Hornungia alpina (L.) O. Appel

← Torna alla tua ricerca

Brassicaceae - Hornungia alpina (L.) O. Appel; Pignatti 1982: n. 1096; Hutchinsia alpina (L.) R. Br.
Plant List: accettato
Hornungia alpina (L.) O. Appel
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’epiteto del genere, Hornungia, è stato conferito in ricordo di E. G. Hornung (1795-1862) botanico tedesco, aggiungendo al nome la desinenza -ago che deriva dal verbo latino agere e che, quando applicata ad un nome, ha in genere il significato di celebrare qualcuno, quindi nel nostro caso in onore di Pritzel (per la storia sinonimica di genere vedi oltre).
L’epiteto specifico è l’aggettivo latino
alpinum, da Alpes, -ium, f. = “le Alpi”, talora anche “monti alti” in generale (geminae Alpes = “le Alpi e i Pirenei” [Silio Italico 2, 333]), e fa riferimento all’habitat di crescita. Secondo R. Ferranti (Flora alpina di Valtellina e Valchiavenna, Lyasis Edizioni, Sondrio 2005), “alpino” è un aggettivo il cui significato va ben oltre l’intuitivo riferimento alla catena delle Alpi. In ambito ecologico, infatti, il termine viene usato per indicare tutti gli elementi, viventi e non viventi, caratteristici dei territori che si trovano oltre il limite della vegetazione arborea, a qualunque altitudine esso si trovi. Si può parlare, quindi, di clima alpino, paesaggio alpino, fauna alpina e, naturalmente, vegetazione e flora alpina per ogni rilievo terrestre che abbia una elevazione tale da evidenziare habitat d’altitudine ben differenziati. Per definire qualcosa che è invece proprio della catena alpina è più corretto utilizzare l’aggettivo “alpico”. Così, ad esempio, le specie endemiche “alpiche” sono piante o animali la cui diffusione è ristretta esclusivamente alle Alpi. La specie di cui si tratta è, infatti, diffusa anche in aree al di fuori delle Alpi.
Sinonimi:
Lepidium alpinum L., Noccaea alpina (L.) Rchb., Hutchinsia alpina (L.) R. Br., Capsella alpina Nob., Pritzelago alpina (L.) Kuntze
Nomi volgari:
Iberidella alpina.
Forma biologica e di crescita:
emicriptofita scaposa.
Tipo corologico:
orofita sud-europeo: diffusa sui rilievi montani (Pirenei, Massiccio del Giura, Alpi, Alpi Carniche, Alpi Dinariche e Appennini).
Fenologia:
fiore: V-VIII, frutto: VI-IX, diaspora: VII-X.
Limiti altitudinali: da 1800 a 3000 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è diffusa sull’arco alpino e prealpino (ad eccezione dei territori provinciali di Imperia, Savona, Varese, Treviso) e sull’Appennino settentrionale e centrale.
Habitus: erbacea perenne, cespitosa, alta 5-12 cm, con fusti prima striscianti poi ascendenti, glabri o finemente pelosi per peli stellati.
Foglie:
le foglie, tutte basali, raccolte in rosette, sono pennatosette, grassette, con 2-4 paia di segmenti laterali ovato lanceolati 1,5-2,5 volte più lunghi che larghi e un segmento terminale ellittico o spatolato.
Fiore:
l’infiorescenza è un breve racemo corimboso apicale, che porta numerosi fiori. Il calice è composto da 4 sepali giallo verdastri lunghi circa 1 millimetro; la corolla è formata da 4 petali bianchi, lunghi 3-3,5 mm e larghi 2-3 mm, con il lembo ampiamente spatolato e bruscamente attenuati in un’unghia molto stretta.
Frutto:
infruttescenza a grappolo molto allungata; il frutto è una siliqua ellittica, lunga 4-5 mm, appuntita all’apice per la presenza dello stilo lungo 0,2-0,5 mm.
Semi:
semi piccoli, lunghi 1,7-2,2 mm.
Polline:
granuli pollinici monadi, colpati, di piccole dimensioni (10-25 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale; tricolporati; esina: reticulata, semitectata. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 12.
Sottospecie e/o varietà: Pritzelago alpina (L.) Kuntze ssp brevicaulis (Sprengel) Greuter et Burdet = Hutchinsia brevicaulis Hoppe (Iberidella minima): molto più rara, più piccola (alta 2-5 cm); petali lunghi 2,5-4 mm e larghi 1-2 mm, attenuati progressivamente in un’unghia; fioritura VII-IX. Grappolo fruttifero che non si allunga. Stilo persistente sulla siliqua lungo 0,1-0,2 mm; semi lunghi 1,2-1,5 mm. Tipo corologico: orofita sud-est europeo, presente in modo discontinuo sull’arco alpino, sulle Alpi Carniche, sui Monti Balcani e sugli Appennini. In Italia è presente in Piemonte (Torinese, Novarese), Valle d’Aosta, Valtellina, Comasco, Bergamasco, Bresciano, Trentino-Alto Adige, Bellunese, Friuli-Venezia Giulia. Syntaxa: Thlaspietea rotundifolii.
Pritzelago alpina
(L.) Kuntze ssp austroalpina (Trpin) Greuter & Burdet = Hutchinsia alpina (L.) R. Br. ssp austroalpina Trpin (Iberidella sudalpina): alta 1-5 cm; fiori larghi 3-6 mm; fioritura VII-IX. Tipo corologico: endemismo est-alpino, fuori dal territorio italiano presente in Carinzia e in Slovenia; in Italia presente nel Bresciano e nel Trentino-Alto Adige. Syntaxa: Thlaspion rotundifolii.
Habitat ed ecologia: macereti, luoghi rocciosi e greti, soprattutto su substrato calcareo.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Thlaspion rotundifolii.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea:
pianta di cui non è noto nessun utilizzo farmacologico.
Curiosità:
il nuovo recente binomio scientifico applicato a questa specie, fino al 1985 conosciuta come Hutchinsia alpina (L.) R.Br., ha una ricca storia sinonimica, in quanto nel tempo ha cambiato ben cinque diversi nomi di genere, con la seguente sequenza:
1756:
Lepidium alpinum L. (Amoenitates academicae, 4, p.321): da questa prima classificazione linneana proviene il secondo termine del binomio scientifico della specie, che è rimasto immutato nel tempo, salvo il cambio alternativo del genere (neutro o femminile). Lepidium deriva dal greco Lepis-ídos = “squama di pesce”, con allusione alla forma del frutto (siliquetta).
1812:
Hutchinsia alpina R. Br.: questo binomio è stato creato dal botanico inglese Robert Brown (e pubblicato in W. Aiton, Hortus kewensis, vol. 4, pag. 82) che dedicò la pianta alla collega irlandese Miss Hutchins, in quel tempo esploratrice delle Alpi.
1832:
Noccaea alpina Reich.: binomio coniato dal botanico tedesco H. G. L. Reichenbach, in Flora germanica excursoria, pag.663, che ha dedicato la pianta al botanico italiano Domenico Nocca, autore con G. Battista Balbis, della Flora ticinensis (1816) e prefetto dell’Orto Botanico di Pavia.
1884:
Capsella alpina Nob.: questo nuovo cambio di genere è stato proposto da Cesati, Passerini e Gibelli, autori del Compendio della Flora Italiana, pag. 824, desumendone il nome dal diminutivo latino di capsa = “scatoletta”, in riferimento alla forma del frutto.
1891:
Pritzelago alpina Kuntze: il botanico tedesco K. E. O. Kuntze dedica la pianta al medico Georg August Pritzel (1775-1869) (vedi sopra).
2004: la precedente denominazione è stata ripresa nel 2004 da Aeschimann, Lauber, Moser, Theurillat, 2004, nella
Flora Alpina, edizione italiana Zanichelli, vol . 1, pag. 568, che l’hanno desunta dall’opera di K. E. O. Kuntze, Revisio Generum Plantarum vascularium omnium vol. 1: 35 e che, aggiornata, è divenuta Pritzelago alpina (L.) Kuntze, sostituendo il precedente nome scientifico Hutchinsia alpina R. Br., che il più noto dal 1812 e che è quello ancora riportato da Sandro Pignatti in Flora d’Italia, 1982.vol. 1, pag. 443.
Bibliografia:

DAVID AESCHIMAN, KONRAD LAUBER, DANIEL MARTIN MOSER, JEAN-PAUL THEURILLAT,
Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, I vol., p. 568, Zanichelli, Bologna.
APPEL O., AL-SHEHBAZ I.A. Generic Limits and Taxonomy of Hornungia, Pritzelago, and Hymenolobus (Brassicaceae). Novon, 7, 4,, 338-340, 1997
DELLA BEFFA M.T.,
Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
HALBRITTER H., Pritzelago alpina. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
KROPF M., KADEREIT J.W., PETER H.
Comes Differential cycles of range contraction and expansion in European high mountain plants during the Late Quaternary: insights from Pritzelago alpina (L.) O. Kuntze (Brassicaceae). Molecular Ecology, 12, 4, 931-949, 2003
LAUBER K., WAGNER G.,
Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
http://www.floralpinabergamasca.net/pagina_340.html
www.paldat.org
R. Guarino, Valle del Braulio, Bormio, 08-08-2001
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
M. La Rosa, Alpe di Fanes, Marebbe, 19-07-2004
F. Gironi, Valle del Braulio, Sondrio
G. Pellegrino, - http:\\floramarittime.it -, Testa delle Portette, Valle Gesso, Alpi Marittime, 02-07-1976
I. Merlo, Bocchin d'Azeo, Viozene, 27-06-1996
M. Pascale, Valle Gesso, Vallone Meris, Valdieri, 07-1994
G. Pallavicini, Alta Val Tinèe, Saint Etienne de Tinèe
G. Pallavicini, Valle Gesso, Valdieri, 07-1995
G. Pallavicini, Val Maira, Acceglio, 07-1995
G. Pallavicini, Valle Grana, Castelmagno, 07-1998
G. Pallavicini, Val Varaita, Pontechianale, 07-1999
G. Pallavicini, Val Varaita, Pontechianale, 07-2000
G. Pellegrino, - http:\\floramarittime.it -, Sass Pordoi, Val di Fassa, 04-07-2001, subsp. brevicaulis (Spreng.) O. Appel
M. Broglio, - http:\\floravda.it - Vallone del Fourchon, Saint Rhémy, Valle d’Aosta, 07-2006
A. Mascagni, Monte Mulaz, Val Venegia, Trento, 08-2010
L. Scuderi, Picos d'Europa, Spagna, 13-08-2009
A. Mascagni, Campigol della Vezzana, Val Venegia, Tonadico, Trento, 06-2014

Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ EP - AC ] EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; AC (anemocoria): Semi dispersi dalle correnti aeree, sia perché incospicui, sia perché presentano peli, setole, pappi ecc.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 9; T: 2; C: 5; U: 4; R: 7; N: 2;

← Torna alla tua ricerca