Eryngium campestre L.

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Apiaceae - Eryngium campestre L.; Pignatti 1982: n. 2421; Eryngium campestre L.
Plant List: accettato
Eryngium campestre L.
(a cura di Giuseppe Laino)

Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal latino erynge, -es, f. e eryngium o eringion, -ii, n. = “eringio” (pianta) [Plinio, Columella] nome che già i latini davano alla pianta ereditato con tutta probabilità dal greco eryngion = “ruttare” (pare infatti che alle piante, mangiate, venisse attribuita questa non molto desiderabile qualità). L’epiteto specifico deriva dal latino campester = “del piano, della pianura, piano” [Livio] (con riferimento al suo habitat di crescita).
Sinonimi:
Eryngium campestre L. ssp. contractum (Micheletti) Degen, Eryngium latifolium Hoffmanns. & Link.
Nomi volgari:
Calcatreppolo campestre, Bocca di ciuco, Cardo stellato, Eringio campestre (italiano). Liguria: Cardon da vigna; Pei caudì (Bordighera). Piemonte: Cagateppi, Cardun, Coj vachè, Pan caud, Pet d’asu, Scassa l’aso; Basapreve (Carpeneto); Ragnalasu (Alessandria); Salada d'aso (Castellinaldo); Spongion (Novara). Lombardia: Ensalata d'asen, Insalata d'asen (Brescia). Veneto: Basadone, Brustolone, Bruzzochi, Formagio d'aseno, Garzi, Salata d'aseno, Salata del diavolo, Spinoni, Spinoti (Verona); Re, Spin de muss (Belluno). Friuli: Burale, Giate, Salate di muss. Emilia-Romagna: Caegatreppel (Bologna); Insalata d'asnein (Piacenza); Insaleta d'esen (Reggio). Toscana: Bocca di ciuco, Cacatreppula, Caccatreppola, Calcatreppolo, Calcatrippa, Carciofino, Cardo stellario, Cardone a cento capi, Cardone stellato, Cartreppolo, Eringio, Eringo, Spino rotolante; Bottoni da camice (Val di Chiana); Caltrappa (San Sepolcro); Eligio, Erba da colica (Pisa); Iringo (Siena). Basilicata: Cardidda (Potenza). Sicilia: Boncaudu, Erva di fungi, Panicaudu. Sardegna: Bardu mazone, Spina de arroda; Arrodedda, Bardu de anzone, Cardu anzoninu, Spina de arroda (Laconi); Cardu tingiosu (Cagliari); Cima de pastori (Oristano); Spina de corva (Quartu S. Elena).
Forma biologica e di crescita:
emicriptofita scaposa.
Tipo corologico:
euromediterraneo: specie presente in tutta l’Europa meridionale.
Fenologia:
fiore: VII-IX
Limiti altitudinali: dal piano a 1500 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è diffuso in tutto il territorio, più comune nella parte occidentale della Penisola e più frequente nelle regioni costiere.
Habitus: pianta erbacea perenne, con una grossa radice cilindrica, cespugliosa e spinosa, uniformemente glabra e glaucescente, eccetto che nella parte superiore, la quale presenta a volte una sfumatura azzurrognola. Fusto alto 30-70 cm, eretto, striato, ramificato fin dalla base con rami numerosi e quasi patenti che vengono a costituire un largo corimbo.
Foglie:
le foglie sono di consistenza coriacea; le basali sono lungamente picciolate (lunghe 9-10 cm), hanno contorno largamente triangolare ma sono tripennatopartite, con 5-6 paia di segmenti divisi a loro volta in lacinie dentate con denti spinescenti; le foglie inserite sul fusto variano da quelle con un corto picciolo a quelle sessili e amplessicauli, abbraccianti il fusto con due orecchiette spinose alla base, sono gradatamente più piccole e più semplici fino alle superiori ridotte a foglioline pennatopartite con i lobi trasformati in spine.
Fiore:
i fiori sono sessili, raccolti in capolini quasi sferici larghi 1-1,5 cm (a loro volta portati da un’infiorescenza più o meno ombrelliforme larga 4-6 cm), peduncolati, coperti di pagliette e protetti da 4-5 brattee lineari, lunghe 2-3 cm, intere o con margini scarsamente dentato spinosi. Calice diviso in 4 lacinie rigide, acute, pungenti, superanti in lunghezza la corolla; corolla con 5 petali bianchi, eretti, ovato allungati, acuminati, ad apice inflesso. Androceo di 5 stami lunghi il doppio delle lacinie calicine, a filamenti sottili ed antere allungate, dorsifisse, biloculari; gineceo con ovario infero, biloculare, sormontato da uno stilopodio, specie di disco compresso con 10 piccoli lobi al margine, dal centro del quale sorgono gli stili filiformi, bianchicci, superiormente divergenti.
Frutto:
subovoideo, a sezione romboidale, diviso in due mericarpi (acheni) non compressi né marginati, aculeati all’esterno, con 5 costoline primarie, subeguali, poco appariscenti e senza carpoforo.
Polline:
granuli pollinici monadi, di medie dimensioni (26-50 mµ), prolati, con perimetro equatoriale circolare; tricolporati; esina: rugulato-perforata, eutectata. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 14, 28.
Sottospecie e/o varietà: nessuna.
Habitat ed ecologia: prati asciutti o poco umidi, anche ai margini delle strade; di solito in luoghi caldi e in terreni poco profondi, spesso sassosi, calcarei; perfettamente adattato all’ambiente arido in cui vive, non soltanto per le sue foglie coriacee, ma anche per le radici che possono spingersi fino a 2 metri di profondità.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Festuco-Brometalia
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Competitive (C) + Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea:
la radice del Calcatreppolo campestre contiene una saponina, una certa quantità di composti tannici, saccarosio e tracce di un alcaloide particolare poco conosciuto. Le indicazioni della medicina popolare sono varie. Predomina soprattutto l’uso di infusi delle radici come diuretico nei casi di calcolosi renale o vescicale, di ritenzione di urina o di necessità di riassorbimento di edemi o di eliminazione di raccolte ascitiche. È anche diffusa la reputazione dell’efficacia delle radici somministrate nella medesima forma, come generalmente spasmolitiche e come regolatrici della funzione degli organi sessuali; inoltre, nelle campagne, esse si prescrivono per interrompere la secrezione lattea.
Usi:
come potrebbe dedursi dai tanti nomi popolari, il Calcatreppolo non è soltanto un cibo per gli asini; difatti, la grossa radice pur essendo legnosa, è nutriente e ha un sapore aromatico dolce e gradevole ed ha costituito, in passato, uno degli alimenti di sopravvivenza nelle campagne. Si può tagliare molto sottile e aggiungere cruda alle insalate o bollirla e passarla molto fine per farne una purea. I germogli giovani possono essere cotti e utilizzati come asparagi anche se di sapore diverso e amarognoli.
Curiosità:
nelle grandi distese a pascolo delle zone mediterranee, nei periodi primaverili e autunnali particolarmente piovosi, sui resti delle piante di Eryngium campestre può crescere il Pleurotus eryngii, fungo molto ricercato ed apprezzato per l'ottima qualità della sua carne. Noto con il nome volgare di Cardarello o Cardoncello (nomi peraltro derivati da altri nomi popolari del Calcatreppolo), è diffuso allo stato naturale nel Sud dell’Italia, della Francia e della Spagna. In particolare è il fungo più apprezzato in Puglia, in Sardegna, in Basilicata e in alcune province del Lazio e della Sicilia.
Sull’origine del nome popolare Calcatreppolo non si trovano notizie, mentre riguardo a un altro nome popolare attribuito a questa pianta, Bocca di ciuco, è facile immaginare che solo gli asini, notoriamente frugali consumatori che si adattano a nutrirsi di piante normalmente disdegnate dagli altri erbivori, riescano a masticare le foglie coriacee e spinose senza ferirsi.

Bibliografia:

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Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano.
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M. Aleo, Trapanese
M. Aleo, Trapanese
M. Aleo, Trapanese
M. Aleo, Trapanese

Distribuzione


■ autoctona ■ alloctona ■ incerta ■ scomparsa ■ assente

Caratteristiche

Relazioni con l'uomo
[ C ] C: specie di interesse alimentare e/o aromatico
[ O ] O: specie di interesse farmaceutico-officinale
Biologia riproduttiva

ER (ermafrodita): specie con organi maschili e femminili riuniti nel medesimo fiore.

[ EP - AC ] EP (entomofilia): Il polline è trasportato da insetti, che vengono indotti a visitare il fiore con svariate strategie di richiamo, con o senza ricompensa; AC (anemocoria): Semi dispersi dalle correnti aeree, sia perché incospicui, sia perché presentano peli, setole, pappi ecc.

Indici di Ellenberg

Salinità: 0

L: 9; T: 7; C: 5; U: 3; R: 8; N: 3;

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