(a cura di Giuseppe Laino)
Etimologia: l’epiteto del genere deriva dal termine latino solidum ago composto dai verbi solido = “rinforzare, consolidare” [Virgilio, Seneca, Tacito et al.] e ago = “agire, fare” [Sallustio, Cicerone, Livio et al.] (con il significato di rendere robusto, rinvigorire, risanare, in riferimento alle proprietà vulnerarie della pianta). L’epiteto specifico latino virga-aurea = “verga d’oro” allude alla forma molto allungata dell’infiorescenza.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Solidago maggiore, Verga d'oro maggiore, Mazza d’oro (italiano). Piemonte: Verga d'or. Veneto: Baston d’oro. Emilia-Romagna: Solidasen; Erba giudaica (Bologna). Toscana: Bacchetta d’oro, Erba da pesci, Verga aurea, Verga d'oro, Virga aurea. Campania: Spada d’oro. Sardegna: Erba de Giudas.
Forma biologica e di crescita: emicriptofita scaposa.
Tipo corologico: regioni fredde e temperato-fredde dell’Europa, dell’Asia e dell’America settentrionale.
Fenologia: fiore: VII-X, frutto: VIII-XI.
Sinonimi: nessuno.
Nomi volgari: Solidago maggiore, Verga d'oro maggiore, Mazza d’oro (italiano). Piemonte: Verga d'or. Veneto: Baston d’oro. Emilia-Romagna: Solidasen; Erba giudaica (Bologna). Toscana: Bacchetta d’oro, Erba da pesci, Verga aurea, Verga d'oro, Virga aurea. Campania: Spada d’oro. Sardegna: Erba de Giudas.
Forma biologica e di crescita: emicriptofita scaposa.
Tipo corologico: regioni fredde e temperato-fredde dell’Europa, dell’Asia e dell’America settentrionale.
Fenologia: fiore: VII-X, frutto: VIII-XI.
Limiti altitudinali: dal piano submontano (600 m) a 2000 m di altitudine.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente in tutto il territorio; assente soltanto in Sicilia.
Abbondanza relativa e distribuzione geografica in Italia: nel nostro Paese è presente in tutto il territorio; assente soltanto in Sicilia.
Habitus: erbacea perenne, con un rizoma obliquo, cilindrico e irregolare bruno esternamente e bianco cenere all’interno; dal rizoma si sviluppano da uno a numerosi fusti, alti 20-120, eretti o ascendenti, striati, semplici o ramificati nella parte superiore, robusti, rigidi, pelosetti, di colore verde o violaceo.
Foglie: le foglie sono inserite alterne sul fusto; le basali, più o meno riunite in rosette, hanno la lamina lanceolata, lunga 7-9 cm acuta all’apice, dentellata al margine (raramente intero) e ristretta alla base in un picciolo alato lungo 5-8 cm (foglie e picciolo compreso sono 3-4 volte più lunghe che larghe); le foglie del fusto sono simili, progressivamente più ridotte e più o meno sessili; la superficie è glabra o pelosa soltanto lungo il margine e lungo le nervature nella pagina inferiore.
Fiore: capolini lunghi 7-9 mm, larghi 10-15 mm, raccolti in infiorescenze fogliose, terminali del fusto e dei rami, in forma sia di racemi composti, stretti, allungati e densi, sia di glomeruli ascellari o corti e densi rami terminali rivestiti di capolini quasi sessili, sia di racemi composti, lassi, con peduncoli bratteolati solo all’apice, sia di ampie pannocchie piramidali; le foglie delle infiorescenze sono lanceolato lineari e più brevi dei racemi parziali, o anche lunghe altrettanto ed ellittiche o lanceolate, o infine anche più lunghe e, almeno inferiormente, simili a quelle del fusto. Involucro lungo 5-7 mm, ovoide, a brattee disuguali, lineari lanceolate, bruscamente ristrette in punta, verde giallognolo, con margini scariosi, lassamente embriciate; ricettacolo piano, alveolato, con i margini degli alveoli formati da una membrana dentata; fiori dimorfi, unisessuali femminili disposti in una serie periferica, lunghi 10-16 mm, ligulati, con linguetta oblunga, ellittica, gialla, superante in lunghezza l’involucro, i fiori del disco, dello stesso colore, ermafroditi, tubulosi, lunghi 7-9 mm, imbutiformi, con il lembo corollino diviso in 5 denti. Antere con una appendice triangolare allungata all’apice, senza coda alla base; rami stimmatiferi filiformi, scanalati sulla faccia interna nei fiori ligulati, brevi, conici, concavi nei fiori tubulosi.
Frutto: il frutto è un achenio cilindrico lungo 3-4 mm, giallastro, pubescente, ornato di costole sottili, sormontato da un pappo di setole uguali, lunghe circa 4 mm, uniseriate, scabre, brevemente cigliate.
Polline: granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, isopolari; perimetro in visione polare: subtriangolari, pticotremi, in visione equatoriale: circolari 63%, subcircolari 37%; forma: oblato sferoidali 77%, prolato sferoidali 23%; trizonocolporoidati; aperture: ora, osservabili al SEM, - colpi, fusiformi; esina: tectata, con spinae; dimensioni: asse polare 22 (20) 18 mµ, asse equatoriale 22 (21) 18 mµ. L’impollinazione è entomofila.
Foglie: le foglie sono inserite alterne sul fusto; le basali, più o meno riunite in rosette, hanno la lamina lanceolata, lunga 7-9 cm acuta all’apice, dentellata al margine (raramente intero) e ristretta alla base in un picciolo alato lungo 5-8 cm (foglie e picciolo compreso sono 3-4 volte più lunghe che larghe); le foglie del fusto sono simili, progressivamente più ridotte e più o meno sessili; la superficie è glabra o pelosa soltanto lungo il margine e lungo le nervature nella pagina inferiore.
Fiore: capolini lunghi 7-9 mm, larghi 10-15 mm, raccolti in infiorescenze fogliose, terminali del fusto e dei rami, in forma sia di racemi composti, stretti, allungati e densi, sia di glomeruli ascellari o corti e densi rami terminali rivestiti di capolini quasi sessili, sia di racemi composti, lassi, con peduncoli bratteolati solo all’apice, sia di ampie pannocchie piramidali; le foglie delle infiorescenze sono lanceolato lineari e più brevi dei racemi parziali, o anche lunghe altrettanto ed ellittiche o lanceolate, o infine anche più lunghe e, almeno inferiormente, simili a quelle del fusto. Involucro lungo 5-7 mm, ovoide, a brattee disuguali, lineari lanceolate, bruscamente ristrette in punta, verde giallognolo, con margini scariosi, lassamente embriciate; ricettacolo piano, alveolato, con i margini degli alveoli formati da una membrana dentata; fiori dimorfi, unisessuali femminili disposti in una serie periferica, lunghi 10-16 mm, ligulati, con linguetta oblunga, ellittica, gialla, superante in lunghezza l’involucro, i fiori del disco, dello stesso colore, ermafroditi, tubulosi, lunghi 7-9 mm, imbutiformi, con il lembo corollino diviso in 5 denti. Antere con una appendice triangolare allungata all’apice, senza coda alla base; rami stimmatiferi filiformi, scanalati sulla faccia interna nei fiori ligulati, brevi, conici, concavi nei fiori tubulosi.
Frutto: il frutto è un achenio cilindrico lungo 3-4 mm, giallastro, pubescente, ornato di costole sottili, sormontato da un pappo di setole uguali, lunghe circa 4 mm, uniseriate, scabre, brevemente cigliate.
Polline: granuli pollinici monadi, radiosimmetrici, isopolari; perimetro in visione polare: subtriangolari, pticotremi, in visione equatoriale: circolari 63%, subcircolari 37%; forma: oblato sferoidali 77%, prolato sferoidali 23%; trizonocolporoidati; aperture: ora, osservabili al SEM, - colpi, fusiformi; esina: tectata, con spinae; dimensioni: asse polare 22 (20) 18 mµ, asse equatoriale 22 (21) 18 mµ. L’impollinazione è entomofila.
Numero cromosomico: 2n = 18.
Sottospecie e/o varietà: Solidago virga-aurea L. ssp minuta (L.) Arcang. (= Solidago alpestris Waldstein et Kitaibel): Solidago minuta, Verga d'oro minuta. Diffuso sul versante meridionale delle Alpi. Si differenzia per l’altezza ridotta (6-40 cm), per le foglie lanceolate, 4-6 volte più lunghe (picciolo compreso) che larghe. Diametro dei capolini 15-20 mm. Involucro lungo 7-10 mm; brattee finemente acuminate. Achenio lungo 4-6 mm; pappo lungo circa 5 mm. A fioritura più precoce (VII-VIII).
Per molti anni la Verga d’oro e le altre compagne americane sono state dimenticate da floricultori e ibridatori. Oblio dovuto al fatto che la maggior parte di queste piante sono poco più che erbe, e per di più spesso infestanti. Fino a che un certo H. Walkden, ibridatore, fu colto da improvviso interesse per le Solidago: convinto che sforzi per migliorare la razza sarebbero stati coronati da successo, dedicò a questo compito più di 20 anni. Il risultato fu una selezione di ibridi degni di attenzione che oggi, sotto il nome di Solidago ibridi, sono considerati eccellenti piante da giardino. Tra le migliori varietà: “Ballardii”, alta cm 60, con infiorescenze molto ramificate che portano fiori giallo oro; “Goldenmosa”, alta cm 75, a fiori giallo pallido, rotondi, simili ai fiori di Mimosa; “Golden Wings”, alta m 1,75, con getti di fiori giallo scuro. Curioso inoltre e degno di essere ricordato è un altro gruppo, creato questa volta dall’incrocio del genere Solidago con un altro genere di Asteracee, l’Aster. Tali ibridi hanno ricevuto il nome collettivo di Solidaster e il migliore è certamente il Solidaster luteus, una bella pianta alta cm 75, a foglie strette simili a quelle degli Aster, e fiori gialli in settembre-ottobre.
Per molti anni la Verga d’oro e le altre compagne americane sono state dimenticate da floricultori e ibridatori. Oblio dovuto al fatto che la maggior parte di queste piante sono poco più che erbe, e per di più spesso infestanti. Fino a che un certo H. Walkden, ibridatore, fu colto da improvviso interesse per le Solidago: convinto che sforzi per migliorare la razza sarebbero stati coronati da successo, dedicò a questo compito più di 20 anni. Il risultato fu una selezione di ibridi degni di attenzione che oggi, sotto il nome di Solidago ibridi, sono considerati eccellenti piante da giardino. Tra le migliori varietà: “Ballardii”, alta cm 60, con infiorescenze molto ramificate che portano fiori giallo oro; “Goldenmosa”, alta cm 75, a fiori giallo pallido, rotondi, simili ai fiori di Mimosa; “Golden Wings”, alta m 1,75, con getti di fiori giallo scuro. Curioso inoltre e degno di essere ricordato è un altro gruppo, creato questa volta dall’incrocio del genere Solidago con un altro genere di Asteracee, l’Aster. Tali ibridi hanno ricevuto il nome collettivo di Solidaster e il migliore è certamente il Solidaster luteus, una bella pianta alta cm 75, a foglie strette simili a quelle degli Aster, e fiori gialli in settembre-ottobre.
Habitat ed ecologia: boschi di latifoglie, ad essenze miste, e di aghifoglie, boschi di montagna, soprattutto nelle radure e nei margini dei boschi, prati aridi e pascoli; di preferenza in terreni sciolti, profondi e calcarei.
Syntaxon (syntaxa) di riferimento: Querco-Fagetea.
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti + Commensali (CM).
IUCN: N.A.
Farmacopea: si usano allo stato secco la pianta intera raccolta con la radice o anche la sola radice. Contengono una resina amara, una saponina, tracce di un olio etereo, sostanze tanniche e mucillagginose, ceneri per il 5,8-6,5% ed hanno accentuate proprietà digestive, carminative, astringenti intestinali e anche diaforetiche e diuretiche. Leclerc cita casi di guarigione molto soddisfacenti di enteriti mucomembranose dolorose e tubercolari, in seguito all’uso del decotto o dell’alcolaturo e raccomanda particolarmente la somministrazione, contro le enteriti dei bambini in corso di dentizione, di uno sciroppo composto. Quanto all’azione diuretica essa viene utilizzata in tutte le forme infiammatorie dell’apparato renale, dai processi infiammatori acuti e cronici del rene stesso, alle calcolosi uriche, cistiti e prostatiti. Per uso esterno si prescrivono collutori astringenti, preparati con il decotto della pianta, contro le infiammazioni della mucosa boccale e faringea ed impacchi imbevuti della stessa, per la medicazione di ferite infette, di piaghe a lento decorso e la cura di eruzioni cutanee.
Curiosità: ecco ciò che pensava Mattioli di questa pianta: «…herba giudaica e parimente pagana chiamano alcuni quella pianta che i fiori produce nella sommità del fusto spicati… Usanla i chirurgici tedeschi nelle bevande e nelle ferite interiori…».
L’uso medicinale più intenso e massiccio della Verga d’oro è stato fatto in tutta Europa nel Medioevo e sino al secolo XVIII, allorché i duelli a colpi di spada o di coltello erano frequenti. Questa pianta era, infatti, molto richiesta per la cura delle ferite: essa veniva applicata esternamente sotto forma di unguento oppure bevuta come infuso caldo. I Paesi che credevano di esserne privi, come la Gran Bretagna, dove infatti venne scoperta allo stato spontaneo solo nel XVI secolo, allora ne importavano grandi quantitativi a prezzi per quei tempi esorbitanti.
Bibliografia:
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico, Università degli Studi di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp. 309-474, Catania 1986.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.dryades.eu
Life-strategy (sensu Grime & Co.): Stress tolleranti + Commensali (CM).
IUCN: N.A.
Farmacopea: si usano allo stato secco la pianta intera raccolta con la radice o anche la sola radice. Contengono una resina amara, una saponina, tracce di un olio etereo, sostanze tanniche e mucillagginose, ceneri per il 5,8-6,5% ed hanno accentuate proprietà digestive, carminative, astringenti intestinali e anche diaforetiche e diuretiche. Leclerc cita casi di guarigione molto soddisfacenti di enteriti mucomembranose dolorose e tubercolari, in seguito all’uso del decotto o dell’alcolaturo e raccomanda particolarmente la somministrazione, contro le enteriti dei bambini in corso di dentizione, di uno sciroppo composto. Quanto all’azione diuretica essa viene utilizzata in tutte le forme infiammatorie dell’apparato renale, dai processi infiammatori acuti e cronici del rene stesso, alle calcolosi uriche, cistiti e prostatiti. Per uso esterno si prescrivono collutori astringenti, preparati con il decotto della pianta, contro le infiammazioni della mucosa boccale e faringea ed impacchi imbevuti della stessa, per la medicazione di ferite infette, di piaghe a lento decorso e la cura di eruzioni cutanee.
Curiosità: ecco ciò che pensava Mattioli di questa pianta: «…herba giudaica e parimente pagana chiamano alcuni quella pianta che i fiori produce nella sommità del fusto spicati… Usanla i chirurgici tedeschi nelle bevande e nelle ferite interiori…».
L’uso medicinale più intenso e massiccio della Verga d’oro è stato fatto in tutta Europa nel Medioevo e sino al secolo XVIII, allorché i duelli a colpi di spada o di coltello erano frequenti. Questa pianta era, infatti, molto richiesta per la cura delle ferite: essa veniva applicata esternamente sotto forma di unguento oppure bevuta come infuso caldo. I Paesi che credevano di esserne privi, come la Gran Bretagna, dove infatti venne scoperta allo stato spontaneo solo nel XVI secolo, allora ne importavano grandi quantitativi a prezzi per quei tempi esorbitanti.
Bibliografia:
BONI U., PATRI G., Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000.
DELLA BEFFA M.T., Fiori di montagna (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori alpini più diffusi), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1998.
DE LEONARDIS W., PICCIONE V., ZIZZA A. (Istituto e Orto botanico, Università degli Studi di Catania), Flora melissopalinologica d’Italia. Chiavi d’identificazione, Bollettino Accademia Gioenia Scienze Naturali, Vol. 19, n. 329, pp. 309-474, Catania 1986.
FERRARI C., Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc.
LAUBER K., WAGNER G., Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001.
NEGRI G., Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991.
PIZZETTI I., Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998.
www.dryades.eu