(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: il binomio di questa pianta è stato creato da Linneo nel 1753 il quale, nel confermare le osservazioni del Cortuso sull’eliotropismo della specie Helianthus annuus L. (Girasole), cioè sulla sua caratteristica di seguire con la corolla il giro del sole nel cielo, rivelatesi in seguito prive di fondamento, utilizzò due parole greche per il genere e una latina per la specie: l’epiteto del genere è composto da élios = “sole” + ánthos = “fiore” con il significato di “fiore del sole”. L’epiteto del genere è l’aggettivo latino tuberosus, -a, -um = “pieno di protuberanze” [Varrone], con allusione alla forma che assumono i suoi tuberi.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Topinambur, Tartufo di canna, Patata del Canada, Girasole del Canada (italiano). Liguria: Taramirabò; Patata d'America, Patata dusse (Savona); Taoinambur, Topinabù (Genova); Topinabò (Ponti di Nava). Piemonte: Ciapinabò, Tapinabò, Topinabò, Tupinabò; Mirasou gianu (Pinerolo). Lombardia: Per de terra, Tartufol. Veneto: Tartufola bastarda (Verona); Tartufola del Bacchiglion (Vicenza). Friuli: Cartufule; Cartufule todesche (Carnia). Emilia-Romagna: Peir de terra, Topinambur (Reggio); Per da terra (Piacenza). Toscana: Girasole del Canadà, Patata americana, Patata del Canadà, Patata salvatica, Tartufo bianco, Tartufo di canna, Tartufolo, Topinambur. Abruzzi: Tarratuffele, Teratuffele; Ciaciottoli (L’Aquila); Taratuffolo bianco (Larino). Puglia: Fior di sole (Lecce). Calabria: Patati janchi, Teratufuli. Sicilia: Patacchi, Tirituffuli picciriddi; Patacca (Catania). Sardegna: Tuvara vitania.
Forma biologica e di crescita: geofita tuberosa.
Tipo corologico: regioni orientali dell’America settentrionale, si spinge a Occidente fino alle Montagne Rocciose. Nel passato si è creduto che la sua origine fosse sudamericana dato che uno dei nomi volgari, “Topinambur”, è la trascrizione di Tupinambás, nome di una tribù brasiliana (Vocabolario italiano Devoto-Oli, 1967-80, pag.1366). Questa opinione circa la sua origine era fatta propria da G. Comolli (1848, Flora Comense VI, 317) e da G. Arcangeli (1882, Flora Italiana, 367). Oggi la specie è ritenuta di origine nordamericana perché sarebbe stata ritrovata per la prima volta in Canada (da qui il nome volgare di “Patata del Canada”) nel 1603 dal francese Samuel Champlain che la importò in Francia nell’anno successivo. L’Helianthus tuberosus L. è comunque arrivato in Europa in seguito alla scoperta dell'America e le prime notizie al riguardo risalgono alla metà del 1500. Nel 1616 il naturalista e botanico Fabio Colonna nella II edizione della sua opera Ecpharais si riferisce a questa specie indicandola con il nome di Flos solis farnesianus: essa era infatti coltivata nel giardino del cardinale Farnese a Roma.
Fenologia: fiore: VIII-X, frutto: IX-X, diaspora: X.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Topinambur, Tartufo di canna, Patata del Canada, Girasole del Canada (italiano). Liguria: Taramirabò; Patata d'America, Patata dusse (Savona); Taoinambur, Topinabù (Genova); Topinabò (Ponti di Nava). Piemonte: Ciapinabò, Tapinabò, Topinabò, Tupinabò; Mirasou gianu (Pinerolo). Lombardia: Per de terra, Tartufol. Veneto: Tartufola bastarda (Verona); Tartufola del Bacchiglion (Vicenza). Friuli: Cartufule; Cartufule todesche (Carnia). Emilia-Romagna: Peir de terra, Topinambur (Reggio); Per da terra (Piacenza). Toscana: Girasole del Canadà, Patata americana, Patata del Canadà, Patata salvatica, Tartufo bianco, Tartufo di canna, Tartufolo, Topinambur. Abruzzi: Tarratuffele, Teratuffele; Ciaciottoli (L’Aquila); Taratuffolo bianco (Larino). Puglia: Fior di sole (Lecce). Calabria: Patati janchi, Teratufuli. Sicilia: Patacchi, Tirituffuli picciriddi; Patacca (Catania). Sardegna: Tuvara vitania.
Forma biologica e di crescita: geofita tuberosa.
Tipo corologico: regioni orientali dell’America settentrionale, si spinge a Occidente fino alle Montagne Rocciose. Nel passato si è creduto che la sua origine fosse sudamericana dato che uno dei nomi volgari, “Topinambur”, è la trascrizione di Tupinambás, nome di una tribù brasiliana (Vocabolario italiano Devoto-Oli, 1967-80, pag.1366). Questa opinione circa la sua origine era fatta propria da G. Comolli (1848, Flora Comense VI, 317) e da G. Arcangeli (1882, Flora Italiana, 367). Oggi la specie è ritenuta di origine nordamericana perché sarebbe stata ritrovata per la prima volta in Canada (da qui il nome volgare di “Patata del Canada”) nel 1603 dal francese Samuel Champlain che la importò in Francia nell’anno successivo. L’Helianthus tuberosus L. è comunque arrivato in Europa in seguito alla scoperta dell'America e le prime notizie al riguardo risalgono alla metà del 1500. Nel 1616 il naturalista e botanico Fabio Colonna nella II edizione della sua opera Ecpharais si riferisce a questa specie indicandola con il nome di Flos solis farnesianus: essa era infatti coltivata nel giardino del cardinale Farnese a Roma.
Fenologia: fiore: VIII-X, frutto: IX-X, diaspora: X.
Limiti altitudinali: dal piano a 800 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è comune, coltivata a scopo ornamentale, come pianta foraggera o alimentare (per i tuberi) e inselvatichita, in gran parte del territorio della Penisola; assente nelle isole.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese la specie è comune, coltivata a scopo ornamentale, come pianta foraggera o alimentare (per i tuberi) e inselvatichita, in gran parte del territorio della Penisola; assente nelle isole.
Habitus: erbacea perenne, alta 1-2(-3) m, con radici sottili e striscianti ingrossate in tuberi bruno violacei all’estero, bianchi all’interno, oblunghi (10-15 cm), in prossimità del fusto principale. I fusti, generalmente ramificati in alto, sono cilindrici, eretti e robusti, scabri e pubescenti soprattutto nella porzione superiore.
Foglie: picciolate, lunghe 7-15 cm e larghe 5-10 cm, possono essere alterne, opposte o verticillate a tre. La lamina varia da ovato cordata a ovato lanceolata, verde scuro, ricoperta da peli ruvidi su entrambe le pagine, acuminata all’apice e grossolanamente seghettata al margine.
Fiore: i capolini, larghi 3-8 cm, sbocciano alla sommità degli steli in infiorescenze corimbose pauciflore. Ogni capolino, portato da un lungo peduncolo, è più o meno eretto, circondato da brattee involucrali lanceolate, cigliate al margine. I fiori del disco (largo 1-2,5 cm, munito di pagliette) sono tubulosi, di colore giallo dorato, circondati da 12-15(-20) fiori del raggio, ligulati, lunghi 2-2,5 cm e larghi circa 1 cm, più o meno dello stesso colore. Ricettacolo un po’ conico.
Frutto: il frutto è un achenio lungo 4-6 mm sormontato da 1-4 reste cigliate.
Polline: granuli pollinici con perimetro arrotondato triangolare in visione polare, circolare ovato in visione equatoriale; dimensioni: asse polare 35,2 (34-36) mµ, asse equatoriale 38,9 (37-41); aperture: tricolporati; esina: echinata, con spinae fini lunghe fino a 5 mµ; l’intina protrude al di sotto del pori. Polline similare si ritrova in altri rappresentanti della famiglia delle Asteracee (Tussilago, Petasites, Adenostyles, Bidens, Eupatorium, Dahlia, ecc.). L’impollinazione è entomofila.
Foglie: picciolate, lunghe 7-15 cm e larghe 5-10 cm, possono essere alterne, opposte o verticillate a tre. La lamina varia da ovato cordata a ovato lanceolata, verde scuro, ricoperta da peli ruvidi su entrambe le pagine, acuminata all’apice e grossolanamente seghettata al margine.
