Nymphaea alba L.
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere fu coniato da Linneo e deriva dal greco nymphatía = “ninfa d’acqua”; l’epiteto specifico deriva dal latino alba = veste bianca, perla bianca (con allusione al colore dei fiori).
Sinonimi: Castalia alba (L.) Wood.
Nomi volgari: Ninfea bianca, Ninfea comune, Carfano (italiano). Piemonte: Liri sarvaj; Ciapin d'mula (Givoletto). Lombardia: Anasse bianche, Naasse, Ninfa, Stalaass (Brescia); Capellon, Lavedon, Tajee (Milano); Taillon (Pavia). Veneto: Capelazzi (Treviso); Cappellazzi bianchi (Verona); Tagiero de vale (Padova); Taglieri (Venezia); Taier de acqua (Belluno). Friuli: Cociarate, Lavaz del lagh. Emilia-Romagna: Caplazz (Ferrara); Caplazz bianch (Reggio); Capplazz, Tajer d'acqua (Piacenza); Erba piata (Romagna); Tajaraz (Bologna). Toscana: Copripentole, Erculea bianca, Nanufero, Nanunfero, Nenufero, Nenunfero, Ninfea bianca, Papeo; Cappero di padule (Pisa); Carfano, Carfano femmina (Bientina); Ranocchini doppi (Val di Chiana). Sardegna: Corcoriga de acqua, Corcorija de abba, Lillu de acqua. Sicilia: Ninfa.
Forma biologica e di crescita: idrofita rizomatosa.
Tipo corologico: Europa.
Fenologia: fiore: VI-VIII, frutto: VII-IX.
Limiti altitudinali: dal piano a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è diffusa in quasi tutto il territorio. Pare manchi in Abruzzo, Marche, Calabria. In passato era tanto diffusa nelle aree di pianura che a volte gli Autori (es. Cocconi, 1883) concludevano l'elenco delle località di rinvenimento con un significativo "ecc.". Oggi è in contrazione. Pianta rara, presente, però, in notevole quantità là dove vive.
Habitus: pianta acquatica perenne, erbacea, con rizoma assai grosso e carnoso, strisciante orizzontalmente sul fondo e che può raggiungere i 7 cm di spessore e 1 m di lunghezza, segnato dalle cicatrici delle foglie cadute, con molte radici lungo la superficie inferiore ed una gemma terminale che, nell’annata, dà foglie e fiori.
Foglie: foglie natanti, grandi, coriacee, con pagina superiore liscia, come cerata (allo scopo di facilitare lo scorrimento dell’acqua ed evitare l’occlusione degli stomi) con piccioli più o meno lunghi a seconda della profondità dell’acqua (fino a 2 m), cilindrici, flessibili, all’interno dei quali sono presenti in gran numero di sacche e tubi aeriferi che assicurano loro il galleggiamento; due stipole connate, membranacee; lembo ovale o peltato, con margine intero, cuoriforme alla base, con seno strettissimo. Le giovani foglie, ancora immerse, sono avvolte su se stesse.
Fiore: emergenti appena sulla superficie dell’acqua, si aprono intorno a mezzogiorno per richiudersi, immergendosi parzialmente nell’acqua, al tramonto; solitari, grandi (superano spesso i 10 cm per arrivare anche a 20), coriacei, verdi all’esterno e bianchi all’interno sfumati di giallo alla base, delicatamente profumati; petali numerosi (20-25), più grandi dei sepali, disposti in spirale continua e decrescenti verso l’interno, epigini, oblungo lanceolati, bianchi sulle due facce, eccetto gli esterni che sono verdognoli sulla faccia esteriore. Stami numerosi, inseriti come i petali ed a filamento appianato, negli esterni petaloideo. Ovario subgloboso, con 16 logge provviste di molti ovuli disposti su sepimenti placentari, attenuato in un breve stilo che si espande in un disco stimmatico, il quale conta tanti raggi quante sono le logge.
