(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal greco smilé = “raschietto”; l’epiteto generico deriva dal latino asper = “aspro” (al tatto), rugoso, ruvido, ineguale” [Cesio, Virgilio, Seneca, Livio et al.] (con allusione, per entrambi gli epiteti, alla morfologia e alla spinosità di tutta la pianta).
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Salsapariglia nostrana, Salsa siciliana, Stracciacappe, Strappabrache, Salsa paesana, Rovo cervone, Edera spinosa..
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita/geofita rizomatosa sempreverde.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Salsapariglia nostrana, Salsa siciliana, Stracciacappe, Strappabrache, Salsa paesana, Rovo cervone, Edera spinosa..
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita/geofita rizomatosa sempreverde.
Tipo corologico: paleosubtropicale, con distribuzione nella regione mediterranea, in Asia Minore e Asia subtropicale. Unico rappresentante nella flora europea e mediterranea del genere Smilax che comprende oltre 300 specie, distribuite soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali (America e Sudest Asiatico). Presente nell’area mediterranea già come fossile dal Pliocene. Come pianta lianosa è testimone dell’origine subtropicale della foresta sempreverde sclerofilla del Bacino Mediterraneo, assieme a Rubia peregrina, Clematis flammula, Tamus communis etc.
Fenologia: fiore: IX-XI, frutto: VIII-IX.
Limiti altitudinali: dal piano a 1200 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente in formazioni di macchia sempreverde, leccete, siepi. Comune in Liguria, lungo le coste della Penisola, in Sicilia, Sardegna e isole minori; verso Nord fino al Pesarese-Perugia-Firenze-Viareggio. Più a nord rara, con apparizioni sporadiche ai piedi delle Alpi e del versante padano dell’Appennino settentrionale.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente in formazioni di macchia sempreverde, leccete, siepi. Comune in Liguria, lungo le coste della Penisola, in Sicilia, Sardegna e isole minori; verso Nord fino al Pesarese-Perugia-Firenze-Viareggio. Più a nord rara, con apparizioni sporadiche ai piedi delle Alpi e del versante padano dell’Appennino settentrionale.
Habitus: cespuglio a portamento scandente, con rizoma strisciante molto infossato nel terreno; fusto lianoso, che raggiunge la lunghezza di 1-4 m, cilindrico, glabro, molto ramificato con rami gracili, flessuosi, angolosi, ingrossati ai nodi, sottili, tenaci, glabri, percorsi da spine abbondanti ricurve verso il basso (con punta orientata verso il fusto).
Foglie: alterne, coriacee, lucide, con picciolo di 2-3 cm e lamina da ovato cordata a quasi sagittata, debolmente acuminata, lunga fino a 8-10 cm (raramente fino a 15) e larga 4-5 cm, con 7-9 nervature reticolate evidenti. I piccioli, i margini fogliari e le nervature principali (sulla pagina inferiore) sono provvisti di spine uncinate; alla base del picciolo sono presenti due stipole trasformate in viticci.
Fiore: infiorescenze unisessuali (pianta dioica) costituite da fascetti più o meno umbellati di 5-25 fiori, disposti alternatamente a zig-zag lungo assi terminali e ascellari della lunghezza massima di 15 cm. I fiori, profumati, provvisti di breve peduncolo, presentano un perigonio composto di 6 tepali bianco panna, lanceolati, precocemente caduchi, disposti in due verticilli, lunghi 4-5 mm gli esterni, più piccoli gli interni, più o meno arricciati all’indietro; fiori maschili con 6 stami liberi, inseriti alla base dei tepali; fiori femminili con ovario supero, oblungo, trigono, triloculare, con un ovulo per loggia e tre stimmi quasi sessili e ricurvi in basso.
Frutto: frutti raccolti in grappoli. Bacca rossa, lucida, tendente ad annerire a maturazione, sferica, del diametro di 8-10 mm, che matura nell’autunno successivo, contemporaneamente alla nuova fioritura.
Semi: 1-3 semi globosi, lisci, lucenti.
Polline: granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, apolari; perimetro: isodiametrici 73%, iso- ed etero assiali 27%; forma: oblato sferoidali 33%, prolato sferoidali 67%; atremi; esina: tectata, con spinulae; dimensioni: 25 (22) 19 mµ, diametro maggiore 26 (24) 21 mµ, diametro minore 25 (22) 18 mµ. L’impollinazione è entomofila.
Foglie: alterne, coriacee, lucide, con picciolo di 2-3 cm e lamina da ovato cordata a quasi sagittata, debolmente acuminata, lunga fino a 8-10 cm (raramente fino a 15) e larga 4-5 cm, con 7-9 nervature reticolate evidenti. I piccioli, i margini fogliari e le nervature principali (sulla pagina inferiore) sono provvisti di spine uncinate; alla base del picciolo sono presenti due stipole trasformate in viticci.
Fiore: infiorescenze unisessuali (pianta dioica) costituite da fascetti più o meno umbellati di 5-25 fiori, disposti alternatamente a zig-zag lungo assi terminali e ascellari della lunghezza massima di 15 cm. I fiori, profumati, provvisti di breve peduncolo, presentano un perigonio composto di 6 tepali bianco panna, lanceolati, precocemente caduchi, disposti in due verticilli, lunghi 4-5 mm gli esterni, più piccoli gli interni, più o meno arricciati all’indietro; fiori maschili con 6 stami liberi, inseriti alla base dei tepali; fiori femminili con ovario supero, oblungo, trigono, triloculare, con un ovulo per loggia e tre stimmi quasi sessili e ricurvi in basso.
Frutto: frutti raccolti in grappoli. Bacca rossa, lucida, tendente ad annerire a maturazione, sferica, del diametro di 8-10 mm, che matura nell’autunno successivo, contemporaneamente alla nuova fioritura.
Semi: 1-3 semi globosi, lisci, lucenti.
Polline: granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, apolari; perimetro: isodiametrici 73%, iso- ed etero assiali 27%; forma: oblato sferoidali 33%, prolato sferoidali 67%; atremi; esina: tectata, con spinulae; dimensioni: 25 (22) 19 mµ, diametro maggiore 26 (24) 21 mµ, diametro minore 25 (22) 18 mµ. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 32 (Marchi P., 1971).
Sottospecie e/o varietà: se ne distinguono due sottospecie per le foglie che possono avere forme assai diverse, ma non forniscono un carattere tassonomico importante: Smilax mauritanica Poiret (Smilax aspera var. altissima Moris et De Not.) è solo una pianta molto sviluppata con foglie molto grandi e quasi inermi, presente in stazioni umide ed ombrose. Pure senza significato sono le forme con foglie più o meno variegate oppure con bacca nera: Smilax nigra Willd (anticamente coltivata come pianta officinale). In Italia si comporta da tipica specie stenomediterranea; a Nord della linea indicata (vedi sopra) si presenta solo in stazioni isolate sulla Costiera Triestina fra S. Croce e Duino, nella Pineta di Grado, al Bosco Nordio presso Chioggia, in Romagna nella Valle di Conca, nella Pineta di Cervia, anticamente segnalata anche nel Veronese, sul Lago d’Iseo, nel Modenese (a Montese), ma forse in alcuni casi si tratta di piante inselvatichite.
Habitat ed ecologia: rampicante nello strato basso-arboreo e arbustivo del bosco sempreverde mediterraneo e nella macchia, in ambiente caldo e arido ma generalmente ombreggiato, dalla costa alla fascia collinare. Si tratta di specie tipicamente legata all’ambiente della lecceta, però essa può permanere anche nelle fasi di degradazione della stessa (macchie, cespuglieti, garighe). Vegeta su suolo neutro-subacido, spesso su substrato costituito da terra bruna lisciviata, povera di nutrienti.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: specie guida dei Quercetea ilicis, ai limiti della zona mediterranea anche in nicchie aride e soleggiate dei Quercetalia pubescentis.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S) + Commensali (CM).
IUCN: N.A..
Farmacopea: la salsapariglia nostrana è pianta officinale di antichissimo uso. Veniva coltivata la subsp nigra la cui radice, abbinata a quella della Dulcamara (Solanum dulcamara L.), forniva eccellenti decotti depurativi e tonici, con proprietà sudorifere e diuretiche, sebbene ad azione più blanda rispetto alla salsapariglia in commercio (Smilax regelii Killipp & Morton), usata in America Centrale e Settentrionale la cui radice è stata sofisticata in passato con quella nostrana che presenta una certa somiglianza esteriore, pur non contenendo saponine e non potendo quindi sostituirla. L’esame microscopico permette però di riconoscere facilmente la sofisticazione.
Usi: in alcune regioni i germogli freschi vengono conservati sott'olio previa scottatura in aceto e le parti tenere della pianta si consumano in frittata.
Curiosità: il nome volgare “Salsapariglia” deriva dalla parola spagnola "Zalzaparilla" perché la radice, strofinata vigorosamente, produce una schiuma saponosa che assomiglia a quella dei cavalli quando sudano abbondantemente, da cui il nome di salsa (schiuma) della pariglia (coppia di cavalli usata per il traino). I nomi volgari “Strappacappe” e “Stracciabrache” derivano invece, intuitivamente, dalla grande tenacità di questa pianta che con le sue robuste spine rende impenetrabile il bosco, tanto che è meglio aggirarla se si vuole riportare a casa integri gli abiti.
Miti e leggende: secondo la mitologia greca un giovane di nome Krókos amava appassionatamente la ninfa Smîlax di un amore destinato inesorabilmente ad una triste fine per la natura terrena del giovane; gli dei, impietositi decisero di trasformare Smîlax in una salsapariglia (Smilax aspera L.) e Krókos nel fiore che da quel giorno portò il suo nome (Crocus).
Bibliografia:
BANFI E., CONSOLINO F., Flora mediterranea (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le piante mediterranee più diffuse), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 2000.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
D'ANTUONO L.F., LOVATO A. Germination Trials and Domestication Potential of Three Native Species with Edible Sprouts: Ruscus aculeatus L., Tamus communis L. and Smilax aspera L. Acta Hort. 598, 2003
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico Università di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp.309.474, Catania 1986.
HERRERA C. M. Fruit Variation and Competition for Dispersers in Natural Populations of Smilax Aspera. Oikos, 36, 1, 51-58, 1981
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
SYAMOGLU B. Study of some plant foods (Smilax aspera, Lavandula stoechas, Origanum smirnium and Momordica charantia) used in human nutrition in western Turkey. Ege Universitesi Ziraat Fakultesi Dergisi, 21, 75-88, 1984.
PIGNATTI S., Flora italiana, II edizione, 1982. Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S) + Commensali (CM).
IUCN: N.A..
Farmacopea: la salsapariglia nostrana è pianta officinale di antichissimo uso. Veniva coltivata la subsp nigra la cui radice, abbinata a quella della Dulcamara (Solanum dulcamara L.), forniva eccellenti decotti depurativi e tonici, con proprietà sudorifere e diuretiche, sebbene ad azione più blanda rispetto alla salsapariglia in commercio (Smilax regelii Killipp & Morton), usata in America Centrale e Settentrionale la cui radice è stata sofisticata in passato con quella nostrana che presenta una certa somiglianza esteriore, pur non contenendo saponine e non potendo quindi sostituirla. L’esame microscopico permette però di riconoscere facilmente la sofisticazione.
Usi: in alcune regioni i germogli freschi vengono conservati sott'olio previa scottatura in aceto e le parti tenere della pianta si consumano in frittata.
Curiosità: il nome volgare “Salsapariglia” deriva dalla parola spagnola "Zalzaparilla" perché la radice, strofinata vigorosamente, produce una schiuma saponosa che assomiglia a quella dei cavalli quando sudano abbondantemente, da cui il nome di salsa (schiuma) della pariglia (coppia di cavalli usata per il traino). I nomi volgari “Strappacappe” e “Stracciabrache” derivano invece, intuitivamente, dalla grande tenacità di questa pianta che con le sue robuste spine rende impenetrabile il bosco, tanto che è meglio aggirarla se si vuole riportare a casa integri gli abiti.
Miti e leggende: secondo la mitologia greca un giovane di nome Krókos amava appassionatamente la ninfa Smîlax di un amore destinato inesorabilmente ad una triste fine per la natura terrena del giovane; gli dei, impietositi decisero di trasformare Smîlax in una salsapariglia (Smilax aspera L.) e Krókos nel fiore che da quel giorno portò il suo nome (Crocus).
Bibliografia:
BANFI E., CONSOLINO F., Flora mediterranea (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le piante mediterranee più diffuse), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 2000.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
D'ANTUONO L.F., LOVATO A. Germination Trials and Domestication Potential of Three Native Species with Edible Sprouts: Ruscus aculeatus L., Tamus communis L. and Smilax aspera L. Acta Hort. 598, 2003
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico Università di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp.309.474, Catania 1986.
HERRERA C. M. Fruit Variation and Competition for Dispersers in Natural Populations of Smilax Aspera. Oikos, 36, 1, 51-58, 1981
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
SYAMOGLU B. Study of some plant foods (Smilax aspera, Lavandula stoechas, Origanum smirnium and Momordica charantia) used in human nutrition in western Turkey. Ege Universitesi Ziraat Fakultesi Dergisi, 21, 75-88, 1984.