Fiore: i capolini, larghi 3-8 cm, sbocciano alla sommità degli steli in infiorescenze corimbose pauciflore. Ogni capolino, portato da un lungo peduncolo, è più o meno eretto, circondato da brattee involucrali lanceolate, cigliate al margine. I fiori del disco (largo 1-2,5 cm, munito di pagliette) sono tubulosi, di colore giallo dorato, circondati da 12-15(-20) fiori del raggio, ligulati, lunghi 2-2,5 cm e larghi circa 1 cm, più o meno dello stesso colore. Ricettacolo un po’ conico.
Frutto: il frutto è un achenio lungo 4-6 mm sormontato da 1-4 reste cigliate.
Polline: granuli pollinici con perimetro arrotondato triangolare in visione polare, circolare ovato in visione equatoriale; dimensioni: asse polare 35,2 (34-36) mµ, asse equatoriale 38,9 (37-41); aperture: tricolporati; esina: echinata, con spinae fini lunghe fino a 5 mµ; l’intina protrude al di sotto del pori. Polline similare si ritrova in altri rappresentanti della famiglia delle Asteracee (Tussilago, Petasites, Adenostyles, Bidens, Eupatorium, Dahlia, ecc.). L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 102.
Sottospecie e/o varietà: nessuna.
Habitat ed ecologia: incolti, luoghi umidi, ambienti ruderali, margini di fiumi e di fossi. Si adatta facilmente alle temperature più diverse. Pianta eliofila, ma molto rustica; presenta una grande adattabilità alle più varie condizioni di clima e di terreno anche se preferisce terreni temperato caldi. Resiste alle malattie, alla siccità e al freddo tanto da sopportare temperature fino a -30 °C. Cresce sia nei terreni argillosi, umidi e pesanti sia nei terreni asciutti e sabbiosi, anche se predilige questi ultimi. Può diventare addirittura invasiva. Si propaga sia per seme sia per via vegetativa con la propagazione che avviene per via naturale per mezzo dei tuberi che, quando vengono raccolti soltanto parzialmente, assicurano a lungo la sopravvivenza della pianta.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento:
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: non si conoscono usi medicinali del Topinambur. Tuttavia il tubero, che somiglia per forma e consistenza ad una patata ma, a differenza di questa è privo di amido, contiene invece il 15% circa di glucidi composti quasi esclusivamente dal polisaccaride inulina che funziona come riserva di carboidrati in sostituzione dell’amido. Meno nutriente del tubero della patata è adatto perciò nei regimi ipocalorici degli obesi e dei diabetici. L'inulina è costituita da una catena di molecole di fruttosio terminanti con glucosio. A seconda della stagione della raccolta la lunghezza delle molecole di inulina varia e quindi varia la loro solubilità. Il tubero di Topinambur, dopo l’ingestione, passa per lo stomaco ed il primo tratto dell'intestino senza essere digerito, soltanto nell'ultimo tratto sono presenti dei bifidobatteri e dei lattobacilli in grado di romperne le lunghe molecole il cui carattere fibroso ha un effetto molto positivo sulla flora batterica. Il suo interesse in ambito protonutrizionale e nutriterapico è dovuto principalmente al suo elevato contenuto naturale in fruttoligosaccaridi (FOS) utile nutrimento per i batteri amici e quindi per potenziare la loro azione eubiotica, cioè salutare, sulla flora intestinale. Utile, quindi, per chi soffre di cattiva digestione e stitichezza.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti (S).
IUCN: N.A.
Farmacopea: non si conoscono usi medicinali del Topinambur. Tuttavia il tubero, che somiglia per forma e consistenza ad una patata ma, a differenza di questa è privo di amido, contiene invece il 15% circa di glucidi composti quasi esclusivamente dal polisaccaride inulina che funziona come riserva di carboidrati in sostituzione dell’amido. Meno nutriente del tubero della patata è adatto perciò nei regimi ipocalorici degli obesi e dei diabetici. L'inulina è costituita da una catena di molecole di fruttosio terminanti con glucosio. A seconda della stagione della raccolta la lunghezza delle molecole di inulina varia e quindi varia la loro solubilità. Il tubero di Topinambur, dopo l’ingestione, passa per lo stomaco ed il primo tratto dell'intestino senza essere digerito, soltanto nell'ultimo tratto sono presenti dei bifidobatteri e dei lattobacilli in grado di romperne le lunghe molecole il cui carattere fibroso ha un effetto molto positivo sulla flora batterica. Il suo interesse in ambito protonutrizionale e nutriterapico è dovuto principalmente al suo elevato contenuto naturale in fruttoligosaccaridi (FOS) utile nutrimento per i batteri amici e quindi per potenziare la loro azione eubiotica, cioè salutare, sulla flora intestinale. Utile, quindi, per chi soffre di cattiva digestione e stitichezza.
Il tubero inoltre è ricco di sali minerali ed in particolare potassio, magnesio, fosforo e ferro come pure di selenio e zinco. Ricco di vitamine A e B. Il Lactobacillus che contiene lo rende utile alle donne che allattano, buon energetico, adatto nell’alimentazione degli anziani, dei convalescenti e dei bambini.
Inoltre è da sempre nota la capacità del Topinambur di ridurre il tasso di colesterolo e per stabilizzare la concentrazione dello zucchero nel sangue e dell'acido urico.
Inoltre è da sempre nota la capacità del Topinambur di ridurre il tasso di colesterolo e per stabilizzare la concentrazione dello zucchero nel sangue e dell'acido urico.
Coltivazione: il Topinambur è coltivato come pianta foraggera (tuberi, steli e foglie) e per l’alimentazione umana (tuberi). La tecnica colturale è simile a quella della patata. I tuberi vengono piantati in file distanziati tra loro 50-60 cm, pochi centimetri sotto il livello del terreno. In seguito è sufficiente una normale rincalzatura poiché la pianta assume uno sviluppo assai rigoglioso e soffoca facilmente le erbe infestanti. La raccolta dei tuberi si effettua quando gli steli sono ormai secchi. La produzione si aggira intorno ai 200-250 quintali ad ettaro.. Come pianta foraggera il Topinambur consente diversi tagli all'anno e può durare più anni: basta non raccogliere tutti i tuberi, ma lasciarne una piccola parte nel terreno, per garantire la perpetuazione della coltura. Nella coltura da foraggio la semina è più serrata (tuberi distanziati di 20-25 cm tra loro). Il foraggio verde per ettaro può superare i 500 quintali.
Usi: il Topinambur è una tra le piante commestibili più note; se ne usano i grossi tuberi che hanno un sapore che ricorda quello del carciofo (a Roma, in epoca postrinascimentale, era conosciuto con il nome volgare di Girasole articiocco). In Piemonte è utilizzato per la bagnacauda, nota salsa a base di aglio, olio e acciughe. Rondelle di tubero possono essere conservate sottaceto da sole o per la preparazione di giardiniere di verdure. Si possono preparare come patate, adeguatamente puliti dalla terra, lessandoli coperti da poca acqua salata. Possono essere fritti ammorbidendoli prima con una breve bollitura, poi prima di metterli in padella, asciugandoli e privandoli della buccia. Uno dei modi più semplici per gustarli è in insalata dopo averli bolliti, mescolati a cipolle selvatiche o a qualche altro membro della famiglia dell'Aglio, condendoli bene con olio e un po' di succo di limone.
Bibliografia:
DELLA BEFFA M.T., Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.polleninfo.org
www.dryades.eu
Usi: il Topinambur è una tra le piante commestibili più note; se ne usano i grossi tuberi che hanno un sapore che ricorda quello del carciofo (a Roma, in epoca postrinascimentale, era conosciuto con il nome volgare di Girasole articiocco). In Piemonte è utilizzato per la bagnacauda, nota salsa a base di aglio, olio e acciughe. Rondelle di tubero possono essere conservate sottaceto da sole o per la preparazione di giardiniere di verdure. Si possono preparare come patate, adeguatamente puliti dalla terra, lessandoli coperti da poca acqua salata. Possono essere fritti ammorbidendoli prima con una breve bollitura, poi prima di metterli in padella, asciugandoli e privandoli della buccia. Uno dei modi più semplici per gustarli è in insalata dopo averli bolliti, mescolati a cipolle selvatiche o a qualche altro membro della famiglia dell'Aglio, condendoli bene con olio e un po' di succo di limone.
Bibliografia:
DELLA BEFFA M.T., Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.polleninfo.org
www.dryades.eu