Frutto: capsula emisferica, coriacea, subglobosa, multiloculare, spugnosa, portante le cicatrici dei petali e degli stami caduti. Dopo la fioritura si stacca cadendo in acqua dove si lacerano le pareti
Semi: numerosi, rivestiti da un arillo membranoso, immersi nella mucillagine delle logge e messi gradatamente in libertà dalla progressiva marcescenza del frutto (l’involucro mucillaginoso ingloba bolle d’aria che consentono ai semi di risalire in superficie). La disseminazione è effettuata dagli uccelli acquatici.
Polline: granuli pollinici monadi, a simmetria bilaterale; subisopolari; perimetro in visione polare: subovali, in visione equatoriale: ovali 77%, ellittici 23%, biconvessi; forma: pseudo-oblatoidi 50%, pseudo-suboblatoidi 50%, subequi-E 7%, subetero-E 93%; anaporati; aperture pori: irregolari e poco distinti; esina: intectata, con baculae, clavae e gemmae; dimensioni: asse polare: 26 (25) 24 mµ, asse equatoriale E1: 34 (32) 31 mµ, asse equatoriale E2: 29 (27) 26 mµ. L’impollinazione è entomofila e viene effettuata da mosche e coleotteri.
Numero cromosomico: 2n = (48, 64, 84, 105) 112.
Sottospecie e/o varietà: Nymphaea alba L. subsp alba con stigma piano, stami delle serie interne con filamenti più stretti dell’antera; Nymphaea alba L. subsp. minoriflora (Simonk.) Asch. et Gr. con stigma concavo, stami delle serie interne con filamenti larghi quanto l’antera o poco più..
Habitat ed ecologia: acque tranquille o a debole corrente, stagni, lame, canali, fino a 2 m di profondità, non troppo ricchi di sostanze nutritive.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Potametea.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A. Minacce per la specie sono distruzione delle zone umide; eutrofizzazione delle acque; pulitura troppo drastica dei canali di scolo e interramento degli specchi d'acqua.
Farmacopea: le parti giovani dei rizomi della ninfea contengono, allo stato fresco, oltre ad una sostanza resinosa, un alcaloide (nufarina) e sono state considerate, sin dall’antichità, come un efficace anafrodisiaco, conservando questa fama nella medicina popolare. Leclerc ha sperimentato clinicamente e, con risultato favorevole, l’azione sedativa sull’eretismo sessuale dell’infuso e dell’estratto acquoso e fluido, probabilmente attribuibile ad una azione inibitrice esercitata sul parasimpatico (nel Medioevo si ricorreva all’infuso di Ninfea per calmare isterici e ninfomani). I rizomi contengono inoltre molto amido, tanto da assumere anche un valore alimentare (vedi oltre). Però, a sviluppo completo, sono abbastanza ricchi di tannino da venire piuttosto usati come astringenti, nella medicina popolare, per la cura delle affezioni catarrali dell’intestino e delle mucose direttamente accessibili.
Il rizoma è ricco di amido. E’stato usato in passato, nei periodi di carestia, sia come verdura che ridotto a farina. Gli alimenti poveri di origine vegetale, commestibili o resi tali dopo trattamento preventivo, entrano in fitoalimurgia (fu il naturalista toscano Ottavio Targioni Tozzetti, nel 1767, a coniare il termine fondendo le parole ”alimenta” e “urgentia” in “alimurgia” per indicare ciò che si usa come alimento durante la carestia). Della Nymphaea alba L. si bollivano i rizomi almeno due volte in abbondante acqua per disperdere gli alcaloidi, i glicosidi, le resine e i tannini; poi venivano mangiati lessati o si essiccavano, macinandoli per ottenerne una farina molto povera, perché, oltre all’amido e alla cellulosa, non conteneva vitamine e sali minerali dispersi nell’acqua di cottura. Con questa farina si faceva il pane. I boccioli dei fiori venivano messi sottaceto o sotto sale, ma spesso provocavano seri disturbi.
