Clematis vitalba L.

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Ranunculaceae - Clematis vitalba L.; Pignatti 1982: n. 725; Clematis vitalba L.
Plant List: accettato
Clematis vitalba L.
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal greco klema -atos = tralcio di vite, pezzo di legno flessibile, pianta sarmentosa (con riferimento al portamento della pianta e in modo particolare al fatto che quasi tutte le specie di questo genere hanno rami simili a quelli della vite); l’epiteto vitalba deriva dal latino vitis-alba = vite bianca (con allusione sia alle infiorescenze biancastre che all’infruttescenza piumosa argentea).
Sinonimi: Clematis bellojocensis Gandoger, Clematis dumosa Gandoger, Clematis odontophylla Gandoger, Clematis scandens Borckh., Clematis transiens Gandoger.
Nomi volgari: Barbagrigia, Barba di vecchio, Clematide vitalba, Viburno dei poveri, Viorna, Vitalba (italiano). Liguria: Liarba, Vis sarvaja; Assè, Ligaboschi (S. Margherita); Clemati, Sciarboa (Genova); Ghisernu (Velva); Guserna (Sarzana); Jarba (Valle del Bisagno); Liarba (S. Bernardo); Ligasso (Masone); Luiassa (Cogorno); Rialba, Viassua (Pontedecimo); Ujassa (Chiavari); Viabora (Porto Maurizio, Bordighera); Viarboa (Mele); Viasse, Viassotti (Valle Polcevera); Viassoli (S. Fruttuoso di Portofino); Vierbora (Val d'Arroscia); Vierbure (Ponti di Nava); Virsci (Ronco). Piemonte: Viorna, Visabie, Visabie bianche; Arboin (Moncalvo); Ligabosch (Alessandria); Vabiè (Val di Susa); Viarbra, Visrabbia, Vitalbora (Torino); Vimbri (Refrancore); Vimole (Fubine); Viourna (Mondovì); Vojabra (Asti). Lombardia: Cavrioela, Erba dei pitocch, Ligabosch, Ligassera, Vialber, Vinerbola (Milano); Idarela, Idasa, Idassa, Reabla, Vidarbola, Vidasa, Vidizeba, Zuta (Brescia); Inalba, Inambola, Oea de bosch, Vit bastarda (Bergamo); Irzer (Val Gambino); Vidalba, Vidalbora, Videlbora (Como); Vidalbo (Provaglio d'Iseo); Vidasbora (Valtellina); Videlboer (Pavia). Veneto: Bialba, Dialba, Mialba, Rialba, Vialba (Verona); Guiz, Regoleze, Roaie, Vidigada, Vidigon (Belluno); Tortizzoni (Pirano); Videson, Vidigade (Treviso); Vidison (Vicenza). Friuli: Blaudin, Blaudinarie, Brundinarie, Cincinis, Clematide vitalba, Gardiule, Gridiule, Urtizzon, Viorna, Vitalba; Brundinasa, Brunzin (Carnia). Emilia-Romagna: Vite falsa; Ligabosch, Guzeder, Guzzeder (Reggio); Brazabosch, Videria (Modena); Gusserna, Passionea, Vida salvadga, Vidercia (Parma); Vidalba, Viderbo (Bologna); Viderbola (Piacenza); Videiba (Romagna). Toscana: Capponi, Clematide, Erba dei cenciosi, Viorna, Vitalba; Fior di minuè (Vicchio); Guzzarna (Lunigiana). Umbria: Tabbio (Bevagna); Visalba, Vitabbia, Vitabia (Perugia). Marche: Viticchio. Abruzzi: Veticchia, Vita selvatica, Vitacchia, Viticchia, Vitjelva; Vitacchiosa, Viticchi (Chieti); Vitosa (L’Aquila). Campania: Tortovitaja, Vitaja, Vitara (Napoli); Vitaccione, Vitaglia (Terra di Lavoro); Viticaglia (Caserta); Vitaura (Ischia). Puglia: Erba de' pezzenti, Fuoco morto (Lecce); Viticello (Foggia). Basilicata: Virosa, Vitacchia, Vitoja, Vitosa (Potenza). Calabria: Legoni; Grambudorina, Ligonia, Ligunia, Vitarvola (Palmi); Grambolino, Vitarva (Cosenza); Vitura (Reggio); Vitusa, Vitusara (Catanzaro); Sicilia: Ligana, Ligara, Vitarba, Viticedda; Viturbo (Messina); Vracca di cuccu (Modica). Sardegna: Azzara, Azzuara, Benziglia, Zara; Auciada (Iglesias); Bidichinzu, Bidighinzu, Idrighinzu (Cagliari); Isterzu, Sterzu (Arizzo); Vitichingiu (Fonni).
Forma biologica e di crescita: fanerofita lianosa, rizomatosa, caducifoglia.
Tipo corologico: europeo-caucasico.
Fenologia: fiore: V-VIII (a seconda della quota), frutto: VI-IX.
Limiti altitudinali: dal piano a 1300 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente su tutto il territorio.
Habitus: pianta lianosa, con rizoma grosso e nodoso, fusto a sei angoli salienti, legnoso, pieno, scandente o sdraiato e quindi flessuoso, glabro, lungo parecchi metri (3-10, a volte fino a 20). Vecchi esemplari formano anche un vero e proprio tronco che può avere alla base un diametro di 8-10 cm. Si arrampica sui sostegni (vegetazione circostante, muri, ecc.) mediante i piccioli fogliari.
Foglie: opposte, picciolate, grandi, composte, imparipennate, variabili in lunghezza da cm 7 a cm 20, con 1 o 4 paia di foglioline lunghe cm 2-10, ovato acuminate, cordate o più di rado rotondate alla base, intere o più o meno dentate, talora inciso lobate, portate da peduncoli ingrossati alla base.
Fiore:
piccoli (larghi 2-3 cm), con profumo simile a quelli del biancospino (Crataegus monogyna Jacquin) riuniti in una infiorescenza a pannocchia lunga anche fino a 15 cm, terminali od ascellari nella parte superiore del caule e dei rami, con ricettacolo peloso. Calice petaloide di 4 o 5 sepali caduchi, oblungo ottusi, tomentosi sulle due facce, esternamente grigio verdi, internamente bianchi sul margine; corolla mancante; stami numerosi, con antere lunghe 1-2 mm e filamenti dilatati nel mezzo; carpelli numerosi, liberi, terminati da uno stilo lesini forme.
Frutto:
infruttescenza a capolino che riunisce i numerosi acheni piriformi terminati dallo stilo persistente ed accrescente a maturità in una resta piumosa arricciata lunga 2-3 cm.
Semi: un solo seme per achenio, lungo circa 3 mm.
Polline:
monadi a simmetria radiale, isopolari; perimetro in visione polare: subcircolari, in visione equatoriale: circolari 36%, subcircolari 22%, ovali 40%, ellittici 2%; forma: oblato sferoidali 16%, prolato sferoidali 52%, subprolati 40%, prolati 2%; trizonocolpati; aperture colpi: leggermente fusiformi, a limiti poco netti, membrana con granula; esina: tectata, scabrata; dimensioni: asse polare 26 (24) 19 mµ, asse equatoriale 25 (21) 16 mµ. L’impollinazione è anemofila o ad opera di imenotteri.
Numero cromosomico: 2n = 16.
Sottospecie e/o varietà: nessuna.
Habitat ed ecologia:
cresce a ridosso delle siepi, negli incolti, in boschi di latifoglie ed altri luoghi selvatici, soprattutto al margine di fiumi e di canali. Si adatta alla maggior parte dei suoli ed ha la capacità di colonizzarli repentinamente con invadenza, diventando spesso pianta infestante (vedi oltre).
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Populion albae
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Competitive (C).
IUCN: N.A.
Farmacopea:
la pianta (come le altre congeneri) contiene un alcaloide (anemonina), una canfora speciale (clematitolo) e almeno un paio di glucosidi (caulosaponina, stigmasterina) e parecchi acidi organici. Alla canfora si deve un notevole potere revulsivo, quando le parti verdi contuse vengano applicate alla cute ed una forte azione irritante, se inalate in polvere; l’uso interno ne è quindi sconsigliabile, in quanto esse provocano infiammazione delle vie digerenti ed urinarie, oltre ad emolisi dovuta alla loro speciale saponina. All’anemonina andrebbero invece ascritti i fenomeni sedativi che si possono ottenere con l’uso di questa pianta. Secondo Wolansky le parti verdi triturate e introdotte in piccola quantità nelle narici interrompono immediatamente un’emicrania ostinata. Il fatto è possibile, ma lo stesso Wolansky non avverte del rischio di procurarsi ulcere dolorosissime nel naso.
Impatto ambientale: ogni esemplare di questa liana europea è in grado di produrre fino a 100.000 semi all’anno che vengono dispersi in prevalenza dal vento. La vitalba si riproduce anche in modo vegetativo: una volta che entrano in contatto con il terreno, i fusti più vecchi sono infatti in grado di radicare. Questo tenace rampicante si abbarbica agli alberi avviluppandoli completamente; i fusti sviluppano ramificazioni laterali che possono crescere fino a 10 m in una singola stagione e che rendono l’estirpazione estremamente difficoltosa. Pertanto è da considerarsi pianta infestante del bosco in quanto, specialmente in associazione con i rovi, crea dei veri e propri grovigli inestricabili a danno della vegetazione arborea che viene letteralmente aggredita e soffocata. Tali presenze sono quasi sempre l'espressione di un degrado boschivo. In Nuova Zelanda questa specie è diventata una grave infestante ed è in procinto di creare seri problemi anche nelle zone nordoccidentali degli Stati Uniti.
Curiosità e usi: alcuni mendicanti usavano strofinarsi le gambe con le foglie, procurandosi ulcerazioni per impietosire maggiormente i passanti, da dove i nomi popolari di “erba dei pitocch” (Lombardia), ”erba dei cenciosi” (Toscana) o “erba dei pezzenti” (Puglia) (vedi sopra). I fusti secchi della pianta venivano usati come sigari, ma quest’uso provoca in breve tempo infiammazioni alle mucose della bocca e della gola.
I tralci della clematide vitalba sono usati in certe campagne come quelli del Viburno per farne cesti e gerle o più spesso ancora per legare le fascine di legna: da qui il nome popolare di “viburno dei poveri” (vedi sopra).
Inoltre le belle infruttescenze argentate, spruzzate di vernice per impedire il distacco degli acheni, vengono talvolta usate nelle composizioni di fiori secchi.
Per uso alimentare si è tramandata fino ad oggi l’abitudine di utilizzare in cucina elusivamente i germogli molto giovani, cotti, con olio, sale e limone oppure per fare frittate o zuppe. Si potrebbe dedurre che la giovinezza dei tessuti vegetali, il rallentamento dell’azione della clorofilla e la cottura in acqua bollente neutralizzino i succhi acidi caustici.
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E. Balocchi, Quinto, Genova, 17-05-2007
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Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
[ P ] P: specie velenose - tossiche - stupefacenti - psicotrope - irritanti - fotosensibilizzanti
[ A ] A: specie con polline allergenico.
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ AP+EP - AC ] AP (anemofilia): Il polline è disperso dalle correnti aeree e può avere un volo breve (piante erbacee) o lungo (alberi); EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; AC (anemocoria): Semi dispersi dalle correnti aeree, sia perché incospicui, sia perché presentano peli, setole, pappi ecc.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 7; T: 7; C: 4; U: 5; R: 7; N: 7;

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