Anemone nemorosa L.
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l'epiteto del genere, attribuito a Teofrasto, deriva dal greco anemos = “vento” (con significato di “fiore del vento” per le fragili corolle che si agitano al minimo spirare del vento). Altri testi citano la parola latina anima = “soffio vitale” (ad indicare la breve vita dei suoi fiori). Altri ancora lo accreditano al fiume Anemo che scorre presso Ravenna, dove si dice che per la prima volta gli antichi avrebbero scoperto questo fiore, oltre a interpretazioni mitologiche: per i greci Anemone era la sposa di Zefiro (vento caldo dell'ovest che favoriva la nascita dei fiori e dei frutti). L'epiteto specifico deriva dal latino nemus da cui nemoris = “del bosco” (con evidente riferimento al suo habitat boschivo).
Sinonimi: Anemanthus morosus (L.) Fourr., Anemonanthea nemorosa (L.) S. F. Gray, Anemone francoana Merino, Anemone pedata Rafin., Anemone pentaphylla Hooker fil. ex Pritzel, Anemone quinquefolia L., Anemonoides nemorosa (L.) Holub
Nomi volgari: Anemone dei boschi, Anemone bianca, Silvia.
Forma biologica e di crescita: geofita rizomatosa.
Tipo corologico: circumboreale (zone fredde e temperato-fredde dell'Europa, Asia e Nordamerica).
Fenologia: fiore: II-V (la sua precoce fioritura le permette di fruire della luce nel bosco, prima che le foglie lo rendano ombroso), frutto: IV-VI.
Limiti altitudinali: dal piano a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è assai diffusa, con folti popolamenti che assumono un aspetto tappezzante del suolo, nelle regioni settentrionali e centrali (pur preferendo le zone montane e submontane è presente anche nelle pianure alluvionali); meno diffusa nel Mezzogiorno dove, in genere, la sua presenza è limitata ai rilievi appenninici e subappenninici. Manca nelle isole.
Habitus: erbacea perenne, che non supera i 25 cm di altezza, con rizoma orizzontale giallo brunastro assai radicato nel substrato e fusti eretti, esili, nudi o con un unico verticillo di foglie.
Foglie: le foglie basali, di colore verde chiaro per peli argentei, senza gemma ascellare, sono
portate da un lungo picciolo, hanno la lamina palmato partita completamente divisa in 3-5 segmenti lanceolati, irregolarmente inciso lobati; le foglie cauline, riunite in verticilli di 3 nell'ultimo terzo dello stelo fiorale, sono picciolate, hanno la lamina palmato partita con segmenti a loro volta profondamente inciso dentati.
Fiore: all'apice dello stelo sbocciano i fiori ermafroditi, solitari, larghi 2,5-3 cm, portati da un peduncolo di 2-3 cm. La corolla è formata da 6-8(-12) tepali con aspetto petaloide, ellittici, lunghi circa il doppio della larghezza, bianchi di sopra e leggermente violacei nella parte inferiore, al centro dei quali sono ben visibili le antere gialle, stami in disposizione spiralata e carpelli numerosi, privi di nettari; l' ovario si trasformerà in un insieme quasi sferico di frutti.
Frutto: infruttescenza formante un glomerulo ovoide, lunga 2 cm e larga 1,5 cm, portante numerosi acheni.
Semi: acheni tomentosi, numerosi e piccoli, di forma subglobosa (quasi sferica), fittamente pelosi e lievemente rostrati (becco).
Polline: granuli pollinici con perimetro in visione polare: triangolari o circolari, in visione equatoriale: ellittici; dimensioni: asse polare 24,2 (23-26) mµ, asse equatoriale diametro 28,7 (26-30) mµ; aperture: tricolpate con colpi arrotondati, membrana ricoperta di granuli minuti; esina: scabrata; intina spessa quanto l'esina, che si ispessisce leggermente nella zona attorno ai colpi, a volte sporgente. Un polline simile si osserva in Pulsatilla (più grande) e in Clematis (più piccolo). L'impollinazione è entomofila. Il fiore non contiene nettare ed è solo debolmente profumato, i petali sono fortemente riflettenti rendendo molto evidenti le loro nervature che indirizzano gli insetti impollinatori (api e mosche) verso la parte fertile del fiore.
Numero cromosomico: 2n = (16, 24) 30 (45).
Sottospecie e/o varietà: molto simile ad Anemone trifolia L., sia per morfologia che per habitat, si conoscono anche ibridi tra le due specie. In coltura sono state introdotte molte varietà tra cui la più nota è la “alba plena”, con fiori bianchi, doppi, con i petali più esterni, in numero di 6, ovali e più grandi di quelli centrali. Le poche foglie, che si sviluppano pienamente solo dopo la vegetazione, sono simili a quelle del colletto. La varietà “rosea” (sinonimo Anemone nemorosa L. “rubra flore pleno”) è a fiori doppi, porporini; la “alleni” ha fiori celesti, grandi; la “grandiflora” porta fiori bianchi, grandi; la “purpurea” che ha fiori che variano dal rosso chiaro al rosso scuro; la “alba” (sinonimo “flore pleno”) porta fiori bianchi, doppi; la “robinsoniana” (sinonimo “coerulea”) è molto robusta, alta 15-30 cm, a foglie grosse e lunghe e fiori grandi che diventano blu.
Habitat ed ecologia: vegeta nei boschi montani di latifoglie (soprattutto quercete e faggete), boschi misti e di aghifoglie, prati, su suolo neutro ricco di humus e ben umidificato, ma la si può trovare un po' ovunque in pianura nelle zone non coltivate.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Erythronio-Carpinion betuli, Fagetalia sylvaticae
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: contiene anemonolo (o canfora di anemone) e protoanemonina (un alcaloide velenoso), ad azione rubefacente o vescicatoria sulla cute a seconda della durata e dell'intensità dell'applicazione di cataplasmi delle parti verdi che lo contengono. Una volta veniva usata per il trattamento delle malattie reumatiche. Anticamente si usava anche come odontalgico con sciacqui (ma a causa della tossicità se n'è abbandonato l'uso). Contiene anche saponine tossiche per cui è sconsigliato qualsiasi uso domestico. Oltre ad essere urticante per l'uomo è anche velenosa per il bestiame. Linneo riporta di mucche intossicate per averlo mangiato fresco pur dopo aver tollerato la presenza di questa pianta essiccata nel fieno consumato durante l'inverno.
Avversità: la pianta è facilmente attaccata da funghi parassiti del genere Puccinia che alterano la crescita delle foglie; in primavera contemporaneamente alla sua fioritura, è possibile trovare ai piedi di questa pianta l'ascomicete Dumontinia tuberosa (Hedwing) Kohn, un fungo parassita tipicamente legato all'Anemone nemorosa L. di cui attacca il rizoma.
Miti e leggende: narra una leggenda che Anemone era una ninfa della corte di Chloris, la dea dei fiori. Un giorno Zefiro e Borea s'invaghirono di lei. Chloris, indispettita, decise di punirla tramutandola in un fiore: l'anemone, la cui corolla è condannata ancora oggi a schiudersi precocemente e a subire le violente carezze di Borea - ossia la tramontana - che disperde nell'aria ancora fredda i suoi fragili petali. Quando Zefiro, il delicato venticello primaverile, giunge sulla Terra, l'anemone è ormai avvizzito, ridotto a uno stelo sul quale non resta che il ricordo della bellezza originaria.
La caducità dei fiori ha reso gli anemoni simbolo dell'abbandono e della brevità delle gioie d'amore, e con questo significato gli anemoni bianchi sono raffigurati nel quadro della Primavera del Botticelli. Gli antichi Egizi associavano questi fiori alla malattia e per gli Etruschi essi rappresentavano i fiori dei morti, associazione che si trova in parecchie altre culture. I Romani antichi usavano l'anemone come protezione contro le malattie e le febbri e si cingevano il collo con coroncine di questi fiori. Considerati fin dai tempi antichi i fiori del vento e quindi della primavera sono stati cantati da molti poeti. Plinio scriveva (XXI, 94): “Timido anemone che non schiude le sue labbra fino a che non sono accarezzate dal vento”. E Teocrito: “Si chiama Anemone poiché è un fiore che cade subito: infatti è caduco e si sciupa con facilità”. Secondo la mitologia Greca l'anemone nacque dalle lacrime di Venere mentre la dea vagava per i boschi piangendo per la morte di Adone.