I piccioli sommersi sono carnosi e in passato venivano considerati delle leccornie, ma ancora oggi in certe zone dell’Europa settentrionale sono tuttora adoperati nella preparazione di pietanze.
Simbologia: in epoca classica e nell’Europa medievale i medici mettevano in guardia i loro pazienti contro la pianta perché sostenevano che togliesse ogni desiderio sessuale (vedi sopra). Forse proprio per incoraggiare l’astinenza questi fiori vennero scolpiti sui cornicioni della cattedrale di Bristol e dell’abbazia di Westminster a Londra. Nel linguaggio dei fiori simboleggiano l’impotenza.
La ninfea bianca ha suscitato nella cristianità vari simboli: il suo biancore e il fatto che dischiuda i suoi fiori sopra le acque, non insozzati dal fango, ha ispirato quello della Castità, che già si ritrova nella Roma pagana, poiché davanti a una ninfea veniva posata la capigliatura tagliata delle nuove vestali. L’arte cristiana l’ha adottata sulle facciate e i capitelli delle sue chiese, così come sui fonti battesimali, per richiamare questa virtù (Charles-Auguste Aubert, Histoire et théorie du symbolisme religieux avant et dépuis le christianisme, Parigi 1870-1884).
E’ anche simbolo della Carità perché I suoi fiori sono così ampi (ovvero “generosi”) che ne bastano quattro o cinque per formare un bel mazzo.
Bibliografia:
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BIONDI E. et al., Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
CUTTER EG. Studies of morphogenesis in the Nymphaeaceae. I. Introduction: some aspects of the morphology of Nuphar lutea (L) Sm. and Nymphaea alba L. Phytomorphol., 7, 45-56, 1957
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico Università di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp.309.474, Catania 1986.
CARLO FERRARI, Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
KOK C. J., VAN DER VELDE G., LANDSBERGEN K. M. Production, nutrient dynamics and initial decomposition of floating leaves of Nymphaea alba L. and Nuphar lutea (L.) Sm. (Nymphaeaceae) in alkaline and acid water Biogeochemistry 11, 3, 235-250, 1990
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp
Sinonimi: Castalia alba (L.) Wood.
Nomi volgari: Ninfea bianca, Ninfea comune, Carfano (italiano). Piemonte: Liri sarvaj; Ciapin d'mula (Givoletto). Lombardia: Anasse bianche, Naasse, Ninfa, Stalaass (Brescia); Capellon, Lavedon, Tajee (Milano); Taillon (Pavia). Veneto: Capelazzi (Treviso); Cappellazzi bianchi (Verona); Tagiero de vale (Padova); Taglieri (Venezia); Taier de acqua (Belluno). Friuli: Cociarate, Lavaz del lagh. Emilia-Romagna: Caplazz (Ferrara); Caplazz bianch (Reggio); Capplazz, Tajer d'acqua (Piacenza); Erba piata (Romagna); Tajaraz (Bologna). Toscana: Copripentole, Erculea bianca, Nanufero, Nanunfero, Nenufero, Nenunfero, Ninfea bianca, Papeo; Cappero di padule (Pisa); Carfano, Carfano femmina (Bientina); Ranocchini doppi (Val di Chiana). Sardegna: Corcoriga de acqua, Corcorija de abba, Lillu de acqua. Sicilia: Ninfa.
Forma biologica e di crescita: idrofita rizomatosa.
Tipo corologico: Europa.
Fenologia: fiore: VI-VIII, frutto: VII-IX.
Limiti altitudinali: dal piano a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è diffusa in quasi tutto il territorio. Pare manchi in Abruzzo, Marche, Calabria. In passato era tanto diffusa nelle aree di pianura che a volte gli Autori (es. Cocconi, 1883) concludevano l'elenco delle località di rinvenimento con un significativo "ecc.". Oggi è in contrazione. Pianta rara, presente, però, in notevole quantità là dove vive.
Habitus: pianta acquatica perenne, erbacea, con rizoma assai grosso e carnoso, strisciante orizzontalmente sul fondo e che può raggiungere i 7 cm di spessore e 1 m di lunghezza, segnato dalle cicatrici delle foglie cadute, con molte radici lungo la superficie inferiore ed una gemma terminale che, nell’annata, dà foglie e fiori.
Foglie: foglie natanti, grandi, coriacee, con pagina superiore liscia, come cerata (allo scopo di facilitare lo scorrimento dell’acqua ed evitare l’occlusione degli stomi) con piccioli più o meno lunghi a seconda della profondità dell’acqua (fino a 2 m), cilindrici, flessibili, all’interno dei quali sono presenti in gran numero di sacche e tubi aeriferi che assicurano loro il galleggiamento; due stipole connate, membranacee; lembo ovale o peltato, con margine intero, cuoriforme alla base, con seno strettissimo. Le giovani foglie, ancora immerse, sono avvolte su se stesse.
Fiore: emergenti appena sulla superficie dell’acqua, si aprono intorno a mezzogiorno per richiudersi, immergendosi parzialmente nell’acqua, al tramonto; solitari, grandi (superano spesso i 10 cm per arrivare anche a 20), coriacei, verdi all’esterno e bianchi all’interno sfumati di giallo alla base, delicatamente profumati; petali numerosi (20-25), più grandi dei sepali, disposti in spirale continua e decrescenti verso l’interno, epigini, oblungo lanceolati, bianchi sulle due facce, eccetto gli esterni che sono verdognoli sulla faccia esteriore. Stami numerosi, inseriti come i petali ed a filamento appianato, negli esterni petaloideo. Ovario subgloboso, con 16 logge provviste di molti ovuli disposti su sepimenti placentari, attenuato in un breve stilo che si espande in un disco stimmatico, il quale conta tanti raggi quante sono le logge.
Frutto: capsula emisferica, coriacea, subglobosa, multiloculare, spugnosa, portante le cicatrici dei petali e degli stami caduti. Dopo la fioritura si stacca cadendo in acqua dove si lacerano le pareti
Semi: numerosi, rivestiti da un arillo membranoso, immersi nella mucillagine delle logge e messi gradatamente in libertà dalla progressiva marcescenza del frutto (l’involucro mucillaginoso ingloba bolle d’aria che consentono ai semi di risalire in superficie). La disseminazione è effettuata dagli uccelli acquatici.
Polline: granuli pollinici monadi, a simmetria bilaterale; subisopolari; perimetro in visione polare: subovali, in visione equatoriale: ovali 77%, ellittici 23%, biconvessi; forma: pseudo-oblatoidi 50%, pseudo-suboblatoidi 50%, subequi-E 7%, subetero-E 93%; anaporati; aperture pori: irregolari e poco distinti; esina: intectata, con baculae, clavae e gemmae; dimensioni: asse polare: 26 (25) 24 mµ, asse equatoriale E1: 34 (32) 31 mµ, asse equatoriale E2: 29 (27) 26 mµ. L’impollinazione è entomofila e viene effettuata da mosche e coleotteri.
Numero cromosomico: 2n = (48, 64, 84, 105) 112.
Sottospecie e/o varietà: Nymphaea alba L. subsp alba con stigma piano, stami delle serie interne con filamenti più stretti dell’antera; Nymphaea alba L. subsp. minoriflora (Simonk.) Asch. et Gr. con stigma concavo, stami delle serie interne con filamenti larghi quanto l’antera o poco più..
Habitat ed ecologia: acque tranquille o a debole corrente, stagni, lame, canali, fino a 2 m di profondità, non troppo ricchi di sostanze nutritive.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Potametea.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A. Minacce per la specie sono distruzione delle zone umide; eutrofizzazione delle acque; pulitura troppo drastica dei canali di scolo e interramento degli specchi d'acqua.
Farmacopea: le parti giovani dei rizomi della ninfea contengono, allo stato fresco, oltre ad una sostanza resinosa, un alcaloide (nufarina) e sono state considerate, sin dall’antichità, come un efficace anafrodisiaco, conservando questa fama nella medicina popolare. Leclerc ha sperimentato clinicamente e, con risultato favorevole, l’azione sedativa sull’eretismo sessuale dell’infuso e dell’estratto acquoso e fluido, probabilmente attribuibile ad una azione inibitrice esercitata sul parasimpatico (nel Medioevo si ricorreva all’infuso di Ninfea per calmare isterici e ninfomani). I rizomi contengono inoltre molto amido, tanto da assumere anche un valore alimentare (vedi oltre). Però, a sviluppo completo, sono abbastanza ricchi di tannino da venire piuttosto usati come astringenti, nella medicina popolare, per la cura delle affezioni catarrali dell’intestino e delle mucose direttamente accessibili.
Il rizoma è ricco di amido. E’stato usato in passato, nei periodi di carestia, sia come verdura che ridotto a farina. Gli alimenti poveri di origine vegetale, commestibili o resi tali dopo trattamento preventivo, entrano in fitoalimurgia (fu il naturalista toscano Ottavio Targioni Tozzetti, nel 1767, a coniare il termine fondendo le parole ”alimenta” e “urgentia” in “alimurgia” per indicare ciò che si usa come alimento durante la carestia). Della Nymphaea alba L. si bollivano i rizomi almeno due volte in abbondante acqua per disperdere gli alcaloidi, i glicosidi, le resine e i tannini; poi venivano mangiati lessati o si essiccavano, macinandoli per ottenerne una farina molto povera, perché, oltre all’amido e alla cellulosa, non conteneva vitamine e sali minerali dispersi nell’acqua di cottura. Con questa farina si faceva il pane. I boccioli dei fiori venivano messi sottaceto o sotto sale, ma spesso provocavano seri disturbi.
I piccioli sommersi sono carnosi e in passato venivano considerati delle leccornie, ma ancora oggi in certe zone dell’Europa settentrionale sono tuttora adoperati nella preparazione di pietanze.
Simbologia: in epoca classica e nell’Europa medievale i medici mettevano in guardia i loro pazienti contro la pianta perché sostenevano che togliesse ogni desiderio sessuale (vedi sopra). Forse proprio per incoraggiare l’astinenza questi fiori vennero scolpiti sui cornicioni della cattedrale di Bristol e dell’abbazia di Westminster a Londra. Nel linguaggio dei fiori simboleggiano l’impotenza.
La ninfea bianca ha suscitato nella cristianità vari simboli: il suo biancore e il fatto che dischiuda i suoi fiori sopra le acque, non insozzati dal fango, ha ispirato quello della Castità, che già si ritrova nella Roma pagana, poiché davanti a una ninfea veniva posata la capigliatura tagliata delle nuove vestali. L’arte cristiana l’ha adottata sulle facciate e i capitelli delle sue chiese, così come sui fonti battesimali, per richiamare questa virtù (Charles-Auguste Aubert, Histoire et théorie du symbolisme religieux avant et dépuis le christianisme, Parigi 1870-1884).
E’ anche simbolo della Carità perché I suoi fiori sono così ampi (ovvero “generosi”) che ne bastano quattro o cinque per formare un bel mazzo.
Bibliografia:
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BIONDI E. et al., Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
CUTTER EG. Studies of morphogenesis in the Nymphaeaceae. I. Introduction: some aspects of the morphology of Nuphar lutea (L) Sm. and Nymphaea alba L. Phytomorphol., 7, 45-56, 1957
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico Università di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp.309.474, Catania 1986.
CARLO FERRARI, Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
KOK C. J., VAN DER VELDE G., LANDSBERGEN K. M. Production, nutrient dynamics and initial decomposition of floating leaves of Nymphaea alba L. and Nuphar lutea (L.) Sm. (Nymphaeaceae) in alkaline and acid water Biogeochemistry 11, 3, 235-250, 1990
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp