(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal latino origanon, -um, e origanus = “origano” (pianta profumata) [Plinio] che a sua volta deriva dal greco óros = “montagna” + gános = “splendore di montagna” (con allusione alle origini di bella pianta che cresce in ambienti montani). L’epiteto specifico è aggettivo latino che sta per “comune, generale, ordinario” ecc. a significare la larga diffusione della pianta.
Sinonimi: Origanum vulgare L. ssp viride (Boiss.) Hayek, Origanum puberulum (Beck) Klokov, Origanum virens Hoffmanns. & Link ssp siculum Nyman, Origanum viride (Boiss.) Halácsy, Origanum dilatatum Klokov.
Nomi volgari: Arigano, Origano, Acciughero, Cornabusa, Maggiorana selvatica, Regamo, Regano, Rianu, Rigano (italiano). Liguria: Cornabugia, Cornabugin; Arburà, Cornabuxa (Genova); Arbura (Ponti di Nava); Cornabuggia (Porto Maurizio); Cornabuza (Montalto); Corniera (Bordighera); Curnioea (San Remo); Erba rossa (Sarzana); Scormoera (Camporosso). Piemonte: Carnabugia, Cornabusa, Erba da ancioe, Menta bastarda, Menta salvaja; Cornabibbia (Carpeneto); Prioeri (Frabosa). Lombardia: Maggiorana selvadega (Como); Mazoerana de mont (Brescia). Veneto: Mazurana silvestre, Mostranci (Verona); Punioì (Belluno). Friuli: Mazorane salvadie; Neta rossa, Neta salvadia (Carnia). Emilia-Romagna: Erba aciuga, Mazurana salbedga (Romagna); Reghem (Reggio). Toscana: Acciughero, Erba acciuga, Erba da acciughe, Erba rossa, Legamo, Origano, Regamo, Rigamo, Scarsapepe selvatico. Marche: Dittamo salvatico. Abruzzi: Puliejjo (Larino). Campania: Arecata, Arecheta, Arigano, Pimpinella (Napoli); Aregana, Rachete (Avellino); Regana (Ischia). Puglia: Colna, Erba d'acciuga (Martina prov. Lecce). Basilicata: Riceno, Ricero (Potenza). Calabria: Ariganu, Riganu. Sicilia: Ariunu, Arrinu, Riganu, Riunu; Aricinu, Arifunu; Arriniu, Rianu, Riniu (Etna). Sardegna: Mularuss (Alghero).
Forma biologica e di crescita: emicriptofita scaposa.
Tipo corologico: specie tipica dell’Europa e Asia centroccidentale.
Fenologia: fiore: VI-IX, frutto: VII-X.
Sinonimi: Origanum vulgare L. ssp viride (Boiss.) Hayek, Origanum puberulum (Beck) Klokov, Origanum virens Hoffmanns. & Link ssp siculum Nyman, Origanum viride (Boiss.) Halácsy, Origanum dilatatum Klokov.
Nomi volgari: Arigano, Origano, Acciughero, Cornabusa, Maggiorana selvatica, Regamo, Regano, Rianu, Rigano (italiano). Liguria: Cornabugia, Cornabugin; Arburà, Cornabuxa (Genova); Arbura (Ponti di Nava); Cornabuggia (Porto Maurizio); Cornabuza (Montalto); Corniera (Bordighera); Curnioea (San Remo); Erba rossa (Sarzana); Scormoera (Camporosso). Piemonte: Carnabugia, Cornabusa, Erba da ancioe, Menta bastarda, Menta salvaja; Cornabibbia (Carpeneto); Prioeri (Frabosa). Lombardia: Maggiorana selvadega (Como); Mazoerana de mont (Brescia). Veneto: Mazurana silvestre, Mostranci (Verona); Punioì (Belluno). Friuli: Mazorane salvadie; Neta rossa, Neta salvadia (Carnia). Emilia-Romagna: Erba aciuga, Mazurana salbedga (Romagna); Reghem (Reggio). Toscana: Acciughero, Erba acciuga, Erba da acciughe, Erba rossa, Legamo, Origano, Regamo, Rigamo, Scarsapepe selvatico. Marche: Dittamo salvatico. Abruzzi: Puliejjo (Larino). Campania: Arecata, Arecheta, Arigano, Pimpinella (Napoli); Aregana, Rachete (Avellino); Regana (Ischia). Puglia: Colna, Erba d'acciuga (Martina prov. Lecce). Basilicata: Riceno, Ricero (Potenza). Calabria: Ariganu, Riganu. Sicilia: Ariunu, Arrinu, Riganu, Riunu; Aricinu, Arifunu; Arriniu, Rianu, Riniu (Etna). Sardegna: Mularuss (Alghero).
Forma biologica e di crescita: emicriptofita scaposa.
Tipo corologico: specie tipica dell’Europa e Asia centroccidentale.
Fenologia: fiore: VI-IX, frutto: VII-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 1300 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente in quasi tutto il territorio: comune nelle regioni settentrionali, più rara in quelle meridionali e nelle isole.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente in quasi tutto il territorio: comune nelle regioni settentrionali, più rara in quelle meridionali e nelle isole.
Habitus: erbacea perenne, con odore più o meno intensamente aromatico, dotata di un rizoma lignificato, strisciante orizzontalmente, dal quale si sviluppano i fusti, alti 20-50(-70) cm, alcuni dei quali portano solo foglie mentre gli altri sostengono l’infiorescenza; i fusti, spesso sdraiati nella parte basale e poi eretti, hanno sezione quadrangolare con gli angoli sporgenti e sono ramificati nella parte superiore; la loro superficie è bruno rossastra e coperta da abbondanti peli.
Foglie: opposte, brevemente picciolate, lunghe 2,5-4 cm, hanno la lamina ovato lanceolata con la massima larghezza verso la base arrotondata, margine intero o interrotto da alcuni denti distanziati tra loro, spesso glaucescente sulla pagina inferiore, la pagina superiore è glabra, talvolta appena pelosa.
Fiore: i fiori in densi glomeruli ovoidi od allungati, raccolti alla sommità del fusto e dei rami, in una infiorescenza corimbosa stretta, tricotoma, a rami eretto patenti, e muniti di brattee ampie, ovali, acute, un po’ più lunghe del calice, violacee o più raramente verdi. Calice lungo 2-3 mm, persistente, tubuloso campanulato, subregolare, con 5 denti quasi uguali, corti, eretti, ovato acuti e fauce pelosa; corolla lunga 5-6 mm, bilabiata, violacea o rosata, più raramente bianca, con tubo diritto, gradatamente dilatato verso la fauce, lungo il doppio del calice (4-6 mm), senza nettarostegio, con labbro superiore piano, eretto, smarginato e labbro inferiore trilobo, a lobi patenti e quasi uguali. Androceo di 4 stami divergenti all’apice, gli inferiori più lunghi, semplici, con antere didiname a due logge quasi sferoidali, riunite da un connettivo quadrangolare, deiscenti longitudinalmente per una fessura semicircolare; gineceo con ovario quadripartito, portato da un ginobasio carnoso, logge ovate, arrotondate all’apice, stilo semplice centrale, caduco, più lungo degli stami, con stimma bifido a becco chiuso.
Frutto: il frutto è dato da quattro acheni liberi, cilindrici, ovato allungati, con la superficie liscia e di colore bruno, racchiusi nel calice persistente.
Polline: granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, isopolari; perimetro in visione polare: subcircolari, in visione equatoriale: circolari 40%, subcircolari 40%, ovali 20%; forma: suboblati 7%, oblato sferoidali 40%, prolato sferoidali 40%, subprolati 13%; esazonocolpati; aperture: colpi fusiformi, a margini netti; esina: subtectata, medio reticolata, psilata; dimensioni: asse polare 36 (29) 26 mµ, asse equatoriale 35 (28) 22 mµ. L’impollinazione è entomofila. Buona pianta mellifera.
Foglie: opposte, brevemente picciolate, lunghe 2,5-4 cm, hanno la lamina ovato lanceolata con la massima larghezza verso la base arrotondata, margine intero o interrotto da alcuni denti distanziati tra loro, spesso glaucescente sulla pagina inferiore, la pagina superiore è glabra, talvolta appena pelosa.
Fiore: i fiori in densi glomeruli ovoidi od allungati, raccolti alla sommità del fusto e dei rami, in una infiorescenza corimbosa stretta, tricotoma, a rami eretto patenti, e muniti di brattee ampie, ovali, acute, un po’ più lunghe del calice, violacee o più raramente verdi. Calice lungo 2-3 mm, persistente, tubuloso campanulato, subregolare, con 5 denti quasi uguali, corti, eretti, ovato acuti e fauce pelosa; corolla lunga 5-6 mm, bilabiata, violacea o rosata, più raramente bianca, con tubo diritto, gradatamente dilatato verso la fauce, lungo il doppio del calice (4-6 mm), senza nettarostegio, con labbro superiore piano, eretto, smarginato e labbro inferiore trilobo, a lobi patenti e quasi uguali. Androceo di 4 stami divergenti all’apice, gli inferiori più lunghi, semplici, con antere didiname a due logge quasi sferoidali, riunite da un connettivo quadrangolare, deiscenti longitudinalmente per una fessura semicircolare; gineceo con ovario quadripartito, portato da un ginobasio carnoso, logge ovate, arrotondate all’apice, stilo semplice centrale, caduco, più lungo degli stami, con stimma bifido a becco chiuso.
Frutto: il frutto è dato da quattro acheni liberi, cilindrici, ovato allungati, con la superficie liscia e di colore bruno, racchiusi nel calice persistente.
Polline: granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, isopolari; perimetro in visione polare: subcircolari, in visione equatoriale: circolari 40%, subcircolari 40%, ovali 20%; forma: suboblati 7%, oblato sferoidali 40%, prolato sferoidali 40%, subprolati 13%; esazonocolpati; aperture: colpi fusiformi, a margini netti; esina: subtectata, medio reticolata, psilata; dimensioni: asse polare 36 (29) 26 mµ, asse equatoriale 35 (28) 22 mµ. L’impollinazione è entomofila. Buona pianta mellifera.
Numero cromosomico: 2n = 30.
Sottospecie e/o varietà: Origanum vulgare L. ssp viridulum (Martrin-Donos) Nyman (= Origanum vulgare ssp heracleoticum (L.) Holmboe, Origanum virens Auct. fl. ital. var. siculum Bentham, Origanum viride (Boiss.) Halacsy, Origanum macrostachyum Link (incl.), Origanum hirtum Link, Origanum virens var. sardoum Moris): Origamo meridionale. In Italia diffusa nelle zone meridionali e nelle isole con limite altitudinale di 1400 m. Si distingue essenzialmente per le infiorescenze lasse con fiori bianco rosati inseriti tra le brattee ghiandolose, generalmente di colore verde invece che viola, e per il profumo molto più aromatico. Sono infatti le foglie e le infiorescenze di questa specie che vengono raccolte, essiccate e commercializzate per l’utilizzo in cucina.
Origanum vulgare L. ssp prismaticum Gaudin, Origano prismatico. Si distingue per le infiorescenze allungate di forma prismatica. Per il resto ha le stesse caratteristiche della specie nominale.
In coltivazione varietà orticole create per la decorazione dei giardini delle erbe aromatiche, come la varietà “Aureum” che, oltre ad essere coltivata per le sue proprietà aromatiche, viene spesso utilizzata come pianta ornamentale. Infatti, quando la pianta è giovane, le foglie assumono un bel colore giallo-oro. Fiori piccoli e tubulosi, formano spighe terminali alte 8 cm, di colore porpora o rosa. Foglie lunghe 2-4 cm, di colore prima giallo oro e poi verde giallastre, a forma ovale, aromatiche. La varietà “Compactum”, forma rustica più minuta e più accestita, con portamento strisciante molto stolonifera ma compatta, alta cm 40 e larga cm 50. Foglie rotondeggianti profumatissime. Fiori rosa. Entrambe le cultivar sono adatte per la coltivazione in vaso su balconi, terrazzi o in giardini rocciosi.
Origanum vulgare L. ssp prismaticum Gaudin, Origano prismatico. Si distingue per le infiorescenze allungate di forma prismatica. Per il resto ha le stesse caratteristiche della specie nominale.
In coltivazione varietà orticole create per la decorazione dei giardini delle erbe aromatiche, come la varietà “Aureum” che, oltre ad essere coltivata per le sue proprietà aromatiche, viene spesso utilizzata come pianta ornamentale. Infatti, quando la pianta è giovane, le foglie assumono un bel colore giallo-oro. Fiori piccoli e tubulosi, formano spighe terminali alte 8 cm, di colore porpora o rosa. Foglie lunghe 2-4 cm, di colore prima giallo oro e poi verde giallastre, a forma ovale, aromatiche. La varietà “Compactum”, forma rustica più minuta e più accestita, con portamento strisciante molto stolonifera ma compatta, alta cm 40 e larga cm 50. Foglie rotondeggianti profumatissime. Fiori rosa. Entrambe le cultivar sono adatte per la coltivazione in vaso su balconi, terrazzi o in giardini rocciosi.
Habitat ed ecologia: specie caratteristica degli ambienti aridi e assolati, rupi, boscaglie rade.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Trifolio-Geranietea.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: l’Origano viene raccolto in tutte le sue parti aeree e seccato all’aria e all’ombra; contiene un olio etereo (0,15-1%) mescolanza di carvacrolo, cimene, linalolo levogiro, cimolo e terpene, sostanze tanniche abbondanti (8,3%), un principio amaro ed una gommoresina solubile nell’acqua che colora in rosso. L’olio essenziale agisce, in un primo tempo, come eccitante, poi come narcotico; la droga ha anche potere stimolante della funzione intestinale per effetto combinato dell’essenza e del principio amaro, sembra capace di aumentare la secrezione. Si usa quindi nei disturbi gastroenterici degli psicopatici (dispepsia, inappetenza, aerofagia, ecc., prescrivendo l’infuso. Per uso esterno l’essenza di Origano può servire utilmente per frizioni delle parti dolenti, nei soggetti affetti da dolori reumatici; può pure, diluita nell’acqua, essere adoperata per bagni locali.
Sull’apparato respiratorio l’olio essenziale esercita un’efficace azione sedativa della tosse, facilita l’eliminazione del catarro e ha una blanda azione purificante. Suffumigi e inalazioni di Origano liberano il naso, attenuano il senso di occlusione, la pesantezza al capo e le nevralgie che ne conseguono
L’Origano era poi annoverato tra le specie aromatiche dei vecchi farmacisti, entrava nella composizione del tè svizzero e dell’alcolato vulnerario, e se ne preparava anche un’acqua distillata, oggi andata completamente in disuso.
Una manciata di Origano infusa nell’acqua del bagno o di pediluvi ha azione stimolante, purificante e deodorante per pelli impure e per estremità affaticate (fare attenzione alla sensibilità individuale).
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: l’Origano viene raccolto in tutte le sue parti aeree e seccato all’aria e all’ombra; contiene un olio etereo (0,15-1%) mescolanza di carvacrolo, cimene, linalolo levogiro, cimolo e terpene, sostanze tanniche abbondanti (8,3%), un principio amaro ed una gommoresina solubile nell’acqua che colora in rosso. L’olio essenziale agisce, in un primo tempo, come eccitante, poi come narcotico; la droga ha anche potere stimolante della funzione intestinale per effetto combinato dell’essenza e del principio amaro, sembra capace di aumentare la secrezione. Si usa quindi nei disturbi gastroenterici degli psicopatici (dispepsia, inappetenza, aerofagia, ecc., prescrivendo l’infuso. Per uso esterno l’essenza di Origano può servire utilmente per frizioni delle parti dolenti, nei soggetti affetti da dolori reumatici; può pure, diluita nell’acqua, essere adoperata per bagni locali.
Sull’apparato respiratorio l’olio essenziale esercita un’efficace azione sedativa della tosse, facilita l’eliminazione del catarro e ha una blanda azione purificante. Suffumigi e inalazioni di Origano liberano il naso, attenuano il senso di occlusione, la pesantezza al capo e le nevralgie che ne conseguono
L’Origano era poi annoverato tra le specie aromatiche dei vecchi farmacisti, entrava nella composizione del tè svizzero e dell’alcolato vulnerario, e se ne preparava anche un’acqua distillata, oggi andata completamente in disuso.
Una manciata di Origano infusa nell’acqua del bagno o di pediluvi ha azione stimolante, purificante e deodorante per pelli impure e per estremità affaticate (fare attenzione alla sensibilità individuale).
Avversità: nelle coltivazioni di Origano allo stato ottimale, sono solo stati riscontrati, in certe annate, attacchi di cicaline; la loro intensità non è mai stata tale da dover intervenire con trattamenti insetticidi. Sono stati riscontrati anche attacchi di fitofagi della famiglia delle Aphidiae (Aphis origani), afide nero che porta deformazioni fogliari.
Usi: le cime fiorali dell’Origano sono preziose fresche o essiccate per l’aggiunta a verdure crude, acciughe (da qui il nome volgare Acciughero), piatti vari di carni, dalle bistecche agli spezzatini, alle carni, alla pizzaiola, alle pizze, frittate, funghi trifolati, insalate di pomodoro.
Pianta coltivata per l’industria conserviera degli aceti e oli aromatici, in profumeria, saponeria, cosmesi, liquoreria, nella fabbricazione di alcuni tipi di birra. Le sommità fiorite si aggiungono a pot-pourri; sono usate anche nella composizione dell'infuso detto “acqua archibugiata”.
Curiosità: le foglie di Origano, seccate e ridotte in polvere, erano nel passato consigliate come cura per parecchi malanni. La pianta era anche popolare perché se ne ottenevano polveri profumate a uso deodorante, nonché un succo che, strofinato sui mobili, trasmetteva al legno la sua fragranza.
Secondo Santa Ildegarda era sufficiente mangiare o toccare la pianta per contrarre la lebbra: nello stesso tempo, però, guariva i soggetti che ne erano affetti.
L'Origano è un buon repellente per le formiche: basta cospargerlo nei luoghi frequentati e ricordarsi di sostituirlo spesso.
Miti e leggende e tradizioni: il poeta Virgilio scrisse che, quando Venere, dea dell’amore, portò con sé Ascanio, lo fece adagiare su un letto di Origano. Una pianta che si riteneva scelta da una dea non poteva, ovviamente, che essere considerata dagli antichi simbolo di felicità sicché le nuove coppie di sposi venivano quindi, incoronate con serti di Origano. Pianta legata strettamente al mondo femminile, tanto che una volta le donne lo coltivavano non soltanto per gli utilizzi in cucina ma anche perché lo consideravano tanto un talismano quanto un lenimento morale. Lo si regalava alle ragazze che avevano patito una grave delusione d’amore perché si riprendessero; ma lo si consigliava anche agli uomini depressi o colpiti da qualche dispiacere. E se una pianta coltivata su un davanzale o un balcone disgraziatamente seccava, difficoltà o pene d’amore erano in agguato.
Per le sue peculiarità ha suscitato il simbolo del conforto. Ed è rappresentato nell’emblema della Medicina dove la cicogna ne tiene nel becco un rametto perché una leggenda diffusa fin dal Medioevo narrava che questo uccello, quando soffriva di stomaco per avere mangiato qualche cibo nocivo, si curava con l’Origano.
L’Origano in letteratura: l’Origano, per il suo profumo intenso e la predilezione per i luoghi incolti montani, evocò a Gabriele d’Annunzio una ninfa (“A mezzodì”, da “Madrigali dell’estate”, in Alcyone):
Pianta coltivata per l’industria conserviera degli aceti e oli aromatici, in profumeria, saponeria, cosmesi, liquoreria, nella fabbricazione di alcuni tipi di birra. Le sommità fiorite si aggiungono a pot-pourri; sono usate anche nella composizione dell'infuso detto “acqua archibugiata”.
Curiosità: le foglie di Origano, seccate e ridotte in polvere, erano nel passato consigliate come cura per parecchi malanni. La pianta era anche popolare perché se ne ottenevano polveri profumate a uso deodorante, nonché un succo che, strofinato sui mobili, trasmetteva al legno la sua fragranza.
Secondo Santa Ildegarda era sufficiente mangiare o toccare la pianta per contrarre la lebbra: nello stesso tempo, però, guariva i soggetti che ne erano affetti.
L'Origano è un buon repellente per le formiche: basta cospargerlo nei luoghi frequentati e ricordarsi di sostituirlo spesso.
Miti e leggende e tradizioni: il poeta Virgilio scrisse che, quando Venere, dea dell’amore, portò con sé Ascanio, lo fece adagiare su un letto di Origano. Una pianta che si riteneva scelta da una dea non poteva, ovviamente, che essere considerata dagli antichi simbolo di felicità sicché le nuove coppie di sposi venivano quindi, incoronate con serti di Origano. Pianta legata strettamente al mondo femminile, tanto che una volta le donne lo coltivavano non soltanto per gli utilizzi in cucina ma anche perché lo consideravano tanto un talismano quanto un lenimento morale. Lo si regalava alle ragazze che avevano patito una grave delusione d’amore perché si riprendessero; ma lo si consigliava anche agli uomini depressi o colpiti da qualche dispiacere. E se una pianta coltivata su un davanzale o un balcone disgraziatamente seccava, difficoltà o pene d’amore erano in agguato.
Per le sue peculiarità ha suscitato il simbolo del conforto. Ed è rappresentato nell’emblema della Medicina dove la cicogna ne tiene nel becco un rametto perché una leggenda diffusa fin dal Medioevo narrava che questo uccello, quando soffriva di stomaco per avere mangiato qualche cibo nocivo, si curava con l’Origano.
L’Origano in letteratura: l’Origano, per il suo profumo intenso e la predilezione per i luoghi incolti montani, evocò a Gabriele d’Annunzio una ninfa (“A mezzodì”, da “Madrigali dell’estate”, in Alcyone):
A mezzodì scopersi tra le canne
Del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
nerciglia, sorella di Siringa;
L’ebbi su’ miei ginocchi di silvano;
e nella sua saliva amarulenta
assaporai l’orìgano e la menta.
Per entro al rombo della nostra ardenza
udimmo crepitar sopra le canne
Del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
nerciglia, sorella di Siringa;
L’ebbi su’ miei ginocchi di silvano;
e nella sua saliva amarulenta
assaporai l’orìgano e la menta.
Per entro al rombo della nostra ardenza
udimmo crepitar sopra le canne
pioggia d’agosto calda come sangue.
Bibliografia:
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
D’ANTUONO L.F., GALLETTI G. C., BOCCHINI P. Variability of Essential Oil Content and Composition of Origanum vulgare L. Populations from a North Mediterranean Area (Liguria Region, Northern Italy) Ann Bot, 86, 3, 471-478, 2000.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico, Università degli Studi di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp. 309-474, Catania 1986.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
RIVAS-MARTÍNEZ S., DÍAZ T.E., FERNÁNDEZ-GONZÁLEZ F., IZCO J., LOIDI J., LOUSÃ M., PENAS A. Vascular plant communities of Spain and Portugal. Addenda to the Syntaxonomical checklist of 2001 Itinera Geobotanica 15, 1-2, 5-922, 2002
www.dryades.eu
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
D’ANTUONO L.F., GALLETTI G. C., BOCCHINI P. Variability of Essential Oil Content and Composition of Origanum vulgare L. Populations from a North Mediterranean Area (Liguria Region, Northern Italy) Ann Bot, 86, 3, 471-478, 2000.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico, Università degli Studi di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp. 309-474, Catania 1986.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
RIVAS-MARTÍNEZ S., DÍAZ T.E., FERNÁNDEZ-GONZÁLEZ F., IZCO J., LOIDI J., LOUSÃ M., PENAS A. Vascular plant communities of Spain and Portugal. Addenda to the Syntaxonomical checklist of 2001 Itinera Geobotanica 15, 1-2, 5-922, 2002
www.dryades.eu