Solanum dulcamara L.
(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere è il nome latino solanum, -i, n. = “morella, erba mora” [A. Cornelio Celso et al.] che i Romani utilizzavano per indicare la pianta e che si vorrebbe derivare da solamen, -inis, n. = “sollievo” [Virgilio et al.]. con allusione alle proprietà medicamentose e sedative di alcune specie di questo genere. Alessandro de Théis (1765-1842) nel suo Glossario di botanica (1810), dà questa interpretazione: «Solanum. Secondo Miller, Boëhmer, ecc, questo termine deriva dal latino (solari; consolare); venne applicato a questo genere per la virtù calmante attribuita ad alcune sue specie». L’epiteto specifico dulcamara è composto da due aggettivi latini: dulce = “dolce” + amarus, -a, -um = “amaro” (di sapore) [Cicerone, Catullo, Virgilio et al.] e significa letteralmente “dolce-amaro”, sensazione data dal sapore di alcune parti di questa pianta (i giovani rametti appena germogliati messi in bocca sono dapprima amari e poi dolciastri).
Sinonimi: Solanum assimile Friv. (1836), Solanum depilatum Kitag., Solanum littorale Raab (1819), Solanum lyratum Thunb. in Murray (1784), Solanum pseudopersicum Pojark. (1955), Solanum ruderale Salisb. (1796), Solanum rupestre F. W. Schmidt (1793), Solanum scandens Lam. (1779), non Miller, Solanum scandens Necker (1768), non Miller, Solanum serpentini Borbás & Waisbecker (1897).
Nomi volgari: Corallini, Dulcamara, Morella rampicante, Vite selvatica (italiano). Liguria: Dusse e amara, Doussa amara; Ducamara (Ponti di Nava); Toescegu, Vigna sarvaega (Genova). Piemonte: Argolisia d' mort, Argolizia dij vernai, Dolcamero, Douss amara, Douss amer, Dulcamara, Dulcamera, Legnoduse, Pasta mola; Caga dous (Venaria); Dulciamara (Alessandria); Tal (Susa). Lombardia: Legn dols, Vite selvatica; Duca amara (Brescia). Veneto: Sucamara; Ducamara (Treviso); Stringhe (Verona). Friuli: Dolce mare; Ducamare, Len dolz, Lucamara (Carnia). Emilia-Romagna: Fiur d’liscia, Erba muroela; Curaj ed bessa, Zizlott (Reggio). Toscana: Amara dolce, Dolcamara, Morella legnosa, Solatro legnoso, Vite di Giudea, Vite salvatica; Corallini, Erba vitina (Val di Chiana); Stalloggi (Scandicci); Vite di Giudea (Pisa). Umbria: Corallini. Abruzzi: Ducamara, Vita salvateca. Campania: Torcamara, Uva de' serpi (Terra di Lavoro). Sicilia: Amaraducci, Muredda di fratta, Pumiddu d'amuri d'acqua, Urcamara; Duciamara (Avola); Durcamara, Suiamara (Modica). Sardegna: Durciamara, Tomata burda.
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita sarmentosa.
Tipo corologico: paleotemperato / eurosiberiano (subcosmopolita): distribuita in Europa centromeridionale, in Algeria, in Asia temperata e America boreale
Fenologia: fiore: IV-VII, frutto: VIII-IX, diaspora: IX-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 1000 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è comune in tutto il territorio continentale e insulare.
Habitus: pianta suffruticosa, alta da 30 cm fino a 2(-3) metri, con fusti cilindrici privi di spine, striscianti sul terreno o rampicanti (più o meno intrecciati ai rami dei cespugli su cui si avviluppa), molto ramificati, glabri (raramente tomentosi), erbacei in alto e legnosi nella parte basale.
Foglie: le foglie, decidue, di colore verde intenso, a volte tomentose ma più spesso munite sulle due pagine soltanto di peli applicati poco visibili, sono a disposizione alterna (spiralate) sul fusto, portate da un picciolo lungo 2-3 cm, hanno la lamina ovato oblunga oppure triangolare cuoriforme, lunga 5-10 cm e larga 3-6 cm. Le foglie inferiori sono intere, mentre le foglie superiori del fusto sono spesso trilobe o tripartite, con alla base due orecchiette ovate o lanceolate.
Fiore: le infiorescenze sono delle cime quasi ombrelliformi, scarsamente pubescenti, portate da un peduncolo lungo 1-3 cm molto ramificato, opposte alle foglie, composte di 10-20 fiori emananti un odore sgradevole, ermafroditi, attinomorfi, pentameri, divaricati uno dall’altro, bratteolati e portati da pedicelli glabri ed articolati alla base, lunghi 5-12 mm.
Il calice, gamosepalo, scarsamente pubescente, lungo 3-4 mm e largo 1,5-2 mm, è campanulato con 5 brevi lobi triangolari. La corolla, ipogina, simpetala e brevemente tubolare (tubo molto più corto delle lacinie), larga 10-12 mm, rotata, con 5 lacinie lanceolato acuminate, lunghe 6 mm, spesso riflesse (aderenti al peduncolo fiorale nei fiori vecchi), è di colore violetto (raramente bianco) con 2 macchie verdi o bianche alla base (falsi nettari), con tubo breve.
Androceo di 5 stami conniventi, inseriti nel tubo corollino, a filamenti brevissimi (lunghi 0,5 mm) ed antere lunghe 2-3,5(-5) mm, connate, riunite a formare una specie di colonnetta a cono, ovato ellittiche, gialle, deiscenti per 2 pori apicali occupanti tutta la larghezza della loggia pollinica. Gineceo con ovario supero, bilobo, formato da 2 carpelli, sormontato da uno stilo unico, filiforme, lungo 5,5 mm, con stimma bilobo (o bifido) che sporge dalla sommità delle antere.
Frutto: il frutto è una bacca ovoide, diviso in diverse logge per contenere i semi, succosa, lunga 7-8 mm, prima verde, poi gialla e infine rossa a maturità, lucida. Alla base il frutto è avvolto dal calice persistente.
Semi: diversi semi reniformi discoidali, del diametro di 1,5-2 mm, glabri o pelosi. Le bacche non sono velenose per gli uccelli che così possono disperderne ampiamente i semi.
Polline: granuli pollinici monadi, di piccole dimensioni (10-25 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; tricolporati; esina: indefinibile, eutectata; footlayer: discontinuo; intina: compatta; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 24.
Sottospecie e/o varietà: in coltivazione si trova la varietà “Variegata” con foglie variegate di giallo crema, di notevole effetto..
Habitat ed ecologia: boschi riparii e di acquitrini, rive di fiumi e discariche umide, siepi, incolti, luoghi umidi, torbosi e ombrosi, margini di strade. Vive generalmente in terreni umidi, ricchi di elementi nutritivi e di azoto; il substrato preferito è indifferentemente calcareo oppure siliceo, con valori neutri del pH su un terreno abbastanza nutriente; pianta diffusa.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: comunità forestali della classe Carpino-Fagetea, ordine Populetalia albae.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S) + Opportuniste (O).
IUCN: N.A..
Farmacopea: della Dulcamara si usano i ramoscelli giovani raccolti in estate o in autunno, seccati all’aria e all’ombra; si trovano in commercio in frammenti cilindrici, del diametro di 0,5-1 cm, lunghi 4-5 cm, con superficie verde brunastra, scagliosa, talora leggermente suberificata, rigati in senso longitudinale e portanti le cicatrici delle foglie, biancastri all’interno, con odore sgradevole a fresco, nullo a secco e sapore dolciastro poi amaro.
Principio attivo di questa e delle altre specie del genere Solanum è la solanina, mescolanza, per quanto se ne sa oggi, di varie sostanze; solaneina, un glucoside basico (solaceina o dulcamarina), una saponina acida (acido dulcamarinico) ed un’altra saponina non glucosidica (acido dulcamaretinico), inoltre un principio amaro caratteristico e sostanze tanniche.
Le bacche contengono, oltre alla solanina, fruttosio e tracce di acido citrico ed acetico, oltre ad una sostanza colorante rossa identica a quella del pomodoro (licopina). La Dulcamara è una pianta velenosa, che agisce come veleno protoplasmatico determinando forte irritazione locale ed emolisi. Gli avvelenamenti sono dovuti, per lo più, alla ingestione di bacche specialmente immature (alcuni testi indicano in 10 bacche una quantità pericolosa) e caratterizzati da vomito, enterite con forte diarrea, malessere generale, crampi, diminuzione della frequenza del respiro e, in qualche caso, morte per paralisi respiratoria. La prognosi non è sfavorevole se l’intervento è tempestivo.
In terapia viene popolarmente usata come depurativo del sangue, associata a gramigna, malva, bardana, ecc., in soggetti sofferenti di dermatosi di varia natura, anche scrofolosi; inoltre come diaforetico, diuretico ed espettorante nelle affezioni catarrali delle vie aeree, come sedativo dei dolori reumatici ed anche come stimolante delle mestruazioni irregolari o interrotte (Madaus). Si prescrive in decotto, polvere, estratto acquoso e anche uno sciroppo (Leclerc).
Attualmente è usata per il trattamento dei reumatismi, della gotta e di alcune forme di dermatosi.
In erboristeria la Dulcamara può essere utilizzata nella preparazione di infusi lenitivi delle tossi di natura nervosa e di compresse usate contro le malattie della pelle.
Usi: l’uso alimentare di questa pianta è sconsigliato data la sua alta tossicità. In alcuni testi sono indicati dei casi di avvelenamento anche in animali che avevano brucato le piante. In alcune zone la solanina è usata come pesticida. Pianta che trova impiego in giardino e che si coltiva facilmente su tutti i tipi di suoli. È più delicata verso i climi decisamente marittimo-ventosi. Preferisce le posizioni ombreggiate con suolo ben drenato ma inumidito frequentemente.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D.M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, II vol., p. 44, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BOMBOSI P., HALBRITTER H., Solanum dulcamara. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu
http://it.wikipedia.org/wiki/Solanum_dulcamara
www.paldat.org
Sinonimi: Solanum assimile Friv. (1836), Solanum depilatum Kitag., Solanum littorale Raab (1819), Solanum lyratum Thunb. in Murray (1784), Solanum pseudopersicum Pojark. (1955), Solanum ruderale Salisb. (1796), Solanum rupestre F. W. Schmidt (1793), Solanum scandens Lam. (1779), non Miller, Solanum scandens Necker (1768), non Miller, Solanum serpentini Borbás & Waisbecker (1897).
Nomi volgari: Corallini, Dulcamara, Morella rampicante, Vite selvatica (italiano). Liguria: Dusse e amara, Doussa amara; Ducamara (Ponti di Nava); Toescegu, Vigna sarvaega (Genova). Piemonte: Argolisia d' mort, Argolizia dij vernai, Dolcamero, Douss amara, Douss amer, Dulcamara, Dulcamera, Legnoduse, Pasta mola; Caga dous (Venaria); Dulciamara (Alessandria); Tal (Susa). Lombardia: Legn dols, Vite selvatica; Duca amara (Brescia). Veneto: Sucamara; Ducamara (Treviso); Stringhe (Verona). Friuli: Dolce mare; Ducamare, Len dolz, Lucamara (Carnia). Emilia-Romagna: Fiur d’liscia, Erba muroela; Curaj ed bessa, Zizlott (Reggio). Toscana: Amara dolce, Dolcamara, Morella legnosa, Solatro legnoso, Vite di Giudea, Vite salvatica; Corallini, Erba vitina (Val di Chiana); Stalloggi (Scandicci); Vite di Giudea (Pisa). Umbria: Corallini. Abruzzi: Ducamara, Vita salvateca. Campania: Torcamara, Uva de' serpi (Terra di Lavoro). Sicilia: Amaraducci, Muredda di fratta, Pumiddu d'amuri d'acqua, Urcamara; Duciamara (Avola); Durcamara, Suiamara (Modica). Sardegna: Durciamara, Tomata burda.
Forma biologica e di crescita: nanofanerofita sarmentosa.
Tipo corologico: paleotemperato / eurosiberiano (subcosmopolita): distribuita in Europa centromeridionale, in Algeria, in Asia temperata e America boreale
Fenologia: fiore: IV-VII, frutto: VIII-IX, diaspora: IX-X.
Limiti altitudinali: dal piano a 1000 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è comune in tutto il territorio continentale e insulare.
Habitus: pianta suffruticosa, alta da 30 cm fino a 2(-3) metri, con fusti cilindrici privi di spine, striscianti sul terreno o rampicanti (più o meno intrecciati ai rami dei cespugli su cui si avviluppa), molto ramificati, glabri (raramente tomentosi), erbacei in alto e legnosi nella parte basale.
Foglie: le foglie, decidue, di colore verde intenso, a volte tomentose ma più spesso munite sulle due pagine soltanto di peli applicati poco visibili, sono a disposizione alterna (spiralate) sul fusto, portate da un picciolo lungo 2-3 cm, hanno la lamina ovato oblunga oppure triangolare cuoriforme, lunga 5-10 cm e larga 3-6 cm. Le foglie inferiori sono intere, mentre le foglie superiori del fusto sono spesso trilobe o tripartite, con alla base due orecchiette ovate o lanceolate.
Fiore: le infiorescenze sono delle cime quasi ombrelliformi, scarsamente pubescenti, portate da un peduncolo lungo 1-3 cm molto ramificato, opposte alle foglie, composte di 10-20 fiori emananti un odore sgradevole, ermafroditi, attinomorfi, pentameri, divaricati uno dall’altro, bratteolati e portati da pedicelli glabri ed articolati alla base, lunghi 5-12 mm.
Il calice, gamosepalo, scarsamente pubescente, lungo 3-4 mm e largo 1,5-2 mm, è campanulato con 5 brevi lobi triangolari. La corolla, ipogina, simpetala e brevemente tubolare (tubo molto più corto delle lacinie), larga 10-12 mm, rotata, con 5 lacinie lanceolato acuminate, lunghe 6 mm, spesso riflesse (aderenti al peduncolo fiorale nei fiori vecchi), è di colore violetto (raramente bianco) con 2 macchie verdi o bianche alla base (falsi nettari), con tubo breve.
Androceo di 5 stami conniventi, inseriti nel tubo corollino, a filamenti brevissimi (lunghi 0,5 mm) ed antere lunghe 2-3,5(-5) mm, connate, riunite a formare una specie di colonnetta a cono, ovato ellittiche, gialle, deiscenti per 2 pori apicali occupanti tutta la larghezza della loggia pollinica. Gineceo con ovario supero, bilobo, formato da 2 carpelli, sormontato da uno stilo unico, filiforme, lungo 5,5 mm, con stimma bilobo (o bifido) che sporge dalla sommità delle antere.
Frutto: il frutto è una bacca ovoide, diviso in diverse logge per contenere i semi, succosa, lunga 7-8 mm, prima verde, poi gialla e infine rossa a maturità, lucida. Alla base il frutto è avvolto dal calice persistente.
Semi: diversi semi reniformi discoidali, del diametro di 1,5-2 mm, glabri o pelosi. Le bacche non sono velenose per gli uccelli che così possono disperderne ampiamente i semi.
Polline: granuli pollinici monadi, di piccole dimensioni (10-25 mµ), sferoidali; perimetro in vista equatoriale: circolare; tricolporati; esina: indefinibile, eutectata; footlayer: discontinuo; intina: compatta; cellule n. 2. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 24.
Sottospecie e/o varietà: in coltivazione si trova la varietà “Variegata” con foglie variegate di giallo crema, di notevole effetto..
Habitat ed ecologia: boschi riparii e di acquitrini, rive di fiumi e discariche umide, siepi, incolti, luoghi umidi, torbosi e ombrosi, margini di strade. Vive generalmente in terreni umidi, ricchi di elementi nutritivi e di azoto; il substrato preferito è indifferentemente calcareo oppure siliceo, con valori neutri del pH su un terreno abbastanza nutriente; pianta diffusa.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: comunità forestali della classe Carpino-Fagetea, ordine Populetalia albae.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S) + Opportuniste (O).
IUCN: N.A..
Farmacopea: della Dulcamara si usano i ramoscelli giovani raccolti in estate o in autunno, seccati all’aria e all’ombra; si trovano in commercio in frammenti cilindrici, del diametro di 0,5-1 cm, lunghi 4-5 cm, con superficie verde brunastra, scagliosa, talora leggermente suberificata, rigati in senso longitudinale e portanti le cicatrici delle foglie, biancastri all’interno, con odore sgradevole a fresco, nullo a secco e sapore dolciastro poi amaro.
Principio attivo di questa e delle altre specie del genere Solanum è la solanina, mescolanza, per quanto se ne sa oggi, di varie sostanze; solaneina, un glucoside basico (solaceina o dulcamarina), una saponina acida (acido dulcamarinico) ed un’altra saponina non glucosidica (acido dulcamaretinico), inoltre un principio amaro caratteristico e sostanze tanniche.
Le bacche contengono, oltre alla solanina, fruttosio e tracce di acido citrico ed acetico, oltre ad una sostanza colorante rossa identica a quella del pomodoro (licopina). La Dulcamara è una pianta velenosa, che agisce come veleno protoplasmatico determinando forte irritazione locale ed emolisi. Gli avvelenamenti sono dovuti, per lo più, alla ingestione di bacche specialmente immature (alcuni testi indicano in 10 bacche una quantità pericolosa) e caratterizzati da vomito, enterite con forte diarrea, malessere generale, crampi, diminuzione della frequenza del respiro e, in qualche caso, morte per paralisi respiratoria. La prognosi non è sfavorevole se l’intervento è tempestivo.
In terapia viene popolarmente usata come depurativo del sangue, associata a gramigna, malva, bardana, ecc., in soggetti sofferenti di dermatosi di varia natura, anche scrofolosi; inoltre come diaforetico, diuretico ed espettorante nelle affezioni catarrali delle vie aeree, come sedativo dei dolori reumatici ed anche come stimolante delle mestruazioni irregolari o interrotte (Madaus). Si prescrive in decotto, polvere, estratto acquoso e anche uno sciroppo (Leclerc).
Attualmente è usata per il trattamento dei reumatismi, della gotta e di alcune forme di dermatosi.
In erboristeria la Dulcamara può essere utilizzata nella preparazione di infusi lenitivi delle tossi di natura nervosa e di compresse usate contro le malattie della pelle.
Usi: l’uso alimentare di questa pianta è sconsigliato data la sua alta tossicità. In alcuni testi sono indicati dei casi di avvelenamento anche in animali che avevano brucato le piante. In alcune zone la solanina è usata come pesticida. Pianta che trova impiego in giardino e che si coltiva facilmente su tutti i tipi di suoli. È più delicata verso i climi decisamente marittimo-ventosi. Preferisce le posizioni ombreggiate con suolo ben drenato ma inumidito frequentemente.
Bibliografia:
AESCHIMAN D., LAUBER K., MOSER D.M., THEURILLAT J.-P., Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, II vol., p. 44, Zanichelli, Bologna.
AICHELE D., GOLTE-BECHTLE M., Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
BOMBOSI P., HALBRITTER H., Solanum dulcamara. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval.
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
www.dryades.eu
http://it.wikipedia.org/wiki/Solanum_dulcamara
www.paldat.org