(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: dagli scritti di Dioscoride si deduce che l’epiteto generico nouphâr era già utilizzato dagli antichi greci; probabilmente di derivazione dal persiano nilufar e ninufar = “un giglio d’acqua” probabile diminutivo per degenerazione di nenuphar o nenufero = “ninfea” o anche dall’arabo nauphar o nyloufar e dall’egiziano noû phar. L’epiteto specifico è l’aggettivo latino luteus, -a, -um = “giallo, arancione” [Virgilio et al.] con allusione alla colorazione del fiore.
Sinonimi: Nenuphar luteum (L.) Link (1822), Nuphar advena Ait., Nuphar rivularis Dumort. (1864), Nuphar sericea Kittel (1843), non A. F. Láng, Nuphar systyla Wallr. (1840), Nuphar variegata Durand, Nymphaea lutea L. (1753) (basionimo), Nymphona lutea (L.) Bubani (1901), Nymphozanthus luteus (L.) Fernald.
Nomi volgari: Ninfea gialla, Nannufero, Nuphar giallo (italiano). Piemonte: Ciapin d' mula, Lirì sarvaj, Ninfea giauna. Lombardia: Anasse zalde (Brescia); Ninfea gialla (Como); Taillon (Pavia). Veneto: Capellazzi zali (Verona); Taglieri (Venezia). Friuli: Cociarate. Emilia-Romagna: Caplazz. Toscana: Nannunfero, Nenufar, Nenufaro, Nenufero, Ninfea gialla, Zucchettina da tabacco; Cappero di padule, Carfaro maschio (Pisa); Carfaro (Bientina); Ranocchini gialli (Val di Chiana). Sardegna: Corcorija de abba, Corgoriga de acqua, Lillu de acqua.
Forma biologica e di crescita: idrofita radicante..
Tipo corologico: euroasiatico (dall’Europa al Giappone). In Europa è presente sui Pirenei, sul Massiccio Centrale, sul Giura, sui Vosgi e nella Foresta Nera; presenza discontinua sull’arco alpino e sull’Appennino settentrionale; si trova sulle Alpi Carniche, sulle Alpi Dinariche, sui Monti Balcani.
Fenologia: fiore: VI-VIII, frutto: VII-IX, diaspora: VIII-X.
Sinonimi: Nenuphar luteum (L.) Link (1822), Nuphar advena Ait., Nuphar rivularis Dumort. (1864), Nuphar sericea Kittel (1843), non A. F. Láng, Nuphar systyla Wallr. (1840), Nuphar variegata Durand, Nymphaea lutea L. (1753) (basionimo), Nymphona lutea (L.) Bubani (1901), Nymphozanthus luteus (L.) Fernald.
Nomi volgari: Ninfea gialla, Nannufero, Nuphar giallo (italiano). Piemonte: Ciapin d' mula, Lirì sarvaj, Ninfea giauna. Lombardia: Anasse zalde (Brescia); Ninfea gialla (Como); Taillon (Pavia). Veneto: Capellazzi zali (Verona); Taglieri (Venezia). Friuli: Cociarate. Emilia-Romagna: Caplazz. Toscana: Nannunfero, Nenufar, Nenufaro, Nenufero, Ninfea gialla, Zucchettina da tabacco; Cappero di padule, Carfaro maschio (Pisa); Carfaro (Bientina); Ranocchini gialli (Val di Chiana). Sardegna: Corcorija de abba, Corgoriga de acqua, Lillu de acqua.
Forma biologica e di crescita: idrofita radicante..
Tipo corologico: euroasiatico (dall’Europa al Giappone). In Europa è presente sui Pirenei, sul Massiccio Centrale, sul Giura, sui Vosgi e nella Foresta Nera; presenza discontinua sull’arco alpino e sull’Appennino settentrionale; si trova sulle Alpi Carniche, sulle Alpi Dinariche, sui Monti Balcani.
Fenologia: fiore: VI-VIII, frutto: VII-IX, diaspora: VIII-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie ha una diffusione discontinua ma sparsa su tutto il territorio. Sulle Alpi è considerata rara nei territori provinciali di Cuneo, Aosta, Novara, Belluno, Udine. Abbastanza frequente negli ambienti adatti delle regioni tirreniche. Molto rara o assente nelle altre regioni. Manca nelle isole.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie ha una diffusione discontinua ma sparsa su tutto il territorio. Sulle Alpi è considerata rara nei territori provinciali di Cuneo, Aosta, Novara, Belluno, Udine. Abbastanza frequente negli ambienti adatti delle regioni tirreniche. Molto rara o assente nelle altre regioni. Manca nelle isole.
Habitus: pianta perenne, acquatica, con la parte ipogea costituita da un fusto rizomatoso e rampante, sommerso, del diametro di 3-8(-15) cm, lungo fino a 3 m, diverso dai fusti aerei delle piante terrestri in quanto non deve sostenere alcun peso, per cui le parti legnose sono minime a favore dei tessuti aeriferi. Questi fusti (come anche i piccioli e i peduncoli) sono percorsi da ampi canali aeriferi per assicurare il galleggiamento e portare l'ossigeno alle radici. In genere i fusti risultano flaccidi ma tenaci ed estensibili per adattarsi ai differenti livelli dell'acqua. La superficie è segnata dalle cicatrici dei piccioli delle annate precedenti. La parte emersa della pianta è in pratica assente.
Foglie: le foglie sono molto grandi, lunghe 15-30(-40) cm, larghe 8-20(-30) cm, con lamina cordata o ovata astata, appiattite, con inserimento del picciolo relativamente centrale, al termine di in una profonda insenatura (più o meno a un quarto della lunghezza della lamina) che divide la base in due lobi ottusi. Il picciolo è glabro, a sezione triangolare, di consistenza gommosa, estensibile e perciò la sua lunghezza si adatta facilmente al livello delle acque. Le foglie sono galleggianti o semisommerse, provviste di stomi solo sulla pagina superiore. La lamina fogliare, ondulata sul bordo, possiede una nervatura pennata che partendo dal nervo centrale si dirama verso i margini sdoppiandosi tre volte con angoli acuti. La pagina superiore e quella inferiore hanno strutture anatomiche diverse dovendo interfacciare due elementi completamente differenti come aria e acqua. La pagina superiore è protetta da uno strato ceroso idrorepellente che fa scivolare l'acqua, in modo da tenere libere le aperture aerifere e cosparsa da diversi stomi preposti allo scambio aerifero ed è di colore verde lucido; mentre quella inferiore è violacea. Alla base della pianta sono presenti foglie sommerse che compaiono per prime in primavera e talvolta anche in autunno, più chiare, fragili, pieghettate a forma di calice che, più in alto, si raddrizzano ma risultano più strette delle foglie emerse.
Fiore: fiori, larghi 4-6 cm, solitari, portati a qualche centimetro sul pelo dell’acqua e sorretti da peduncoli radicali, si aprono all’alba per rinchiudersi al tramonto, sono ermafroditi, attinomorfi, con un numero imprecisato di petali ma a disposizione spiratala-ciclica (spirociclici); normalmente tutti gli altri elementi (calice e componenti riproduttivi) sono a disposizione spiralata. Il perianzio è ipogino. Calice con 5 sepali o più, petaloidi, lunghi 2-3 cm, di consistenza carnosa a forma concava, di colore giallo oro quasi arancione internamente, mentre all’esterno sono verdi; essi costituiscono la parte più vistosa del fiore con funzione vessillifera.
La corolla è costituita da petali (in numero da 13 a 20 o più) più piccoli dei sepali (lunghi 1-1,5 cm), ridotti a squame, più simili a stami che a petali veri e propri, di forma obovata, di colore giallo. Alla loro base, sulla superficie esterna, si trova il nettare.
Androceo con un numero indefinito di stami (numerosi), con filamenti brevi, ripiegati verso l'esterno e caduchi; l'inserzione degli stami, multiseriata, è del tipo ipogino e a spirale. In particolare i primi tredici (quelli più esterni) si alternano con i petali. Le antere, lunghe 4-7 mm, maturano molto dopo lo stimma.
Gineceo con ovario supero e breve, di forma globulare ovoidale, costituito da numerosi carpelli (8 o più) saldati insieme e con placentazione laminare. Dai carpelli si dipartono da 8 a 30 stimmi disposti a raggiera all'apice dell'ovario su un disco a imbuto largo 7-19 mm, ripiegati verso l'esterno, con centro depresso. Gli stimmi maturano subito alla prima apertura del fiore.
Frutto: il frutto è una grossa capsula quasi legnosa, simile ad una ampolla, lunga 2-4 cm, del diametro di 5-6 cm, divisa in numerose logge. La sua posizione è sopra il pelo dell'acqua, e quindi matura all'aria aperta (contrariamente al frutto a maturazione sommersa delle “vicine” Nymphaea). Grazie alle vesciche d’aria presenti nei suoi tessuti, la capsula per un certo tempo galleggia, consentendo alla corrente o agli uccelli di portarla in un nuovo sito di crescita, poi le vesciche si sgonfiano e i semi affondano nel fango (a maturazione completata la capsula si suddivide nei vari carpelli che lo compongono i quali, di consistenza spugnosa e a forma di barchetta, galleggiano liberando i semi).
Semi: nei carpelli sono contenuti numerosi semi ovoidali lunghi 5 mm, giallastri, immersi in una sostanza vischiosa e senza arillo. La disseminazione avviene sul pelo dell'acqua (dispersione idrocoria), ma anche a mezzo degli uccelli (dispersione zoocoria).
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 µm), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; solcati; esina: echinata-rugulata. L’impollinazione è entomofila.
Foglie: le foglie sono molto grandi, lunghe 15-30(-40) cm, larghe 8-20(-30) cm, con lamina cordata o ovata astata, appiattite, con inserimento del picciolo relativamente centrale, al termine di in una profonda insenatura (più o meno a un quarto della lunghezza della lamina) che divide la base in due lobi ottusi. Il picciolo è glabro, a sezione triangolare, di consistenza gommosa, estensibile e perciò la sua lunghezza si adatta facilmente al livello delle acque. Le foglie sono galleggianti o semisommerse, provviste di stomi solo sulla pagina superiore. La lamina fogliare, ondulata sul bordo, possiede una nervatura pennata che partendo dal nervo centrale si dirama verso i margini sdoppiandosi tre volte con angoli acuti. La pagina superiore e quella inferiore hanno strutture anatomiche diverse dovendo interfacciare due elementi completamente differenti come aria e acqua. La pagina superiore è protetta da uno strato ceroso idrorepellente che fa scivolare l'acqua, in modo da tenere libere le aperture aerifere e cosparsa da diversi stomi preposti allo scambio aerifero ed è di colore verde lucido; mentre quella inferiore è violacea. Alla base della pianta sono presenti foglie sommerse che compaiono per prime in primavera e talvolta anche in autunno, più chiare, fragili, pieghettate a forma di calice che, più in alto, si raddrizzano ma risultano più strette delle foglie emerse.
Fiore: fiori, larghi 4-6 cm, solitari, portati a qualche centimetro sul pelo dell’acqua e sorretti da peduncoli radicali, si aprono all’alba per rinchiudersi al tramonto, sono ermafroditi, attinomorfi, con un numero imprecisato di petali ma a disposizione spiratala-ciclica (spirociclici); normalmente tutti gli altri elementi (calice e componenti riproduttivi) sono a disposizione spiralata. Il perianzio è ipogino. Calice con 5 sepali o più, petaloidi, lunghi 2-3 cm, di consistenza carnosa a forma concava, di colore giallo oro quasi arancione internamente, mentre all’esterno sono verdi; essi costituiscono la parte più vistosa del fiore con funzione vessillifera.
La corolla è costituita da petali (in numero da 13 a 20 o più) più piccoli dei sepali (lunghi 1-1,5 cm), ridotti a squame, più simili a stami che a petali veri e propri, di forma obovata, di colore giallo. Alla loro base, sulla superficie esterna, si trova il nettare.
Androceo con un numero indefinito di stami (numerosi), con filamenti brevi, ripiegati verso l'esterno e caduchi; l'inserzione degli stami, multiseriata, è del tipo ipogino e a spirale. In particolare i primi tredici (quelli più esterni) si alternano con i petali. Le antere, lunghe 4-7 mm, maturano molto dopo lo stimma.
Gineceo con ovario supero e breve, di forma globulare ovoidale, costituito da numerosi carpelli (8 o più) saldati insieme e con placentazione laminare. Dai carpelli si dipartono da 8 a 30 stimmi disposti a raggiera all'apice dell'ovario su un disco a imbuto largo 7-19 mm, ripiegati verso l'esterno, con centro depresso. Gli stimmi maturano subito alla prima apertura del fiore.
Frutto: il frutto è una grossa capsula quasi legnosa, simile ad una ampolla, lunga 2-4 cm, del diametro di 5-6 cm, divisa in numerose logge. La sua posizione è sopra il pelo dell'acqua, e quindi matura all'aria aperta (contrariamente al frutto a maturazione sommersa delle “vicine” Nymphaea). Grazie alle vesciche d’aria presenti nei suoi tessuti, la capsula per un certo tempo galleggia, consentendo alla corrente o agli uccelli di portarla in un nuovo sito di crescita, poi le vesciche si sgonfiano e i semi affondano nel fango (a maturazione completata la capsula si suddivide nei vari carpelli che lo compongono i quali, di consistenza spugnosa e a forma di barchetta, galleggiano liberando i semi).
Semi: nei carpelli sono contenuti numerosi semi ovoidali lunghi 5 mm, giallastri, immersi in una sostanza vischiosa e senza arillo. La disseminazione avviene sul pelo dell'acqua (dispersione idrocoria), ma anche a mezzo degli uccelli (dispersione zoocoria).
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 µm), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; solcati; esina: echinata-rugulata. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 34.
Sottospecie e/o varietà: nessuna.
Habitat ed ecologia: acque stagnanti o poco correnti, vive in acque fredde, purché ricche di elementi nutritivi, ma è spesso presente anche in laghi torbosi acidi, su substrato calcareo o calcareo-siliceo; pianta rara ma generalmente numerosa nel suo habitat.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: comunità acquatiche natanti o sommerse, classe Potametea pectinati, ordine Potametalia pectinati, alleanza Nymphaeion albae,
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: i principi attivi e le proprietà medicinali del Nannufero sono le stesse della Ninfea bianca (Nymphaea alba L.). Le parti giovani dei rizomi del Nannufero contengono, allo stato fresco, oltre ad una sostanza resinosa, un alcaloide (nufarina) e sono state considerate, sin dall’antichità, come un efficace anafrodisiaco, conservando questa fama nella medicina popolare. Leclerc ha sperimentato clinicamente e, con risultato favorevole, l’azione sedativa sull’eretismo sessuale dell’infuso e dell’estratto acquoso e fluido, probabilmente attribuibile ad una azione inibitrice esercitata sul parasimpatico (nel Medioevo si ricorreva all’infuso di Ninfea o di Nannufero per calmare isterici e ninfomani).
Curiosità: il fiore e il frutto di questa pianta sprigionano un preciso aroma di alcool stantio; i suoi frutti (capsule) assomigliano notevolmente a flaconcini di liquore in miniatura e per questi motivi, in alcuni Paesi europei il Nannufero si è meritato il nome volgare di “bottiglia di brandy”.
Nel’epoca classica e poi ancora nell’Europa medievale, i medici mettevano in guardia i loro pazienti contro il Nannufero: sostenevano, non senza fondamento (vedi sopra) che togliesse ogni desiderio sessuale, che fosse “la distruttrice del piacere e il veleno dell’amore”. E forse era proprio per incoraggiare l’astinenza che anticamente questi fiori vennero scolpiti sui cornicioni della cattedrale di Bristol e dell’abbazia di Westminster a Londra.
La pianta ha le foglie più grandi di ogni altra pianta acquatica presente in Italia: esse arrivano a misurare, infatti, fino a 40 x 30 cm, con piccioli che arrivano a 2,75 m.
I rizomi del Nannufero, frammentati e seccati, vengono spesso commerciati spacciandoli per ginseng.
Miti, leggende e credenze popolari: pare che questa pianta fosse anticamente una vera e propria ninfa trasformatasi in vegetale a causa dell’amore non corrisposto di Eracle, e per questo motivo fosse detta Eraclea e Clava; la radice, infatti, somiglia ad un clava. Il riferimento fallico è evidente, ma essendo la radice rivolta verso il basso e interrata, se ne deduce che le proprietà di questa radice abbiano un effetto opposto a quello desiderato. Plinio riferisce che «coloro che la prendono in pozione per dodici giorni non riescono più ad accoppiarsi e produrre sperma» e riferisce anche che «spegne completamente il desiderio sessuale (Venerem in totum adimit) e che è sufficiente berne la tisana una sola volta per restare impotenti per quaranta giorni. Bevuta a digiuno e mangiata nei cibi eliminerebbe i sogni erotici. Se poi se ne pesta la radice e la si applica sui genitali, niente desiderio e niente sperma…». Perciò si dice che faccia ingrassare e rafforzi la voce. Dioscoride afferma che la radice si beve contro «il corrompersi che accade la notte in sogno» e «bevuta assiduamente infrigidisce la virtù generativa», cosa che vale anche per il suo seme.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D.M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, I vol., p. 118, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BARRAT-SEGRETAIN M.-H, Germination and colonisation dynamics of Nuphar lutea (L.) Sm. in a former river channel. Aquatic Botany, 55, 1, 31–38, 1996,
CUTTER EG. Studies of morphogenesis in the Nymphaeaceae. I. Introduction: some aspects of the morphology of Nuphar lutea (L) Sm. and Nymphaea alba L. Phytomorphol., 7, 45-56, 1957
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
HALBRITTER H., SVOJTKA M., Nuphar lutea. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat
KOK C. J., VAN DER VELDE G., LANDSBERGEN K. M. Production, nutrient dynamics and initial decomposition of floating leaves of Nymphaea alba L. and Nuphar lutea (L.) Sm. (Nymphaeaceae) in alkaline and acid water Biogeochemistry 11, 3, 235-250, 1990
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
SMITS A,J.M. , VAN AVESAATH P.H., VAN DER VELDE G. Germination requirements and seed banks of some nymphaeid macrophytes: Nymphaea alba L., Nuphar lutea (L.) Sm. and Nymphoides peltata (Gmel.) O. Kuntze. Freshwater Biology, 24, 2, 315–326, 1990
www.dryades.eu
http://it.wikipedia.org/wiki/Nuphar_lutea
http://www.funghiitaliani.it/index.php?showtopic=%2019092
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: i principi attivi e le proprietà medicinali del Nannufero sono le stesse della Ninfea bianca (Nymphaea alba L.). Le parti giovani dei rizomi del Nannufero contengono, allo stato fresco, oltre ad una sostanza resinosa, un alcaloide (nufarina) e sono state considerate, sin dall’antichità, come un efficace anafrodisiaco, conservando questa fama nella medicina popolare. Leclerc ha sperimentato clinicamente e, con risultato favorevole, l’azione sedativa sull’eretismo sessuale dell’infuso e dell’estratto acquoso e fluido, probabilmente attribuibile ad una azione inibitrice esercitata sul parasimpatico (nel Medioevo si ricorreva all’infuso di Ninfea o di Nannufero per calmare isterici e ninfomani).
Curiosità: il fiore e il frutto di questa pianta sprigionano un preciso aroma di alcool stantio; i suoi frutti (capsule) assomigliano notevolmente a flaconcini di liquore in miniatura e per questi motivi, in alcuni Paesi europei il Nannufero si è meritato il nome volgare di “bottiglia di brandy”.
Nel’epoca classica e poi ancora nell’Europa medievale, i medici mettevano in guardia i loro pazienti contro il Nannufero: sostenevano, non senza fondamento (vedi sopra) che togliesse ogni desiderio sessuale, che fosse “la distruttrice del piacere e il veleno dell’amore”. E forse era proprio per incoraggiare l’astinenza che anticamente questi fiori vennero scolpiti sui cornicioni della cattedrale di Bristol e dell’abbazia di Westminster a Londra.
La pianta ha le foglie più grandi di ogni altra pianta acquatica presente in Italia: esse arrivano a misurare, infatti, fino a 40 x 30 cm, con piccioli che arrivano a 2,75 m.
I rizomi del Nannufero, frammentati e seccati, vengono spesso commerciati spacciandoli per ginseng.
Miti, leggende e credenze popolari: pare che questa pianta fosse anticamente una vera e propria ninfa trasformatasi in vegetale a causa dell’amore non corrisposto di Eracle, e per questo motivo fosse detta Eraclea e Clava; la radice, infatti, somiglia ad un clava. Il riferimento fallico è evidente, ma essendo la radice rivolta verso il basso e interrata, se ne deduce che le proprietà di questa radice abbiano un effetto opposto a quello desiderato. Plinio riferisce che «coloro che la prendono in pozione per dodici giorni non riescono più ad accoppiarsi e produrre sperma» e riferisce anche che «spegne completamente il desiderio sessuale (Venerem in totum adimit) e che è sufficiente berne la tisana una sola volta per restare impotenti per quaranta giorni. Bevuta a digiuno e mangiata nei cibi eliminerebbe i sogni erotici. Se poi se ne pesta la radice e la si applica sui genitali, niente desiderio e niente sperma…». Perciò si dice che faccia ingrassare e rafforzi la voce. Dioscoride afferma che la radice si beve contro «il corrompersi che accade la notte in sogno» e «bevuta assiduamente infrigidisce la virtù generativa», cosa che vale anche per il suo seme.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D.M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, I vol., p. 118, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BARRAT-SEGRETAIN M.-H, Germination and colonisation dynamics of Nuphar lutea (L.) Sm. in a former river channel. Aquatic Botany, 55, 1, 31–38, 1996,
CUTTER EG. Studies of morphogenesis in the Nymphaeaceae. I. Introduction: some aspects of the morphology of Nuphar lutea (L) Sm. and Nymphaea alba L. Phytomorphol., 7, 45-56, 1957
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
HALBRITTER H., SVOJTKA M., Nuphar lutea. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat
KOK C. J., VAN DER VELDE G., LANDSBERGEN K. M. Production, nutrient dynamics and initial decomposition of floating leaves of Nymphaea alba L. and Nuphar lutea (L.) Sm. (Nymphaeaceae) in alkaline and acid water Biogeochemistry 11, 3, 235-250, 1990
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
SMITS A,J.M. , VAN AVESAATH P.H., VAN DER VELDE G. Germination requirements and seed banks of some nymphaeid macrophytes: Nymphaea alba L., Nuphar lutea (L.) Sm. and Nymphoides peltata (Gmel.) O. Kuntze. Freshwater Biology, 24, 2, 315–326, 1990
www.dryades.eu
http://it.wikipedia.org/wiki/Nuphar_lutea
http://www.funghiitaliani.it/index.php?showtopic=%2019092