Genista tinctoria L.
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere genista, -ae, f. “ginestra” [Virgilio et al.] è il nome con il quale già i Romani indicavano questa pianta e che qualcuno fa derivare dal latino genu, -us, n. = “ginocchio” con allusione alla grande elasticità dei fusti di tutte le ginestre, pieghevoli appunto come un ginocchio. L’epiteto specifico è l’aggettivo latino tinctorius, -a, -um = “tintorio”, con riferimento ai pigmenti gialli e verdi che si ottengono da tutte le parti della pianta e utilizzati per tingere tessuti e oggetti di pelle.
Sinonimi: Genista alpestris Bertol., Genista tetragona Besser, Genista marginata Besser, Genista ovata Waldst. & Kit., Genista hungarica A. Kern., Genista elata Wender., Genista mantica Pollini, Genista perreymondii Loisel., Genista friwaldskyi Boiss., Genista tanaitica P. A. Smirn., Genista humilis Ten., Genista borysthenica Kotov, Genista tinctoria L. ssp littoralis (Corb.) Rothm., Genista anxantica Ten., Genista cskii Kümmerle & Jáv., Genista patula M. Bieb., Genista mayeri Janka, Genista oligosperma Simonk., Genista depressa M. Bieb., Genista tenuifolia Loisel., Genista ptilophylla Spach, Genista campestris Janka, Genista donetzica Kotov, Genista lasiocarpa Spach, Genista elatior W. D. J. Koch, Genista virgata Willd., Genista tinctoria L. ssp ovata (W. et K.) Arcang., Genista tinctoria L. ssp scariosa (Viv.) Pign., Genista tinctoria L. ssp tenuifolia (Loisel.) Pign., Genista tinctoria L. ssp tinctoria.
Nomi volgari: Baccellina, Ginestra minore, Ginestra tintoria, Ginestrella (italiano). Liguria: Ginestra da tenzoi. Piemonte: Ambrot, Bertirola, Bruttairola, Bruttairola d' le tinture, Genestrola, Giansip, Ginestria, Milionessa, Pairet, Paret, Peiret; Amaroun (Mondovì); Amrot (Asti); Ginestrella (Novara); Lionessa (Felizzano). Lombardia: Genester dei tintur; Cornioela (Brescia); Erba gialdina, Videssa (Como); Sghiringhezza (Pavia); Zenestra (Bergamo). Veneto: Cargnola, Corgniola, Cornajola; Erba da tintori, Erba gialla, Venchedel (Treviso); Erba da tintura, Erba dala, Erba di intender, Fer da calze, Fior da tenze (Belluno); Erba intenta, Tegoletta dei tintori (Venezia); Erba zaldina (Verona). Friuli: Cosuluta, Cosulute, Jerbe cosule. Emilia-Romagna: Bralia, Cerretta, Cosaria, Curniola, Z’nestreina (Bologna); Gherlinghessa, Glinghessa, Legn d' tintor, Pelapegher (Reggio); Gialdeina (Piacenza); Z'nestra, Zinestra (Romagna). Toscana: Baccellina, Braglia, Cerretta, Cosaria, Ginestra salvatica, Ginestrella, Ginestrina, Ginestruola, Ginestruzza; Erba baccellina (Monte Murlo); Fiori di fiorita (Val di Chiana). Abruzzi: Jinestra, Lehame; Inestra de' tintori (L’Aquila); Inistra (Chieti). Campania: Scopillo (Bagnoli); Sparzo (Terra di Lavoro). Basilicata: Jenestra.
Forma biologica e di crescita: camefita suffruticosa.
Tipo corologico: euro-asiatico. Diffusa in tutte le zone temperate dell’Europa centrale (con tendenza ad espandersi verso ovest e verso sud) e dell’Asia occidentale.
Fenologia: fiore: V-VII, frutto: VII, diaspora: VIII.
Limiti altitudinali: dal piano a 1800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è presente in quasi tutto il territorio continentale non strettamente mediterraneo. Assente nelle isole.
Habitus: piccolo arbusto suffruticoso, a portamento diffuso e semiprostrato, privo delle spine tipiche del suo genere, alto 30-60(-70) cm, con rami eretti o ascendenti, più o meno legnosi, striati o angolosi, glabri o leggermente pubescenti per peli applicati soprattutto in alto.
Foglie: le foglie, lunghe 0,5-4,5 cm, a disposizione alterna, sono intere, sessili e glabre e hanno forma variabile: da ovato oblunga a lanceolato ellittica a margine peloso, verde scuro.
Fiore: i fiori, riuniti in racemi apicali fogliosi lunghi 2,5-7 cm, sono portati sui rami dello stesso anno, di colore giallo intenso. Il calice è tubuloso, dentato, lungo 3-6 mm; la corolla, glabra, è formata da una carena lunga circa un centimetro e da un vessillo eretto più o meno della stessa lunghezza; ali e carena sono sbilenche pendule.
Frutto: il frutto è un legume lungo 2-3 cm, generalmente glabro, raramente pubescente, che a maturità si attorciglia fendendosi bruscamente per espellere i semi maturi gettandoli molto lontano dalla pianta madre.
Semi: circa una decina per legume, piccoli, tondi, di colore verde scuro.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 µm), oblati; perimetro in vista equatoriale: triangolare; tricolpati; esina: indefinibile-microreticulata, eutectata; footlayer continuo; intina: compatta; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila. Buona pianta mellifera.
Numero cromosomico: 2n = 48, 96.
Sottospecie e/o varietà: specie molto variabile, ma con lievi differenze: ai Kew Gardens di Londra ne sono state registrate circa 20 varianti. Tra le forme orticole una particolarmente bella è la varietà “Plena”, con fiori doppi, nana. Si ottiene solo da talea.
Habitat ed ecologia: cigli stradali, prati asciutti, lande, brughiere, radure, boschi radi, cedui; in terreni argillosi, soprattutto su substrato siliceo. Ha tendenza a formare colonie.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Calluno vulgaris-Ulicetea minoris e Teucrio siculi-Quercion cerridis
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S). IUCN: N.A.
Farmacopea: nei semi della Ginestra tintoria è stata trovata citisina ed essa, o almeno i suoi preparati più o meno concentrati, debbono considerarsi come tossici. Tutte le parti della pianta oltre alle sostanze coloranti, contengono un olio etereo, un principio amaro, sostanze tanniche, zuccheri, cera, mucillaggine che sono state popolarmente utilizzate in decozioni come purganti ed anche diuretici, in situazioni di edemi o raccolte ascitiche. Oggi, alla luce delle conoscenze acquisite, si dovrebbe consigliare di utilizzare queste pozioni con prudenza, perché, anche quando siano esclusi dalla preparazione i semi, esse possono esercitare un’azione emetocatartica di eccessiva violenza.
Curiosità: tutte le parti della pianta, soprattutto le radici e le infiorescenze, contengono due sostanze coloranti, genisteina e luteolina. La pianta ebbe un tempo una considerevole importanza commerciale perché il giallo che se ne estraeva, serviva, e già lo testimoniò Plinio, per tingere i tessuti. In Inghilterra, dove la pianta veniva raccolta in grandi quantità dalla povera gente per essere venduta ai tintori, serviva a produrre il famoso “verde di Kendal”, così chiamato dalla città di Kendal nel Westmoreland, dove la pratica fu introdotta da immigranti fiamminghi sotto il regno di Edoardo III (XIV secolo), e il cui processo consisteva nell’immergere i tessuti prima nella tintura gialla di questa pianta e dopo in un grande recipiente di azzurro ricavato da Isatis tinctoria L. (Glasto, Guado).
Tournefort ha descritto (1708) il procedimento della tintura del lino, della lana, dei tessuti e dei pellami con il colorante di questa pianta che egli ebbe modo di osservare nell’isola di Samo. Oggigiorno questo procedimento è ancora utilizzato in alcune isole greche.
Ai bovini al pascolo capita a volte di cibarsi della pianta e, come conseguenza, ne deriva uno sgradevole sapore amaro al latte, e perfino al formaggio e al burro che se ne ottiene dalla sua lavorazione.
Bibliografia:
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BIONDI E. et al., Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
HALBRITTER H., LOOS C., Genista tinctoria. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.dryades.eu
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp
Sinonimi: Genista alpestris Bertol., Genista tetragona Besser, Genista marginata Besser, Genista ovata Waldst. & Kit., Genista hungarica A. Kern., Genista elata Wender., Genista mantica Pollini, Genista perreymondii Loisel., Genista friwaldskyi Boiss., Genista tanaitica P. A. Smirn., Genista humilis Ten., Genista borysthenica Kotov, Genista tinctoria L. ssp littoralis (Corb.) Rothm., Genista anxantica Ten., Genista cskii Kümmerle & Jáv., Genista patula M. Bieb., Genista mayeri Janka, Genista oligosperma Simonk., Genista depressa M. Bieb., Genista tenuifolia Loisel., Genista ptilophylla Spach, Genista campestris Janka, Genista donetzica Kotov, Genista lasiocarpa Spach, Genista elatior W. D. J. Koch, Genista virgata Willd., Genista tinctoria L. ssp ovata (W. et K.) Arcang., Genista tinctoria L. ssp scariosa (Viv.) Pign., Genista tinctoria L. ssp tenuifolia (Loisel.) Pign., Genista tinctoria L. ssp tinctoria.
Nomi volgari: Baccellina, Ginestra minore, Ginestra tintoria, Ginestrella (italiano). Liguria: Ginestra da tenzoi. Piemonte: Ambrot, Bertirola, Bruttairola, Bruttairola d' le tinture, Genestrola, Giansip, Ginestria, Milionessa, Pairet, Paret, Peiret; Amaroun (Mondovì); Amrot (Asti); Ginestrella (Novara); Lionessa (Felizzano). Lombardia: Genester dei tintur; Cornioela (Brescia); Erba gialdina, Videssa (Como); Sghiringhezza (Pavia); Zenestra (Bergamo). Veneto: Cargnola, Corgniola, Cornajola; Erba da tintori, Erba gialla, Venchedel (Treviso); Erba da tintura, Erba dala, Erba di intender, Fer da calze, Fior da tenze (Belluno); Erba intenta, Tegoletta dei tintori (Venezia); Erba zaldina (Verona). Friuli: Cosuluta, Cosulute, Jerbe cosule. Emilia-Romagna: Bralia, Cerretta, Cosaria, Curniola, Z’nestreina (Bologna); Gherlinghessa, Glinghessa, Legn d' tintor, Pelapegher (Reggio); Gialdeina (Piacenza); Z'nestra, Zinestra (Romagna). Toscana: Baccellina, Braglia, Cerretta, Cosaria, Ginestra salvatica, Ginestrella, Ginestrina, Ginestruola, Ginestruzza; Erba baccellina (Monte Murlo); Fiori di fiorita (Val di Chiana). Abruzzi: Jinestra, Lehame; Inestra de' tintori (L’Aquila); Inistra (Chieti). Campania: Scopillo (Bagnoli); Sparzo (Terra di Lavoro). Basilicata: Jenestra.
Forma biologica e di crescita: camefita suffruticosa.
Tipo corologico: euro-asiatico. Diffusa in tutte le zone temperate dell’Europa centrale (con tendenza ad espandersi verso ovest e verso sud) e dell’Asia occidentale.
Fenologia: fiore: V-VII, frutto: VII, diaspora: VIII.
Limiti altitudinali: dal piano a 1800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è presente in quasi tutto il territorio continentale non strettamente mediterraneo. Assente nelle isole.
Habitus: piccolo arbusto suffruticoso, a portamento diffuso e semiprostrato, privo delle spine tipiche del suo genere, alto 30-60(-70) cm, con rami eretti o ascendenti, più o meno legnosi, striati o angolosi, glabri o leggermente pubescenti per peli applicati soprattutto in alto.
Foglie: le foglie, lunghe 0,5-4,5 cm, a disposizione alterna, sono intere, sessili e glabre e hanno forma variabile: da ovato oblunga a lanceolato ellittica a margine peloso, verde scuro.
Fiore: i fiori, riuniti in racemi apicali fogliosi lunghi 2,5-7 cm, sono portati sui rami dello stesso anno, di colore giallo intenso. Il calice è tubuloso, dentato, lungo 3-6 mm; la corolla, glabra, è formata da una carena lunga circa un centimetro e da un vessillo eretto più o meno della stessa lunghezza; ali e carena sono sbilenche pendule.
Frutto: il frutto è un legume lungo 2-3 cm, generalmente glabro, raramente pubescente, che a maturità si attorciglia fendendosi bruscamente per espellere i semi maturi gettandoli molto lontano dalla pianta madre.
Semi: circa una decina per legume, piccoli, tondi, di colore verde scuro.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 µm), oblati; perimetro in vista equatoriale: triangolare; tricolpati; esina: indefinibile-microreticulata, eutectata; footlayer continuo; intina: compatta; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila. Buona pianta mellifera.
Numero cromosomico: 2n = 48, 96.
Sottospecie e/o varietà: specie molto variabile, ma con lievi differenze: ai Kew Gardens di Londra ne sono state registrate circa 20 varianti. Tra le forme orticole una particolarmente bella è la varietà “Plena”, con fiori doppi, nana. Si ottiene solo da talea.
Habitat ed ecologia: cigli stradali, prati asciutti, lande, brughiere, radure, boschi radi, cedui; in terreni argillosi, soprattutto su substrato siliceo. Ha tendenza a formare colonie.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Calluno vulgaris-Ulicetea minoris e Teucrio siculi-Quercion cerridis
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S). IUCN: N.A.
Farmacopea: nei semi della Ginestra tintoria è stata trovata citisina ed essa, o almeno i suoi preparati più o meno concentrati, debbono considerarsi come tossici. Tutte le parti della pianta oltre alle sostanze coloranti, contengono un olio etereo, un principio amaro, sostanze tanniche, zuccheri, cera, mucillaggine che sono state popolarmente utilizzate in decozioni come purganti ed anche diuretici, in situazioni di edemi o raccolte ascitiche. Oggi, alla luce delle conoscenze acquisite, si dovrebbe consigliare di utilizzare queste pozioni con prudenza, perché, anche quando siano esclusi dalla preparazione i semi, esse possono esercitare un’azione emetocatartica di eccessiva violenza.
Curiosità: tutte le parti della pianta, soprattutto le radici e le infiorescenze, contengono due sostanze coloranti, genisteina e luteolina. La pianta ebbe un tempo una considerevole importanza commerciale perché il giallo che se ne estraeva, serviva, e già lo testimoniò Plinio, per tingere i tessuti. In Inghilterra, dove la pianta veniva raccolta in grandi quantità dalla povera gente per essere venduta ai tintori, serviva a produrre il famoso “verde di Kendal”, così chiamato dalla città di Kendal nel Westmoreland, dove la pratica fu introdotta da immigranti fiamminghi sotto il regno di Edoardo III (XIV secolo), e il cui processo consisteva nell’immergere i tessuti prima nella tintura gialla di questa pianta e dopo in un grande recipiente di azzurro ricavato da Isatis tinctoria L. (Glasto, Guado).
Tournefort ha descritto (1708) il procedimento della tintura del lino, della lana, dei tessuti e dei pellami con il colorante di questa pianta che egli ebbe modo di osservare nell’isola di Samo. Oggigiorno questo procedimento è ancora utilizzato in alcune isole greche.
Ai bovini al pascolo capita a volte di cibarsi della pianta e, come conseguenza, ne deriva uno sgradevole sapore amaro al latte, e perfino al formaggio e al burro che se ne ottiene dalla sua lavorazione.
Bibliografia:
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BIONDI E. et al., Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
HALBRITTER H., LOOS C., Genista tinctoria. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.dryades.eu
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp