Gentiana lutea L.

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Gentianaceae - Gentiana lutea L.; Pignatti 1982: n. 2794; Gentiana lutea L.
Plant List: accettato
Gentiana lutea L.
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: il genere era già nominato dai latini gentiana [Plinio]. L’epiteto però ha una storia molto controversa: Plinio il Vecchio lo fa provenire dal greco ghentiané, derivato a sua volta da Genthios (o Genthius), oscuro re dell’Illiria, regnante tra il 180 e il 167 a.C., che avrebbe scoperto il potere medicinale della sua radice. Ma non ci sono riscontri storici probanti per questa versione. Secondo altri ,sarebbe da ricondurre ad un medico dell’antica Roma che presentava omonimia con la pianta. Autorevoli studi moderni affermano, invece, che il legame etimologico sta solo nel fatto che Genthios e ghentiané presentano assonanza fonetica con gentiana e che la pianta cresce su rilievi montuosi come quelli dell’Illiria. L’epiteto specifico deriva dal latino luteum = “color giallo” [Plinio] (con chiara allusione al colore dei fiori).
Sinonimi:
nessuno.
Nomi volgari:
Genziana gialla, Genziana maggiore (italiano). Piemonte: Argensanna, Argiansana, Giansa-na, Giansiana; Gensana (Val S. Martino). Lombardia: Radis gialda; Ansiana, Genziana (Brescia); Genzanica (Como). Veneto: Anziana. Friuli: Anziane, Genziaan, Genziane; Ansiana (Carnia). Toscana: Genziana gialla, Genziana maggiore. Abruzzi: Genzijana, Jnzana, Genziana gialla. Sicilia: Erva biunnina.
Forma biologica e di crescita:
emicriptofita scaposa.
Tipo corologico:
orofita dell’Europa centrale e meridionale.
Fenologia:
fiore: VI-VII, frutto: VII-VIII.
Limiti altitudinali: 1000-2500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente (più o meno rara) in tutto l’arco alpino, nell’Appennino settentrionale e meridionale e anche in Sardegna, sul Gennargentu.
Habitus: erbacea perenne, con un ciclo vitale lungo (può raggiungere i 50 anni), vistosa, alta 40-150 cm, glabra, con robusto rizoma verticale (nel secondo anno di vita può raggiungere anche il metro di lunghezza), grosso e polposo, esternamente bruno giallastro, internamente bianco o giallo vivo. Nei primi anni la pianta sviluppa soltanto una rosetta di foglie basali, divenuta adulta (quarto-quinto anno) produce il fusto fiorale, eretto, semplice e fistoloso, cioè cavo all’interno.
Foglie:
le foglie basali numerose, glabre, verde chiaro, grandi (lunghe 20-30 cm), riunite in rosetta, sono ovato lanceolate, hanno l’apice acuto e il margine intero e alla base si restringono gradatamente in un robusto picciolo, corto e scanalato; le nervature principali sono tre-cinque; quella centrale è diritta, le altre partono sempre dal picciolo e sono arcuate più o meno parallele al margine. Le foglie del fusto sono sessili, opposte a coppie e amplessicauli, simili a quelle basali ma progressivamente più piccole.
Fiore:
i fiori sono regolari, ermafroditi, portati da corti peduncoli (circa 1 cm) e raccolti in verticilli all’ascella delle foglie superiori dello scapo, che termina in una grande pannocchia fogliosa di fiori, molto appariscente. Calice lungo 1,5 cm, persistente, gamosepalo, a cinque denti, diviso da una parte sin quasi alla base, con l’aspetto di una brattea membranosa bianco giallognola, con nervature verdastre; corolla molto più lunga del calice, di colore giallo intenso, con leggere linee di punteggiature brune e formata da un tubo campanulato che si espande in un numero vario di lacinie (5-9), lunghe 2-3 cm, strettamente lanceolate ed espanse a stella. Androceo di 5 stami inclusi, inseriti sulle pareti del tubo corollino, con filamenti sottili, giallognoli e glabri, antere gialle, oblunghe, erette, biloculari; gineceo con ovario fusiforme, allungato, bicarpellare, uniloculare, multi ovulato, con 2 stili coadesi in basso, poi biforcati, formando due stimmi depressi e ricurvi all’infuori. La pianta normalmente inizia a fiorire dal quarto-quinto anno di vita, ma può impiegare anche da 10 a 15 anni.
Frutto:
capsula ovale oblunga più lunga del calice, che si apre a maturità in due parti.
Semi:
ovali, schiacciati, scabri ed alati sul margine, di colore bruno chiaro. Un seme pesa soltanto 0,001 g circa ed è diffuso con molta facilità dal vento; ogni pianta ne produce pressappoco 10.000.
Polline:
granuli pollinici monadi, di dimensioni medie (26-50 mµ), sferoidali, con perimetro equatoriale circolare, tricolporati; esina: striata-perforata, eutectata. L’impollinazione è entomofila operata in massima parte da bombi ed api.
Numero cromosomico: 2n = 40.
Sottospecie e/o varietà: Gentiana lutea L. ssp symphyandra (Murb.) Hayek (Genziana gialla ad antere saldate, Genziana maggiore ad antere saldate), presente in Italia solo in alcune località delle Alpi Orientali, si differenzia per le antere saldate a tubo e non libere e per gli stimmi non ritorti dopo la fioritura. Gentiana lutea L. ssp vardjanii T. Wraber, endemica del Friuli-Venezia Giulia, presenta le antere libere. Inoltre, si incontra un ibrido naturale, Gentiana hybrida, originata dall’incrocio tra Gentiana lutea L. ssp lutea e Gentiana purpurea L., che vegeta negli stessi ambienti, con i caratteri di entrambi i genitori (fiori di colore purpureo).
Habitat ed ecologia: prati poco umidi, pascoli alpini, alpeggi, boschi di montagna chiari; vegeta in terreni sciolti, calcarei, per lo meno di tanto in tanto umidi; pianta rara, presente in piccoli gruppi nel suo habitat.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Seslerietetalia caeruleae,Seslerietalia tenuifoliae, Nardion strictae Bromion erecti e Juniperion nanae.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S)+ Competitive (C).
IUCN: Quasi minacciata (NT).
Farmacopea:
la droga è costituita dalla radice (Gentiana radix F.I.) che si estrae dal suolo, a partire dal secondo anno, nel momento in cui le foglie cominciano ad appassire e che, mondata dalle radice secondarie e sezionata in pezzi, viene ammucchiata all’aria ove, seccando, fermenta, passando da un colore naturale giallo bruno al colore rosso bruno. Si trova in commercio in frammenti di forma varia, tagliati in rondelle o per il lungo, bruni in superficie e segnati da solchi longitudinali od obliqui, gialli all’interno, spugnosi, flessibili, non fibrosi nellazione, con odore caratteristico e gusto inizialmente dolciastro, poi forte e persistentemente amaro.
La polvere della radice di Genziana contiene un glucoside amaro cristallizzato, solubile in acqua (genziopicrina) che si scinde, per idrolisi, in destrosio ed in una sostanza amara, genziogenina, un olio (6%), che dà le reazioni delle fitosterine, uno zucchero speciale (genzianosio), pectina, emulsina, invertina, ecc. (Kosch). La sua azione, tipicamente amara e priva di carattere astringente e quindi non irritante, è dovuta specialmente alla genziopicrina e determina l’aumento del succo gastrico e quello della sua acidità generale per accresciuta proporzione di acido cloridrico, come riflesso della stimolazione delle papille gustative, per non eccitazione diretta della mucosa gastrica, tanto è vero che essa, portata direttamente nella cavità dello stomaco, è inerte. Anche la rapidità del trapasso dei cibi dallo stomaco all’intestino tenue, il numero dei globuli bianchi e l’eccitabilità del simpatico e con essa la contrattilità dell’utero, aumenterebbero secondo dati riferiti da Kosch.
In terapia i preparati di Genziana riescono utili in tutti i casi di disturbi dell’apparato gastrico con dispepsia, flatulenza, atonia intestinale, complicazioni da parte dell’apparato epatico ed in tutte le disfunzioni dell’apparato digestivo, legate, sia a stati anemici e clorotici, sia al periodo della menopausa ed ai disturbi generali del sistema nervoso che dipendono da queste condizioni; sono invece controindicati nei casi di iperacidità gastrica e di lesioni renali. Si deve ricordare inoltre, anche nel caso della Genziana, la questione dell’efficacia degli amari contro le febbri malariche, in quanto le ricerche di Tanret avrebbero dimostrato che questa droga, e più specialmente la genziopicrina che se ne ricava, possiedono una incontestabile capacità febbrifuga, suscettibile di rendere servizi preziosi nei casi in cui il chinino si sia mostrato inefficace o non venga tollerato. Si prescrivono l’infuso della radice a freddo o a caldo, e la tintura. Particolarmente ricco di genziopicrina, che si altera in parte col disseccamento, è l’estratto della pianta stabilizzata. Leclerc suggerisce anche la formula di un vino di Genziana.

Usi:
la Genziana maggiore, come altre congeneri, entra nella composizione di numerosi vini aromatici, liquori amarotonici, aperitivi e digestivi, caramelle e pastiglie digestive.
Curiosità:
la Genziana maggiore, ma in genere tutte le specie del genere, erano considerate dai nostri montanari come una sorta di panacea tanto che in ogni abitazione c'era una bottiglia di aceto fatto con la macerazione della pianta, che veniva usato come disinfettante universale. I vecchi montanari avevano inoltre l'abitudine di masticare ogni giorno un pezzetto di radice, perché la tradizione voleva che servisse per allungare la vita, mantenendoli in salute.
La pianta di Genziana tende a diffondersi da vera infestante nelle praterie montane, anche perché rifiutata dal bestiame. L'amarescenza di questa pianta, ma anche delle congeneri, è incredibilmente elevata, tanto che il gusto amaro risulta ben percepibile anche se diluito in acqua in ragione di 1/20.000. Il costituente chimico estratto in purezza è l’amarogentina che presenta un valore assoluto di amaro corrispondente ad un fattore elevatissimo che ben poche altre piante riescono a raggiungere.
L'uso della Genziana è millenario: Plinio e Dioscoride enunciavano le virtù benefiche di questa pianta per l'apparato gastrointestinale e per il fegato; le attribuivano anche capacità prodigiose per il trattamento del morso dei serpenti. Le sue proprietà medicinali sono sempre state sfruttate dai medici di tutti i tempi. Plinio il Vecchio nella sua opera
Naturalis Historia la consigliava quale ottimo amaro tonico digestivo, per combattere molte malattie dell’apparato digerente.
Dioscoride, nel suo trattato
De Arte Medica, consigliava la Genziana per le sue grandi virtù terapeutiche di tipo solare, legate al suo colore particolare. Durante il Medioevo era prescritta per combattere soprattutto il mal di madre o isteria e le emicranie latenti o in fase conclamata. Così si legge in un erbario: «herba gensiana aliter genziana; ad sanandum habentem malum madronis aut dolerem capitis, accipiat, omni vice, quando sentit dolorem capitis sibi fore venturum…».
Miti e leggende:
una leggenda ungherese narra che durante una grande pestilenza che non trovava soluzione, nonostante gli umani sforzi, un angelo apparve in sogno al re Ladislao il Santo, ordinandogli, appena sveglio il mattino seguente, di scagliare una freccia nel cielo; questa gli avrebbe indicato la pianta utile per fermare l’epidemia. Il mattino seguente il Re così fece e la freccia cadde su una Genziana che fu subito somministrata alla popolazione, come indicato dall’angelo, ed il popolo fu salvo. Da allora la pianta in Ungheria si chiama “Szent Laszlo Kirali fure” (erba del Santo Ladislao Re).
Altre leggende raccontano di cavalieri colpiti da incantesimi d’amore per la bellezza della pianta, per la magnificenza dei suoi colori e per il suo fascino.

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R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 21-06-2005
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 21-06-2005
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 21-06-2005
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 21-06-2005 (con Hymenoptera, Terebrantia in alto a sinistra, Hymenoptera, Aculeata in alto a destra, Diptera, Brachycera, Sarcophagidae in basso a sinistra, Coleoptera, Melyridae in basso a destra e Hymenoptera, Aculeata, Formicidae al centro)
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 21-06-2005
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 21-06-2005
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 01-07-2005 (con Hemiptera, Heteroptera, Pentatomidae)
R. Guarino, Nodu 'e Littipori, Monte Arbu, Fonni, 01-07-2005
G. Mandis, Genna 'e Monte, Monte Arbu, Fonni, 01-07-2005
G. Mandis, Genna 'e Monte, Monte Arbu, Fonni, 01-07-2005
G. Mandis, Genna 'e Monte, Monte Arbu, Fonni, 01-07-2005
S. Sciandrello, Monti Sibillini, 06-07-2007
E. Balocchi, Valle Argentera, Torino, 17-07-2007
E. Balocchi, Valle Argentera, Torino, 17-07-2007
E. Balocchi, Valle Argentera, Torino, 17-07-2007
E. Balocchi, Valle Argentera, Torino, 17-07-2007
E. Balocchi, Valle Argentera, Torino, 17-07-2007
E. Balocchi, Valle Argentera, Torino, 17-07-2007
A. Mascagni, Alta Val San Nicolò, Pozza di Fassa, 07-2013 (con Diptera, Brachycera)
A. Mascagni, Censi, Cornon, Tesero, Trento, 07-2013 (con Diptera, Brachycera, Muscidae)

Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
[ P ] P: specie velenose - tossiche - stupefacenti - psicotrope - irritanti - fotosensibilizzanti
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ EP - AC ] EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; AC (anemocoria): Semi dispersi dalle correnti aeree, sia perché incospicui, sia perché presentano peli, setole, pappi ecc.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 8; T: 4; C: 5; U: 4; R: 4; N: 2;

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