Lavandula angustifolia L.
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal latino lavanda con duplice significato: lavatio, -onis, f. = “il lavare” e lavandula, -ae, f. = “spigo” (pianta) con allusione all’uso di mettere l’essenza o i fiori della specie nell’acqua per fare il bagno o tra la biancheria per profumarla. L’epiteto specifico è composto da due termini latini: il primo è l’aggettivo angustus, -a, -um = “angusto, stretto”, e il secondo è il nome folium, -ii = “foglia” che, complessivamente, fa riferimento alle foglie della specie molto strette rispetto a quelle delle congeneri.
Sinonimi: Lavanda angustifolia Mill., Lavandula officinalis Chaix, Lavandula vera DC., Lavandula spica L., Lavandula spica L. var. angustifolia auct.
Nomi volgari: Fior di Spigo, Lavanda angustifoglia, Lavanda a foglie strette, Lavanda vera, Spigo (italiano). Liguria: Spigu, Cadò, Steccadò. Piemonte: Isop, Serpul. Lombardia: Laanda. Emilia-Romagna: Lavandla. Toscana: Spigo, Lavandula, Spica di Francia. Marche: Spighetto. Abruzzi: Spiganardo. Campania: Spicaddossa. Calabria: Saponella. Sicilia: Spicadozzu. Sardegna: Spicu, Ispigula.
Forma biologica e di crescita: camefita scaposa.
Tipo corologico: diffusa in gran parte dell’Europa occidentale e delle regioni mediterranee, delle Canarie, del Nord Africa e dell’Asia occidentale. In Francia è notoria la coltivazione intensiva in tutta la Provenza.
Fenologia: fiore: VI-VIII, frutto: VII-IX, diaspora: VIII-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 1800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è una specie presente (rara) nelle Alpi Marittime, in Liguria, Toscana e nel Meridione. Abbondantemente coltivata fin dall’antichità, in molti luoghi è inselvatichita e spontaneizzata. Famose le coltivazioni del Colle di Nava, nell’alta valle Arroscia, in provincia di Imperia.
Habitus: pianta suffruticosa con odore intenso e gradevole, alta 30-80 cm, molto ramificata alla base, grigio tomentosa, cespugliosa, con fusti robusti, legnosi alla base, e rami giovani, erbacei, pubescenti, eretti o ascendenti.
Foglie: le foglie, sessili, lineari o strettamente lanceolate, lunghe 1,5-4 cm e larghe 5 mm, sono leggermente revolute ai margini, verdi e tomentose sulla pagina inferiore per la presenza di peli stellati.
Fiore: le infiorescenze sono dei verticillastri che portano 6-12 fiori, in spighe lunghe 3-8 cm, lasse e lungamente peduncolate, con brattee persistenti a 5-7 nervature evidenti, membranose, romboidali e acuminate all’apice. Calice persistente, tubuloso, lungo 4-5 mm, con 13 venature, biancastro tomentoso, pentadentato, con i 4 denti inferiori quasi uguali, ottusi e conniventi, il superiore più ampio e prolungato in un’appendice dilatata che, nel frutto, convergendo con gli altri, chiude il tubo calicino a mo’ di coperchio. Corolla purpureo violacea, lunga 9-12 mm, con tubo diritto dilatato alla fauce, pelosa e bilabiata, con labbro superiore bilobo, l’inferiore trilobo con lobi sottili, quasi uguali e patenti. Androceo di 4 stami rinchiusi nel tubo corollino, gli inferiori più lunghi, con filamenti diritti senza appendice ed antere ovato reniformi, deiscenti per un’unica fessura comune, normale all’asse del filamento; gineceo con ovario quadripartito, a logge arrotondate all’apice, stilo non sporgente dalla corolla e terminato in due labbra a forma di becco d’anatra, stimmatifere sui margini sporgenti.
Frutto: infruttescenza costituita da 4 acheni ovoidi, glabri e lisci, lucenti, lunghi circa 2 mm, posti alla base del calice persistente.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 µm), oblati; perimetro in vista equatoriale: ellittico; esacolpati; esina: faveolata. L’impollinazione è entomofila, ad opera di vespe, calabroni e soprattutto api. Ottima pianta mellifera.
Numero cromosomico: 2n = 36.
Sottospecie e/o varietà: in coltivazione ne esiste una varietà a fiori bianchi, “Alba”, e una varietà “Nana”. Il Lavandino, Lavandula hybrida, ottenuta dall’incrocio tra Lavandula angustifolia Miller con Lavandula latifolia Medikus, è stato introdotto in coltivazione esclusivamente per l’uso industriale, per la sua buona resa in olio essenziale, non tollera il freddo invernale e viene coltivato normalmente ad altezze non superiori ai 600 m.
Sempre dall’incrocio tra Lavandula angustifolia Miller con Lavandula latifolia Medikus sono stati ottenuti molti ibridi: “Grappenhall” o Lavanda gigante; “Hidcote”, una varietà a portamento compatto con foglioline corte e fioritura blu scuro; “Loddon Pink”, una forma di media statura, a fiori rosa pallido; “Munstead”, forma compatta a fiori azzurro lavanda; “Twicket Purple”, a portamento compatto, foglie verde grigie, fiori blu lavanda.
Habitat ed ecologia: rupi, luoghi sassosi, aridi e soleggiati, arbusteti, su substrato indifferentemente calcareo, calcareo siliceo, o siliceo.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Ononidetalia striatae.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: i fiori (Lavandulae summitates F.I.) raccolti alla fioritura, contengono un olio etereo (1,2%) composto per il 30-50% di acetato e da tracce di butirrato, valerianato, capronato di linalile, linalolo, geraniolo, alfa-pinene, cineolo, cumarina, d-borneolo, nerolo, furfurolo, cariofillene ed aldeide valerianica; inoltre sostanze tanniche (12%), un glucoside (0,12%), una saponina acida e, secondo Kosch, etil-n-amilchetone, quale determinante principale del profumo.
La quantità e la composizione dell’essenza variano a seconda dei caratteri ereditari del ceppo preso in considerazione, dello stadio di sviluppo della pianta, delle condizioni di illuminazione e di umidità della stazione, della composizione del terreno e variano anche i rapporti quantitativi fra i diversi componenti dell’essenza. Così l’essenza proveniente da Lavanda coltivata in clima secco (Francia sudorientale, Provenza) può contenere il 25, il 30 e perfino il 50% di acetato di linalile, mentre sotto il clima dell’Inghilterra essa non contiene più del 5-10% di essenza (Gola).
La Lavanda ha numerose proprietà: sedativa e riequilibrante del sistema nervoso centrale e vegetativo: raccomandata in casi di nervosismo, nevrastenia, nausea, tendenza alla lipotimia (svenimento), palpitazioni e, in generale, in tutti i casi di malattie psicosomatiche.
Digestiva: esercita un’azione antispastica e carminativa (antiflatulenta) sul condotto digestivo e inoltre ha un effetto aperitivo, facilitando la digestione. Poiché l’essenza di Lavanda possiede anche proprietà antisettiche, dà ottimi risultati in caso di coliti (infiammazioni dell’intestino crasso), specialmente in presenza di fermentazione putrida con decomposizione delle feci e gas maleodoranti.
Antireumatica e antinfiammatoria: applicati esternamente, l’acqua, l’olio e l’essenza di Lavanda sono molto efficaci per calmare i dolori reumatici, sia di origine articolare sia muscolare, come i dolori artrosici del collo o della schiena, l’artrite gottosa, il torcicollo, la lombaggine, la sciatica, ecc. Risultano inoltre molto efficaci in caso di lussazioni, distorsioni, contusioni e stiramenti muscolari (strappi e sovraffaticamento).
Antisettica e cicatrizzante: l’infuso di Lavanda si utilizza per lavare ulcere e ferite infette, poiché le aiuta a rimarginarsi rapidamente. Purifica la pelle (utile per pelli grasse e acneiche), stimola la circolazione superficiale in genere e in particolare migliora la circolazione sanguigna del cuoio capelluto. L’olio di Lavanda allevia il dolore nelle bruciature leggere (di primo grado) e disinfiamma le irritazioni dovute a punture di insetti.
Rilassante e riposante: in seguito a lunghe camminate, dopo un intenso esercizio fisico o quando si avverte una grande stanchezza, un bagno caldo con acqua o essenza di lavanda aiuta a riattivare la circolazione e a eliminare la sensazione di affaticamento. L’effetto aumenta se al bagno si fa seguire anche una frizione da effettuare con un panno di lana imbevuto d’acqua, d’olio o di essenza di Lavanda.
Sedativa: il semplice respirare l’aroma di Lavanda esercita una piacevole ed efficace azione sul sistema nervoso centrale. Questa pianta è particolarmente indicata per i bambini iperattivi o che dormono male. In questo caso, risulta molto efficace mettere alcune gocce di essenza di Lavanda sul cuscino del letto o su un fazzoletto posto vicino al viso del bambino. Sedativa e antispasmodica, calma il mal di testa e i crampi intestinali, la nausea, il vomito e il singhiozzo.
Balsamica: l’essenza viene assunta per inalazione o vapori, per accelerare la cura di laringiti, tracheiti, bronchiti, catarro bronchiale e raffreddori. Purifica l’alito e la bocca mediante sciacqui e gargarismi.
Le preparazioni di Lavanda per uso interno vanno usate con cautela: sono sconsigliate se è in atto un qualunque stato infiammatorio.
Usi: la Lavanda riveste una grande importanza nell’industria dei profumi benché, anche sotto questo aspetto, essa venga utilizzata nella pratica farmaceutica per la preparazione di pomate e composti simili. Una buona acqua da toeletta di facile preparazione è data dalla macerazione, per 15 giorni, di 60 g di sommità fiorite di Lavanda in un litro di alcool rettificato. Questa pianta entra del resto in tutte le formule per la preparazione dell’acqua di Colonia. Hariot raccomanda la seguente: essenza di Limone e di Cedro ana g 10, di Bergamotto g 15, di Rosmarino g 5, di Lavanda g 5, di Neroli g 1-2, tintura di benzoino g 15, alcolato di Melissa g 30, alcol rettificato a 80° g 2000.
Si usa ancor oggi, specialmente in Provenza, riempire sacchettini di fiori di Lavanda per profumare la biancheria; le nonne sapevano fare a meno anche del sacchetto di tela, confezionando i fiori in una gabbietta ottenuta ripiegando gli stessi steli, affinché i fiori, seccando, non si disperdessero nei cassetti.
In cucina, usare i fiori e le foglie con moderazione. I fiori si possono utilizzare per profumare lo zucchero nella preparazione di dolci e biscotti. Le foglie si possono impiegare per profumare l’agnello arrosto.
Curiosità: nelle sue dotte disquisizioni sulla materia medica, pubblicate nel 1557, commentando l’asserzione di Dioscoride che «il Celtico Nardo» (pianta odorifera di grandi virtù medicinali) «nasce nell’alpi di Liguria», il medico senese Mattioli, intorno alla metà del Cinquecento, scrive della Lavanda in questi termini: «Imperoché à Genova, città di Liguria, & in altri luoghi circonvicini, dove agevolmente il Celtico nardo s’havrebbe, non curandosi i medici, ne gli spetiali, che quivi dimorano, di rintracciarlo, usano (seguendo i volgari, & manifesti errori) la Lavanda in vece di quello…».
Alla fine del Seicento una dramma (poco più di tre grammi e mezzo) di fiori di Lavanda è presente nella composizione dell’Unguentum pomatum officinale dell’illustre farmacologo francese Nicolò Lamery, considerato il prototipo delle pomate, cioè unguenti preparati impiegando polpa di mele (pomi), ricca di pectina.
In epoca rinascimentale i pittori usavano l’essenza di Lavanda come diluente per i colori. Alcuni autori citano una particolare abitudine spagnola d’altri tempi, quella di fumare foglie di Lavanda nella pipa. Alla fine del XVIII secolo, per profumare gli ambienti, si adoperavano i pot-pourri di Lavanda, miscugli di fiori e foglie, lasciati a macerare.
La Lavanda in letteratura: Virgilio in pochi versi della seconda Egloga, tradotta da Luca Canali, tratteggia profumi e colori di un bellissimo mazzo di fiori di Lavanda:
«…una splendida Naiade cogliendo le pallide viole ed il colmo / dei papaveri, vi congiunge il narciso e il fiore fragrante dell’aneto; / poi intrecciando lo spigo ed altre erbe odorose, / screzia i molli giacinti con il giallo colore del fiorrancio».
Mentre Giovanni Pascoli, ne La canzone del girarrosto, coglie l’intimo senso domestico del profumo della Lavanda:
«È fuori un frastuono di gioco, per casa è un sentore di spigo… Che ha quella pentola al fuoco? che sfrigola sfrigola…»
Miti, leggende, credenze e tradizioni popolari: la Lavanda è una delle erbe adoperate per l’Acqua di San Giovanni e che si vendevano al mercato sulla piazza antistante la basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, alla vigilia della festa. Il profumo insieme con il lindore ha evocato il si,bolo della Virtù e della Purezza dell’anima, ma anche il Battesimo.
In Valdinievole, in Toscana, combatteva il malocchio gettato sui bambini. «L’erba lavandaia» scriveva a De Gubernatis (La mythologie des plantes, Parigi 1878, vol. II, pp. 17-18) un professore del luogo «è buona a mandar via la malia a’ figlioli. Se ne piglia una bella brancata, si mette nel pajolo a bollire e poi si rovescia il catino; se l’acqua vien torba quando si lava il bimbo, allora resta disamaliato, ma se l’acqua schiarisse, la malia regnerebbe sempre».
A Roma nella magica notte giovannea ci si muniva della spighetta per allontanare le streghe che, se avessero avuto l’ingenuità di avvicinarsi a una persona munita di questo amuleto, sarebbero state costrette a contarne i fili e i chicchi e - come accadeva con le scope di saggina poste di fronte agli usci di casa - prima di finire quella lunghissima conta sarebbero state sorprese dall’aurora, per loro nefasta, che le avrebbe costrette alla fuga.
Nel linguaggio dei fiori può significare due sentimenti opposti secondo il contesto: da un lato dice: «Il tuo ricordo è la mia unica, serena felicità», dall’altro, per motivi che poco si addicono alla piantina: «Diffido di te». La Lavanda è l’essenza astrale del segno dell’Ariete: tende ad addolcirne il carattere impulsivo e irruente, e quindi a eliminare i contrasti e ad allontanare i pericoli. Crea attorno al soggetto un’aura dolcemente luminosa, attraendo energie esterne favorevoli.
Bibliografia:
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
HALBRITTER H., Lavandula angustifolia. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
SOTTI M. L., DELLA BEFFA M. T., Le piante aromatiche, Editoriale Giorgio Mondadori, Nuova edizione 1996.
http://www.fontanarossa.net/piante/99-lavanda-.html
http://www.ortofrutticola.it/tesoridalbenga/aromatiche/lavanda.pdf
www.dryades.eu
www.paldat.org
Sinonimi: Lavanda angustifolia Mill., Lavandula officinalis Chaix, Lavandula vera DC., Lavandula spica L., Lavandula spica L. var. angustifolia auct.
Nomi volgari: Fior di Spigo, Lavanda angustifoglia, Lavanda a foglie strette, Lavanda vera, Spigo (italiano). Liguria: Spigu, Cadò, Steccadò. Piemonte: Isop, Serpul. Lombardia: Laanda. Emilia-Romagna: Lavandla. Toscana: Spigo, Lavandula, Spica di Francia. Marche: Spighetto. Abruzzi: Spiganardo. Campania: Spicaddossa. Calabria: Saponella. Sicilia: Spicadozzu. Sardegna: Spicu, Ispigula.
Forma biologica e di crescita: camefita scaposa.
Tipo corologico: diffusa in gran parte dell’Europa occidentale e delle regioni mediterranee, delle Canarie, del Nord Africa e dell’Asia occidentale. In Francia è notoria la coltivazione intensiva in tutta la Provenza.
Fenologia: fiore: VI-VIII, frutto: VII-IX, diaspora: VIII-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 1800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è una specie presente (rara) nelle Alpi Marittime, in Liguria, Toscana e nel Meridione. Abbondantemente coltivata fin dall’antichità, in molti luoghi è inselvatichita e spontaneizzata. Famose le coltivazioni del Colle di Nava, nell’alta valle Arroscia, in provincia di Imperia.
Habitus: pianta suffruticosa con odore intenso e gradevole, alta 30-80 cm, molto ramificata alla base, grigio tomentosa, cespugliosa, con fusti robusti, legnosi alla base, e rami giovani, erbacei, pubescenti, eretti o ascendenti.
Foglie: le foglie, sessili, lineari o strettamente lanceolate, lunghe 1,5-4 cm e larghe 5 mm, sono leggermente revolute ai margini, verdi e tomentose sulla pagina inferiore per la presenza di peli stellati.
Fiore: le infiorescenze sono dei verticillastri che portano 6-12 fiori, in spighe lunghe 3-8 cm, lasse e lungamente peduncolate, con brattee persistenti a 5-7 nervature evidenti, membranose, romboidali e acuminate all’apice. Calice persistente, tubuloso, lungo 4-5 mm, con 13 venature, biancastro tomentoso, pentadentato, con i 4 denti inferiori quasi uguali, ottusi e conniventi, il superiore più ampio e prolungato in un’appendice dilatata che, nel frutto, convergendo con gli altri, chiude il tubo calicino a mo’ di coperchio. Corolla purpureo violacea, lunga 9-12 mm, con tubo diritto dilatato alla fauce, pelosa e bilabiata, con labbro superiore bilobo, l’inferiore trilobo con lobi sottili, quasi uguali e patenti. Androceo di 4 stami rinchiusi nel tubo corollino, gli inferiori più lunghi, con filamenti diritti senza appendice ed antere ovato reniformi, deiscenti per un’unica fessura comune, normale all’asse del filamento; gineceo con ovario quadripartito, a logge arrotondate all’apice, stilo non sporgente dalla corolla e terminato in due labbra a forma di becco d’anatra, stimmatifere sui margini sporgenti.
Frutto: infruttescenza costituita da 4 acheni ovoidi, glabri e lisci, lucenti, lunghi circa 2 mm, posti alla base del calice persistente.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 µm), oblati; perimetro in vista equatoriale: ellittico; esacolpati; esina: faveolata. L’impollinazione è entomofila, ad opera di vespe, calabroni e soprattutto api. Ottima pianta mellifera.
Numero cromosomico: 2n = 36.
Sottospecie e/o varietà: in coltivazione ne esiste una varietà a fiori bianchi, “Alba”, e una varietà “Nana”. Il Lavandino, Lavandula hybrida, ottenuta dall’incrocio tra Lavandula angustifolia Miller con Lavandula latifolia Medikus, è stato introdotto in coltivazione esclusivamente per l’uso industriale, per la sua buona resa in olio essenziale, non tollera il freddo invernale e viene coltivato normalmente ad altezze non superiori ai 600 m.
Sempre dall’incrocio tra Lavandula angustifolia Miller con Lavandula latifolia Medikus sono stati ottenuti molti ibridi: “Grappenhall” o Lavanda gigante; “Hidcote”, una varietà a portamento compatto con foglioline corte e fioritura blu scuro; “Loddon Pink”, una forma di media statura, a fiori rosa pallido; “Munstead”, forma compatta a fiori azzurro lavanda; “Twicket Purple”, a portamento compatto, foglie verde grigie, fiori blu lavanda.
Habitat ed ecologia: rupi, luoghi sassosi, aridi e soleggiati, arbusteti, su substrato indifferentemente calcareo, calcareo siliceo, o siliceo.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Ononidetalia striatae.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: i fiori (Lavandulae summitates F.I.) raccolti alla fioritura, contengono un olio etereo (1,2%) composto per il 30-50% di acetato e da tracce di butirrato, valerianato, capronato di linalile, linalolo, geraniolo, alfa-pinene, cineolo, cumarina, d-borneolo, nerolo, furfurolo, cariofillene ed aldeide valerianica; inoltre sostanze tanniche (12%), un glucoside (0,12%), una saponina acida e, secondo Kosch, etil-n-amilchetone, quale determinante principale del profumo.
La quantità e la composizione dell’essenza variano a seconda dei caratteri ereditari del ceppo preso in considerazione, dello stadio di sviluppo della pianta, delle condizioni di illuminazione e di umidità della stazione, della composizione del terreno e variano anche i rapporti quantitativi fra i diversi componenti dell’essenza. Così l’essenza proveniente da Lavanda coltivata in clima secco (Francia sudorientale, Provenza) può contenere il 25, il 30 e perfino il 50% di acetato di linalile, mentre sotto il clima dell’Inghilterra essa non contiene più del 5-10% di essenza (Gola).
La Lavanda ha numerose proprietà: sedativa e riequilibrante del sistema nervoso centrale e vegetativo: raccomandata in casi di nervosismo, nevrastenia, nausea, tendenza alla lipotimia (svenimento), palpitazioni e, in generale, in tutti i casi di malattie psicosomatiche.
Digestiva: esercita un’azione antispastica e carminativa (antiflatulenta) sul condotto digestivo e inoltre ha un effetto aperitivo, facilitando la digestione. Poiché l’essenza di Lavanda possiede anche proprietà antisettiche, dà ottimi risultati in caso di coliti (infiammazioni dell’intestino crasso), specialmente in presenza di fermentazione putrida con decomposizione delle feci e gas maleodoranti.
Antireumatica e antinfiammatoria: applicati esternamente, l’acqua, l’olio e l’essenza di Lavanda sono molto efficaci per calmare i dolori reumatici, sia di origine articolare sia muscolare, come i dolori artrosici del collo o della schiena, l’artrite gottosa, il torcicollo, la lombaggine, la sciatica, ecc. Risultano inoltre molto efficaci in caso di lussazioni, distorsioni, contusioni e stiramenti muscolari (strappi e sovraffaticamento).
Antisettica e cicatrizzante: l’infuso di Lavanda si utilizza per lavare ulcere e ferite infette, poiché le aiuta a rimarginarsi rapidamente. Purifica la pelle (utile per pelli grasse e acneiche), stimola la circolazione superficiale in genere e in particolare migliora la circolazione sanguigna del cuoio capelluto. L’olio di Lavanda allevia il dolore nelle bruciature leggere (di primo grado) e disinfiamma le irritazioni dovute a punture di insetti.
Rilassante e riposante: in seguito a lunghe camminate, dopo un intenso esercizio fisico o quando si avverte una grande stanchezza, un bagno caldo con acqua o essenza di lavanda aiuta a riattivare la circolazione e a eliminare la sensazione di affaticamento. L’effetto aumenta se al bagno si fa seguire anche una frizione da effettuare con un panno di lana imbevuto d’acqua, d’olio o di essenza di Lavanda.
Sedativa: il semplice respirare l’aroma di Lavanda esercita una piacevole ed efficace azione sul sistema nervoso centrale. Questa pianta è particolarmente indicata per i bambini iperattivi o che dormono male. In questo caso, risulta molto efficace mettere alcune gocce di essenza di Lavanda sul cuscino del letto o su un fazzoletto posto vicino al viso del bambino. Sedativa e antispasmodica, calma il mal di testa e i crampi intestinali, la nausea, il vomito e il singhiozzo.
Balsamica: l’essenza viene assunta per inalazione o vapori, per accelerare la cura di laringiti, tracheiti, bronchiti, catarro bronchiale e raffreddori. Purifica l’alito e la bocca mediante sciacqui e gargarismi.
Le preparazioni di Lavanda per uso interno vanno usate con cautela: sono sconsigliate se è in atto un qualunque stato infiammatorio.
Usi: la Lavanda riveste una grande importanza nell’industria dei profumi benché, anche sotto questo aspetto, essa venga utilizzata nella pratica farmaceutica per la preparazione di pomate e composti simili. Una buona acqua da toeletta di facile preparazione è data dalla macerazione, per 15 giorni, di 60 g di sommità fiorite di Lavanda in un litro di alcool rettificato. Questa pianta entra del resto in tutte le formule per la preparazione dell’acqua di Colonia. Hariot raccomanda la seguente: essenza di Limone e di Cedro ana g 10, di Bergamotto g 15, di Rosmarino g 5, di Lavanda g 5, di Neroli g 1-2, tintura di benzoino g 15, alcolato di Melissa g 30, alcol rettificato a 80° g 2000.
Si usa ancor oggi, specialmente in Provenza, riempire sacchettini di fiori di Lavanda per profumare la biancheria; le nonne sapevano fare a meno anche del sacchetto di tela, confezionando i fiori in una gabbietta ottenuta ripiegando gli stessi steli, affinché i fiori, seccando, non si disperdessero nei cassetti.
In cucina, usare i fiori e le foglie con moderazione. I fiori si possono utilizzare per profumare lo zucchero nella preparazione di dolci e biscotti. Le foglie si possono impiegare per profumare l’agnello arrosto.
Curiosità: nelle sue dotte disquisizioni sulla materia medica, pubblicate nel 1557, commentando l’asserzione di Dioscoride che «il Celtico Nardo» (pianta odorifera di grandi virtù medicinali) «nasce nell’alpi di Liguria», il medico senese Mattioli, intorno alla metà del Cinquecento, scrive della Lavanda in questi termini: «Imperoché à Genova, città di Liguria, & in altri luoghi circonvicini, dove agevolmente il Celtico nardo s’havrebbe, non curandosi i medici, ne gli spetiali, che quivi dimorano, di rintracciarlo, usano (seguendo i volgari, & manifesti errori) la Lavanda in vece di quello…».
Alla fine del Seicento una dramma (poco più di tre grammi e mezzo) di fiori di Lavanda è presente nella composizione dell’Unguentum pomatum officinale dell’illustre farmacologo francese Nicolò Lamery, considerato il prototipo delle pomate, cioè unguenti preparati impiegando polpa di mele (pomi), ricca di pectina.
In epoca rinascimentale i pittori usavano l’essenza di Lavanda come diluente per i colori. Alcuni autori citano una particolare abitudine spagnola d’altri tempi, quella di fumare foglie di Lavanda nella pipa. Alla fine del XVIII secolo, per profumare gli ambienti, si adoperavano i pot-pourri di Lavanda, miscugli di fiori e foglie, lasciati a macerare.
La Lavanda in letteratura: Virgilio in pochi versi della seconda Egloga, tradotta da Luca Canali, tratteggia profumi e colori di un bellissimo mazzo di fiori di Lavanda:
«…una splendida Naiade cogliendo le pallide viole ed il colmo / dei papaveri, vi congiunge il narciso e il fiore fragrante dell’aneto; / poi intrecciando lo spigo ed altre erbe odorose, / screzia i molli giacinti con il giallo colore del fiorrancio».
Mentre Giovanni Pascoli, ne La canzone del girarrosto, coglie l’intimo senso domestico del profumo della Lavanda:
«È fuori un frastuono di gioco, per casa è un sentore di spigo… Che ha quella pentola al fuoco? che sfrigola sfrigola…»
Miti, leggende, credenze e tradizioni popolari: la Lavanda è una delle erbe adoperate per l’Acqua di San Giovanni e che si vendevano al mercato sulla piazza antistante la basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, alla vigilia della festa. Il profumo insieme con il lindore ha evocato il si,bolo della Virtù e della Purezza dell’anima, ma anche il Battesimo.
In Valdinievole, in Toscana, combatteva il malocchio gettato sui bambini. «L’erba lavandaia» scriveva a De Gubernatis (La mythologie des plantes, Parigi 1878, vol. II, pp. 17-18) un professore del luogo «è buona a mandar via la malia a’ figlioli. Se ne piglia una bella brancata, si mette nel pajolo a bollire e poi si rovescia il catino; se l’acqua vien torba quando si lava il bimbo, allora resta disamaliato, ma se l’acqua schiarisse, la malia regnerebbe sempre».
A Roma nella magica notte giovannea ci si muniva della spighetta per allontanare le streghe che, se avessero avuto l’ingenuità di avvicinarsi a una persona munita di questo amuleto, sarebbero state costrette a contarne i fili e i chicchi e - come accadeva con le scope di saggina poste di fronte agli usci di casa - prima di finire quella lunghissima conta sarebbero state sorprese dall’aurora, per loro nefasta, che le avrebbe costrette alla fuga.
Nel linguaggio dei fiori può significare due sentimenti opposti secondo il contesto: da un lato dice: «Il tuo ricordo è la mia unica, serena felicità», dall’altro, per motivi che poco si addicono alla piantina: «Diffido di te». La Lavanda è l’essenza astrale del segno dell’Ariete: tende ad addolcirne il carattere impulsivo e irruente, e quindi a eliminare i contrasti e ad allontanare i pericoli. Crea attorno al soggetto un’aura dolcemente luminosa, attraendo energie esterne favorevoli.
Bibliografia:
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
CATTABIANI A., Florario (Miti, leggende e simboli di fiori e piante), Oscar Saggi Mondadori, I edizione, 1998.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
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