati, sono riuniti in racemi ascellari penduli lunghi 3-6 cm, costituiti da 15-30 elementi; sono ermafroditi, hanno odore forte e non molto gradevole. Calice di 6 sepali, ovati, giallo verdastri, più brevi della corolla e caduchi. Corolla giallo chiaro, di forma sferica, generalmente a 6-8 petali convergenti a formare una piccola coppa, munita di 2 nettari basilari. Androceo di 6 stami, più brevi dei petali, con filamenti liberi e dilatati alla base delle antere, che sono ovali, biloculari e deiscenti lateralmente mediante valve; gineceo con ovario oblungo, uniloculare, contenente pochi ovuli sormontati da uno stimma quasi sessile, convesso e munito, nella sua parte mediana, di una depressione comunicante con l’ovario mediante un piccolo condotto.
Frutto: il frutto è una bacca ellissoidale lunga 1 cm, ombelicata all’apice, uniloculare, di colore rosso e lungamente persistente sulla pianta.
Semi: 1-3 semi a guscio corneo membranaceo racchiusi in un involucro rigido, marrone e opaco.
Polline: granuli pollinici monadi, spiraperturati, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; colpati; esina: psilata-perforata, eutectata; footlayer assente; intina: compatta; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila.
Una caratteristica di questa specie che ha destato la curiosità dei botanici è l’irritabilità degli stami, che si serrano sullo stimma non appena toccati alla base, contribuendo così all’autoimpollinazione. Si è persino supposto (Lindley) che la pianta possieda un rudimentale sistema nervoso; alcuni esperimenti praticati dal Loudon hanno dimostrato che, se si avvelena la pianta con un agente corrosivo, come l’arsenico o il sublimato, i filamenti diventano rigidi e fragili e perdono la loro irritabilità; se al contrario l’avvelenamento avviene attraverso un narcotico, come l’acido prussico, l’oppio o la belladonna, l’irritabilità si annulla perché i filamenti diventano così rilassati e flaccidi che possono essere piegati in ogni direzione. Si è scoperto inoltre che gli stami si contraggono anche se rimossi dal fiore.
Numero cromosomico: 2n = 28.
Sottospecie e/o varietà: Berberis vulgaris L. ssp aetnensis (C. Presl) Rouy & Foucaud. Nomi volgari: Berberis dell'Etna, Crespino dell'Etna (italiano); Campania: Corignanello, Uvetta (Terra di Lavoro). Basilicata: Pisaraca. Calabria: Spina. Sicilia: Barbaru. Specie vicariante della ssp vulgaris in Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Si distingue per le dimensioni minori (30-60 cm di altezza), per la ramificazione tortuosa, per le foglie che hanno stomi sulle 2 facce, Per lo stimma brevemente peduncolato, per le spine che già alla fioritura sono robuste, spesso superanti la lunghezza della lamina fogliare e, infine, per le bacche scure o nerastre.
In coltivazione ne esistono diverse varietà fra le quali: “Albo-spicata”, con i rami giovani di un bianco crema; “Asperma”, varietà che porta frutti senza semi ed è interessante per la produzione di confetture, famosa la francese chiamata “Épine vinette”; “Purpurea”, molto bella, con foglie porpora scuro.

Habitat ed ecologia: il Crespino, che è specie molto variabile, vegeta sui pendii rocciosi, nei pascoli, al margine del bosco, negli arbusteti, in ambiente arido e caldo, nelle siepi, nei boschi radi di pini, querce e carpini, su suoli limosi e argillosi, spesso calcarei.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Berberidion, Cytision sessilifolii,
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Competitive (C).
IUCN: N.A.
Farmacopea: le bacche del Crespino, dalla polpa incolore e dal sapore acidulo, contengono zucchero, acido malico e tartarico e servono a preparare sciroppi e gelatine rinfrescanti, oppure, fermentate con miele, un idromele di sapore gradevole (Fiori). La decozione delle foglie ha un’azione astringente. La scorza contiene parecchi alcaloidi (berberina 1,3%, oxiacantina, berbamina, berberubina, palmatina); quella della radice anche una sostanza colorante gialla.
La berberina agisce come deprimente ed ipotensivo sul sistema cardiovascolare; sui centri respiratori agisce come eccitante, se in piccola dose, deprimente se è in dose maggiore; aumenta inoltre il tono e la peristalsi delle pareti intestinali. L’oxiacantina agisce sul simpatico abbassando la pressione sanguigna ed anche la temperatura.
Da queste proprietà farmacologiche e probabilmente da quelle degli altri principi attivi meno noti, con i quali i primi sono associati, è probabilmente giustificato l’uso che si fa della scorza (specialmente della radice) come stimolante della secrezione gastrointestinale e particolarmente come colagogo. Parimenti dall’influenza sulla contrazione delle fibre muscolari lisce in genere, dipenderebbe l’efficacia della droga contro le metrorragie che accompagnano i fibromiomi dell’utero o frequenti nel periodo della menopausa. Meno persuasiva sembra l’azione antimalarica, che Leclerc tuttavia ammette in base all’esperienza clinica e che si spiegherebbe con l’espulsione di ematozoari annidati nel tessuto splenico, dove difficilmente sarebbero raggiunti dall’azione dei farmaci antimalarici, operata dalla contrazione delle fibre elastiche della milza.
Interessante sarebbe anche l’influenza specifica della berberina sull’agente specifico del “bottone d’Oriente” (
Leishmannia tropica) e la possibilità di impiegarla nelle cure di demorfinizzazione, data la sua azione, che ricorda la fase iniziale di eccitazione neuromuscolare propria della morfina (Inverni).
Avversità: fra le avversità che colpiscono il Crespino si annoverano i parassiti animali quali: afidi sulla vegetazione (Lisomaphis berberidis); foglie erose da larve di Arge berberidis, imenottero tentredine; gli agenti di malattia (funghi, batteri ed entità infettive): mal bianco alla vegetazione dovuto al fungo Microsphaera berberidis; ruggine alle foglie determinata dai funghi Puccinia graminis e Puccinia sp (vedi Impatto ambientale); disseccamenti del legno dovuti al fungo Verticillium sp.
Impatto ambientale: è storicamente provato che l’unica soluzione che l’uomo trova come rimedio alle sue difficoltà che incontra in natura è l’eliminazione totale della causa: i falchi depredano la selvaggina: si sterminano i falchi; le volpi depredano la selvaggina: si sterminano le volpi; i tassi mangiano i tuberi: si sterminano i tassi. L’equilibrio biologico è un concetto ignoto agli umani. Le cose non vanno diversamente nel campo vegetale. Tra il 1860 e il 1865 si scopre che gli Uredinales parassitano spesso le graminacee ed altre piante e sono detti comunemente "ruggini" per il loro aspetto simile alla ruggine del ferro. Questi funghi sono in grado di differenziare dei particolari organi, detti "austori", capaci di penetrare all'interno delle cellule della pianta parassitata. Possono completare il loro ciclo vitale o su di un solo ospite (autoici) oppure presentare un ciclo più complesso comprendente vari ospiti intermedi (eteroici). Puccinia graminis Pers., detta "ruggine del grano" utilizza come ospite intermedio Berberis vulgaris L. che, per tale ragione è stato, dal momento della scoperta, estirpato ed eliminato dagli agroecosistemi, soprattutto negli areali a coltivazione di cereali, divenendo sempre meno frequente o quasi introvabile. Contro il Crespino, in Francia e in Germania, vennero emessi addirittura degli editti che ne imponevano la distruzione; senza tuttavia tener minimamente in conto che in alcuni luoghi, dove le condizioni climatiche sono inadatte alla formazione delle spore del fungo, il Crespino è del tutto innocuo.
Una soluzione ragionevole sarebbe quella di astenersi dal coltivare il Crespino accanto a campi di grano; mentre si potrebbe coltivarlo impunemente vicino a un campo di patate, al confine del giardino, accanto ai Biancospini e ad altri cespugli, o in altri posti.

Usi: le bacche del Crespino, che devono il loro sapore asprigno al contenuto di acido malico, in autunno vengono raccolti e usati per la preparazione di sciroppi, marmellate, gelati, bibite, gelatine e coloranti per pasticceria. Le giovani foglie e i germogli freschi, dal sapore acidulo per la presenza di ossalato di potassio, si possono mangiare in insalata. I semi possono essere impiegati come spezia in cucina. Con il succo delle bacche, in alcuni luoghi del Trentino, i contadini preparano un ottimo aceto.
Il legno, di colore giallo vivo, è molto apprezzato dai tornitori per lavori di intarsio e di tornio perché si fessura difficilmente ed è stato utilizzato per la fabbricazione di stuzzicadenti. In passato dalla scorza della radice si otteneva un pigmento giallo utilizzato per tingere i tessuti ed il cuoio.

Curiosità: quando i coloni introdussero il Crespino nell'America settentrionale, gli Indiani riconobbero la parentela con l'originaria Mahonia aquifolium (Pursh.) Nutt., che essi consideravano dotata di potenti proprietà medicamentose. Diverse tribù lo adottarono con entusiasmo, utilizzandolo nel trattamento della dissenteria, delle ulcerazioni della bocca, della faringite, nelle infezioni delle ferite e per i disturbi intestinali. I medici eclettici americani del XIX secolo, precursori della odierna naturopatia, lo prescrivevano come purgativo e nel trattamento dell'itterizia, del colera, per le infezioni dell'occhio e per le "impurità del sangue" (eufemismo per indicare la sifilide).
Nel XVII secolo le bacche acide del Crespino si mettevano sotto aceto e quindi si adoperavano «per decorare e presentare piatti di pesce e carne bollita… e per molti altri usi» (Parkinson, 1629). Erano considerate anche stimolanti dell’appetito e, secondo l’erborista inglese del secolo XVII Culpeper, «preparavano lo stomaco alle vivande, rafforzando quelle virtù magnetiche poste sotto il segno di Marte».

Miti e leggende: secondo Sir John Mandeville, Cristo fu incoronato con 4 ghirlande di spine, una delle quali sarebbe stata intessuta con i rami del Crespino; sembra comunque che questa tradizione sia dovuta al fatto che le spine spesso crescono in gruppi di 3, e che in ciò si sia voluto vedere un’allusione alla Trinità.
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Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
[ P ] P: specie velenose - tossiche - stupefacenti - psicotrope - irritanti - fotosensibilizzanti
[ A ] A: specie con polline allergenico.
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ EP - ZC2 ] EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; ZC2 (endozoocoria): Semi che vengono ingeriti, come tali o all’interno di un frutto, e successivamente espulsi con le feci.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 6; T: 6; C: 5; U: 4; R: 8; N: 3;

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