Ocimum basilicum L.

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Lamiaceae - Ocimum basilicum L.; Pignatti 1982: n. 3277; Ocimum basilicum L.
Plant List: accettato
Famiglia, nome latino per esteso Ocimum basilicum L.
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal latino ocimum = “basilico” [Plinio et al.] ed è il nome che i Romani usavano per indicare la pianta, mettendone in evidenza il profumo. L’epiteto specifico deriva dal latino basilicus = “regale, sontuoso” [Plinio] a sua volta derivato dal termine greco basilikón = “pianta reale”, da cui basileus = “re”, in riferimento alla grande rilevanza conferita alla pianta. In Francia, uno dei nomi popolari, è herbe royale (erba reale).
Sinonimi:
nessuno.
Nomi volgari: Basilico (italiano). Liguria: Baixaricò (San Remo); Baixericò (Pigna); Basilicu (Sarzana); Baxaicò (Genova); Baxaricò (Porto Maurizio). Piemonte: Basacò, Basalicò, Basili, Basiri; Basire (Carpeneto). Lombardia: Basilich; Bazaleco (Brescia). Veneto: Baselego, Baselego turco; Basalicò, Basalicò grosso (Verona); Basegò, Basilicò (Treviso); Basegò (Venezia). Friuli: Basilì. Emilia-Romagna: Basigal; Basalech, Basalesch (Reggio). Toscana: Basilico, Basilico cedrato, Bassilico, Bassilico maggiore, Bassilico mezzano, Ocimo, Ozimo; Basigal (Lunigiana). Lazio: Bergamò (Roma). Abruzzi: Basileche, Masanecola, Vasanecola, Vasileche, Vasirghe. Campania: Vasenicola. Puglia: Vasinicole (Lecce). Calabria: Vasalicò, Vasilicò, Vasinicò. Sicilia: Basilico majuri. Sardegna: Affabica, Basile, Brasile, Frabica, Ufrabica.
Forma biologica e di crescita: terofita scaposa.
Tipo corologico: originario dell'Asia tropicale: probabilmente fu coltivato inizialmente in Iran o in India giungendo attraverso il Medio Oriente in Europa per opera dei Romani. La coltivazione in forma intensiva iniziò, particolarmente in Italia e nel sud della Francia, attorno al XV secolo; successivamente, nel XVII secolo, iniziò ad essere coltivato anche in Inghilterra e, con le prime spedizioni migratorie, nelle Americhe.
Fenologia: fiore: V-IX, frutto: VI-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 600 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è specie solamente coltivata sia a livello industriale che orticolo.
Habitus: erbacea annuale, con fusto eretto o ascendente (20-40 cm), quadrangolare, ramificato, tomentoso nella porzione superiore.
Foglie: le foglie, opposte a due a due, lunghe 3-5 cm, sono picciolate con piccioli cigliati, di forma ovale od ovale lanceolata, per lo più appuntite, talvolta bolloso increspate; il margine è interrotto da piccoli denti distanti gli uni dagli altri, la superficie è glabra e lucida o scarsamente tomentosa, di colore che varia dal verde pallido al verde intenso.
Fiore:
fiori disposti a gruppi di 6, raramente 10, in verticillastri ascellari, più o meno distanziati, formando spighe interrotte o racemi con foglie inferiormente analoghe a quelle del fusto che assumono progressivamente un aspetto di brattee verso l’alto. Calice persistente all’apice del peduncolo articolato, campanulato bilabiato, con fauce villosa, labbro superiore ovato orbicolare, fogliaceo, retroflesso dopo la fioritura con i margini prolungati sul tubo, l’inferiore formato da 4 denti ovato acuti, i mediani leggermente concresciuti; corolla di colore biancastro o rosa, lunga 1-1,5 cm, tubulare, bilabiata, con il labbro superiore quadrilobo, piano, ascendente ed anche riflesso, l’inferiore intero, piano o concavo, frangiato al margine. Androceo di 4 stami liberi, appoggiati sul labbro inferiore della corolla, con filamento semplice nei due inferiori, che sono un po’ più lunghi, munito, nei due superiori, di un dente peloso sopra l’inserzione; antere reniformi ovate, biloculari, con logge deiscenti per una fessura semicircolare unica; ovario quadripartito, ginoforo carnoso con 4 lobi interposti fra le logge, tre dei quali dentiformi, il quarto, anteriore, appena rilevato, stilo centrale, ingrossato alla base ed arcuato con la convessità in basso, stimma bifido a lobi divergenti, uguali, scanalati, acuti.
Frutto:
costituito da 4 acheni lunghi circa 2 mm racchiusi nel calice persistente, piccoli, lisci, glabri, di colore bruno o quasi nero, con uno spigolo rivolto verso l’asse dell’infruttescenza.
Polline:
granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, isopolari; perimetro in visione polare subcircolari, in visione equatoriale: subcircolari 10%, ovali 77%, ellittici 13%; forma: oblati 13%, suboblati 77%, oblato sferoidali 10%; esazonocolpati; aperture: colpi fusiformi; esina: subtectata, reticolata, finemente reticolata all’interno dei lumina; dimensioni: asse polare 50 (44) 36 mµ, asse equatoriale 63 (55) 44 mµ. L’impollinazione è entomofila. Buona pianta mellifera.
Numero cromosomico: 2n = 48.
Sottospecie e/o varietà: la varietà di Basilico più nota nel nostro Paese è la “Genovese”, a foglia larga, carnosa, deliziosamente aromatica (vedi oltre); altre varietà sono la “Minimum, dal gusto che ricorda il limone, diffuso nei mercati: il suo profumo intenso è perfetto per la cucina. Una varietà a foglie grandi, le cui dimensioni possono arrivare a 10 cm, con un aroma di gelsomino, liquirizia e limone. La varietà “Dark Opal” con foglie viola scuro, che rappresenta una curiosità per il giardino delle aromatiche e una allegra e profumata decorazione di piatti e una sua varietà intermedia a foglie violacee macchiate di verde è altrettanto particolare. La varietà “Green Ruffles”, con foglie vagamente tomentose verde grigio a margini incisi, è molto decorativa. La varietà “Thailandese” con foglie il cui aroma ricorda la menta e il chiodo di garofano, si utilizza con i frutti di mare e nelle minestre esotiche.
Habitat ed ecologia: il Basilico necessita di un clima caldo e soleggiato, mediterraneo o tropicale. Si può coltivare anche in zone temperate sia in vaso che in piena terra. Necessita di almeno cinque ore d'insolazione quotidiana; luglio-agosto è il periodo migliore per la raccolta delle sue foglie. Pianta che soffre il freddo: non resiste se la temperatura scende al di sotto di 10 °C. Preferisce un suolo fresco e ben drenato e una esposizione soleggiata.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento:
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN:
N.A.
Farmacopea: la droga è costituita dalle sommità fiorite, seccate rapidamente all’ombra e conservate al riparo della luce e dell’umidità. Contiene un olio essenziale (0,02-0,04% allo stato fresco e sino all’1,5% allo stato secco), mescolanza di metilcalvicolo (24,11%), cineolo, linalolo e canfora di basilico; inoltre tracce di glucosidi, una saponina acida (0,13%) e sostanze tanniche (6%) (Kosch). Farmacologicamente, l’olio essenziale agisce, analogamente ai composti simili estratti da piante appartenenti alla famiglia delle Labiate, come stupefacente, preceduto da una fase di eccitazione. È quindi usato come stimolante dell’attività gastrointestinale, nei soggetti sofferenti di gastriti accompagnate da digestione difficile, crampi allo stomaco, flatulenza, meteorismo, costipazione e catarro intestinale e biliare. Inoltre, come altri oli eterei, che si eliminano attraverso la mucosa bronchiale, anche l’essenza di Basilico è leggermente antisettica, fluidifica il catarro delle vie aeree e ne facilita l’espulsione. Sembra poi che anche la secrezione lattea sia favorita dai preparati di questa pianta. Infine la decozione serve bene come collutorio della bocca e delle fauci, nei leggeri processi infiammatori della mucosa e per imbibizione della medicazione di ferite e di superfici cutanee suppuranti.
Usi: la conservazione delle foglie per l’inverno si può fare nel congelatore, sott’olio, aceto o sotto sale. Le foglie e le infiorescenze si usano per aromatizzare aceti, oli e liquori aromatici, in infusi digestivi. Il suo olio essenziale è utilizzato per la preparazione di profumi e liquori; dalla distillazione della pianta fresca si ottiene un'essenza contenente eucaliptolo ed eugenolo.
Le foglie, come erba aromatica fresca (preferibilmente crude perché il Basilico non tollera le lunghe cotture che ne attenuano il profumo) si usano nelle insalate, con i pomodori ben maturi, le zucchine, l'aglio, i frutti di mare, il pesce (triglia), le uova strapazzate, il pollo, il coniglio, l'anatra, le insalate di riso, la pasta e le salse (nella vinaigrette, con il limone o con l'olio d'oliva). Nelle pietanze calde va aggiunto appena prima di servirle per conservare un sapore vivo e fresco.
Il Basilico è difficile da abbinare ad altre erbe aromatiche, tra cui il Prezzemolo, il Timo e il Rosmarino.
La varietà DOP del Basilico “Genovese” è particolarmente indicata per confezionare il caratteristico pesto, il tipico condimento di Genova a base di Basilico triturato e mescolato con olio di oliva, aglio, sale e pecorino sardo stagionato. Alcuni autori preferiscono unire al pecorino sardo il formaggio grana in parti eguali (uno dei simboli della cucina italiana), con il quale si possono condire svariati tipi di paste asciutte, ma anche tartine e focacce; due ingredienti facoltativi del pesto genovese sono i pinoli ed i gherigli di noce, in alternativa od associati. Va ricordato che il pesto va preparato con tutti questi ingredienti a freddo, pestandoli con pestello d'ulivo in mortaio di marmo bianco.
Le foglie essiccate per sacchetti profumati e antitarmici, in povere, possono sostituire i chiodi di garofano; l’olio essenziale in profumeria, saponeria, liquoreria.
Coltura: il Basilico cresce bene nei terreni leggeri, ben drenati, in posizioni soleggiate. Si annaffia moderatamente. Le piante vanno regolarmente cimate, vale a dire vanno asportati gli apici vegetativi ed i fiori che man mano si formano e ciò sia per consentire una crescita più rigogliosa sia per allungare il ciclo di vita che terminerebbe con la fioritura e la conseguente fruttificazione. Si semina in marzo, in vasi o in terrine riempiti con una composta da semi, in cassone. Appena le piantine sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate, si ripicchettano e si piantano all’aperto, in maggio, a 30 cm l’una dall’altra, in file distanziate di 40 cm. Si può seminare anche direttamente a dimora in maggio, in file distanti fra loro 40 cm; successivamente si diradano le piantine fino a distanziarle di 30 cm.
Curiosità: in India il Basilico è una pianta sacra, pertanto non si può utilizzare nell'alimentazione. Si trova spesso vicina ai templi. Nelle miniature dei manoscritti del Medioevo il Basilico è il simbolo dell'odio. Gli antichi Greci e Romani lo associavano alle calamità, alla povertà e all'odio, mentre gli Italiani, più recentemente, consideravano l'erba un simbolo dell'amore.
Gli antichi egizi utilizzavano il Basilico per le offerte sacrificali. I Galli coltivavano il Basilico e lo raccoglievano a luglio-agosto finché in fiore. I raccoglitori di questa pianta sacra dovevano sottoporsi a rigidi rituali di purificazione: lavarsi la mano da utilizzare per la raccolta nell'acqua di tre sorgenti diverse, rivestirsi di abiti puliti, tenersi a distanza dalle persone impure (ad esempio, le donne durante il periodo mestruale) e non utilizzare attrezzi in metallo per tagliare i fusti. E sacro era anche alle nostre latitudini dove in passato lo si riteneva capace di guarire le ferite, soprattutto quelle di archibugio; era quindi un ingrediente dell'acqua rossa vulneraria.
Il Basilico in letteratura: l’attore comico romano Aldo Fabrizi (“Er basilico”, La pastasciutta, Milano 1970, p. 34), dedicò al Basilico un sonetto in romanesco in cui sono riassunte le sue proprietà:
A parte che er basilico c’incanta
perché profuma mejo de le rose,
cià certe doti medicamentose
che in tanti mali so’ ‘na mano santa.
Abbasta ‘na tisana de ‘sta pianta
che mar de testa, coliche ventose,
gastriti, digestioni faticose
e malattie de petto le strapianta.
Pe’ via de ‘sti miracoli che ho detto,
io ciò ‘na farmacia sur terrazzino,
aperta giorno e notte in un vasetto.
Dentro c’è ‘
no speziale sempre all’opera,
che nun pretenne modulo e bollino
e nun c’è mai pericolo che sciopera.
Giovanni Boccaccio (Decameron, giornata quarta, novella sesta) narra la triste storia di una giovane di Messina di nome Isabetta, che si era segretamente innamorata di un giovane con il quale faceva «di quello che più disiderava ciascuno». Ma un brutto giorno uno dei fratelli scoprì per caso ciò che non avrebbe mai immaginato. Lo disse agli altri fratelli che decisero di uccidere il giovane attirandolo in un agguato fuori città. Poi lo seppellirono. La giovane, disperata per la sua scomparsa, non riusciva a capire cosa fosse successo, finché una notte il fidanzato le apparve in sogno pallido, vestito di cenci, rivelandole quel che gli era capitato e indicandole il luogo della sepoltura. Isabetta vi si recò in compagnia di una donna che era stata a suo servizio e ne conosceva i segreti; scavò dove la terra sembrava meno compatta trovando il corpo intatto dell’amato. Avrebbe voluto portarlo via per seppellirlo più dignitosamente ma non vi riuscì. Si rassegnò pertanto a tagliargli la testa che, avvolta in un asciugamano, diede alla sua ex fantesca perché la portasse a casa per non far insospettire i fratelli. Poi la sotterrò in un vaso dove piantò del Basilico che in breve tempo, grazie alle sue lacrime, crebbe a dismisura. La fanciulla trascorreva ore accanto alla pianta piangendo e lamentandosi finché i vicini informarono di questo strano comportamento i fratelli che, a sua insaputa, le sottrassero il vaso. Non l’avessero mai fatto. Isabetta cominciò a cercarlo dappertutto, a chiedere dove mai fosse finito, piangendo a dirotto. E si ammalò gravemente. I fratelli, non capendo, frugarono nel vaso per capire che cosa vi fosse di tanto prezioso e scoprirono inorriditi la testa del giovane. Temendo che la cosa si risapesse con tutte le prevedibili conseguenze, si allontanarono da Messina. Isabetta, dal canto suo, morì poco dopo, consunta dalle lacrime e dal dolore.
Antiche credenze: si crede che il Basilico liberi l’aria dagli spiriti maligni sicché lo si tiene spesso sui davanzali o nei pressi della casa. Le foglie messe nell’acqua purificherebbero il corpo e la mente da malefici influssi, che si possono cacciare anche spargendole asciutte sul pavimento. La sua presenza avrebbe anche un altro effetto non dissimile secondo il codice di corrispondenze tradizionale, per il quale una pianta che allontana i demoni tiene a debita distanza anche serpenti e scorpioni e persino le zanzare. Si sostiene infatti che, posta vicino ai pomodori, respinga gli insetti. La sua presenza nelle cucine e nelle stanze da pranzo preserverebbe dagli avvelenamenti o disturbi causati da cibi cattivi, alterati o “fatturati”.
Al Basilico è stato attribuito un simbolismo erotico (secondo quanto sostenuto da Plinio il Vecchio in alcuni suoi scritti ad esso sarebbero da attribuire poteri afrodisiaci) che si riflette nella proprietà di favorire il concepimento, tant’è che una volta lo si dava insieme al foraggio ad asine e cavalle prima della monta.
In Abruzzo, nel Chietino, un giovane contadino si recava a far visita alla fidanzata portandone sull’orecchio un rametto, ma non lo regalava all’amata perché il gesto sarebbe stato interpretato come segno di disprezzo. In Toscana lo si chiamava “Amorino”, come osserva Angelo De Gubernatis (
La mythologie des plantes, Parigi 1878, vol. II, p.35) riferendo che in una novella di Gentile Sermini, un narratore senese del XV secolo, una giovane donna avverte il suo amoroso che può salire con un gesto simbolico: togliendo il vaso di Basilico dal davanzale. In Sicilia era simbolo di Amore ricambiato tanto che le donne in cerca di un compagno erano solite metterne una pianta sul davanzale della finestra. Ma in alcune zone quel vasetto poteva anche indicare la casa di una prostituta.
Un suo rametto permetterebbe di capire se una persona è ipocrita o bugiarda: basta, si dice, metterne un ramoscello sul suo corpo mentre dorme; se il sospetto è fondato le foglioline avvizziranno in brevissimo tempo.
Secondo antichi naturalisti il consumo di Basilico poteva portare alla pazzia e, se veniva tritata e coperta da una pietra, faceva nascere uno scorpione, mentre se la si masticava e poneva al sole generava vermi. Gaio Plinio Secondo (Naturalis historia, XIX, 177), dopo aver riferito queste notizie, scrive: «Diodoro sostiene, nei suoi Empirica, che cibarsi di basilico fa venire i pidocchi. La generazione successiva ha difeso energicamente questa pianta asserendo che le capre ne mangiano, che nessuno ha avuto la mente sconvolta e che costituisce un rimedio contro le punture degli scorpioni di terra e il veleno di quelli di mare, se è preparata con vino e con l’aggiunta di poco aceto».
Anticamente i contadini sostenevano che si doveva accompagnare la sua semina con ingiurie, maledizioni e imprecazioni affinché crescesse più vigoroso. Da quell’usanza nacque il detto proverbiale “Cantare il basilico”, cioè lanciare maledizioni, imprecare contro qualcuno senza misurare le parole.
Si è considerato il Basilico anche una pianta funeraria, come nell’isola di Creta dov’è simbolo di lutto. In un canto popolare di quella terra si dice: «Basilico! Erba di lutto, fiorisci sulla mia finestrella; anch’io vado a coricarmi nel dolore e mi addormento piangendo».
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A. Schiappacasse, Vallecalda, Ronco Scrivia, 12-08-2007
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G. Laino, Caggiano, Salerno, 01-08-2011
G. Laino, Caggiano, Salerno, 01-08-2011
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G. Laino, Guastalla, Reggio Emilia, 25-09-2006
G. Laino, Guastalla, Reggio Emilia, 25-09-2006
G. Laino, Orto Botanico Brera, Milano, 02-10-2008
G. Laino, Orto Botanico Brera, Milano, 02-10-2008

Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ EP - HC1 ] EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; HC1 (idrocoria per impatto): Semi dei frutti secchi deiscenti o degli acheni dispersi dalle gocce di pioggia.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 7; T: 8; C: 5; U: 6; R: 5; N: 7;

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