Polygonatum odoratum (Mill.) Druce

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Asparagaceae - Polygonatum odoratum (Mill.) Druce; Pignatti 1982: n. 4703; Polygonatum odoratum (Miller) Druce
Plant List: accettato
Polygonatum odoratum (Mill.) Druce
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’epiteto del genere, polygonatum, è derivato dai termini greci polýs = “molti” e gónu = “nodo” o “ginocchio”, con il significato complessivo di “molti piccoli nodi”, con allusione ai rigonfiamenti (nodi) del rizoma. L’epiteto specifico è l’aggettivo latino odoratus, -a, -um = “profumato” in riferimento al profumo dei fiori.
Sinonimi:
Polygonatum officinale All., Convallaria polygonatum L., Polygonatum vulgare Desf., Polygonatum officinale All. ssp. velenovskyi Rohlena, Polygonatum officinale All. ssp. officinale, Polygonatum pruinosum Boiss.
Nomi volgari:
Ginocchietto, Poligonato profumato, Sigillo di Salomone comune (italiano). Piemonte: Sitronnet. Lombardia: Moneghett selvadegh. Veneto: Erba porrina, Segil de Salomon. Emilia-Romagna: Lelli, Sigil d’Salomon. Toscana: Poligonato, Frassinella. Sicilia: Sparaciu di curma, Frascinedda.
Forma biologica e di crescita:
geofita rizomatosa.
Tipo corologico:
circumboreale (regioni fredde e temperato-fredde dell’emisfero boreale).
Fenologia:
fiore: IV-VI, frutto: VIII-IX, diaspora: IX-X.
Limiti altitudinali: da 200 a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è comune su tutto il territorio; assente in Sardegna.
Habitus: erbacea perenne, alta 20-50 cm, con robusto rizoma orizzontale strisciante, carnoso, biancastro, articolato, con cicatrici tonde e grandi a forma di sigillo sulla parte superiore, lasciate dal distacco degli scapi fioriferi degli anni precedenti; radici avventizie numerose. Il fusto, semplice, glabro, eretto, angoloso, striato, di colore verde pallido e un po’ glauco, munito alla base di una guaina membranosa rossiccia, ricurvo alquanto ad arco ed un po’ flessuoso, è generalmente nudo inferiormente e foglioso nella porzione superiore.
Foglie:
le foglie, alterne, disposte su due file, sessili o anche amplessicauli, lunghe 6-10 cm, larghe 2-6 cm, ovato oblunghe o ellittiche, con nervature paralleli salienti, un po’ ottuse all’apice, con margine intero, sono glabre e verde pallido sulla pagina superiore, glauche sulla pagina inferiore.
Fiore:
i fiori, profumati, abbastanza grandi, solitari o appaiati all’ascella delle foglie, portati da peduncoli a volta biforcati, glabri, ricurvi in basso e quindi penduli; perigonio tubuloso, un po’ rigonfio, lungo 18-22 mm, con diametro di 5-7 mm, e lembo diviso in 6 lobi un po’ ricurvi all’infuori, ovati, ottusi, di colore verdognolo, mentre il tubo è bianco. Androceo con 6 stami su filamenti glabri di colore verdognolo chiaro, inseriti quasi a metà del tubo ed antere quasi basifisse, gialle e ravvicinate allo stilo. Gineceo con ovario piriforme, verde glauco, triloculare a due o tre ovuli per loggia, sormontato da uno stilo che supera in lunghezza gli stami e il tubo del perigonio, solcato e con stimma ottuso, quasi trilobo e bianco.
Frutto:
frutto a bacca, a tre logge, globoso, prima rosso, poi turchino nerastro a maturità completa.
Semi:
ciascuna bacca contiene 1-3 semi grinzosi.
Polline:
granuli pollinici monadi, di grandi dimensioni (51-100 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; solcati; esina: perforata, eutectata; footlayer: continuo; intina: assente; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila, effettuata dai calabroni. Poiché l’apertura dei fiori è relativamente stretta, possono accedere al suo nettario soltanto insetti dalla proboscide lunga.
Numero cromosomico: 2n = 20 (26, 28, 30).
Sottospecie e/o varietà: nessuna.
Habitat ed ecologia: cespuglietti, luoghi ombrosi, siepi, boschi misti di latifoglie o di pini, radi e asciutti, spesso posti su pendii assolati, anche in boscaglie; di solito vegeta in terreni calcarei, sciolti, sabbiosi; pianta diffusa.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Geranium sanguinei.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea:
le bacche del Sigillo di Salomone sono velenose od almeno fortemente emetiche e drastiche; Gessner ha anzi riferito un caso mortale verificatosi in un bambino che ne aveva incautamente ingerite. Il rizoma, estratto dal terreno in autunno o in primavera, ha sapore mucillagginoso e zuccherino e contiene, oltre a glucosio, asparagina, mucillaggine, tannino e sali, un glucoside del gruppo delle saponine, probabilmente affine o identico alla convallaria del Mughetto (Convallaria majalis L.). A quest’ultima la droga deve la sua capacità di provocare la nausea e il vomito ed in dose minore la proprietà di provocare l’espettorazione del catarro delle vie aeree. Si prescrive in infusione calda. Più utilmente però è impiegato per uso esterno sotto forma di applicazione di impacchi caldi preparati con l’infuso, o anche semplicemente del rizoma fresco contuso, contro le contusioni, le ecchimosi e le tumefazioni artritiche e reumatiche.
Curiosità:
nessuno sa con certezza per quale motivo a questa pianta sia stato dato il nome comune di “Sigillo di Salomone”. Una possibile spiegazione è che le cicatrici circolari sul rizoma, lasciate dai germogli fioriferi degli anni precedenti, sembrano dei sigilli. Un’altra teoria vuole che il nome sia scaturito dall’antico uso medicinale della pianta, che “sigillava” ferite e ossa rotte. Una poltiglia, ricavata dai rizomi ridotti in polvere, veniva infatti usata per curare gli occhi tumefatti e altre contusioni. Il re Salomone, del resto, avrebbe personalmente approvato questo uso, almeno stando alla tradizione.
Credenze popolari:
la pianta affonda la sua fama nella magia e nella superstizione: in tempi andati la si riteneva mediatrice fra l’uomo e le forze infernali e, ovviamente, dotata di virtù afrodisiache. In tempi più moderni ne veniva consigliato l’uso alle donne cui mariti (o amanti) maneschi avevano causato lividi vistosi. Questa applicazione realistica e “domestica” riconduce alle effettive proprietà del Sigillo di Salomone che sono astringenti, decongestionanti e risolventi.
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R. Guarino, Sant'Antonio di Mavignola, Pinzolo, 16-06-2007
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E. Paoletti, Monte Capanne, Isola d'Elba, 11-05-2005
E. Paoletti, Monte Capanne, Isola d'Elba, 11-05-2005
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L. Scuderi, Orrido di Chianotto, Torino, 22-04-2012
S. Picollo, Rocca Galgana, Parma, 28-04-2007
S. Picollo, Rocca Galgana, Parma, 28-04-2007

Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
[ P ] P: specie velenose - tossiche - stupefacenti - psicotrope - irritanti - fotosensibilizzanti
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ AP+EP - ZC2 ] AP (anemofilia): Il polline è disperso dalle correnti aeree e può avere un volo breve (piante erbacee) o lungo (alberi); EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; ZC2 (endozoocoria): Semi che vengono ingeriti, come tali o all’interno di un frutto, e successivamente espulsi con le feci.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 7; T: 5; C: 5; U: 3; R: 7; N: 3;

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