(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere, poncirus, pare derivi dall’appellativo “Pomme de Syrie” (pomo della Siria) che in Francia veniva dato a una sorta di agrume, di limone molto grosso e molto profumato con il quale normalmente si preparava una confettura secca chiamata “scorza di agrume” (http: //fr.wiktionary.org/wiki/ poncire). Linneo incluse questa specie nel genere Citrus. Il genere Poncirus fu stabilito da Rafinesque nel 1815, ma non fu accettato che un secolo più tardi quando Swingle ne guadagnò il rango di genere separato. L’epiteto specifico è un termine latino formato da due aggettivi: il primo tres, tria = “tre” [Cicerone et al.], il secondo, foliatus, -a, -um = “fornito di foglie, frondoso” [Plinio], con allusione alla forma della foglia composta da tre segmenti.
Sinonimi: Aegle sepiaria DC, Poncirus trifoliatus Rafin., Limonia triacantha DC., Limonia trifolia Burm. f., Limonia trifoliata L., Citrus triptera André, Citrus trifolia Thunb.
Nomi volgari: Arancio trifogliato, Arancio spinoso, Ponciro.
Forma biologica e di crescita: fanerofita cespitosa.
Tipo corologico: Asia orientale (Cina settentrionale e centrale, Corea). Diffuso nelle zone temperate dell’emisfero settentrionale.
Fenologia: boccioli: si formano all’inizio dell’estate, ma si aprono soltanto alla primavera dell’anno successivo, fiore: V, frutto: IX-X, diaspora: X (spesso i frutti rimangono sulla pianta fino a metà inverno).
Sinonimi: Aegle sepiaria DC, Poncirus trifoliatus Rafin., Limonia triacantha DC., Limonia trifolia Burm. f., Limonia trifoliata L., Citrus triptera André, Citrus trifolia Thunb.
Nomi volgari: Arancio trifogliato, Arancio spinoso, Ponciro.
Forma biologica e di crescita: fanerofita cespitosa.
Tipo corologico: Asia orientale (Cina settentrionale e centrale, Corea). Diffuso nelle zone temperate dell’emisfero settentrionale.
Fenologia: boccioli: si formano all’inizio dell’estate, ma si aprono soltanto alla primavera dell’anno successivo, fiore: V, frutto: IX-X, diaspora: X (spesso i frutti rimangono sulla pianta fino a metà inverno).
Limiti altitudinali: dal piano a 600 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è coltivata nei giardini e nei parchi a scopo ornamentale; in orticoltura come portainnesto per varie specie di agrumi.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è coltivata nei giardini e nei parchi a scopo ornamentale; in orticoltura come portainnesto per varie specie di agrumi.
Habitus: pianta monotipica, con apparato radicale affastellato o fascicolato, a crescita rapida, con portamento folto, generalmente arbustivo o cespuglioso, e chioma bassa e poco espansa. Raggiunge un’altezza variabile da 1-2 metri a 4-7 metri. Il tronco è corto, diviso e ramificato fin dalla base. I rami, numerosi, contorti e intricati, sono glabri, di colore verdastro spesso a sezione quasi appiattita e muniti di spine rigide, diritte, piatte e acuminate lunghe 0,8-7 cm, con punta rivolta verso l’apice dei rami. La scorza degli organi legnosi più vecchi è rugosa e verde brunastra con sfumature grigiastre. I giovani rami sono irregolari con costolature longitudinali, privi di spine, con internodi ravvicinati.
Foglie: foglia caduca (unico caso tra gli agrumi), con rachide largamente alato, composta, formata da 3 (raramente 5) segmenti fogliari sessili o con picciolo molto corto, lanceolati o ovoidali ellittici, cuneati o arrotondati alla base, con apice ottuso o arrotondato e margine denticolato, lunghi 3-5 cm (quello centrale più lungo (4-6 cm), glabri, verde oliva sulla pagina superiore, più chiaro su quella inferiore.
Fiore: i fiori compaiono prima o contemporaneamente alle foglie e i cui boccioli protetti da piccole scaglie carnose si formano all’inizio dell’estate dell’anno precedente a quello della fioritura; sono numerosi, profumati, ermafroditi, solitari, portati all’ascella delle spine sulla vegetazione degli anni precedenti. Calice con 5 sepali ovato ellittici; corolla del diametro di circa 4-5 cm, formata da 5 petali cartacei biancastri, sottili, concavi, di forma da oblungo a spatolata, molto più lunghi dei sepali (circa 2 cm). Androceo con 8-10 stami portanti antere gialle biloculari su filamenti liberi, biancastri, assottigliati alla sommità. Gineceo con ovario robusto e corto, pubescente, a 6 logge, sormontato da uno stilo robusto, bianco verdastro, con stimma capitato.
Frutto: il frutto è un esperidio non edule, tondeggiante, del diametro di 4-5 cm, di colore inizialmente verdastro che diviene giallastro a maturità, molto profumato. La buccia è relativamente spessa, soffice, densamente pubescente con abbondanti ghiandole oleose. Il succo è scarso e acido e la polpa, alquanto untuosa, contiene numerose gocce di olio acre che le conferiscono un sapore per niente piacevole.
Semi: semi numerosi, bianchicci, lunghi 6-12 mm, piatti.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; pentacolporati; esina: reticulata, semitectata. L’impollinazione è entomofila.
Foglie: foglia caduca (unico caso tra gli agrumi), con rachide largamente alato, composta, formata da 3 (raramente 5) segmenti fogliari sessili o con picciolo molto corto, lanceolati o ovoidali ellittici, cuneati o arrotondati alla base, con apice ottuso o arrotondato e margine denticolato, lunghi 3-5 cm (quello centrale più lungo (4-6 cm), glabri, verde oliva sulla pagina superiore, più chiaro su quella inferiore.
Fiore: i fiori compaiono prima o contemporaneamente alle foglie e i cui boccioli protetti da piccole scaglie carnose si formano all’inizio dell’estate dell’anno precedente a quello della fioritura; sono numerosi, profumati, ermafroditi, solitari, portati all’ascella delle spine sulla vegetazione degli anni precedenti. Calice con 5 sepali ovato ellittici; corolla del diametro di circa 4-5 cm, formata da 5 petali cartacei biancastri, sottili, concavi, di forma da oblungo a spatolata, molto più lunghi dei sepali (circa 2 cm). Androceo con 8-10 stami portanti antere gialle biloculari su filamenti liberi, biancastri, assottigliati alla sommità. Gineceo con ovario robusto e corto, pubescente, a 6 logge, sormontato da uno stilo robusto, bianco verdastro, con stimma capitato.
Frutto: il frutto è un esperidio non edule, tondeggiante, del diametro di 4-5 cm, di colore inizialmente verdastro che diviene giallastro a maturità, molto profumato. La buccia è relativamente spessa, soffice, densamente pubescente con abbondanti ghiandole oleose. Il succo è scarso e acido e la polpa, alquanto untuosa, contiene numerose gocce di olio acre che le conferiscono un sapore per niente piacevole.
Semi: semi numerosi, bianchicci, lunghi 6-12 mm, piatti.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; pentacolporati; esina: reticulata, semitectata. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 18, 36.
Sottospecie e/o varietà: la varietà "Monstruosa" (Ponciro Flying Dragon o Dragone volante) è una mutazione del Ponciro comune, dal quale differisce per le dimensioni più piccole, per i rami particolari che sono maggiormente contorti e per le spine ricurve. È una varietà ornamentale molto decorativa.
L’Arancio trifogliato è un portainnesto in seno al quale sono stati selezionati cloni a fiori grandi e a fiori piccoli. Al secondo gruppo appartiene una selezione californiana, la “Rubidoux”, che può essere utilizzata solo per Arancio (Citrus sinesis (L.) Osbeck), Mandarino (Citrus nobilis Lour.) e Pompelmo (Citrus x paradisi Macfad.). Questo clone fu piantato nel vecchio sito Rubidoux, a Riverside, del Centro di ricerca sui Citrus dell’Università della California, nel 1907 circa, proveniente dalla R. M. League Nursery Company di San Dimas, California. Benché di medio vigore in confronto ad altre, sembra non vi sia altra cultivar che possa competere con essa.
Benché notevolmente differente dagli altri agrumi sotto quasi tutti gli aspetti, Poncirus trifoliata si ibrida liberamente con altre specie del genere Citrus. Per la sua eminente resistenza al freddo è stato utilizzato inizialmente dal Dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti nel suo programma di riproduzione degli agrumi, che, iniziato in Florida nel 1897 e continuato per molte decadi, ha dato vita a molti incroci tra il Ponciro e altre specie del genere Citrus. Da questo lavoro è scaturita tutta una serie di ibridi bigenerici tra i quali: Citrange (Poncirus trifoliata x Citrus sinesis); Citrumeli (Poncirus trifoliata x Citrus paradisi); Citrandarin (Poncirus trifoliata x Citrus nobilis); Citremon (Poncirus trifoliata x Citrus lemon); Citrumquat (Poncirus trifoliata x Fortunella margarita), alcuni dei quali si sono rivelati di importanza orticola e commerciale.
L’Arancio trifogliato è un portainnesto in seno al quale sono stati selezionati cloni a fiori grandi e a fiori piccoli. Al secondo gruppo appartiene una selezione californiana, la “Rubidoux”, che può essere utilizzata solo per Arancio (Citrus sinesis (L.) Osbeck), Mandarino (Citrus nobilis Lour.) e Pompelmo (Citrus x paradisi Macfad.). Questo clone fu piantato nel vecchio sito Rubidoux, a Riverside, del Centro di ricerca sui Citrus dell’Università della California, nel 1907 circa, proveniente dalla R. M. League Nursery Company di San Dimas, California. Benché di medio vigore in confronto ad altre, sembra non vi sia altra cultivar che possa competere con essa.
Benché notevolmente differente dagli altri agrumi sotto quasi tutti gli aspetti, Poncirus trifoliata si ibrida liberamente con altre specie del genere Citrus. Per la sua eminente resistenza al freddo è stato utilizzato inizialmente dal Dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti nel suo programma di riproduzione degli agrumi, che, iniziato in Florida nel 1897 e continuato per molte decadi, ha dato vita a molti incroci tra il Ponciro e altre specie del genere Citrus. Da questo lavoro è scaturita tutta una serie di ibridi bigenerici tra i quali: Citrange (Poncirus trifoliata x Citrus sinesis); Citrumeli (Poncirus trifoliata x Citrus paradisi); Citrandarin (Poncirus trifoliata x Citrus nobilis); Citremon (Poncirus trifoliata x Citrus lemon); Citrumquat (Poncirus trifoliata x Fortunella margarita), alcuni dei quali si sono rivelati di importanza orticola e commerciale.
Habitat ed ecologia: pianta tipica dei climi miti e temperato caldi anche se abbastanza resistente al freddo (tollera temperature fino a -15-20 °C). Per quanto riguarda il tipo di terreno è una pianta abbastanza rustica adattandosi a molti substrati, purché ricchi di sostanza organica e profondi. Preferisce esposizioni soleggiate e tollera bene le potature che però la privano di buona parte dei fiori e dei frutti.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento:
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: pianta di nessun impiego farmacologico alle nostre latitudini ma i cui frutti ne trovano qualcuno, in Cina, sia immaturi che maturi ed essiccati.
Avversità: tra le malattie specifiche che colpiscono l’Arancio trifogliato sono da annoverare l’antracnosi ai germogli con disseccamento dei rametti dovuto al fungo Glomerella cingulata e il cancro fungino degli organi legnosi da Diaporthe citri; ma può soffrire delle stesse avversità di altre specie di agrumi, come il Limone (Citrus limon (L.) Burm.)
Usi: l’Arancio trifogliato, per la sua resistenza alle basse temperature, può essere coltivato ben oltre la classica fascia temperata riservata agli altri agrumi; è molto utilizzato alle nostre latitudini per formare siepi o barriere di media altezza e impenetrabili per l’intrico dei suoi rami e per le spine poderose. I frutti, ben maturi, venivano utilizzati per profumare la biancheria. Di gusto molto amaro e acido, sono usati per la produzione di marmellate ed alcuni liquori. Deidratati e triturati si usano come spezia. In Germania meridionale, il succo dopo due settimane di fermentazione, è utilizzato per fabbricare uno sciroppo aromatico, la buccia viene candita e usata come spezia, ed è utilizzata come fonte di pectina.
Molto apprezzata come pianta in vaso perché ha un effetto leggermente nanizzante e un apparato radicale superficiale.
È il migliore portainnesto per ibridi di tutti gli agrumi cui conferisce una buona resistenza al freddo, una elevata adattabilità ai terreni umidi, resistenza al nematode degli agrumi e alla gommosi del colletto, un’entrata precoce in produzione e una buona qualità dei frutti. Sembra che le piante del Poncirus favoriscano raccolti più abbondanti. Le piante innestate su Ponciro sono ottime per impianti ad alta densità. Va inoltre notato che le piante di Fortunella Margarita (Lour.) Swingle (Mandarino cinese, Kumquat, Nagami), divenute di recente abbastanza importanti sui mercati mondiali, non fruttificano se non innestate sull’Arancio trifogliato.
Curiosità: l’Arancio trifogliato era la siepe favorita dei conventi poiché i fraticelli vi vedevano un richiamo alla fatidica corona di spine.
Originario senza ombra di dubbio della Cina settentrionale e centrale dove è largamente diffuso e dove è coltivato da migliaia di anni, l’Arancio trifogliato deve aver raggiunto il Giappone attorno all’VIII secolo. La sua prima descrizione conosciuta e il riferimento al suo utilizzo come portainnesto si trovano in Chü Lu, ad Han Yen-chis’s, scritta nel 1178 e tradotta nel 1923.
Bibliografia:
FERRARI M., MEDICI D., Alberi e arbusti in Italia (Manuale di riconoscimento), Edagricole, Bologna 2001.
HALBRITTER H., Poncirus trifoliata. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
http://www.agraria.org/coltivazioniarboree/aranciotrifogliato.htm
http://users.kymp.net/citruspages/trifoliates.html#history
www.paldat.org
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: pianta di nessun impiego farmacologico alle nostre latitudini ma i cui frutti ne trovano qualcuno, in Cina, sia immaturi che maturi ed essiccati.
Avversità: tra le malattie specifiche che colpiscono l’Arancio trifogliato sono da annoverare l’antracnosi ai germogli con disseccamento dei rametti dovuto al fungo Glomerella cingulata e il cancro fungino degli organi legnosi da Diaporthe citri; ma può soffrire delle stesse avversità di altre specie di agrumi, come il Limone (Citrus limon (L.) Burm.)
Usi: l’Arancio trifogliato, per la sua resistenza alle basse temperature, può essere coltivato ben oltre la classica fascia temperata riservata agli altri agrumi; è molto utilizzato alle nostre latitudini per formare siepi o barriere di media altezza e impenetrabili per l’intrico dei suoi rami e per le spine poderose. I frutti, ben maturi, venivano utilizzati per profumare la biancheria. Di gusto molto amaro e acido, sono usati per la produzione di marmellate ed alcuni liquori. Deidratati e triturati si usano come spezia. In Germania meridionale, il succo dopo due settimane di fermentazione, è utilizzato per fabbricare uno sciroppo aromatico, la buccia viene candita e usata come spezia, ed è utilizzata come fonte di pectina.
Molto apprezzata come pianta in vaso perché ha un effetto leggermente nanizzante e un apparato radicale superficiale.
È il migliore portainnesto per ibridi di tutti gli agrumi cui conferisce una buona resistenza al freddo, una elevata adattabilità ai terreni umidi, resistenza al nematode degli agrumi e alla gommosi del colletto, un’entrata precoce in produzione e una buona qualità dei frutti. Sembra che le piante del Poncirus favoriscano raccolti più abbondanti. Le piante innestate su Ponciro sono ottime per impianti ad alta densità. Va inoltre notato che le piante di Fortunella Margarita (Lour.) Swingle (Mandarino cinese, Kumquat, Nagami), divenute di recente abbastanza importanti sui mercati mondiali, non fruttificano se non innestate sull’Arancio trifogliato.
Curiosità: l’Arancio trifogliato era la siepe favorita dei conventi poiché i fraticelli vi vedevano un richiamo alla fatidica corona di spine.
Originario senza ombra di dubbio della Cina settentrionale e centrale dove è largamente diffuso e dove è coltivato da migliaia di anni, l’Arancio trifogliato deve aver raggiunto il Giappone attorno all’VIII secolo. La sua prima descrizione conosciuta e il riferimento al suo utilizzo come portainnesto si trovano in Chü Lu, ad Han Yen-chis’s, scritta nel 1178 e tradotta nel 1923.
Bibliografia:
FERRARI M., MEDICI D., Alberi e arbusti in Italia (Manuale di riconoscimento), Edagricole, Bologna 2001.
HALBRITTER H., Poncirus trifoliata. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
http://www.agraria.org/coltivazioniarboree/aranciotrifogliato.htm
http://users.kymp.net/citruspages/trifoliates.html#history
www.paldat.org