Stellaria media (L.) Vill.

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Caryophyllaceae - Stellaria media (L.) Vill.; Pignatti 1982: n. 463; Stellaria media (L.) Vill.
Plant List: accettato
Stellaria media (L.) Vill.
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal latino stella, -ae, f. = “stella, astro” [Cicerone, Columella, Plinio] e fa riferimento alla forma stellata del fiore. L’epiteto specifico è l’aggettivo latino medius, -a, -um = “medio, di mezzo, centrale” [Cicerone, C. Giulio Cesare et al.] con riferimento alla taglia di dimensioni intermedie tra le varie congeneri. I nomi comuni, in particolare, fanno riferimento agli animali pennuti (sia uccelli che animali da pollaio) che si cibano delle giovani piante e dei suoi semi.
Sinonimi:
Alsine media L. (basionimo), Stellaria alpicola Lamotte (1877), Stellaria apetala Ucria (1796), Stellaria brachypetala Opiz (1826), Stellaria cucubaloides Pau (1887), Stellaria dichotoma Georgi (1800), Stellaria grandiflora Woods in Hooker (1838), Stellaria monogyna D. Don (1825), Stellaria pilosa Dulac (1867), Stellaria xanthanthera Pobedimova (1929), Stellularia media (L.) O. Kuntze (1891), Stellaria media (L.) Vill. ssp. vulgaris Raunk, Stellaria media var. apetala Garke.
Nomi volgari:
Budellina, Centocchio comune, Paperina, Stellaria media (italiano). Liguria: Cardelina; Anagallide, Erba canaina, Sancosto (Genova); Brutture (Bordighera); Canta gaine (Porto Maurizio); Erba ciaturuna (Vado, Zinola); Erba lugarina (Carbuta); Pavejana (Savona). Piemonte: Canalina, Cardlina, Erba canalina, Erba cardlina, Erba dij canarin, Erba pavarina, Pavarogna, Pavaronia, Paveronia, Pavresu, Pavrina, Pavrun, Pevronia, Poriona, Povrogna, Purionna, Puvrogna, Puvronia; Pavarascia (Novara); Pavarino (Massello); Penetauri (Moncalvo). Lombardia: Boelli da gialina, Peverella, Peverina; Centose (Valtellina); Paarina (Brescia); Pavarascia, Pavarazza (Pavia); Peverascia (Milano); Peverazza, Peverazzia (Como). Veneto: Pavarino; Erb osellina (Treviso); Pavarina (Verona); Zentidel, Zentivel, Zinzidel (Belluno). Friuli: Centui, Centuiss, Centuviell, Cintule, Cintuviell, Ciuntuviell; Lissò (Carnia). Emilia-Romagna: Arbetta stella (Romagna); Centocchi, Centone, Gallinella, Grassagaleina, Pavarina, Zeintucc (Bologna); Erba dei galeini, Erba raneina (Reggio); Erba pavareina (Piacenza); Orecci d' soregh (Parma). Toscana: Centocchio, Centonchio, Centone, Centonghio, Centovice, Cintonchio, Erba che fa cantar le galline, Erba gallina, Erba gallinella, Erba paperina, Erba piperina, Gallinella, Mordigallina, Morso di gallina, Morso di gallo, Morsugallina, Paperina, Pucinella; Budellina (Val di Chiana); Cento vice, Pizzagallina (Pisa); Orecchio di topo (Poggibonsi). Marche: Galinella (Ancona). Abruzzi: Cenducchia, Cenduccia; Galline grasse (Larino); Menduccia (Miglianico); Scendorelli (L’Aquila). Campania: Morviglina (Ischia); Morviglino, Moscellina (Napoli). Puglia: Beccagallina (Barletta); Morscellina (Lecce). Basilicata: Miggiardina (Potenza). Calabria: Vudeju di gurpi, Vudeju di muscu. Sicilia: Erba di gaddini, Mursiddina minuri, Oricchi di surci; Mirichiddina (Etna); Puddicinara (Ustica). Sardegna: Erba di giaddina; Erba de padda, Puddina (Cagliari); Erba puddina (Muravera); Erba pugionina (Tortoli).
Forma biologica e di crescita:
emicriptofita bienne / terofita reptante.
Tipo corologico:
cosmopolita. Diffusa in tutte le zone del mondo; con tutta probabilità si tratta di una pianta archeofita, inizialmente di origine mediterranea, divenuta in seguito cosmopolita.
Fenologia:
fiore: I-XII, frutto: I-XII, diaspora: I-XII. La fioritura, di norma, avviene da aprile a giugno. A seconda delle zone più o meno temperate cresce di preferenza durante i mesi invernali quando il terreno è umido e ricco dì acqua e può fiorire da gennaio a dicembre.
Limiti altitudinali: dal piano a 1600 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è assai comune in tutto il territorio continentale e insulare.
Habitus: erbacea annuale o bienne, alta (5-)10-40 cm, dotata di radici sottili e fittonanti, con fusti rossastri, gracili, prostrati e radicanti ai nodi che formano sovente un fitto intrico che può arrivare a 80 cm di estensione, e rami ascendenti. I peli, rivolti verso il basso, sono generalmente disposti sul fusto lungo un’unica linea (raramente su due) alternante ai nodi, anche se, in alcune forme o sottospecie, gli steli possono essere completamente pelosi o del tutto glabri.
Foglie:
le foglie, opposte, sono glabre; le inferiori intere, ovato acuminate, con base arrotondata o a volte cuoriforme, lunghe 1-2 cm, sono picciolate e opposte ai nodi; le superiori sono progressivamente più piccole e sessili; le basali hanno il picciolo corto, pubescente o cigliato.
Fiore:
i fiori, pentameri, ermafroditi, attinomorfi, dialipetali, larghi 6-8 mm, sono portati da lunghi peduncoli in un’infiorescenza a dicasio di norma all’apice dei rami; a volte un singolo fiore è disposto all’ascella di brattee verdi nella parte alta dei rami. I peduncoli di sostegno, lunghi 1-3 cm, sono lievemente riflessi.
Il calice è formato da 5 sepali liberi, di forma ovale oblunga ed apice ottuso, lunghi 3-5 mm, cigliati. La corolla è costituita da 5 petali (a volte assenti) liberi, bilobati (divisi in due fin quasi alla base), completamente bianchi, di identica lunghezza o lunghi i 2/3 dei sepali; i petali durante la notte o in caso di maltempo si chiudono. Androceo di un numero variabile di stami, di norma 3-5, ma possono arrivare fino a 10 e a volte sono completamente assenti. Gineceo con ovario supero e sincarpico; pistillo con 3 stili.

Frutto:
il frutto è una capsula ovale o piriforme, deiscente a maturità per 6 denti lunghi 1/3 della lunghezza della capsula lunga a sua volta 1,5-2 volte il calice persistente; il peduncolo fruttifero, curvato verso il basso, è 4-6 volte più lungo del calice.
Semi:
la capsula contiene diversi semi reniformi appiattiti, larghi 0,8-1,3 mm, di colore rosso bruno o neri, provvisti sul dorso di 4 serie di piccole protuberanze tondeggianti. La pianta si riproduce esclusivamente per seme, anche se i fusti possono emettere radici avventizie. In un anno una pianta può produrre oltre 10.000 semi che rimangono quiescenti nel terreno fino a 80 anni.
Polline:
granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; porati; esina: microreticulata-perforata, eutectata. L’impollinazione è entomofila, per il tramite di api e mosche.
Numero cromosomico: 2n = 40, 42, 44.
Sottospecie e/o varietà: la Stellaria media insieme ad altre due specie (Stellaria neglecta Weihe in cui i petali sono più grandi dei sepali, gli stami sono più numerosi, quasi sempre 10, i semi sono larghi 1,1-1,7 mm, e Stellaria pallida (Dumortier) Piré in cui i petali sono quasi nulli o assenti, i sepali sono più corti di 3 mm, i semi sono larghi meno di 0,8 mm) formano un instabile complesso polimorfo per la presenza di individui diploidi e tetraploidi. La variabilità si manifesta attraverso diversi caratteri, tra i quali: la pelosità in generale, la forma delle foglie, la lunghezza delle varie parti delle piante, la forma dei sepali, lo sviluppo dei petali, il numero degli stami. Alcuni Autori individuano fino a 50 forme intermedie per questa specie, questo perché i caratteri elencati possono mescolarsi in ogni possibile combinazione.
Stellaria media
(L.) Vill. ssp romana Beg.: i sepali e i petali hanno la stessa lunghezza; il fusto ha una sola linea di peli; i sepali sono più acuti. Questa sottospecie è stata individuata per il momento solo nella zona di Roma.
Habitat ed ecologia: pianta particolarmente frequente in coltivi sarchiati e giardini, pascoli, aree antropizzate (è facile trovarla anche nei centri urbani essendo una pianta sinantropo), ma anche sulle macerie; pianta nitrofila (vive in terreni ricchi di sostanze azotate). Molto frequente.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Stellarietea mediae.
Life-strategy (sensu Grime & Co.):
Stress tolleranti (S) + Competitive (C).
IUCN:
N.A..
Farmacopea:
la Stellaria media, oltre a contenere resine, tannini e tracce di saponina, presenta anche una notevole concentrazione di sali alcalini per cui viene usata nella medicina popolare come diaforetico.
È utilizzata nella pratica erboristica come diuretico, tossifugo, anticatarrale; tuttavia la presenza di saponine ne sconsiglia l’uso interno qualora esso non venga suggerito e controllato dal medico.
Per uso esterno, invece, la Stellaria media ha valida applicazione come astringente, antiinfiammatorio, riparatore delle screpolature della pelle, protettore dei capillari sanguigni; tra le applicazioni più specifiche, escludendo naturalmente l’attività cicatrizzante per la quale oggi la medicina ha altri validissimi presidi, si può citare il trattamento esterno coadiuvante dell’acne e della couperose.

Curiosità:
l’aspetto gracile della pianta è ingannatore, perché è una “malerba” diffusa e prolifica, detestata da qualsiasi coltivatore a motivo del suo rapidissimo sviluppo e perché occupa spazio altrimenti disponibile per specie più utili assorbendo inoltre molto azoto dal terreno impoverendolo velocemente. I suoi fiori crescono liberamente in qualsiasi epoca dell’anno, producendo innumerevoli e minuscoli semi. Polli, paperi e uccelli da gabbia amano nutrirsi delle sue parti vegetative e dei semi; tra essi si è notato che le oche sono molto ghiotte di quest’erba perché pare che stimoli la femmina all’imbecco della prole.
Alcune persone però, ritengono che dare Stellaria media in pasto agli uccelli sia uno spreco, sostenendo che essa è la più buona e tenera tra le piante selvatiche e che, quindi, possa essere mangiata come verdura da tavola (ma occorre molta cautela per la presenza di saponina).
Una curiosa caratteristica della specie è la singola linea di peli che corre lungo il fusto. Non appena una goccia di rugiada si deposita sul fusto, corre lungo questa linea di peli, fino a che non è fermata da un paio di foglie. Qui viene in parte assorbita attraverso i peli, mentre il resto corre sempre lungo il fusto, fino al successivo paio di foglie. L’acqua assorbita è trattenuta dalla pianta come riserva per i periodi di siccità.

Bibliografia:

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A. Crisafulli, R. Picone, Salice, 26-02-2005
A. Crisafulli, R. Picone, Salice, 26-02-2005
C. Genzo, San Giorgio della Richinvelda, Pordenone, 50 m slm, 06-05-1990
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J. Machac, da: M. Lepší et al., Preslia 91 391–420 (2019)

Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ EP - AC ] EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; AC (anemocoria): Semi dispersi dalle correnti aeree, sia perché incospicui, sia perché presentano peli, setole, pappi ecc.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 6; T: n.d.; C: n.d.; U: 4; R: 7; N: 8;

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