Silene vulgaris (Moench) Garcke
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere è di origine incerta; un’ipotesi lo fa derivare da Sileno, compagno di Bacco, bonario ed ebbro demone dei boschi nella mitologia greca, rappresentato con il ventre gonfio come un otre (con allusione al calice rigonfio di alcune specie di questo genere); un’altra ipotesi lo connette alla parola greca sialon = “saliva” con riferimento alla sostanza bianca attaccaticcia secreta dal fusto di molte specie del genere, ipotesi confermata da Alessandro de Théis (1765-1842) nel suo Glossario di botanica (1810): «Silene dal greco (bava). Varie specie di questo genere distillano lungo il loro stelo un succo viscoso, che prende gl’insetti che gli si avvicinano». L’epiteto specifico vulgaris dal latino vulgus = “popolo, gente” è tradotto nell’analoga parola italiana “volgare”, cioè “conosciuto dalla gente comune”, denominazione attribuitale nel 1869 dai botanici tedeschi Conrad Moench (1744-1805) e Christian August Friedrich Garcke (1819-1904) nell’opera Flora von Nord-und Mittel-Deutschland, Ed. 9: 64. Berlin. 1869.
Sinonimi: Silene campanulata Saut., Silene venosa Asch., Silene cucubalus Wibel subsp. cucubalus, Silene venosa Asch. subsp. venosa, Silene cucubalus Wibel, Silene inflata Sm., Silene latifolia (Mill.) Britten & Rendle, non Poir., Behen vulgaris Moench, Silene latifolia (Miller) Britten & Rendle var. pubescens (de Candolle) Farwell, Behenantha behen (L.) Ikonn., Cucubalis venosus Gilib. non valide publ.
Nomi volgari: Bubbolini, Silene rigonfia, Strigoli, Schioppettini (italiano). Liguria: Baichina (Mignanego); Battilingua (Ceriana); Ciocche, Scipuelli (Chiavari); Ciocchetti (Noli); Ciucchetti (Valle di Polcevera); Erba ciocca (San Bernardo); Erba scioppettina (Genova); Frisceti (Sarzana); Grassuelli (Campegli); Grissari (Bordighera); Grissuelli (Velva). Piemonte: Cojet, Sciop, Urigia d' levra; Eiclopet (Val San Martino); Scherza (Frabosa); Sciopet, Sgruzet (Torino); Sounajet (Val di Lanzo); Urecia d' leor (Melazzo). Lombardia: Cornagitt, Verzitt matt (Milano); Erba issegheta, Sciopì, Verzoli (Brescia); Giotton salvadegh (Pavia); Petta forc (Valle Camonica); Scriziga (Valtellina); Verzin (Como). Veneto: Barbabechi, Scrizzoloni (Verona); Carleti, Carlini (Treviso); Carletti (Venezia); Sciochet (Belluno). Friuli: Grisulò, Povarine, Sclopitt, Sgrisulò; Grisulina, Grisuton, Jerbucis, Scialutos, Sclops (Carnia). Emilia-Romagna: Ciuchett (Bologna); Garofen salvadegh (Reggio); Gialsumen d' campagna (Romagna). Toscana: Mazzettone minuto; Bubbolinì, Erba del cucco, Stritoli (San Sepolcro); Crepaterra (Val di Chiana); Strigoli (Scandicci). Abruzzi: Cunijje, Strivule, Strivulille; Niscari (L’Aquila). Campania: Garofanielli. Calabria: Arganeju. Sicilia: Benalbu, Cauliceddi di vigna, Erva di pridicaturi; Cannatedda (Etna); Pizza parrini (Avola). Sardegna: Erba de zoccu, Erba sonajola; Crapicheddu (Fonni); Erba 'e sonagiolus (Macomer); Erba de sonaiolus (Cagliari); Zacca zacca (Arizzo).
Forma biologica e di crescita: emicriptofita scaposa.
Tipo corologico: euroasiatico. Specie ampiamente distribuita in Europa occidentale, Mongolia settentrionale, Giappone. Divenuta subcosmopolita, introdotta in Nordafrica, America settentrionale e meridionale. Largamente diffusa nell’Europa dell’Est.
Fenologia: fiore: IV-VIII, frutto: V-IX, diaspora: VII-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 2800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è diffusa su tutto il territorio continentale e insulare.
Habitus: erbacea perenne, alta 30-50 cm, con una struttura radicale rizomatosa a base lignificata e radichette secondarie da rizoma, ha fusti prima prostrati poi ascendenti, erbacei, ingrossati ai nodi, glabri o leggermente pubescenti, non vischiosi, ramificati nella parte superiore.
Foglie: le foglie sono di colore verde bluastro, talvolta soffuse di viola; le basali, picciolate, sono raccolte in rosette, intere, lineari lanceolate, acute, lunghe di norma 6-7 cm (ma possono oltrepassare i 10 cm), larghe 2,5 cm; le foglie cauline sono lineari lanceolate, lunghe 4-6 cm, larghe 12-18 mm, sessili (guainanti) e opposte ai nodi lungo il fusto.
Fiore: i fiori, penduli su peduncoli flessuosi lunghi 5-15 mm, sono riuniti in lasse infiorescenze multiflore (3-50 fiori) a pannocchia; possono essere unisessuali (maschili o femminili) o ermafroditi. Il calice, gamosepalo (sepali fusi insieme), ovoide, lungo 12-18 mm, verdastro o rosa biancastro tendente al bruno chiaro, percorso da 20 nervature porporine evidenti, collegate da altre nervature trasversali più brevi e meno evidenti il tutto a formare un reticolo, è ampiamente rigonfio e forma una specie di caratteristica vescica (contiene interamente sia l’ovario che la capsula fruttifera); il calice è terminato da denti papillosi e pubescenti lunghi 1/6 della propria lunghezza.
La corolla, larga 2-3 cm, è formata da 5 petali bianchi o sfumati di rosa, lunghi 15-25 mm, spatolati e profondamente bifidi. Androceo di 10 stami che fuoriescono dal calice; gineceo con 3 stili sporgenti dal calice con stimmi lievemente pubescenti. L’ovario è supero e tricarpellare (sincarpico).
Frutto: il frutto è una capsula globoso piriforme lunga 1-1,5 cm, deiscente per 6 denti eretti. La capsula, alla fruttificazione, è lunga tre volte il carpoforo
Semi: numerosi, nerastri, globoso reniformi, lunghi 1-1,5 mm, finemente tubercolati.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; porati; esina: microechinata-perforata, eutectata. L’impollinazione è anemofila (ad opera del vento) ed entomofila, tramite api e farfalle notturne. La particolare forma del fiore a palloncino con imboccatura stretta è di difficile accesso agli insetti più grossi come i calabroni (alcuni di questi trovano il modo di bucare la parte bassa del fiore per accedere al suo nettare). Il fiore, per facilitare l’impollinazione, rimane aperto anche di notte per sfruttare l’azione degli insetti notturni più piccoli.
Numero cromosomico: 2n = 24.
Sottospecie e/o varietà: questa specie presenta una grande variabilità di caratteri: diversi autori hanno infatti descritto numerose sottospecie simili tra loro, spesso legate a particolari ambienti o a ristretti areali geografici. Si differenziano tra loro essenzialmente per il portamento (fusti eretti, ascendenti o prostrati), per le foglie, glabre o pelose, più o meno dentellate o cigliate ai margini:
Silene vulgaris ssp glareosa (Jordan) Marsden-Jones & Turril (= Behen vulgaris Moench, = Silene uniflora ssp glareosa (Jordan) Chater et Walters), Silene dei ghiaioni. Tipo corologico: orofita sudeuropeo-montano. Si differenzia per la forma biologica di crescita (geofita rizomatosa: la pianta possiede un fusto sotterraneo - rizoma - che ad ogni nuova stagione produce nuovi fusti avventizi; possiede inoltre una radice a fittone); ha taglia più piccola (alta 10-30 cm), foglie glabre, ellittiche, lunghe 1,5-2 cm, che non oltrepassano in larghezza 0,5 cm. Fiori generalmente in gruppi di 3-5; calice subsferico del diametro di 12-16 mm con nervi violacei e molto evidenti; semi più o meno lisci. Vegeta su ghiaioni calcarei, terreni alluvionali. Sul nostro territorio è presente sull’arco alpino centro-orientale (manca in Valtellina), con limiti altitudinali di 1000-2400 m. Syntaxa di riferimento: Thlaspietalia rotundifolia.
Silene vulgaris ssp prostrata (Gaudin.) Sch. et Thell. Silene prostrata. Tipo corologico: orofita Europa sudoccidentale (Penisola Iberica e Mediterraneo occidentale). Si differenzia principalmente per l’andamento decisamente prostrato dei fusti, per la taglia inferiore (10-30 cm), per le foglie largamente ellittiche (più larghe delle altre sottospecie), pelose e con margine cartilagineo e cigliato e per i semi più o meno lisci. Sul nostro territorio è presente sull’arco alpino centro-occidentale (territori provinciali di Bergamo, Brescia, Torino, Cuneo e Valle d’Aosta). Syntaxa di riferimento: Thlaspietea rotundifolii.
Silene vulgaris ssp aetnensis (Strobl) Pign.: la pianta è glabra con riflessi azzurrognoli. L’infiorescenza è ricca di fiori. Le foglie sono di forma spatolata e lievemente carnose. Il calice è lungo 10 mm, di forma campanulata e dal colore verde (i nervi sono quasi assenti). Sul nostro territorio è segnalata solo attorno all’Etna.
Silene vulgaris (Moench) Garcke ssp angustifolia (Mill.) Hayek (Stringoli, Carletti): in genere la pianta è glabra e si differenzia per il fusto che alla base è legnoso e più ingrossato; le foglie sono più piccole (larghe 3-4 mm, lunghe 2-6 cm) ma leggermente carnose; la forma del calice è subcilindrico e i nervi sono verdastri e poco evidenti. La distribuzione sul nostro territorio è localizzata sulla costa, al livello del mare (dune sabbiose e scogliere, ambienti aridi in genere). Il tipo corologico è eurimediterraneo.
Silene vulgaris ssp antelopum (Vest) Hayek: ha fusti glabri, ascendenti, non molto alti (fino a 50 cm). L’infiorescenza è pauciflora. Le foglie sono di forma oblanceolato spatolate, larghe 12-15 mm, lunghe 4-6 cm, dentellate al margine. I nervi del calice sono viola pallido. Vegeta ad altitudini di 1500-2200 m. Il suo habitat sono i prati con suolo neutro. Segnalata nelle Alpi orientali.
Silene vulgaris ssp commutata (Guss.) Hayek: molto simile alla ssp vulgaris ma più pubescente; le foglie sono ovali o ellittiche, larghe 12-18 mm, lunghe 2-4 cm, con apice acuminato. I nervi del calice sono verdastri e poco appariscenti. Limiti altitudinali 600-1300 m. Vegeta su rupi e pietraie calcaree o argillose. Sottospecie segnalata soprattutto al Sud.
Habitat: infestante di campi, margini stradali, prati poco umidi e radure dei boschi (prevalentemente in posti aridi); pianta termofila: cresce in terreni calcarei e ricchi di azoto; pianta diffusa.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Mesobromion.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A:.
Farmacopea: pianta di cui non è noto nessun utilizzo farmacologico.
Usi: i germogli, raccolti prima della fioritura, costituiscono una tenera verdura con sapore dolce e delicato; la pianta è fra le erbe più ricercate ed usate in cucina. È buona mellifera. Utilizzata per torte salate, per frittate, come condimento per la pasta, nei risotti, come ripieno per farcire ravioli, in insalata. Nella zona di Cesi di Serravalle del Chienti, viene usata per preparare un caratteristico strudel che si consuma il giorno dell’Ascensione. Molto ricercata dal bestiame, è un ottimo foraggio.
Curiosità: i calici rigonfi sono persistenti e mantengono la forma a palloncino che, anzi, nel tempo si irrigidisce per cui alla fine dell’estate si possono far scoppiare battendoli con la mano: da qui uno dei nomi popolari: “schioppettini”.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D. M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, I vol., p. 332, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
HALBRITTER H., Silene vulgaris. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
www.dryades.eu
http://it.wikipedia.org/wiki/Silene_vulgaris
http://www.efloras.org/florataxon.aspx?flora_id=1&taxon_id=242000833
www.paldat.org
Sinonimi: Silene campanulata Saut., Silene venosa Asch., Silene cucubalus Wibel subsp. cucubalus, Silene venosa Asch. subsp. venosa, Silene cucubalus Wibel, Silene inflata Sm., Silene latifolia (Mill.) Britten & Rendle, non Poir., Behen vulgaris Moench, Silene latifolia (Miller) Britten & Rendle var. pubescens (de Candolle) Farwell, Behenantha behen (L.) Ikonn., Cucubalis venosus Gilib. non valide publ.
Nomi volgari: Bubbolini, Silene rigonfia, Strigoli, Schioppettini (italiano). Liguria: Baichina (Mignanego); Battilingua (Ceriana); Ciocche, Scipuelli (Chiavari); Ciocchetti (Noli); Ciucchetti (Valle di Polcevera); Erba ciocca (San Bernardo); Erba scioppettina (Genova); Frisceti (Sarzana); Grassuelli (Campegli); Grissari (Bordighera); Grissuelli (Velva). Piemonte: Cojet, Sciop, Urigia d' levra; Eiclopet (Val San Martino); Scherza (Frabosa); Sciopet, Sgruzet (Torino); Sounajet (Val di Lanzo); Urecia d' leor (Melazzo). Lombardia: Cornagitt, Verzitt matt (Milano); Erba issegheta, Sciopì, Verzoli (Brescia); Giotton salvadegh (Pavia); Petta forc (Valle Camonica); Scriziga (Valtellina); Verzin (Como). Veneto: Barbabechi, Scrizzoloni (Verona); Carleti, Carlini (Treviso); Carletti (Venezia); Sciochet (Belluno). Friuli: Grisulò, Povarine, Sclopitt, Sgrisulò; Grisulina, Grisuton, Jerbucis, Scialutos, Sclops (Carnia). Emilia-Romagna: Ciuchett (Bologna); Garofen salvadegh (Reggio); Gialsumen d' campagna (Romagna). Toscana: Mazzettone minuto; Bubbolinì, Erba del cucco, Stritoli (San Sepolcro); Crepaterra (Val di Chiana); Strigoli (Scandicci). Abruzzi: Cunijje, Strivule, Strivulille; Niscari (L’Aquila). Campania: Garofanielli. Calabria: Arganeju. Sicilia: Benalbu, Cauliceddi di vigna, Erva di pridicaturi; Cannatedda (Etna); Pizza parrini (Avola). Sardegna: Erba de zoccu, Erba sonajola; Crapicheddu (Fonni); Erba 'e sonagiolus (Macomer); Erba de sonaiolus (Cagliari); Zacca zacca (Arizzo).
Forma biologica e di crescita: emicriptofita scaposa.
Tipo corologico: euroasiatico. Specie ampiamente distribuita in Europa occidentale, Mongolia settentrionale, Giappone. Divenuta subcosmopolita, introdotta in Nordafrica, America settentrionale e meridionale. Largamente diffusa nell’Europa dell’Est.
Fenologia: fiore: IV-VIII, frutto: V-IX, diaspora: VII-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 2800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è diffusa su tutto il territorio continentale e insulare.
Habitus: erbacea perenne, alta 30-50 cm, con una struttura radicale rizomatosa a base lignificata e radichette secondarie da rizoma, ha fusti prima prostrati poi ascendenti, erbacei, ingrossati ai nodi, glabri o leggermente pubescenti, non vischiosi, ramificati nella parte superiore.
Foglie: le foglie sono di colore verde bluastro, talvolta soffuse di viola; le basali, picciolate, sono raccolte in rosette, intere, lineari lanceolate, acute, lunghe di norma 6-7 cm (ma possono oltrepassare i 10 cm), larghe 2,5 cm; le foglie cauline sono lineari lanceolate, lunghe 4-6 cm, larghe 12-18 mm, sessili (guainanti) e opposte ai nodi lungo il fusto.
Fiore: i fiori, penduli su peduncoli flessuosi lunghi 5-15 mm, sono riuniti in lasse infiorescenze multiflore (3-50 fiori) a pannocchia; possono essere unisessuali (maschili o femminili) o ermafroditi. Il calice, gamosepalo (sepali fusi insieme), ovoide, lungo 12-18 mm, verdastro o rosa biancastro tendente al bruno chiaro, percorso da 20 nervature porporine evidenti, collegate da altre nervature trasversali più brevi e meno evidenti il tutto a formare un reticolo, è ampiamente rigonfio e forma una specie di caratteristica vescica (contiene interamente sia l’ovario che la capsula fruttifera); il calice è terminato da denti papillosi e pubescenti lunghi 1/6 della propria lunghezza.
La corolla, larga 2-3 cm, è formata da 5 petali bianchi o sfumati di rosa, lunghi 15-25 mm, spatolati e profondamente bifidi. Androceo di 10 stami che fuoriescono dal calice; gineceo con 3 stili sporgenti dal calice con stimmi lievemente pubescenti. L’ovario è supero e tricarpellare (sincarpico).
Frutto: il frutto è una capsula globoso piriforme lunga 1-1,5 cm, deiscente per 6 denti eretti. La capsula, alla fruttificazione, è lunga tre volte il carpoforo
Semi: numerosi, nerastri, globoso reniformi, lunghi 1-1,5 mm, finemente tubercolati.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; porati; esina: microechinata-perforata, eutectata. L’impollinazione è anemofila (ad opera del vento) ed entomofila, tramite api e farfalle notturne. La particolare forma del fiore a palloncino con imboccatura stretta è di difficile accesso agli insetti più grossi come i calabroni (alcuni di questi trovano il modo di bucare la parte bassa del fiore per accedere al suo nettare). Il fiore, per facilitare l’impollinazione, rimane aperto anche di notte per sfruttare l’azione degli insetti notturni più piccoli.
Numero cromosomico: 2n = 24.
Sottospecie e/o varietà: questa specie presenta una grande variabilità di caratteri: diversi autori hanno infatti descritto numerose sottospecie simili tra loro, spesso legate a particolari ambienti o a ristretti areali geografici. Si differenziano tra loro essenzialmente per il portamento (fusti eretti, ascendenti o prostrati), per le foglie, glabre o pelose, più o meno dentellate o cigliate ai margini:
Silene vulgaris ssp glareosa (Jordan) Marsden-Jones & Turril (= Behen vulgaris Moench, = Silene uniflora ssp glareosa (Jordan) Chater et Walters), Silene dei ghiaioni. Tipo corologico: orofita sudeuropeo-montano. Si differenzia per la forma biologica di crescita (geofita rizomatosa: la pianta possiede un fusto sotterraneo - rizoma - che ad ogni nuova stagione produce nuovi fusti avventizi; possiede inoltre una radice a fittone); ha taglia più piccola (alta 10-30 cm), foglie glabre, ellittiche, lunghe 1,5-2 cm, che non oltrepassano in larghezza 0,5 cm. Fiori generalmente in gruppi di 3-5; calice subsferico del diametro di 12-16 mm con nervi violacei e molto evidenti; semi più o meno lisci. Vegeta su ghiaioni calcarei, terreni alluvionali. Sul nostro territorio è presente sull’arco alpino centro-orientale (manca in Valtellina), con limiti altitudinali di 1000-2400 m. Syntaxa di riferimento: Thlaspietalia rotundifolia.
Silene vulgaris ssp prostrata (Gaudin.) Sch. et Thell. Silene prostrata. Tipo corologico: orofita Europa sudoccidentale (Penisola Iberica e Mediterraneo occidentale). Si differenzia principalmente per l’andamento decisamente prostrato dei fusti, per la taglia inferiore (10-30 cm), per le foglie largamente ellittiche (più larghe delle altre sottospecie), pelose e con margine cartilagineo e cigliato e per i semi più o meno lisci. Sul nostro territorio è presente sull’arco alpino centro-occidentale (territori provinciali di Bergamo, Brescia, Torino, Cuneo e Valle d’Aosta). Syntaxa di riferimento: Thlaspietea rotundifolii.
Silene vulgaris ssp aetnensis (Strobl) Pign.: la pianta è glabra con riflessi azzurrognoli. L’infiorescenza è ricca di fiori. Le foglie sono di forma spatolata e lievemente carnose. Il calice è lungo 10 mm, di forma campanulata e dal colore verde (i nervi sono quasi assenti). Sul nostro territorio è segnalata solo attorno all’Etna.
Silene vulgaris (Moench) Garcke ssp angustifolia (Mill.) Hayek (Stringoli, Carletti): in genere la pianta è glabra e si differenzia per il fusto che alla base è legnoso e più ingrossato; le foglie sono più piccole (larghe 3-4 mm, lunghe 2-6 cm) ma leggermente carnose; la forma del calice è subcilindrico e i nervi sono verdastri e poco evidenti. La distribuzione sul nostro territorio è localizzata sulla costa, al livello del mare (dune sabbiose e scogliere, ambienti aridi in genere). Il tipo corologico è eurimediterraneo.
Silene vulgaris ssp antelopum (Vest) Hayek: ha fusti glabri, ascendenti, non molto alti (fino a 50 cm). L’infiorescenza è pauciflora. Le foglie sono di forma oblanceolato spatolate, larghe 12-15 mm, lunghe 4-6 cm, dentellate al margine. I nervi del calice sono viola pallido. Vegeta ad altitudini di 1500-2200 m. Il suo habitat sono i prati con suolo neutro. Segnalata nelle Alpi orientali.
Silene vulgaris ssp commutata (Guss.) Hayek: molto simile alla ssp vulgaris ma più pubescente; le foglie sono ovali o ellittiche, larghe 12-18 mm, lunghe 2-4 cm, con apice acuminato. I nervi del calice sono verdastri e poco appariscenti. Limiti altitudinali 600-1300 m. Vegeta su rupi e pietraie calcaree o argillose. Sottospecie segnalata soprattutto al Sud.
Habitat: infestante di campi, margini stradali, prati poco umidi e radure dei boschi (prevalentemente in posti aridi); pianta termofila: cresce in terreni calcarei e ricchi di azoto; pianta diffusa.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Mesobromion.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A:.
Farmacopea: pianta di cui non è noto nessun utilizzo farmacologico.
Usi: i germogli, raccolti prima della fioritura, costituiscono una tenera verdura con sapore dolce e delicato; la pianta è fra le erbe più ricercate ed usate in cucina. È buona mellifera. Utilizzata per torte salate, per frittate, come condimento per la pasta, nei risotti, come ripieno per farcire ravioli, in insalata. Nella zona di Cesi di Serravalle del Chienti, viene usata per preparare un caratteristico strudel che si consuma il giorno dell’Ascensione. Molto ricercata dal bestiame, è un ottimo foraggio.
Curiosità: i calici rigonfi sono persistenti e mantengono la forma a palloncino che, anzi, nel tempo si irrigidisce per cui alla fine dell’estate si possono far scoppiare battendoli con la mano: da qui uno dei nomi popolari: “schioppettini”.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D. M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, I vol., p. 332, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
HALBRITTER H., Silene vulgaris. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
www.dryades.eu
http://it.wikipedia.org/wiki/Silene_vulgaris
http://www.efloras.org/florataxon.aspx?flora_id=1&taxon_id=242000833
www.paldat.org