Bibliografia:
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BIONDI E. et al., Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.polleninfo.org
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp
Sinonimi: Anemanthus morosus (L.) Fourr., Anemonanthea nemorosa (L.) S. F. Gray, Anemone francoana Merino, Anemone pedata Rafin., Anemone pentaphylla Hooker fil. ex Pritzel, Anemone quinquefolia L., Anemonoides nemorosa (L.) Holub
Nomi volgari: Anemone dei boschi, Anemone bianca, Silvia.
Forma biologica e di crescita: geofita rizomatosa.
Tipo corologico: circumboreale (zone fredde e temperato-fredde dell'Europa, Asia e Nordamerica).
Fenologia: fiore: II-V (la sua precoce fioritura le permette di fruire della luce nel bosco, prima che le foglie lo rendano ombroso), frutto: IV-VI.
Limiti altitudinali: dal piano a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è assai diffusa, con folti popolamenti che assumono un aspetto tappezzante del suolo, nelle regioni settentrionali e centrali (pur preferendo le zone montane e submontane è presente anche nelle pianure alluvionali); meno diffusa nel Mezzogiorno dove, in genere, la sua presenza è limitata ai rilievi appenninici e subappenninici. Manca nelle isole.
Habitus: erbacea perenne, che non supera i 25 cm di altezza, con rizoma orizzontale giallo brunastro assai radicato nel substrato e fusti eretti, esili, nudi o con un unico verticillo di foglie.
Foglie: le foglie basali, di colore verde chiaro per peli argentei, senza gemma ascellare, sono
portate da un lungo picciolo, hanno la lamina palmato partita completamente divisa in 3-5 segmenti lanceolati, irregolarmente inciso lobati; le foglie cauline, riunite in verticilli di 3 nell'ultimo terzo dello stelo fiorale, sono picciolate, hanno la lamina palmato partita con segmenti a loro volta profondamente inciso dentati.
Fiore: all'apice dello stelo sbocciano i fiori ermafroditi, solitari, larghi 2,5-3 cm, portati da un peduncolo di 2-3 cm. La corolla è formata da 6-8(-12) tepali con aspetto petaloide, ellittici, lunghi circa il doppio della larghezza, bianchi di sopra e leggermente violacei nella parte inferiore, al centro dei quali sono ben visibili le antere gialle, stami in disposizione spiralata e carpelli numerosi, privi di nettari; l' ovario si trasformerà in un insieme quasi sferico di frutti.
Frutto: infruttescenza formante un glomerulo ovoide, lunga 2 cm e larga 1,5 cm, portante numerosi acheni.
Semi: acheni tomentosi, numerosi e piccoli, di forma subglobosa (quasi sferica), fittamente pelosi e lievemente rostrati (becco).
Polline: granuli pollinici con perimetro in visione polare: triangolari o circolari, in visione equatoriale: ellittici; dimensioni: asse polare 24,2 (23-26) mµ, asse equatoriale diametro 28,7 (26-30) mµ; aperture: tricolpate con colpi arrotondati, membrana ricoperta di granuli minuti; esina: scabrata; intina spessa quanto l'esina, che si ispessisce leggermente nella zona attorno ai colpi, a volte sporgente. Un polline simile si osserva in Pulsatilla (più grande) e in Clematis (più piccolo). L'impollinazione è entomofila. Il fiore non contiene nettare ed è solo debolmente profumato, i petali sono fortemente riflettenti rendendo molto evidenti le loro nervature che indirizzano gli insetti impollinatori (api e mosche) verso la parte fertile del fiore.
Numero cromosomico: 2n = (16, 24) 30 (45).
Sottospecie e/o varietà: molto simile ad Anemone trifolia L., sia per morfologia che per habitat, si conoscono anche ibridi tra le due specie. In coltura sono state introdotte molte varietà tra cui la più nota è la “alba plena”, con fiori bianchi, doppi, con i petali più esterni, in numero di 6, ovali e più grandi di quelli centrali. Le poche foglie, che si sviluppano pienamente solo dopo la vegetazione, sono simili a quelle del colletto. La varietà “rosea” (sinonimo Anemone nemorosa L. “rubra flore pleno”) è a fiori doppi, porporini; la “alleni” ha fiori celesti, grandi; la “grandiflora” porta fiori bianchi, grandi; la “purpurea” che ha fiori che variano dal rosso chiaro al rosso scuro; la “alba” (sinonimo “flore pleno”) porta fiori bianchi, doppi; la “robinsoniana” (sinonimo “coerulea”) è molto robusta, alta 15-30 cm, a foglie grosse e lunghe e fiori grandi che diventano blu.
Habitat ed ecologia: vegeta nei boschi montani di latifoglie (soprattutto quercete e faggete), boschi misti e di aghifoglie, prati, su suolo neutro ricco di humus e ben umidificato, ma la si può trovare un po' ovunque in pianura nelle zone non coltivate.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Erythronio-Carpinion betuli, Fagetalia sylvaticae
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: contiene anemonolo (o canfora di anemone) e protoanemonina (un alcaloide velenoso), ad azione rubefacente o vescicatoria sulla cute a seconda della durata e dell'intensità dell'applicazione di cataplasmi delle parti verdi che lo contengono. Una volta veniva usata per il trattamento delle malattie reumatiche. Anticamente si usava anche come odontalgico con sciacqui (ma a causa della tossicità se n'è abbandonato l'uso). Contiene anche saponine tossiche per cui è sconsigliato qualsiasi uso domestico. Oltre ad essere urticante per l'uomo è anche velenosa per il bestiame. Linneo riporta di mucche intossicate per averlo mangiato fresco pur dopo aver tollerato la presenza di questa pianta essiccata nel fieno consumato durante l'inverno.
Avversità: la pianta è facilmente attaccata da funghi parassiti del genere Puccinia che alterano la crescita delle foglie; in primavera contemporaneamente alla sua fioritura, è possibile trovare ai piedi di questa pianta l'ascomicete Dumontinia tuberosa (Hedwing) Kohn, un fungo parassita tipicamente legato all'Anemone nemorosa L. di cui attacca il rizoma.
Miti e leggende: narra una leggenda che Anemone era una ninfa della corte di Chloris, la dea dei fiori. Un giorno Zefiro e Borea s'invaghirono di lei. Chloris, indispettita, decise di punirla tramutandola in un fiore: l'anemone, la cui corolla è condannata ancora oggi a schiudersi precocemente e a subire le violente carezze di Borea - ossia la tramontana - che disperde nell'aria ancora fredda i suoi fragili petali. Quando Zefiro, il delicato venticello primaverile, giunge sulla Terra, l'anemone è ormai avvizzito, ridotto a uno stelo sul quale non resta che il ricordo della bellezza originaria.
La caducità dei fiori ha reso gli anemoni simbolo dell'abbandono e della brevità delle gioie d'amore, e con questo significato gli anemoni bianchi sono raffigurati nel quadro della Primavera del Botticelli. Gli antichi Egizi associavano questi fiori alla malattia e per gli Etruschi essi rappresentavano i fiori dei morti, associazione che si trova in parecchie altre culture. I Romani antichi usavano l'anemone come protezione contro le malattie e le febbri e si cingevano il collo con coroncine di questi fiori. Considerati fin dai tempi antichi i fiori del vento e quindi della primavera sono stati cantati da molti poeti. Plinio scriveva (XXI, 94): “Timido anemone che non schiude le sue labbra fino a che non sono accarezzate dal vento”. E Teocrito: “Si chiama Anemone poiché è un fiore che cade subito: infatti è caduco e si sciupa con facilità”. Secondo la mitologia Greca l'anemone nacque dalle lacrime di Venere mentre la dea vagava per i boschi piangendo per la morte di Adone.
Bibliografia:
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BIONDI E. et al., Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.polleninfo.org
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp