(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere è il nome latino plantago, -inis, f. = “piantaggine” (pianta) [Plinio] con il quale i Romani indicavano le specie e pare sia riferito alla caratteristica forma delle foglie di alcune fra esse simile alla pianta di un piede, o, ancora, dal latino plantam tangere, cioè “pianta gradevole a toccarsi”. L’epiteto specifico deriva dall’aggettivo latino medianus, -a, -um = “centrale, di mezzo” [Vitruvio], in riferimento alla sua taglia in rapporto a quella delle congeneri.
Sinonimi: Plantago brutia Ten., Plantago bertolonii Godr., Plantago concinna Salisb., Plantago incana Stokes, Plantago monnieri Giraud, Plantago transsilvanica Schur, Plantago urvillei Opiz in Bercht. & Opiz.
Nomi volgari: Piantaggine pelosa, Plantago media (italiano). Liguria: Sege; Cinque coste (Porto Maurizio); Pè d'asu (Ponti di Nava). Piemonte: Bie, Piantagin, Piantai, Piantajo; Bii, Bije (Alessandria); Orie d'aso (Mondovì). Lombardia: Erba pei tagli (Pavia); Pajocchin pelos (Como); Piantana (Brescia). Friuli: Plantagn, Plantagu di prad. Emilia-Romagna: Piantanella; Erba piantana (Parma); Lengua ed can (Reggio). Toscana: Centonerbi, Centonervia, Cinque nerbì, Orecchio di lepre, Petacciola pelosa, Petacciola piccola, Piantaggine mezzana, Piantaggine minore; Piantanella (Lunigiana). Calabria: Pintinerba. Sicilia: Centunervi minzani, Centunervi siccagni.
Forma biologica e di crescita: emicriptofita rosulata.
Tipo corologico: eurasiatica. Distribuita in quasi tutta l’Europa, il Caucaso, la Siberia occidentale e orientale, l’Estremo Oriente, l’Asia Minore, parte dell’Asia Centrale, l’Iran e anche l’America di Nordovest.
Fenologia: fiore: V-VIII, frutto: VIII-IX, diaspora: X-XI.
Sinonimi: Plantago brutia Ten., Plantago bertolonii Godr., Plantago concinna Salisb., Plantago incana Stokes, Plantago monnieri Giraud, Plantago transsilvanica Schur, Plantago urvillei Opiz in Bercht. & Opiz.
Nomi volgari: Piantaggine pelosa, Plantago media (italiano). Liguria: Sege; Cinque coste (Porto Maurizio); Pè d'asu (Ponti di Nava). Piemonte: Bie, Piantagin, Piantai, Piantajo; Bii, Bije (Alessandria); Orie d'aso (Mondovì). Lombardia: Erba pei tagli (Pavia); Pajocchin pelos (Como); Piantana (Brescia). Friuli: Plantagn, Plantagu di prad. Emilia-Romagna: Piantanella; Erba piantana (Parma); Lengua ed can (Reggio). Toscana: Centonerbi, Centonervia, Cinque nerbì, Orecchio di lepre, Petacciola pelosa, Petacciola piccola, Piantaggine mezzana, Piantaggine minore; Piantanella (Lunigiana). Calabria: Pintinerba. Sicilia: Centunervi minzani, Centunervi siccagni.
Forma biologica e di crescita: emicriptofita rosulata.
Tipo corologico: eurasiatica. Distribuita in quasi tutta l’Europa, il Caucaso, la Siberia occidentale e orientale, l’Estremo Oriente, l’Asia Minore, parte dell’Asia Centrale, l’Iran e anche l’America di Nordovest.
Fenologia: fiore: V-VIII, frutto: VIII-IX, diaspora: X-XI.
Limiti altitudinali: dal piano a 2000 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è molto comune in tutto il territorio continentale. Assente nelle isole.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è molto comune in tutto il territorio continentale. Assente nelle isole.
Habitus: erbacea perenne, alta 20-40 cm, con fusto fiorale eretto, non solcato, da 2 a 5 volte più lungo della spiga fiorale.
Foglie: tutte riunite in una densa rosetta basale appressata al suolo. La lamina fogliare, vellutato pubescente per la presenza di peli biancastri, lunga 7-12 cm (quasi due volte più lunga che larga), è ellittica, a margine intero, ristretta alla base in un breve picciolo alato (lungo 1-4 cm), e leggermente acuta all’apice. Da cinque a nove nervature evidenti, convergenti all’apice, percorrono la lamina fogliare.
Fiore: dal centro della rosetta si sviluppa uno scapo fiorale eretto o ascendente, che porta una spiga cilindrica, lunga 4-6(-9) cm all’antesi ma che raggiunge i 15 cm alla fruttificazione, piuttosto densa, interrotta alla base. Brattee ovoidi, a margini scariosi, uguaglianti il calice in lunghezza. Fiori ermafroditi, regolari, profumati. Calice con 4 sepali liberi quasi per tutta la loro lunghezza, biancastri, ciascuno con una carena verde. La corolla, bianco argentea o leggermente rosata, larga 4 mm, con tubo glabro lungo quanto il calice e 4 lobi ottusi lunghi circa 2 mm. Gli stami, lungamente sporgenti dalla corolla (lunghi 8-13 mm), hanno filamenti lilla e antere bianco lillacine.
Frutto: il frutto, deiscente, è una capsula ovoide biloculare, avvolta dal calice e dalla corolla persistenti.
Semi: ogni capsula contiene 4 semi (2 per loggia), lunghi 2-2,75 mm e larghi 0,7-1,25 mm, ovoidi, bruno scuri, quasi piatti, ruvidi e leggermente lucidi. Una pianta può produrre circa 2.000 semi, ma la pianta si distingue per la sua abilità di riprodursi anche vegetativamente da radici laterali.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; porati; esina: verrucata-microechinata; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila (unico caso tra le congeneri dove è invece anemofila): gli insetti vengono attratti dal delicato profumo.
Foglie: tutte riunite in una densa rosetta basale appressata al suolo. La lamina fogliare, vellutato pubescente per la presenza di peli biancastri, lunga 7-12 cm (quasi due volte più lunga che larga), è ellittica, a margine intero, ristretta alla base in un breve picciolo alato (lungo 1-4 cm), e leggermente acuta all’apice. Da cinque a nove nervature evidenti, convergenti all’apice, percorrono la lamina fogliare.
Fiore: dal centro della rosetta si sviluppa uno scapo fiorale eretto o ascendente, che porta una spiga cilindrica, lunga 4-6(-9) cm all’antesi ma che raggiunge i 15 cm alla fruttificazione, piuttosto densa, interrotta alla base. Brattee ovoidi, a margini scariosi, uguaglianti il calice in lunghezza. Fiori ermafroditi, regolari, profumati. Calice con 4 sepali liberi quasi per tutta la loro lunghezza, biancastri, ciascuno con una carena verde. La corolla, bianco argentea o leggermente rosata, larga 4 mm, con tubo glabro lungo quanto il calice e 4 lobi ottusi lunghi circa 2 mm. Gli stami, lungamente sporgenti dalla corolla (lunghi 8-13 mm), hanno filamenti lilla e antere bianco lillacine.
Frutto: il frutto, deiscente, è una capsula ovoide biloculare, avvolta dal calice e dalla corolla persistenti.
Semi: ogni capsula contiene 4 semi (2 per loggia), lunghi 2-2,75 mm e larghi 0,7-1,25 mm, ovoidi, bruno scuri, quasi piatti, ruvidi e leggermente lucidi. Una pianta può produrre circa 2.000 semi, ma la pianta si distingue per la sua abilità di riprodursi anche vegetativamente da radici laterali.
Polline: granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; porati; esina: verrucata-microechinata; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila (unico caso tra le congeneri dove è invece anemofila): gli insetti vengono attratti dal delicato profumo.
Numero cromosomico: 2n = 24.
Sottospecie e/o varietà: nessuna.
Habitat ed ecologia: prati poco umidi, pascoli, strade, scarpate e margini stradali, campi sportivi; predilige terreni argillosi indifferentemente calcarei, calcareo-silicei o silicei, ricchi di elementi nutritivi; pianta molto frequente.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Festuco brometea.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: la pianta, come le congeneri Plantago major L. (Piantaggine maggiore) e Plantago lanceolata L. (Lingua di cane) contiene, allo stato fresco, un glucoside (aucubina) comune anche all’Aucuba japonica L., cornacea del Giappone; inoltre emulsina ed invertina, probabilmente una saponina, acido citrico ed ossalico e, principalmente nei semi, una notevole quantità di mucillaggine. Foglie e semi sono utilizzati per la preparazione di infusi contro le enteriti accompagnate da diarrea, la dissenteria da tubercolosi intestinale ed anche le nefriti croniche (Leclerc). Più frequentemente si impiegano per la preparazione di cataplasmi di foglie fresche, preventivamente lavate e macerate per qualche ora nell’acqua bollita, contro le ulcere varicose, le piaghe recenti, le pustole ectimache, ecc.; oppure il succo di foglie per frizioni di superfici cutanee punte da insetti, usando addirittura la foglia triturata.
Usi: si raccolgono le foglioline centrali della rosetta non troppo grandi e coriacee. La raccolta può essere effettuata senza tema di compromettere la specie data la sua notevole diffusione. Le foglie sono ottime come insalata verde, se si avrà l'accortezza di scegliere solo quelle più tenere. Questo è un uso decisamente consigliato per salvare integralmente il contenuto di vitamina A e C di cui la pianta è ricca.
Ottima anche per preparare squisiti minestroni. Spesso è unita ad altre piante, lessata e condita con olio e aceto aromatico. Quando viene cotta ha la proprietà di tingere di verde le pietanze in cui è presente.
Curiosità: la maggior parte dei nuovi germogli della pianta spunta dalla base. Questa caratteristica la rende capace di sopravvivere al pascolo del bestiame o alle falciature dei prati. Anche se la cima della pianta viene tagliata, la Piantaggine pelosa fiorirà di nuovo.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D. M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, II vol., p. 174, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
ERIKSSON A.., ERIKSSON O. Population dynamics of the perennial Plantago media in semi-natural grasslands. Journal of Vegetation Science, 11, 2, 245–252, 2000
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A..
Farmacopea: la pianta, come le congeneri Plantago major L. (Piantaggine maggiore) e Plantago lanceolata L. (Lingua di cane) contiene, allo stato fresco, un glucoside (aucubina) comune anche all’Aucuba japonica L., cornacea del Giappone; inoltre emulsina ed invertina, probabilmente una saponina, acido citrico ed ossalico e, principalmente nei semi, una notevole quantità di mucillaggine. Foglie e semi sono utilizzati per la preparazione di infusi contro le enteriti accompagnate da diarrea, la dissenteria da tubercolosi intestinale ed anche le nefriti croniche (Leclerc). Più frequentemente si impiegano per la preparazione di cataplasmi di foglie fresche, preventivamente lavate e macerate per qualche ora nell’acqua bollita, contro le ulcere varicose, le piaghe recenti, le pustole ectimache, ecc.; oppure il succo di foglie per frizioni di superfici cutanee punte da insetti, usando addirittura la foglia triturata.
Usi: si raccolgono le foglioline centrali della rosetta non troppo grandi e coriacee. La raccolta può essere effettuata senza tema di compromettere la specie data la sua notevole diffusione. Le foglie sono ottime come insalata verde, se si avrà l'accortezza di scegliere solo quelle più tenere. Questo è un uso decisamente consigliato per salvare integralmente il contenuto di vitamina A e C di cui la pianta è ricca.
Ottima anche per preparare squisiti minestroni. Spesso è unita ad altre piante, lessata e condita con olio e aceto aromatico. Quando viene cotta ha la proprietà di tingere di verde le pietanze in cui è presente.
Curiosità: la maggior parte dei nuovi germogli della pianta spunta dalla base. Questa caratteristica la rende capace di sopravvivere al pascolo del bestiame o alle falciature dei prati. Anche se la cima della pianta viene tagliata, la Piantaggine pelosa fiorirà di nuovo.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D. M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, II vol., p. 174, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
ERIKSSON A.., ERIKSSON O. Population dynamics of the perennial Plantago media in semi-natural grasslands. Journal of Vegetation Science, 11, 2, 245–252, 2000
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu