Agave americana L.
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto specifico deriva dal greco agavós = “splendido, meraviglioso” (con allusione all’eleganza del suo portamento e alla vistosa fioritura); nome che pare si sia meritato per lo stupore destato nei marinai spagnoli, al tempo di Cristoforo Colombo, da un gruppo di Agavi in fiore (di grande effetto a vederle campeggiare anche da lontano su una costa o su un crinale a strapiombo sul mare). L’epiteto specifico allude all’area di origine della specie.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Agave americana (italiano). Lombardia: Spadù (Brescia). Toscana: Agave, Aloe, Aloe fiorentina, Pitta, Unghia di gatto. Abruzzi: Invidia, Mmidia, Sembreviva (Chieti); Semprevivo (Larino). Campania: Ammirja, Invidia; Malocchio (Pozzuoli); Sempreviva, Semprevivo (Capri, Ischia). Puglia: Spata, Spatola, Spatone. Basilicata: Lanzone (Potenza). Calabria: Zambara, Zambaro. Sicilia: Zabara, Zabbara di gaja, Zabbara grande, Zammara; Filu di Pitti, Palausta, Sipala (Modica). Sardegna: Asparach de foch, Folla di spreni (Alghero).
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita cespitosa sempreverde.
Tipo corologico: specie originaria del Messico, ma naturalizzata in quasi tutte le zone a clima temperato. Pare che sia stata la prima specie a essere stata introdotta in Europa dopo la conquista del Messico, intorno alla metà del XVI secolo, ed è oggi abbondantemente spontaneizzata nelle regioni costiere del Mediterraneo.
Fenologia: fiore: VI-VII, frutto: VII-VIII
Limiti altitudinali: dal mare al piano collinare (400 m di altitudine).
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese introdotta come specie ornamentale è sfuggita alla coltivazione naturalizzandosi sui litorali di tutto il territorio continentale e insulare. All’interno è presente sulle zone rivierasche dei laghi insubrici. Altrove è coltivata.
Habitus: pianta perenne, cespitosa, quasi completamente acaule, molto prolifera, con rizoma grosso e ramificato, all’estremità del quale sono disposte le foglie che formano una grande rosetta basale.
Foglie: le foglie, lunghe fino a 1-2 m, larghe alla base 15-25 cm, carnose, verde glauco, a contorno lanceolato molto allungato, terminate da un robusto mucrone nero lungo 2-3 cm, ed armate sul margine di spine ricurve verso il basso; sono ripiegate a doccia in senso longitudinale.
Fiore: al centro della rosetta si sviluppa, generalmente una sola volta nella vita dell’individuo, un grosso scapo fiorale, le cui grandi dimensioni e la rapidità della crescita causano l’esaurimento della pianta, che tuttavia si moltiplica vegetativamente per mezzo di gemme basali. La preparazione della fioritura richiede, nei paesi temperati caldi dove la pianta si è acclimatata e tanto più negli individui coltivati in serra, un numero di anni assai maggiore di quelli necessari nel paese d’origine (da 20 a 50 anni invece di 7-8). Scapo che nel suo insieme assume una caratteristica forma a candelabro, alto 6-8(-10) m, con un diametro alla base di 10-15 cm, diritto o anche ascendente, cilindrico, molto consistente, rivestito inferiormente da foglie più piccole di quelle basali, superiormente da brattee scagliose, dure, acuminate, ricurve in fuori, giallastre o nerastre. Nel terzo superiore lo scapo dà origine a numerosi rami tanto più appressati quanto più prossimi all’apice, bratteati al loro punto di origine, patenti, biforcati all’estremità in due diramazioni di colore rossiccio, pure bratteate, le quali portano un corimbo di fiori, formando così complessivamente una pannocchia piramidale (15-35 per esemplare). Fiori numerosissimi (circa 20.000 per individuo), trimeri, lunghi 7-9 cm, giallognoli, di odore molto gradevole, articolati su brevi peduncoli ingrossati all’apice, con perigonio regolare, imbutiforme, dal lembo diviso in 6 lacinie. Androceo di 6 stami, con filamenti aderenti in basso al tubo perigoniale, dal quale sporgono le antere lineari, dorsifisse, biloculari e deiscenti per il lungo; gineceo con ovario infero, lungo 6-8 cm, trigono e triloculare, aderente al tubo perigoniale, multiovulato e portante uno stilo filiforme e uno stimma a bottone tripartito.
Frutto: capsula allungata, rivestita di residui perigoniali, trigona, triloculare, trivalve.
Semi: molti semi schiacciati a guscio nero e sottile.
Polline: granuli pollinici monadi, bilaterali, subisopolari; perimetro in visione polare: subellittici, in visione equatoriale: ovali 10%, ellittici 90%, biconvessi; forma: pseudooblatoidi 90%, pseudo-suboblatoidi 10%, subequi-E 13%, subetereo-E 60%, etero-E 27%; dianacolpati; aperture: colpi a margini netti e regolari; esina: subtectata, reticolata, sculturata. Verrucae di diversa altezza emergenti dai muri; dimensioni: asse polare 80 (72) 61 mµ, asse equatoriale-1 130 (109) 96 mµ, asse equatoriale-2 100 (85) 71 mµ. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 60.
Sottospecie e/o varietà: in coltivazione la varietà “Marginata”, con superficie fogliare di colore verde scuro grigiastro con margini di tonalità variabile dal giallo oro al biancastro negli esemplari più vecchi. Nella varietà “Mediopicta” la lamina fogliare è gialla con margini verdi. La varietà “Striata” ha foglie verdi striate di giallo e bianco nella parte centrale.
Habitat ed ecologia: terreni sciolti o pietrosi, meglio se calcarei, sabbiosi e aridi, climi caldi e fasce costiere. Pianta rustica, cresce bene all'aperto nelle regioni a clima temperato. Molto resistente alla siccità, teme fortemente i ristagni idrici.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Solitamente si rinviene naturalizzata all’interno di comunità termofile costiere come: Pistacia-Rhamnetalia alaterni, Ammophiletea australis ecc,
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: il rizoma contiene una saponina solubile nell’acqua, amara, acre e irritante, uno zucchero (agavosio), sostanze resinose, pectiche. Viene usato, nei paesi d’origine, come depurativo, quale succedaneo della Salsapariglia (Smilax regelii Killipp & Morton). Anche le foglie, probabilmente per effetto di sostanze identiche o simili, sono impiegate nella preparazione di una tintura e di un estratto fluido, ai quali vengono attribuite le stesse proprietà depurative del rizoma ed inoltre una azione diuretica.
Avversità: le avversità più importanti dell’Agave sono i parassiti animali quali cocciniglie infestanti le foglie (Aonidiella, Aspidiotus, Eleucanium ecc), e gli agenti di malattia (funghi, batteri ed entità infettive): macchie necrotiche fogliari date dal fungo Coniothryum concentricum; marciumi molli batterici delle foglie; marciumi basali del fusto da vari agenti fungini; marciumi fungini delle foglie determinati da Botrytis cinerea e Monilia sp.
Usi: le fibre dell’Agave americana sono utilizzate per la preparazione di corde e di grossolani tessuti. Pratica molto diffusa nel Messico è quella di ottenere una bevanda fermentata (Pulque) dal liquido zuccherino (Aquamiel) abbondantemente secreto (6-8 litri al giorno per parecchi mesi, di una soluzione zuccherina al 10%) dal moncone dell’apice dello scapo fiorale, dopo che ne è stata amputata la grossa gemma centrale. Con una successiva distillazione si produce una bevanda molto più alcolica: il Mezcal.
Specie coltivata come ornamentale di grande effetto in parchi e giardini.
L’Agave in letteratura: Eugenio Montale evoca l’immagine di un’Agave abbarbicata a uno scoglio nel suo tormento, nella poesia piena d’angoscia «L’Agave e lo scoglio», in Ossi di seppia:
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Agave americana (italiano). Lombardia: Spadù (Brescia). Toscana: Agave, Aloe, Aloe fiorentina, Pitta, Unghia di gatto. Abruzzi: Invidia, Mmidia, Sembreviva (Chieti); Semprevivo (Larino). Campania: Ammirja, Invidia; Malocchio (Pozzuoli); Sempreviva, Semprevivo (Capri, Ischia). Puglia: Spata, Spatola, Spatone. Basilicata: Lanzone (Potenza). Calabria: Zambara, Zambaro. Sicilia: Zabara, Zabbara di gaja, Zabbara grande, Zammara; Filu di Pitti, Palausta, Sipala (Modica). Sardegna: Asparach de foch, Folla di spreni (Alghero).
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita cespitosa sempreverde.
Tipo corologico: specie originaria del Messico, ma naturalizzata in quasi tutte le zone a clima temperato. Pare che sia stata la prima specie a essere stata introdotta in Europa dopo la conquista del Messico, intorno alla metà del XVI secolo, ed è oggi abbondantemente spontaneizzata nelle regioni costiere del Mediterraneo.
Fenologia: fiore: VI-VII, frutto: VII-VIII
Limiti altitudinali: dal mare al piano collinare (400 m di altitudine).
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese introdotta come specie ornamentale è sfuggita alla coltivazione naturalizzandosi sui litorali di tutto il territorio continentale e insulare. All’interno è presente sulle zone rivierasche dei laghi insubrici. Altrove è coltivata.
Habitus: pianta perenne, cespitosa, quasi completamente acaule, molto prolifera, con rizoma grosso e ramificato, all’estremità del quale sono disposte le foglie che formano una grande rosetta basale.
Foglie: le foglie, lunghe fino a 1-2 m, larghe alla base 15-25 cm, carnose, verde glauco, a contorno lanceolato molto allungato, terminate da un robusto mucrone nero lungo 2-3 cm, ed armate sul margine di spine ricurve verso il basso; sono ripiegate a doccia in senso longitudinale.
Fiore: al centro della rosetta si sviluppa, generalmente una sola volta nella vita dell’individuo, un grosso scapo fiorale, le cui grandi dimensioni e la rapidità della crescita causano l’esaurimento della pianta, che tuttavia si moltiplica vegetativamente per mezzo di gemme basali. La preparazione della fioritura richiede, nei paesi temperati caldi dove la pianta si è acclimatata e tanto più negli individui coltivati in serra, un numero di anni assai maggiore di quelli necessari nel paese d’origine (da 20 a 50 anni invece di 7-8). Scapo che nel suo insieme assume una caratteristica forma a candelabro, alto 6-8(-10) m, con un diametro alla base di 10-15 cm, diritto o anche ascendente, cilindrico, molto consistente, rivestito inferiormente da foglie più piccole di quelle basali, superiormente da brattee scagliose, dure, acuminate, ricurve in fuori, giallastre o nerastre. Nel terzo superiore lo scapo dà origine a numerosi rami tanto più appressati quanto più prossimi all’apice, bratteati al loro punto di origine, patenti, biforcati all’estremità in due diramazioni di colore rossiccio, pure bratteate, le quali portano un corimbo di fiori, formando così complessivamente una pannocchia piramidale (15-35 per esemplare). Fiori numerosissimi (circa 20.000 per individuo), trimeri, lunghi 7-9 cm, giallognoli, di odore molto gradevole, articolati su brevi peduncoli ingrossati all’apice, con perigonio regolare, imbutiforme, dal lembo diviso in 6 lacinie. Androceo di 6 stami, con filamenti aderenti in basso al tubo perigoniale, dal quale sporgono le antere lineari, dorsifisse, biloculari e deiscenti per il lungo; gineceo con ovario infero, lungo 6-8 cm, trigono e triloculare, aderente al tubo perigoniale, multiovulato e portante uno stilo filiforme e uno stimma a bottone tripartito.
Frutto: capsula allungata, rivestita di residui perigoniali, trigona, triloculare, trivalve.
Semi: molti semi schiacciati a guscio nero e sottile.
Polline: granuli pollinici monadi, bilaterali, subisopolari; perimetro in visione polare: subellittici, in visione equatoriale: ovali 10%, ellittici 90%, biconvessi; forma: pseudooblatoidi 90%, pseudo-suboblatoidi 10%, subequi-E 13%, subetereo-E 60%, etero-E 27%; dianacolpati; aperture: colpi a margini netti e regolari; esina: subtectata, reticolata, sculturata. Verrucae di diversa altezza emergenti dai muri; dimensioni: asse polare 80 (72) 61 mµ, asse equatoriale-1 130 (109) 96 mµ, asse equatoriale-2 100 (85) 71 mµ. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 60.
Sottospecie e/o varietà: in coltivazione la varietà “Marginata”, con superficie fogliare di colore verde scuro grigiastro con margini di tonalità variabile dal giallo oro al biancastro negli esemplari più vecchi. Nella varietà “Mediopicta” la lamina fogliare è gialla con margini verdi. La varietà “Striata” ha foglie verdi striate di giallo e bianco nella parte centrale.
Habitat ed ecologia: terreni sciolti o pietrosi, meglio se calcarei, sabbiosi e aridi, climi caldi e fasce costiere. Pianta rustica, cresce bene all'aperto nelle regioni a clima temperato. Molto resistente alla siccità, teme fortemente i ristagni idrici.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Solitamente si rinviene naturalizzata all’interno di comunità termofile costiere come: Pistacia-Rhamnetalia alaterni, Ammophiletea australis ecc,
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: il rizoma contiene una saponina solubile nell’acqua, amara, acre e irritante, uno zucchero (agavosio), sostanze resinose, pectiche. Viene usato, nei paesi d’origine, come depurativo, quale succedaneo della Salsapariglia (Smilax regelii Killipp & Morton). Anche le foglie, probabilmente per effetto di sostanze identiche o simili, sono impiegate nella preparazione di una tintura e di un estratto fluido, ai quali vengono attribuite le stesse proprietà depurative del rizoma ed inoltre una azione diuretica.
Avversità: le avversità più importanti dell’Agave sono i parassiti animali quali cocciniglie infestanti le foglie (Aonidiella, Aspidiotus, Eleucanium ecc), e gli agenti di malattia (funghi, batteri ed entità infettive): macchie necrotiche fogliari date dal fungo Coniothryum concentricum; marciumi molli batterici delle foglie; marciumi basali del fusto da vari agenti fungini; marciumi fungini delle foglie determinati da Botrytis cinerea e Monilia sp.
Usi: le fibre dell’Agave americana sono utilizzate per la preparazione di corde e di grossolani tessuti. Pratica molto diffusa nel Messico è quella di ottenere una bevanda fermentata (Pulque) dal liquido zuccherino (Aquamiel) abbondantemente secreto (6-8 litri al giorno per parecchi mesi, di una soluzione zuccherina al 10%) dal moncone dell’apice dello scapo fiorale, dopo che ne è stata amputata la grossa gemma centrale. Con una successiva distillazione si produce una bevanda molto più alcolica: il Mezcal.
Specie coltivata come ornamentale di grande effetto in parchi e giardini.
L’Agave in letteratura: Eugenio Montale evoca l’immagine di un’Agave abbarbicata a uno scoglio nel suo tormento, nella poesia piena d’angoscia «L’Agave e lo scoglio», in Ossi di seppia:
O rabido ventare di scirocco
che l’arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d’una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell’aria
ora son io
l’agave che s’abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d’alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d’ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
che l’arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d’una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell’aria
ora son io
l’agave che s’abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d’alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d’ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.
Bibliografia:
ACOSTA M. L., CIASCHETTI G., CONTI F., DI MARTINO L., D'ORAZIO G., FRATTAROLI A, IZZI F, PIRONE G. STANISCI A., Specie vegetali esotiche negli ambienti costieri sabbiosi di alcune regioni dell'Italia Centrale. Webbia, 62, 2007
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico, Università degli Studi di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp. 309-474, Catania 1986.
DELLA BEFFA M.T., Piante grasse (Conoscere, riconoscere e coltivare tutte le cactacee e le succulente più diffuse), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 2000.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
FERRARI M., MEDICI D., Alberi e arbusti in Italia (Manuale di riconoscimento), Edagricole, Bologna 2001.NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu
ACOSTA M. L., CIASCHETTI G., CONTI F., DI MARTINO L., D'ORAZIO G., FRATTAROLI A, IZZI F, PIRONE G. STANISCI A., Specie vegetali esotiche negli ambienti costieri sabbiosi di alcune regioni dell'Italia Centrale. Webbia, 62, 2007
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico, Università degli Studi di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp. 309-474, Catania 1986.
DELLA BEFFA M.T., Piante grasse (Conoscere, riconoscere e coltivare tutte le cactacee e le succulente più diffuse), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 2000.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
FERRARI M., MEDICI D., Alberi e arbusti in Italia (Manuale di riconoscimento), Edagricole, Bologna 2001.NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu